«[Figlio dell'uomo] Porgi l'orecchio e ascolta le parole di KGB
e applica la tua mente alla SUA istruzione
» Pv. 22,17

Qui si straparla di vari argomenti:
1. Il genere dei pezzi è segnalato da varie immagini, vedi Legenda
2. Per contattarmi e istruzioni per i nuovi lettori (occasionali e non) qui
3. L'ultimo corto è questo
4. Molti articoli di questo blog fanno riferimento a definizioni e concetti che ho enunciato nella mia Epitome gratuitamente scaricabile QUI. Tali riferimenti sono identificati da una “E” fra parentesi quadre e uno o più capitoli. Per esempio: ([E] 5.1 e 5.4)

lunedì 9 gennaio 2023

Aggiornamento sul “mistero”

Al 6 gennaio continua il picco di visite al pezzo Ancora sull’imperativo categorico: più o meno sempre le solite inspiegabili 30 visite giornaliere…
Segue la Legenda, ma come ho già scritto accade abbastanza spesso.
Più distanziati gli articoli più recenti che, anzi, vedono un significativo incremento di visite: un po’ suppongo per la pubblicità dell’articolo Parole Sante sul ghiribizzo Un uomo in cammino e un po’ per i commenti, per la curiosità di leggerli…

Ma ho deciso che da questa settimana scriverò nuovi aggiornamenti solo se noterò qualche cambiamento significativo!

Traduzione corretta - 10/1/2023
Sempre alla ricerca di epigrafi ne avevo trovata una ottima per [E] 15.2 “La piramide iperbolica” in “Discorso della servitù volontaria” di Étienne De La Boétie.

La citazione è questa: «È sempre stato così: questi cinque o sei hanno avuto la fiducia del tiranno e […] sono diventati complici delle sue crudeltà, compagni dei suoi divertimenti, ruffiani dei suoi piaceri, soci nello spartirsi il frutto delle ruberie. Questi sei personaggi inoltre tengono vicino a sé seicento uomini dei quali approfittano facendo di loro quel che han fatto del tiranno. I seicento a loro volta ne hanno seimila sotto di sé ai quali conferiscono onori e cariche […]. E dopo tutti questi la fila prosegue senza fine: chi volesse divertirsi a dipanare questa matassa si accorgerebbe che non seimila ma centomila, anzi milioni formano questa trafila e stanno attaccati al tiranno [...]» (*1)

Il senso è: il tiranno è un briccone che si fa aiutare da una manciata di bricconi che, a loro volta, ne hanno centinaia sotto di loro e così via.
Il problema è che la frase evidenziata in neretto non torna: sembra che siano questi 6 personaggi ad approfittarsi dei seicento come del tiranno.

Allora avevo provato a cercare il testo originale e a farmelo tradurre da mia cugina che conosce bene il francese: solo che questo è francese del XVI secolo e quindi il suo giudizio (favorevole alla traduzione del mio libro) l’avevo ritenuto inconclusivo.

Poi me ne sono dimenticato per N giorni e finalmente oggi mi è venuto a mente di cercare una traduzione in inglese: già in passato infatti mi era capitato di trovarmi notevolmente meglio con una buona traduzione in inglese che con una in italiano approssimativa.

La traduzione in inglese (BOLL 25: Estienne de la Boétie, “The Discourse of Voluntary Servitude” (1552)) del passaggio incriminato è questa: «The six have six hundred who profit under them, and with the six hundred they do what they have accomplished with their tyrant.»
Ovvero “I sei ne hanno seicento che si arricchiscono sotto di loro, e insieme a essi compiono le stesse malefatte fatte col tiranno”.

Nota (*1): tratto da “Discorso della servitù volontaria” di Étienne De La Boétie, stampato da Amazon Italia Logistica, trad. Luigi Geninazzi e Pietro Fanfani,pag. 105-106.

Ah, ecco... - 10/1/2023
Confrontando la versione italiana con quella inglese (non ho voglia di ricercare l'originale francese) ho scoperto che nella prima manca completamente un periodo!
E questo periodo mancante in realtà si accorderebbe con la traduzione italiana che invece a me tornava poco.

La frase mancante (mia traduzione) è: «Questi sei lavorano alle spalle del loro capo così abilmente che egli è ritenuto responsabile non solo delle proprie malefatte ma anche delle loro.»

Così avrebbe senso anche la traduzione italiana perché effettivamente i sei agiscono anche alle spalle del tiranno oltre che condividendone i vizi e le ruberie…

Vabbè, nella “mia” epigrafe “poterò” questa frase…

Batterista - 10/1/2023
Non so niente di batteria né mi interessa ma per caso YouTube mi ha suggerito questo video: Metal Drummer Reacts to Riccardo Merlini | Fastest Hands in the World

…e l’ho guardato tutto dall’inizio alla fine!

Non che capissi la difficoltà di quello che stavo vedendo/ascoltando ma mi piaceva l’entusiasmo di, evidentemente, un esperto. Esattamente come successe mesi (anni?) fa con i violinisti del canale TwoSetViolin (ho ritrovato il video in questione: This violinist is NOT HUMAN??).

Non mi è chiaro quale effetto psicologico scatti dentro di me ma… l’apprezzo!

Spunti pandemici - 10/1/2023
Per caso ho visto un video ricco di spunti: Why are doctors turning a blind eye to the v harms (Aseem Malhotra & Bret Weinstein) dal canale DarkHorse Podcast Clips.

L’intervistato è un dottore, credo cardiologo, abbastanza famoso nell’ambiente (UK) che all’inizio della pandemia, nel 2020-2021, era fortemente e pubblicamente a favore dei vaccini. Col tempo, anche a causa di una tragedia personale, ha cambiato parere.

Di seguito i vari spunti:

Cosa impedisce alle persone di cambiare opinione su qualcosa?
La questione mi sta molto a cuore avendo anch’io notato questo fenomeno e, nell’Epitome, l’ho chiamato limite dell’anti-resipiscenza ([E] 1.1).
Secondo il dottore i motivi per cui non si cambia parere sono molteplici:
1. per sentirsi sicuri
2. per evitare conflitti
3. per ridurre l’ansia
4. per proteggere il proprio prestigio (soprattutto se si è preso pubblicamente posizione).

Altra componente che può aver influito:
La paura è inversamente proporzionale al pensiero critico.
Soprattutto i più anziani sono i più impauriti dal covid-19 e, quindi, i meno propensi ad accettare, o anche solo a esaminare, le nuove ricerche scientifiche.

A proposito della tendenza a non cambiare opinione il dottore ha citato una massima di John Kenneth Galbraith (famoso economista): «Dovendo scegliere fra cambiare idea e provare che non c’è bisogno di farlo, la maggior parte delle persone si mette a lavoro sulla dimostrazione.»
In altre parole l’essere umano impiega più energie a giustificare il proprio pensiero che ad analizzare oggettivamente i fatti a sua disposizione.

Nessun commento:

Posta un commento