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venerdì 11 novembre 2022

D’Annunzio

Vabbè, per politica del ghiribizzo mi piace tacerlo ma in questo caso lo devo scrivere: il mio nome di battesimo è Gabriele.
Fin dall’infanzia quindi, come credo accada un po’ a tutti i bambini, mi confrontai con i grandi personaggi che portavano il mio nome: ovvero l’arcangelo Gabriele e, come dal titolo, D’Annunzio.

Già l’arcangelo non era grande motivo d’orgoglio: lo vedevo come un fattorino/portalettere un po’ noioso. Molto meglio sarebbe stato Michele che, se non erro, guidò gli angeli nella battaglia contro Lucifero…
Ma peggio ancora un poeta! Chiacchiere, parole vuote di significato: odiavo la poesia da bambino!
E poi le poesie di D’Annunzio erano noiosissime… La “Pineta” per esempio: piove. Vabbè, pazienza, copriti, apri l’ombrello; oppure stai a casa e guarda la televisione…
Non che gli altri poeti mi piacessero ma almeno succedeva qualcosa nelle loro poesie, erano più concrete: la donzelletta non sta ferma e fa le commissioni; la cavallina “storpia”, un po’ come Lessie, torna a casa; Silvia muore, poco movimento ma significativo…
Invece le immagini di D’Annunzio erano troppo sottili ed eteree per colpire la fantasia di un bambino all’epoca particolarmente concreto e privo di sensibilità poetica.

A fine millennio si aggiunse poi Batistuta: ma all’epoca non seguivo il calcio e mi occorsero 2-3 anni per capire perché un mio amico aveva preso a chiamarmi Omar!

Nel corso del tempo D’Annunzio ha continuato a rimanermi antipatico. Del resto per tutta la scuola dell’obbligo la poesia mi è costantemente rimasta indigesta. Mi è piaciuto solo Catullo e ho tollerato Dante, ma il secondo forse solo perché era fiorentino più che per meriti poetici!
Tuttora le poesie proprio non riesco a reggerle: se le trovo in un testo, non importa quanto mi piaccia (anche quelle di Tolkien!), posso leggerne solo poche righe prima di distrarmi completamente...

E poi, tendenzialmente, sono scettico dell’opinione della maggioranza soprattutto su questioni soggettive come il bello. Sono estremamente prevenuto verso i libri più venduti, sull’autore/trice del momento, e lo stesso vale per la musica o le pellicole cinematografiche. E degli italiani fin da piccolo, magari inconsciamente, odiavo l’ipocrisia e il conformismo. Quindi se D’Annunzio era così apprezzato non poteva essere troppo bravo: di sicuro un personaggio esibizionista, famoso a inizio del XX secolo, ma poco più.

Che dire? io, e in parte gli INTP, siamo fatti così. Comunque sebbene fossi prevenuto ero consapevole di esserlo: provavo una forte antipatia per D’Annunzio ma ero anche conscio della debolezza delle basi su cui si fondava la mia idiosincrasia. Sapevo cioè di essere ignorante della sua opera e del suo personaggio.
Questa consapevolezza dei miei limiti mi lascia aperto a cambiare idea ignorando i miei preconcetti sapendo quanto essi siano basati sul nulla.

Recentemente YouTube mi ha poi presentato il seguente video:
La voce di Gabriele D’Annunzio (unica registrazione esistente)


Il video è brevissimo ma mi ha fatto una discreta impressione. Non si tratta di un’intervista o di un discorso preparato ma di una ripresa abbastanza improvvisata.
Il video inizia mostrando l’arrivo di D’Annunzio su quello che, se ho capito bene, era il ponte di un incrociatore trasferito in collina, e da cui era possibile osservare il panorama sottostante.
D’Annunzio è scortato da due donne, secondo me due “escort” che lui avrà chiamato “muse”, che lo seguono a braccetto, rispettosamente a pochi metri di distanza. D’Annunzio è strizzato in una divisa militare che ne confonde le molli forme del fisico (che facile bisso non seconda!). Si vede che è anziano; quando sorride si notano i denti mal ridotti e tiene i capelli rasati a zero forse a nascondere l'età o, magari, da narcisista che doveva essere, l'imperfezione della calvizie.

Però appare molto umano: una persona reale con i suoi limiti e difetti sebbene chiaramente ammirata e riverita dai contemporanei che lo circondano.

Inizialmente scambia delle parole incomprensibili con dei musicisti: se ho ben capito afferma che un certo compositore ha dei “ritmi risoluti”. In una versione più lunga dello stesso video (di qualità inferiore e che non aggiunge altre parole) lo si vede intento ad ascoltare la musica: molto concentrato, accenna a seguirne il ritmo con i movimenti della testa.

