A volte faccio fatica a decidere di cosa scrivere ma altre, come oggi, le coincidenze quasi mi obbligano e dettano da sole il pezzo.
Come sapete alcuni argomenti, non necessariamente di attualità, mi stanno particolarmente a cuore. Fra questi spicca la libertà individuale in tutte le sue forme e, in particolare, la libertà d’espressione.
Per esempio ho ben 60 pezzi con il marcatore “censura” che, ovviamente, trattano della negazione, spesso autoritaria e arbitraria, della libertà d’espressione. Ma il mio interesse, come detto, è molto più ampio.
Quanto è importante poter distribuire liberamente le opere per le quali è scaduto il diritto d’autore?
Tutti siamo d’accordo che la cultura è importante e che leggere è fondamentale: di conseguenza quali sono le controindicazioni di rendere facilmente accessibili e quindi fruibili le opere letterarie per le quali è scaduto il diritto di autore?
Io dubito che ve ne siano: se a qualcuno viene a mente un motivo per cui sia controproducente, per una persona comune, poter accedere e leggere gratuitamente un libro per cui sia scaduto il diritto d’autore me lo faccia sapere.
Se per le persone comuni la scadenza del diritto di autore su un’opera porta solo potenziali benefici per le multinazionali che detenevano tali diritti si tratta invece di una perdita economica potenzialmente significativa.
Ovviamente nel mondo moderno, anzi nelle attuali “democrazie” occidentali, il legislatore chi tutelerà? Il 99,999% della popolazione oppure le multinazionali?
Esatto: le multinazionali.
Non ricordo esattamente quando ma in UE (*1) qualche anno fa si è deciso di estendere il diritto d’autore facendolo passare da 50 anni a 75. Sicuramente ne scrissi: al riguardo ho ritrovato il pezzo Lobbi all’attacco del marzo 2019. Non menzionando esplicitamente di cosa si tratti non sono sicuro al 100% che si riferisca alla modifica in questione ma, comunque, quanto vi scrivo è decisamente appropriato.
Anni prima mi aveva fatto invece imbufalire un altro provvedimento: una tassa su tutti i supporti informatici pensata per compensare le multinazionali per gli ipotetici atti di pirateria in questo caso principalmente a danno di brani musicali e, suppongo, video.
Qual era la logica di questo punire tutti anche se la pirateria informatica la praticano solo poche persone? La logica è quella del profittismo: ovvero tutelare il profitto di pochi con ogni mezzo, non importa quanto ingiusto e arbitrario.
Di sicuro ne ho scritto ma non ricordo esattamente dove. Per esempio già in 1 + 3 ne accenno scrivendo:
«Personalmente la mia forte antipatia per la SIAE è dovuta al sovrapprezzo che si paga per l'acquisto di HD (e quindi calcolatori), chiavette di memoria, DVD/CD e simili “giustificato” come risarcimento per le violazioni del copyright che si PRESUME verranno fatte con tali strumenti.
Totalmente assurdo e ingiusto.»
Come riesce poi il potere politico a giustificare dei provvedimenti evidentemente a favore delle multinazionali e contro la stragrande maggioranza della popolazione?
Facile: col controllo completo dell’informazione e grazie all’assenza di una vera opposizione che critichi costruttivamente i provvedimenti del governo.
Ricordo che all’epoca dell’estensione del diritto d’autore da 50 a 75 anni ci venne detto che veniva fatto per adeguarsi all’uso statunitense in maniera da non penalizzare (non è chiaro, né voleva esserlo, il come) le nostre multinazionali nei confronti di quelle di oltreoceano.
E poi veniva riportato l’esempio concreto, molto umano, di un famoso cantautore italiano e del drammatico trauma che avrebbe vissuto se, ancora in vita, una sua vecchia canzone fosse stata usata in una pubblicità senza il suo consenso. Invece, se la pubblicità gli avesse pagato le commissioni sulla sua musica, il dramma umano non ci sarebbe stato…
Non lo sapevo ma, nel frattempo, il diritto di autore negli USA è stato portato a 99 anni: probabilmente la scusa sarà stata da dare alle loro multinazionali un po’ di vantaggio sulle concorrenti europee!
Non dubito che l’UE si adeguerà quanto prima a questo nuovo limite: mi immagino già l’argomentazione dei media: pensate al drammatico trauma dei figli di un famoso cantautore italiano se gli capitasse di ascoltare una vecchia canzone del genitore usata in una pubblicità senza il loro consenso. Invece, se la pubblicità gli pagherà le commissioni sulla musica, il dramma umano non ci sarà…
Ebbene ieri sono andato su LiberLiber.it alla ricerca di qualche opera di D’Annunzio che potesse interessarmi e ho trovato questo avviso: leggete la sezione “Problema Copyright” sulla pagina Gabriele D’Annunzio che poi rimanda a questo approfondimento Copyright sempre peggio.
Condivido tutto quanto affermano gli autori di LiberLiber.it se non che questo fenomeno di “regresso legislativo” sia una specie di eccezione.
Sfortunatamente non è così: le leggi vengono scritte per tutelare i forti, non per equità e giustizia per tutti ([E] 19.3). Questo è ancora più vero in un periodo di decadenza ([E] 15) in cui saltano tutti quei meccanismi istituzionali pensati per tutelare la popolazione da eventuali abusi.
La logica del profittismo è pervasiva ([E] 14.4) e non si limita certo al diritto d’autore: qui è solo particolarmente evidente per l’assoluta mancanza di scuse lontanamente verosimili per giustificarne l’estensione.
Ma la morale che il profitto vada tutelato a ogni costo sta diventando centrale, o lo è già, nella nostra etica. Anche alla persona comune, che in genere ha tutto da rimetterci dall’applicazione massiccia di tale principio, esso sembra comunque se non giusto almeno comprensibile, un qualcosa di inevitabile nel mondo moderno a cui quindi si deve sottostare.
Sfugge che è solo un’illusione: un qualcosa che è reale e concreto solo perché la società crede che sia tale e che, se solo decidesse diversamente, l’illusione svanirebbe immediatamente ([E] 2.4).
Conclusione: ho scaricato “Forse che sì, forse che no”: l’inizierò a leggere appena finisco qualcosa...
Nota (*1): UE che, ricordiamolo, ci ha però donato 1000 anni di pace: a parte qualche guerra, non ultima per importanza quella in Ucraina!
alla prima stazione
1 ora fa
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