Da tempo non scrivo di covid-19 perché, semplicemente, non ho niente di nuovo da aggiungere rispetto a quanto ho già scritto negli ultimi anni.
Di solito ogni 2-3 settimane giungono conferme a quanto più o meno esplicitamente avevo ipotizzato. Potrei scriverci ogni volta un pezzo del tipo: notizia → mio articolo di N mesi fa = “vedete? Avevo ragione!”
Che però non mi pare molto interessante e, personalmente, non sento minimamente il bisogno di vantarmi di previsioni che, in fin dei conti, erano ovvie per chi avesse un minimo di buon senso e avesse seguito le ricerche scientifiche.
Oggi però voglio fare un’eccezione perché si tratta di un argomento su cui ho discusso a lungo, anche su FB, e sul quale nutrivo in effetti dei sentimenti di frustrazione anni/mesi fa e di rivalsa adesso.
Pochi giorni fa è uscito quello che sembra essere la ricerca definitiva sull’utilità della vitamina D nella prevenzione delle malattie e, in particolare del covid-19.
La ricerca è questa: Association between vitamin D supplementation and COVID-19 infection and mortality su Nature.com
Ricerca fatta su un campione della popolazione estremamente vasto, sulle 400.000 persone, sebbene in retrospettiva. Il succo è: più vitamina D si ha in corpo e migliore è la resistenza contro i virus incluso il covid-19: migliora l’immunità e diminuisce la gravità della malattia e quindi la mortalità.
In base ai dati raccolti si ipotizza che con opportuni supplementi di vitamina D si sarebbe potuto ridurre la mortalità di un terzo circa. Per capirci: in Italia ci sono stati 180.000 morti? Allora con supplementi di vitamina D si sarebbero potute salvare 60.000 persone.
“Eh, ma si sa solo adesso!”
Nì. C’erano già state numerosissime ricerche che avevano suggerito e più o meno confermato l’importanza della vitamina D. Soprattutto il punto è che la vitamina D non costa “niente” (ovviamente non vi sono brevetti sopra) e non dà effetti collaterali (presa entro certi, ampi, limiti).
Quindi, pur nel dubbio, perché non consigliarla comunque alla popolazione? Non in sostituzione dei vaccini ma a fianco di essi.
Ma cosa si sapeva nel 2020 della possibile utilità della vitamina D?
Parecchio. In questo mio pezzo del dicembre 2020 ripercorro quanto io, nel mio piccolo, avevo saputo sull’utilità della vitamina D a partire dal marzo del 2020: Vitamina D
Nello stesso pezzo ribadisco il mio argomento di “buon senso” che invece è completamente mancato:
«Il punto è che magari non è certo al 100% che la vitamina D aiuti sia nel prevenire che nel curare il covid-19: ma costa poco ed è sicura quindi il rischio di un suo utilizzo è minimo e il potenziale guadagno (la vita) è enorme. Per Taleb è un tipico caso di asimmetria positiva, un’occasione che va presa senza neppure pensarci un attimo…» (*1)
E poi ipotizzo:
«Casualmente oggi mi sono imbattuto su FB nel seguente articolo: Vitamina D, l’appello di 61 scienziati al governo: “Diamola ai soggetti a rischio” da IlParagone.it
Il governo italiano è, a dir poco, titubante sul consigliare la vitamina D mentre non ha incertezze nel prescrivere a tutti dei vaccini altamente sperimentali (e costosi) e dalle controindicazioni nel medio lungo termine ancora totalmente ignote.»
Insomma dire “all’epoca non si sapeva” non è proprio corretto. Al massimo si potrebbe dire che non vi era la sicurezza al 100% (era al 99%!) della sua efficacia e, forse, si pensava che l’efficacia dei vaccini fosse molto più alta e duratura di quanto poi sia stata.
I famigliari dei 60.000 morti che si sarebbero potuti facilmente evitare sanno chi ringraziare: ovvero chi ha gestito in maniera autoritaria e scellerata la salute degli italiani calpestando arbitrariamente e inutilmente fondamentali libertà individuali.
Conclusione: ma non vi preoccupate, Cocchino Bello, nonostante i disastri che ha provocato prima sotto Conte e poi con Draghi, non pagherà niente. E del resto, come ho sempre scritto, Cocchino Bello è sempre stato tenuto per fare da capro espiatorio in caso di necessità: per adesso ha evitato di essere sacrificato ma ancora tanti nodi devono venire al pettine...
Nota (*1): il riferimento a Taleb riguarda la gestione del rischio illustrata nel suo “Antifragilità”.
alla prima stazione
1 ora fa
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