Oggi è l'11 settembre ma non ho voglia di scrivere dell'11 settembre: tanto ci saranno speciali ad nauseam per l'anniversario...
E poi non avrei niente di particolare da dire: ricordo piuttosto bene quella giornata, feci delle discrete supposizioni ma niente di memorabile.
Invece voglio proporre un'intuizione che ho avuto questa mattina.
Ero ospite da un amico che mi faceva vedere alcuni canali satellitari. Mi è capitato così di vedere i 10 secondi finali di un film del 1956 con Burt Lancaster (“Il mago della pioggia” mi pare) e altri 10 secondi di un film del 1970 (qualcosa a “Montecarlo”: non ricordo esattamente il titolo). Sono sicuro delle date grazie al tasto “info” del telecomando che mostra delle schede sul programma in corso...
Quello che mi ha colpito è stata la grande differenza di atmosfera fra i due film che mi è parsa molto maggiore di quanto 14 anni farebbero supporre.
Ecco quindi la mia considerazione/intuizione: la mentalità degli anni '50 era molto più rigida, meno prona al cambiamento, che, diciamo, dagli anni '70 in poi.
Mi sono chiesto allora quale potesse esserne il motivo e ho subito pensato alla seconda guerra mondiale.
I giovani di 20-30 anni che hanno combattuto tale guerra hanno vissuto esperienze simili e hanno dovuto accettare per sopravvivere una disciplina sconosciuta alle generazioni successive.
Questa esperienza comune collettiva ha prodotto una generazione con una mentalità relativamente uniforme che nei decenni successivi (diciamo gli anni '50 e '60), quando era al “potere”, ha fortemente contrastato i cambiamenti e le novità in genere.
Ovviamente questa “intuizione” sociologica vale quel che vale e non ho altri elementi a suo sostegno: eppure l'idea che esperienze simili (e soprattutto forti) producano mentalità simili, e quindi in grado di far fronte comune contro ciò che non gli aggrada, mi convince sempre di più...
alla prima stazione
1 ora fa
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