Pausa da Strabuccino. Sono di cattivo umore. Da ieri in realtà. Ieri sera non ho visto lucciole per la prima volta: e sono uscito tutte le notti.
Le letture sono quasi ferme perché ho lasciato gli occhiali a Pisa! Li portai pensando che mi sarebbero stati utili per dei lavori un po’ di precisione (no lo sono stati) e poi, ovviamente, li ho dimenticati là…
Dormo di nuovo poco soprattutto da venerdì quando sono andato a Pisa: credo che la Monster al mattino mi abbia scombussolato nuovamente. Da me si sta nuovamente bene come temperatura: ieri l’altro sera faceva freddo in giardino alle 23:00, e anche ieri non faceva certo caldo. Fortunatamente Bisba, che mi sta appiccicata, mi è stata in collo per gran parte del tempo.
Ormai la routine si è stabilizzata: faccio ginnastica e poi esco a rinfrescarmi. Prima mi siedo sui talloni a riprendere fiato, e di solito arriva Bisba di corsa a salutarmi, a volte in realtà ne approfitto per fare esercizi che necessitano di un po’ di spazio. Comunque poi mi metto a guardare le stelle. Vado sulla mia sdraio e la trascino ai vari angoli del giardino: mi sposto quando e se sento il ronzio di una zanzara. Fortunatamente ce ne sono pochissime e di solito posso stare in pace anche mezz’ora o più. Guardo il cielo e aspetto le stelle cadenti: ho notato che spesso appaiono a coppie, a pochi secondi di distanza fra loro ma non necessariamente su traiettorie simili: bo…
Fissando le stelle senza sbattere le palpebre tendo a lacrimare: ultimamente sono lacrime lente e annoiate. Anche loro non sanno la loro ragione d’essere: si limitano a colarmi fra zigomi e tempie senza nessuna emozione. Però devo fare un piccolo sforzo per venirmene via: aspetto sempre un’altra stella cadente.
Ah! le stelle cadenti non soddisfano nessun desiderio: ho fatto diversi esperimenti limitandomi a chiedere cose semplici e non impossibili come, per esempio, un nuovo lettore per la mia Epitome…
Poi ho pensato che magari le confondevo chiedendo cose diverse e allora mi sono concentrato solo su un desiderio (facile!); poi mi è venuto il dubbio che la stella cadente andasse seguita con lo sguardo fino a quando non scompare: no, niente. Non serve...
Le stelle cadenti ascoltano il tuo desiderio ma lo rubano, lo portano via nella loro lunga orbita: chissà dove e chissà cosa ci fanno…
Ieri mi è venuta una strana idea: ho pensato che la maggior parte degli uomini e delle donne siano figli del Sole e della Luna: non gli uomini solo del Sole e le donne solo della Luna ma un po’ e un po’: la differenza si capisce dai caratteri. Ci sono persone solari e persone “lunari”: dove con “lunari” si intende l’inverso simmetrico di solari.
Poche altre persone, fra cui io ovviamente, sono invece figli delle stelle: non so neppure quale, probabilmente ognuno avrà la sua. In particolare mi piace fissare le stelle del Gran Carro: il punto un po’ sopra quella che si vede poco e in basso a destra rispetto all’altra stella della costellazione subito a sinistra: mi piace pensare che la mia stella che non si vede sia in quello spazio vuoto. La mia casa lassù. E allora mi viene anche un po’ di nostalgia e mi chiedo cosa ci faccio in questo angolo sperduto dell’universo dove tutto è noioso e stupido.
Forse è per questo che mi piace così tanto fissare il cielo: mi piacerebbe tanto andare in collina, già a 500 metri le stelle dovrebbero essere spettacolari. Però non sono riuscito ancora a pensare una maniera sicura per farlo: perché chiaramente dovrei andare in un luogo isolato, senza luci nelle vicinanze, ma contemporaneamente mi sembra pericoloso addentrarmi da solo per qualche sentiero.
Mi è venuto il dubbio che tutti i miei incubi da bambino con i lupi mannari vogliano indicare che sarò mangiato da dei lupi e allora, per evitare problemi, vedo di non correre il rischio: lupi ulolà, io uloqui. Però mi piacerebbe proprio: chissà che vista da un qualsiasi cocuzzolo dell’Appennino. Al momento è ciò che più mi piacerebbe fare.
Ho poi avuto una crisi di rigetto con i giochi al calcolatore: niente di deciso a tavolino, non mi va e basta. Meglio comunque. E sono sicuro che presto mi ci rimetterò. Anzi fatemi vedere se su Steam si vede questa statistica. Sì, non mi sbagliavo: l’ultimo gioco fatto è stato Poker Quest il 26 giugno e, precedentemente, The binding of Isaac il 13 dello stesso mese, Ma anche la partita del 26 deve essere stata una cosa episodica: credo che sia più indicativo The binding of Isaac che giocavo quotidianamente e che ho mollato di colpo…
Credo di averlo già scritto ma siccome ultimamente ci ho ripensato molto lo riscrivo: sono fortunato a non essere felice. Credo che non reggerei la felicità: mi verrebbe subito un infarto e poi vivrei nel terrore di perderla: la paura sarebbe paralizzante, mi mancherebbe il fiato, non riuscirei a muovere un muscolo, sarei consapevole di ogni secondo perso: sarebbe terribile. Al contrario la speranza, per quanto illusoria, di trovare la felicità non è pericolosa: ti mette di buon umore e ti dà qualche stimolo in più: onestamente non ci vedo controindicazioni.
Ma la felicità sarebbe la morte. La felicità sarebbe desiderio e il desiderio ci insegnano stoici e buddisti è la radice del dolore. Niente desiderio niente dolore. Niente dolore né paure visto che non si ha niente da perdere.
E questo anche nella condizione ideale che nulla si intrometta nella nostra felicità, che le paure di perderla siano solo irrazionali cioè. Ma nella realtà la felicità finisce, spesso neppure per colpa di qualcuno: si può fare il massimo, del nostro meglio cioè, e la felicità termina comunque.
Senza contare che gli uomini (e le donne!) tradiscono: l’uomo è una scimmia traditrice su cui non si può fare alcun affidamento: dategli del veleno e prima o poi ti avvelenerà, dategli un pugnale e ti pugnalerà. In ogni modo l’uomo si rivolta contro di te e ti tradisce: ricordatelo caro lettore…
Crogiolati in qualunque illusione ti sia cara, sorridi pure delle mie parole.
Presto a tardi, se non hai la fortuna di morire prima, verrai tradito e dovrai ammettere la verità di ciò che ho scritto. Poi, certo, ci sarà un pugno di persone fortunatissime che riescono a vivere una lunga vita di felicità: ma è la vita che le ha prese in giro, un sofisticato gioco in cui l’ironia è che queste persone non si rendono neppure conto di quanto sono fortunate. Sì, credo che sia così: senza saperlo tali persone sono sfortunate perché la loro morte sarà dolorosissima e lunghissima: inizierà infatti quando si renderanno conto della propria mortalità e durerà quindi potenzialmente per decenni.
La loro felicità, per quanto reale, perderà significato e forma: diverrà altro, qualcosa di scontato che però non vorranno perdere.
Vabbè… sono sempre mogio ma almeno ho scritto il mio pezzo quotidiano!
Conclusione: non ce ne sono. Ogni conclusione è un’illusione: non ci sono certezze. Firmato il nichilista. :-P
alla prima stazione
1 ora fa
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