Ieri mi sono divertito a pensare cosa farei se potessi vivere delle ulteriori vite.
Spiego meglio i vincoli e criteri di questa ipotesi immaginaria.
- Rinascerei sempre nella stessa famiglia e nella stessa epoca: questo perché variazioni di epoca o di ambiente sociale sarebbero troppo imprevedibili.
- Poi farò finta di non avere particolari barriere economiche alla realizzazione dei miei sogni: eventuale università o master negli USA? Nessun problema…
- Che sarei mentalmente e fisicamente come adesso.
- Soprattutto che avrei a disposizione una minima sorta di memoria delle mie vite passate: diciamo l’equivalente di uno dei miei pezzi lunghi qui sul ghiribizzo. Potrei riassumere gli episodi principali di una vita ma senza dettagli approfonditi: così avrei la possibilità di mandarmi dei messaggi essenziali per decidere come impostare la nuova vita (*1).
- In pratica mi immagino che appena una mia versione di me muore possa scrivere un breve articolo di poche pagine alla versione futura.
- La nuova versione di me avrebbe a disposizione tutte gli articoli elaborati dalle vite precedenti. A ogni vita vissuta se ne aggiungerebbe quindi uno in più.
- Avrei l’assoluta certezza che questi brevi articoli dal futuro, uno per vita, sono pienamente affidabili e sono stati scritti da una mia versione alternativa di me stesso.
Ma vediamo cosa avrei pensato di fare/diventare.
1. Nella mia prima vita, quasi sicuramente, avrei deciso di divenire un medico. I malati non mi piacciano ma credo che moralmente sia la professione più bella. Chiaramente mi vedo più orientato nella ricerca teorica per sconfiggere malattie oggi incurabili. E poi, più ci ho a che fare e più mi sembra che i medici che conosco siano degli idioti ai quali importa poco o nulla dei propri pazienti, specialmente se sono degli specialisti che vedranno il malato per poche visite…
Probabilmente potrei farci 2 o 3 vite come medico per magari cercare di risolvere un problema particolarmente difficile; magari mandandomi suggerimenti dalle altre vite, ovvero in pratica dal futuro.
2. Stufo di non poter comunque salvare tutti i malati probabilmente deciderei di passare a qualcosa di mio maggior gradimento. Un qualcosa che mi eviti gli stressanti contatti sociali e che mi permetta di riflettere libero e senza vincoli.
Cercherei quindi di realizzare la fantasia della mia infanzia (attuale!) divenendo un fisico teorico ovvero cercherei di scoprire una teoria generale che spieghi sia l’infinitamente piccolo che l’infinitamente grande conciliandoli insieme. Sicuramente mi divertirei a sguazzare fra le ipotesi.
3. L’alternativa alla fisica sarebbe la matematica: non so valutare bene quanto in effetti io sia portato alla matematica, non mi pare eccezionalmente. Più che altro mi sembra che siano le persone comuni completamente negate per essa! Comunque credo che potrei essere un matematico molto buono sebbene non geniale. Ma mi è difficile valutare le mie capacità: in pratica di matematica ho fatto solo un paio di esami all’università e su questo ghiribizzo vedete come mi sia rimasto il piacere di divertirmi a trovare dimostrazioni per i teoremi. Dove potrei arrivare partendo a interessarmi di matematica già dalle elementari?
4. Probabilmente la freddezza di vite incentrate su fisica e matematica mi porterebbe ad aver bisogno di riavvicinarmi al mio lato umano. Magari potrei divenire di nuovo medico ma non con l’intento di scoprire nuove cure quanto per aiutare proprio chi ha più bisogno: insomma volontariato in giro per il mondo. Ma credo che anche questa vita mi farebbe sentire frustrato: il poter aiutare solo un numero limitato di persone, rimanendo quindi in pratica ininfluente sul grande schema delle cose, alla fine mi lascerebbe profondamente insoddisfatto.
5. Vorrei quindi passare a realizzare un mondo migliore: qui le mie ipotesi iniziali giocano contro di me. Per cambiare realmente il mondo e supponendo di nascere negli anni ‘70, dovrei nascere negli USA e non in Italia: riuscire a influenzare la politica a partire dagli anni 2000 e divenire presidente intorno al 2010. Allora, sempre di non finire nella lista dei presidenti assassinati, avrei 8 anni per mettere il mondo sulla carreggiata giusta. Difficile ma fattibile gettare almeno le giuste basi. Diciamo che per fare un buon lavoro dovrei rimanere ai vertici del potere per circa una generazione (25 anni): vedete Putin in Russia…
Ma, come detto, dovendo nascere in Italia questa possibilità di influenza diretta mi sarebbe preclusa. L’alternativa di fare politica in Italia non mi permetterebbe di avere un’influenza sufficiente: il problema è che, per questioni anagrafiche, raggiungerei il potere intorno ai 40 anni trovandomi però a dover gestire una situazione ormai degenerata, con l’Italia che non conta più nulla e ormai colonia asservita a poteri esteri. Potendo arrivare al potere negli anni ‘80 forse ci sarebbe stata la possibilità di influenzare positivamente la nascente UE dandole una forma utile per la prosperità degli europei e del mondo (e non farla diventare l’abortino corrotto e impotente che è invece adesso).
Quindi, invece di perdere tempo con la politica, avrei probabilmente cercato di lavorare a un’ideologia che avrebbe potuto ispirare la popolazione e quindi i politici di tutto il mondo.
In effetti qui il cerchio si chiude: la mia Epitome ha proprio questo scopo. Il vero problema è che la scrivo con 30 anni di ritardo su quando avrebbe dovuto essere disponibile, cioè negli anni ‘90.
Non so, suppongo meglio tardi che mai ma, nel mio pessimismo, credo che ormai non serva a niente. Forse, nell’ottica di realizzare un’opera simile all’Epitome, avrei potuto optare per una vita che mi desse dell’autorità intellettuale per scrivere di ciò che scrivo: non so, magari studiare filosofia. Ma non credo che l’usuale percorso universitario mi avrebbe soddisfatto: probabilmente sarebbe stato più proficuo seguire un percorso di studio personale partendo però in giovane età.
Conclusione: tutto sommato un pezzo relativamente confortante. In teoria non avrei scazzato completamente la mia vita! Semplicemente, senza suggerimenti di versioni alternative di me, sono arrivato un po’ troppo tardi a fare ciò che veramente mi interessa e che ritengo importante. Suppongo poi che, anche a causa del ritardo accumulato, non avrò mai la possibilità di dare un valore reale al mio lavoro, ovvero farlo conoscere a un numero sufficiente di persone. Questa verità in effetti è deprimente ma, al momento, riesco a ignorarla grazie alla consapevolezza che la mia opera non è conclusa ma è in continuo divenire.
In realtà ci sarebbe ancora tanto da scrivere e ipotizzare: ma il pezzo attuale è già sufficientemente lungo e credo sia meglio lasciare le mie altre idee per un articolo futuro...
Nota (*1): l’ipotesi di una memoria “perfetta” di un’altra vita in breve tempo non ci renderebbe umani: l’accumularsi di nozioni fra più vite ci trasformerebbe nel giro di 4-5 vite ricordate in qualcosa di non più completamente umano.
Per non parlare del ricordo di eventi futuri e con tutto ciò che ne consegue!
alla prima stazione
1 ora fa
Nessun commento:
Posta un commento