Avrei da scrivere diversi pezzi interessanti: uno sulla conclusione del capitolo sull’amore di psicosociologia, uno sul libriccino “La vita responabile” di Bonhoeffer e uno sulla lunghissima introduzione del 1928 al “Malleus maleficarum”, il mio ultimo acquisto.
Il problema è che sono ancora senza occhiali: ho già abortito due “missioni” a Pisa ieri e oggi: in po’ per motivi famigliari e un po’ perché avendo dormito malissimo temevo di fare il viaggio a vuoto. A meno di clamorosi imprevisti però ci andrò questo venerdì…
Senza occhiali diventa troppo faticoso leggere le mie note e ricopiare qualche frase: specialmente il “Malleus maleficarum” è scritto minuscolo (ben mi sta: così imparo a comprare sempre l’edizione che costa meno!) e attualmente lo devo leggere con una lente di ingrandimento. Peccato perché non è solo interessante ma dal mio punto di vista, sebbene particolarmente contorto, è pure divertente!
Detto questo, facendo uno sforzo immane, voglio comunque citare un unico minuscolo passaggio dell’introduzione del 1928 al “Malleus maleficarum” (“Il martello delle streghe”).
Il curatore dell’opera riporta la biografia dei due autori, James Sprenger e Heinrich Kramer, e una lista delle loro opere. In particolare di un'opera di Kramer dice (traduco al volo) “...un trattato che confuta gli errori del Maestro e giureconsulto Antonio degli Roselli da Padova, riguardante il potere plenario del Supremo Pontefice e il potere temporale di un monarca. La conclusione è la seguente: «Qui si conclude la Replica dell’Inquisitore Generale di Germania, Fr. Henry Kramer, in risposta alle erronee e sbagliate opinioni di Antonio degli Roselli”»
Perché ho citato questo frammento? Non notate niente, specialmente nell’arroganza del tono?
Ebbene io vi sento una fortissima analogia con i moderni “controllori dei fatti”.
Qui abbiamo un singolo, Kramer, armato essenzialmente con l’autorità di una bolla papale e di quella conferitagli dall’imperatore di Germania, che giudica l’opera di un giureconsulto, ovvero un esperto di legge, e la censura giudicandola errata e fuorviante.
Quindi l’inquisitore medioevale è simile al moderno controllore dei fatti: i potenti del tempo gli danno l’autorità di valutare come giuste o errate le opinioni altrui ed, eventualmente, censurarle.
Al giorno d’oggi si salvano le apparenze dicendo che si controllano i “fatti” e non le “opinioni” ma in realtà, basta leggere le “sentenze”, le interpretazioni dei “fatti” sono in realtà delle opinioni e quindi, nella sostanza, si continua a censurare queste ultime.
Insomma le differenze fra ieri e oggi sono:
- L’ipocrisia dei moderni inquisitori di affermare di verificare fatti quando invece valutano opinioni.
- L’ipocrisia dei moderni inquisitori di nascondersi dietro pseudonimi: secondo me per nascondere la loro mancanza di qualifiche idonee al compito assegnatoli.
- La minore preparazione dei moderni inquisitori, in genere semplici giornalisti o aspiranti tali, rispetto alla complessità degli argomenti che dovrebbero valutare.
- La minore autonomia dei moderni inquisitori che devono censurare ciò che gli viene ordinato di censurare: non hanno una propria indipendenza.
Conclusione: un pezzo breve: ogni tanto mi sento di fare un regalo ai miei lettori!
alla prima stazione
1 ora fa
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