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giovedì 26 gennaio 2023

Logica popperiana

Avrei da esporre nuove idee sulla guerra in Ucraina ma non voglio asfissiare i miei (pochi) lettori sempre con questo argomento: voglio cercare di “resistere” fino al 1 febbraio…

Preferisco invece annoiarli con un altro argomento (abbastanza) ricorrente: "Miseria dello storicismo" di Karl Popper!

Spesso ho scritto di quanto sia rimasto deluso da questa opera. Vi ho trovato od ovvietà o paralogismi o semplici incongruenze. Raramente un pensiero suo (cioè non una citazione di altri) che mi abbia colpito e fatto riflettere.

Affermare che un filosofo, oltretutto non uno sconosciuto, scriva delle banalità e in più vi inserisca degli errori di logica, può sembrare molto presuntuoso da parte mia. In realtà io mi limito a scrivere quello che penso senza preoccuparmi di sbagliare: se in seguito mi accorgo di aver errato sono più che felice di correggermi. Non vedo il problema: per me il delitto di lesa maestà non esiste.

L’idea di oggi è quindi di fare un esempio circostanziato per evidenziare cosa non mi torna della logica di Popper. Adesso, ormai oltre i ¾ del libro, sto iniziando a riconoscere uno schema ricorrente.

Popper parte da una proposizione piuttosto ovvia e decide che vale la pena dimostrarla scrivendoci sopra un capitoletto di svariate pagine.

Nel nostro esempio Popper vuole dimostrare che la teoria dello storicismo secondo cui è possibile ricavare una legge universale che permetta di prevedere l’evoluzione della società è errata: tale legge per Popper non può esistere (*1).

A me pare ovvio che non si possa andare oltre a delle vaghe tendenze: l’elemento umano, il singolo o i pochi, sono infatti imprevedibili; comunque l’elemento del caso domina su tutto e scompiglia qualsiasi previsione non importa quanto accurata.
Sono quindi d’accordo con Popper che non possa esistere una legge meccanicistica capace di indicare con precisione e accuratezza l’evoluzione di una società. Per me questo è però un’ovvietà e non ci perderei tempo.

Invece Popper decide di “dimostrare” questa verità apparentemente palmare.

L’argomentazione principale di Popper (ripresa da un altro autore) è che la storia è un continuo, una sequenza irripetibile di fatti che si intrecciano fra loro e da cui non è possibile quindi ricavare alcuna generalizzazione che formi la base di una teoria evoluzionistica della società.

Come dimostra che questa argomentazione è corretta?
Popper crede di “dimostrarla” mostrando come le obiezioni (A e B) a essa degli storicisti siano errate: una specie di dimostrazione per assurdo: se le obiezioni alla premessa non reggono allora questa deve essere vera.

Qui ovviamente vi è più di una fallacia logica: 1. dovrebbe dimostrare errate TUTTE le obiezioni degli storicisti, non solo la A e la B; 2. gli storicisti potrebbero semplicemente non aver fatto l’obiezione corretta ma questo non significa che questa non esista! (*2)

L’obiezione A degli storicisti è negare che il processo evoluzionistico sia unico. Qui non ho annotato niente quindi, non ho voglia di ricontrollare, do per scontato che Popper abbia dimostrato correttamente che A è falsa.

L’obiezione B: anche se il processo è unico vi si possono comunque ritrovare aspetti ciclici, tendenze o simili su cui è possibile generalizzare.

La logica con cui Popper “demolisce” questa obiezione è molto divertente.
Prima cita Toynbee (*3) che sostiene proprio l’obiezione B e per farlo usa una metafora in cui usa i termini “statico”, “dinamico”, “direzione” e “movimento” riferiti alla società.
Da questa analogia Popper conclude, secondo me erroneamente, che si usa il linguaggio della fisica e dell’astronomia perché se ne vogliono applicare gli stessi metodi e concetti alla storia/sociologia.
Scrive Popper: «Applicando alla società gli altri termini della fisica sopra elencati, risultano malintesi molto simili a questo.» (*4)
In pratica Popper dimostra l’ovvietà che la fisica non può essere applicata tale e quale alla sociologia. Dimostrando quindi che la metafora di Toynbee era errata conclude di aver dimostrato che anche l’obiezione B lo deve essere.
È difficile anche solo enumerare gli errori logici di queste pagine: 1. non mi pare immediata l’equivalenza fra l’obiezione B e la frase di Toynbee; 2. la frase di Toynbee è una metafora, un esempio per rendere più chiare le proprie idee NON la si può prendere a paradigma di indagine scientifica; 3. per questo anche dimostrando che tale frase fosse errata si dimostrerebbe solo che la metafora, al livello di astrazione deciso da Popper, è fuorviante; 4. e comunque la sua dimostrazione (basata su differenze fra fisica/astronomia e sociologia) non regge.

Avendo dimostrato che le obiezioni A e B non reggono ne conclude, erroneamente, che la propria argomentazione (storia un continuo da cui non è possibile dedurre leggi generali) è corretta e che quindi la tesi storicista è errata.