Poi finalmente si capisce bene quello che dice: si diverte a parafrasare Dante.
Declama:
«Nel mezzo del cammin di nostra vita
… [si volta verso una delle donne che l’accompagnano]
mi ritrovai fra le braccia di [nome femminile incomprensibile]
… [ride e guarda verso la telecamera]
che la diritta via avea smarrita [cioè lei e non lui aveva perso la strada!]»

Un umorismo un po’ banale e sciocchino ma che sottolinea enormemente col linguaggio del corpo. La risata spontanea è schietta e buffa: sembra quasi richiedere l’approvazione della telecamera. Pare chiederle “Avete registrato la battuta che ho fatto?”.
Infine racconta un breve aneddoto: i paperazzi lo tormentano sempre con le loro macchine fotografiche e allora lui un giorno, quando era circondato dai suoi legionari, gli disse: “rompete assolutamente quelle scatole che le vogliono rompere a me!” (poetico anche negli ordini!) ed essi prontamente eseguirono con estremo vigore.
Gli astanti non si sbellicano: mi sembra che attendano la sua reazione e che siano forse un po’ condiscendenti (soprattutto le due donne che guardano con maggiore interesse la telecamera) mentre si intravede il mento barbuto dell’uomo di fronte a D’Annunzio (inquadrato di profilo) che annuisce sorridendo.

Non so: alla fine il materiale disponibile non è sufficiente per trarne conclusioni. Come ho scritto si ha l’impressione di osservare la persona reale: chiaramente piena di sé, abituata a essere al centro dell’attenzione, dalla personalità e la parlantina affascinante.

Oggi ho poi visto un altro video brevissimo: 7 parole inventate da D’Annunzio
Anche io mi diverto a inventare neologismi (anche se non ho la capacità di diffonderli come D’Annunzio!) e sono quindi vagamente familiare con questo tipo di sforzo creativo. Per questo ero curioso di valutare l’opera del poeta…
1. Scudetto → se ho ben capito riferito al piccolo scudo cucito sulla maglietta della squadra campione d’Italia. Sebbene D’Annunzio lo fece cucire sulla divisa dei suoi legionari in una partita di calcio durante l’occupazione di Fiume!
No, questo non mi impressiona: un termine semplicemente descrittivo usato poi in un contesto molto diverso da quello che oggi si intende abitualmente.

2. Tramezzino → il sandwitch
Ben azzeccato: semplice e appropriato!

3. Velivolo → riferito all'aeroplano
Bello. Poetico: una parola che “vola” da sola!

4. La Rinascente → riferito ai grandi magazzini di Milano ricostruiti dopo un incendio e che adottarono tale nome.
Curiosamente mi aveva sempre colpito tale nome per dei grandi magazzini: ora so da dove è venuta l’idea! Mi sembra un’invenzione un po’ casuale però indubbiamente poetica…

5. Vigili del fuoco → invece che pompieri.
Sarebbe interessante sapere se il termine “Vigili urbani” era già usato (per valutarne la portata creativa). Comunque il termine mi lascia abbastanza indifferente: probabilmente D’Annunzio voleva proporre una denominazione più formale, magari per i documenti ufficiali, e non sostituire in toto il termine “pompieri”.

6. Fusoliera → di nuovo riferendosi all’aereo.
Bello. Suona bene, c’è poco da dire. Complimenti!

7. Automobile → l’auto. Il video sottolinea “al femminile” facendo intendere che inizialmente il sostantivo fosse maschile.
Il video spiega che D’Annunzio optò per il femminile notando le similitudini fra auto e donne: mi sembra un’intuizione notevole che di certo anticipò di molto i tempi: pensiamo a quante pubblicità, soprattutto per le auto di lusso, vi accostano e sovrappongono le donne…

Nel complesso una creatività notevole che mi ha impressionato favorevolmente: si sente che le parole gli venivano istintive, che la sua fantasia era potente e profonda e che la sua sensibilità per il suono del vocabolo doveva essere raffinatissima.

Quindi?
Ma… potrei provare a leggere le poesie di D’Annunzio per vedere che effetto mi fanno oggi ma onestamente (ho scritto anche un pezzo al riguardo) ho ormai capito che io e la poesia abbiamo troppo poco in comune per capirci… Quindi sono più attratto da un suo romanzo: forse (!) proprio quel suo “Forse che sì, forse che no” del 1910 da cui derivano “fusoliera” e “velivolo”.

Conclusione: ma volete mettere i miei “senobar” o “ghiribizzo”?! Ed ecco che mentre scrivo sto ridacchiando da solo e mi ricordo terribilmente, almeno nello spirito, D’Annunzio che ride della propria battuta!

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