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sabato 24 dicembre 2022

La stirpe meschina

Stamani ho scritto il pezzo Vecchi e nuovi tempi dove spiego di essere rimasto affascinato soprattutto da un mezzo grazie al quale il tiranno si mantiene al potere: la menzogna, il ribaltare la realtà, dire il contrario del vero.

Ebbene stranamente ho mancato un’evidente serendipità: già ne “Gli ultimi giorni dell’umanità” di Karl Kraus, sebbene non esplicitamente, risuona sempre più forte il tema della menzogna.

Attualmente sono a pagina 509, a occhio i 5/7 del libro, e ormai la guerra fra Intesa e Alleanza volge al peggio per gli imperi di Germania e Austria-Ungheria. Ma cosa dicono i giornali austriaci, cosa si ripetono, convincendosene, le classi più alte, l’aristocrazia?
Che tutto va bene, che la vittoria è dietro l’angolo: se solo la plebaglia svogliata e disfattista facesse quel piccolo sforzo in più…

A pagina 488 ho scritto la seguente nota: “mi sembra che col procedere della guerra le bugie si moltiplicano via via che la situazione peggiora”
E in effetti è così che vanno le cose: quando una bugia non riesce più a spiegare la realtà allora, se non si vuole dire la verità, bisogna ricorrere a una bugia ancora più grande. Una bugia che “spieghi” come conciliare insieme la realtà e la precedente menzogna.
In pratica si costruiscono dei castelli di carte sempre più alti e complessi, dove ogni carta è un mendacio: tali costruzioni però, per loro natura, divengono via via più instabili e fragili.

Per questo anche le “verità” attuali non si possono discutere, per lo stesso motivo le idee che vanno controcorrente sono etichettate come bufale: questo perché un castello di carte crolla se appena lo si tocca con un dito, ovvero se appena ci si accorge che una parete che sembrava di grave pietra è solo un sottile tramezzo…

Citiamo Krauss:
«OTTIMISTA. Sì, non si può negare che la guerra incida profondamente nella vita di ognuno. Quanto durerà ancora, secondo lei?
CRITICONE. Mentiremo in ogni caso fino all’ultimo respiro di uomo e di destriero.» (*1)

Siccome come corto ormai questo è troppo lungo aggiungo un’altra considerazione scaturita dalla medesima scena (scena II, atto V).
Nel prosieguo del dialogo anche l’ottimista conferma che la guerra non sta andando bene: ipotizza però non che la guerra sia stata un errore ma che la popolazione non sia all’altezza del grave compito a cui è stata chiamata.
«OTTIMISTA. […] Lei aveva ragione quando affermava che tutto in essa [la guerra] è così poco glorioso come lei l’ha visto. Oppure si potrebbe dire che un’era gloriosa ha trovato una generazione ingloriosa.»

Una nota spiega che la frase dell’ottimista è una parafrasi di due versi de “L’attimo” di Schiller: «Un’epoca grande il secolo ha generato / ma il grande momento trova una stirpe meschina.»

Un caso? Una coincidenza che proprio nel momento storico apicale del secolo chi lo vive sia così spesso non all’altezza del proprio compito?
Secondo me no.
È una conseguenza della decadenza ([E] 15.1).
Condizione necessaria per il generarsi della decadenza è il successo assoluto. Dalla decadenza deriva poi necessariamente una classe politica inadeguata.
Inevitabilmente poi una società in decadenza, che sembra pascersi nella propria gloria e successo, verrà prima o poi sfidata da una forza in ascesa: ecco che allora si avrà il famigerato “grande momento” che però si troverà a essere gestito da una classe dirigente formata da incapaci, ovvero dalla “stirpe meschina”.

Conclusione: credo che inserirò questi due versi di Schiller nella mia lista di epigrafi!

Nota (*1): tratto da “Gli ultimi giorni dell’umanità” di Karl Kraus, (E.) Adelphi, 2022, trad. Ernesto Braun e Mario Calasso, pag. 503.

5 commenti:

  1. Aggiungo una cosa: le castalie (i vertici, per dirla alla Hesse) tendono a circondarsi di yesmen: questo contribuisce non poco al distacco dalla realtà e quindi ad alimentare la loro narrazione assurda: molti di essi ci credono pure, son convinti di "fare il bene".

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  2. Mi piacerebbe saperne di più di questo processo. È una nostra sensazione (anche a me pare di aver notato la tendenza dei potenti a circondarsi di yesman) o si tratta di un fenomeno reale documentato?
    Se fosse reale allora accrescerebbe gli effetti psicologici del pensiero di gruppo (tutti pensano alle stesse soluzioni) e della polarizzazione (le idee tendono a estremizzarsi). E sicuramente, come scrivi tu, questo porterebbe "distacco dalla realtà" e all'autoconvincimento di operare bene (la tendenza a non riconoscere i propri errori è poi comune nell'essere umano indipendentemente da tutto: è la difesa della propria autostima)...
    La mia perplessità è che il potente di turno dovrebbe essere consapevole del pericolo di circondarsi di yesman: quindi perché lo farebbe?
    L'unica spiegazione è che il potente, per sua natura, abbia una sorta di cecità verso gli yesman: che magari le confonda con persone, che in buona fede e non per compiacerlo, con un pensiero affine al suo... non so...

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    1. I potenti sono, spesso, perso e con un iperego: agli ego piace essere adulti, rinforzati, salameccati.
      Si tratta di mie intuizioni.

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  3. Altra spiegazione: i decisori / i potenti fanno errori, la situazione peggiora. Semplicemente non possono né vogliono ammettere (per molte ragioni) di aver sbagliato: cercano di occultare i sintomi e continuano portando il sistema.a a peggioramenti sempre più gravi.
    Sta succedendo anche ora in Europa col fanatismo massmigrazionistico arcobalengo: più aumentano e degradano le banlieue, più la guerra civile aumenta di livello e intensità, più aumentano gli sforzi per far penetrare l'Europa e delle reti cooperanti atti a inibire qualsiasi, anche flebile resistenza. Saccheggi, stupri, rapine, spaccio, stragi (Atocha, Nizza, Bataclan, ...) vengono censurati, rimossi prima possibile e la propaganda pro catastrofica politica in atto aumenta.
    È il fattore "anacronismi morali, culturali, etici" dei cinque che Jared Diamond ha osservato, nelle culture che si approssimato al collasso.

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    1. Bo, io ancora non mi sono fatto un'opinione definitiva...
      Per esempio nella storia ci sono tanti casi di di potenti in gamba che poi però scelgono successori incapaci.

      Mi viene a mente l'imperatore filosofo Marco Aurelio a cui succede il "figlio" Commodo. In effetti ci sono anche dei casi positivi: tutta la "dinastia" per adozione degli Antonini.
      Però che dire di Diocleziano? organizza la tetrarchia divide l'impero fra due imperatori e due cesari, sceglie le persone "giuste" e poi, alla sua morte, crolla tutto...

      Bo ci devo riflettere ancora...

      Comunque mi sono annotato il libro che mi hai segnalato!

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