Ora, come detto, la tesi storicista almeno così come l’intende Popper era in effetti banalmente errata: ma il fatto che arrivi a una conclusione corretta non significa che la sua dimostrazione lo fosse a sua volta. Essa era anzi zeppa di incongruenze logiche! Solo a una lettura superficiale, e dato che ciò che “dimostra” era già di per sé ovvio, si può avere l’illusione che queste pagine abbiano un qualche merito.

Conclusione: in un capitolo precedente, mentre cercavo una mia vecchia nota, mi sono imbattuto in questo mio commento: «Logica che non torna A ^ B → C (però B è falso)». Insomma è un continuo! E non è che sono io troppo pignolo: in Aristotele tutto fila perfettamente (ovviamente partendo dalle sue premesse e definizioni) ogni affermazione è logica e conseguente; ma anche in Rawls solo occasionalmente mi imbatto in qualcosa che non mi torna (ed eccezionalmente ci scrivo dei pezzi sopra): Popper invece è pieno di contraddizioni interne, che cioè crea lui stesso nelle sue stesse argomentazioni…
Comunque questa è l’ultima volta che ne scrivo male: ormai ho superato la fase di stupore e sorpresa ed è inutile insistere oltre…
Sono solo curioso di leggere la sua biografia su Wikipedia per capire come sia potuto sviluppare questo personaggio.

Nota (*1): sono sempre più convinto di quanto scrissi nell’introduzione a Alcune leggi della politica del potere: tutta l’opera è un pretesto per “dimostrare per caso” come la teoria comunista della storia, dell’inevitabilità di alcune evoluzioni, sia fallace.
Evidentemente doveva essere un tema acceso e dibattuto nel secondo dopo guerra: mi è venuto in mente ieri sera che questo è proprio lo spunto di “Cronache dalla galassia” di Asimov in cui uno scienziato/storico ha scoperto le leggi che permettono di prevedere l’evoluzione della storia. Lo scienziato, che mi sembra si chiamasse Hari Sheldom (ma ho letto il libro una quarantina di anni fa e quindi di sicuro mi sbaglio! Ieri poi non lo ricordavo per niente e solo stamani, improvvisamente, mi sono ricordato che suonava simile a quello che ho scritto!), aveva previsto/calcolato il crollo della civiltà umana galattica e, quindi, si adopera per muovere gli eventi in maniera tale che il “medioevo” seguente sia meno lungo…
Nota (*2): e infatti nelle dimostrazioni per assurdo, che Popper sembra voler scimmiottare, si dimostra che la non-tesi (cioè l’inverso logico della tesi) porta all’assurdo: non basta limitarsi a un semplice sottoinsieme di essa (della non-tesi intendo)!
Nota (*3): lo storico preferito di mio zio: e infatti ho il libro citato!
Nota (*4): tratto da “Miseria dello storicismo” di Popper, (E.) Feltrinelli, 2019, trad. Carlo Montaleone, pag. 118.

2 commenti:

  1. Leggendo le note finali mi vien da dire: pure gli "intellettuali" c'hanno da porta' a casa pane e minestra: si scrive ciò che dà stipendio!

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    1. Per gli intellettuali io distinguo fra quelli “critici” e quelli “organici” dove sottinteso è “al potere”.

      Il 99% degli intellettuali è organico, cioè funzionale, al potere: ne difende le teorie e gli ideali, ne nasconde le pecche e gli errori. In cambio ottiene fama, successo e denaro.
      Senza neppure bisogno di mettersi d’accordo gli intellettuali organici si difendono e supportano fra loro: danno la sensazione di una cultura compatta e che proprio dalla sua compattezza l’uomo comune ne inferisce, erroneamente, la sua legittimità e autorità culturale.
      Sfortunatamente l’uomo è debole: e anche le persone più intelligenti e colte spesso cedono i propri principi e seguono la strada più larga e in discesa anche solo, come dici tu, per “portare a casa pane e minestra”.

      L’intellettuale critico invece segue i propri ideali che in genere non saranno troppo lontani dal sogno di una società più giusta ed equa. Ma inevitabilmente questo lo costringerà a denunciare i potenti, la doppiezza dei loro lacchè, le ingiustizie della società, le sofferenze dei più deboli.

      Queste voci non sono facili da individuare ma quando le si trovano hanno la capacità si aprirti gli occhi su molte verità. Ovviamente, se viventi, c’è sempre il pericolo che vengano corrotti dalle lusinghe del potere: in questo caso bisogna essere in grado di accorgersene e continuare ad apprezzare ciò che ci avevano insegnato senza lasciarsi influenzare dal loro cambio di direzione, soprattutto se si allinea a quello dei più.

      Popper era chiaramente un intellettuale organico che di proprio e originale, almeno in questa unica opera che sto leggendo, non aveva niente da dire. Ovviamente un uomo coltissimo e relativamente intelligente che però si proponeva un obiettivo ben preciso e funzionale agli interessi del potere dominante in occidente: ovvero attaccare un aspetto dell’ideologia sovietica. Che in questo specifico caso attaccasse una “gamba” effettivamente “marcia” è irrilevante ai fini della valutazione del personaggio.

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