Lo scorso agosto Andrea, uno dei vicini/studenti di Pisa, fu così gentile da prestarsi a una delle mie “strane” idee: ovvero ebbe la pazienza di rispondere per circa un 45 minuti a delle domande che mi ero preparato.
Il mio obiettivo era quello di cercare di capire come i giovani d’oggi percepiscono e interagiscono con la realtà che li circonda e, in particolare, l’effetto della tecnologia: come al solito ho obiettivi piuttosto ambiziosi.
Come mai non ho scritto prima questo pezzo? Semplicemente perché l’intervista avrebbe dovuto avere una seconda parte: e in realtà le domande più interessanti sarebbero venuto dopo. Avevo infatti preparato il tutto in maniera da fargli prima esporre i principi per poi in seguito verificare la coerenza della logica del comportamento adottato: ovvero se e quanto rispettava le loro proprie premesse.
Sfortunatamente, un po’ per pigrizia, un po’ perché distratto da altre faccende, un po’ per dei cambiamenti di priorità, ho praticamente smesso di andare a Pisa e, le poche volte che sono passato, non siamo riusciti a incontrarci…
Devo poi premettere che l’argomento mi sta a cuore da anni e, come al solito, tendo ad assorbire tutte le informazioni pertinenti in cui mi imbatto.
Da questo punto di vista sono infatti rimasto, paradossalmente, deluso: le risposte che ho avuto hanno sostanzialmente confermato ciò che mi aspettavo. Non ho avuto sorprese o rivelazioni sconvolgenti. Ah! poi, giustamente, Andrea mi ha più volte ribadito che la sua percezione dei giovani d’oggi è comunque parziale, che la sua cerchia di conoscenze è limitata e di ambito universitario: tutte cose di cui ero consapevole e di cui avrei tenuto conto comunque; però ho apprezzato la sua sensibilità nel volermelo far notare.
Come accennato uno dei miei principali interessi era capire se dei giovani, nati e cresciuti, in un’epoca dova la rete Internet è divenuta pervasiva e onnipresente, riuscissero a sfruttarla in maniera più competente e abile delle generazioni precedenti. Ma… no: meglio non anticipare niente!
Di seguito le domande e le risposte e, a seguire, dei commenti e conclusioni generali.
Per semplicità mi rivolgevo a lui direttamente ma gli avevo specificato più volte che intendevo i “giovani in genere”.
1. Quali sono le tue fonti di informazioni per tutto ciò che non riguarda la tua materia di studio?
A. Principalmente le reti sociali e fra queste soprattutto Instagram, meno FB: questo soprattutto per le notizie istantanea, quello che succede in diretta. Per notizie più approfondite si legge un quotidiano in linea. Altre notizie sono mediate dalla famiglia.
2. Con quale criterio le hai scelte? (ovviamente mi riferivo alle fonti mentre Andrea pare più intendere gli articoli).
A. Tramite una ricerca su Google: perché “le prime notizie riportate sono affidabili” in particolare se provengono d quotidiani in linea famosi.
2A. Cosa intendi con “affidabili”?
A. Che rispecchiano la realtà, che sono oggettive.
2B. Sei in grado di distinguere un fatto oggettivo da un’opinione?
A. Sì.
3. Quali sono i pro e i contro di questo tipo di fonte?
A. Il vantaggio principale è la velocità quasi istantanea della notizia; lo svantaggio è che l’informazione è incompleta (superficiale?). Fastidiosa poi la pubblicità.
4. Cosa pensi dei media tradizionali (radio, tivvù, quotidiani cartacei, libri etc.)?
A. La tivvù non è usata per informarsi ma solo per l’intrattenimento. Può capitare di seguire qualcosa se la famiglia fa altrettanto. Analogamente la radio è usata solo per la musica. I libri non vengono letti [qui ricordo che Andrea, evidentemente un lettore, era piuttosto disgustato dai sui coetanei e quando gli chiesi se venivano letti solo i libri di scuola/università mi rispose “poco anche quelli!”].
5. Cosa pensi invece dei media alternativi (canali YouTube, forum, blog, Wikipedia etc.)?
A. Wikipedia è usata molto è ha un buon voto: 7½ [evidentemente gli avevo chiesto di quantificare!].
I canali YouTube non vengono seguiti; eventuali singoli video ovviamente sì.
I blog non vengono seguiti mentre i forum sono solo per “i vecchi da trent’anni in su” (!).
Anche in questo caso comunque la famiglia ha una sua influenza (evidentemente nel promuovere specifici collegamenti).
6. Come fai a valutare l’affidabilità dei media alternativi?
A. Per i blog ci si basa sul “nome” dell’autore mentre Wikipedia ha un’affidabilità discreta.
7. Come fai a riconoscere eventuali bufale?
A. Confronto con informazioni già note; conta anche la provenienza dell’articolo. In base all’interesse personale possono esserci ulteriori approfondimenti o no.
7A. Pensi che la censura possa essere giustificata?
A. Una censura parziale sì. [mi pare di ricordare che avesse in mente l'informazione sul covid-19]
8. Conosci hai provato dei corsi in linea?
A. Sì li conosco ma ho seguito solo quelli che mi servivano per lo studio.
Insomma avevo fatto delle domande piuttosto generiche e le risposte non mi avevano stupito (per esempio sapevo, da qualche articolo letto in linea, che i giovani trovano che FB sia per “vecchi” e preferiscono invece Instagram) però qualcosa emerge: mi pare ci sia una fiducia di fondo per ciò che è considerato “ufficiale” a partire dai quotidiani in linea: se una notizia appare su Corriere.it o Repubblica.it non viene messa in dubbio.
Colpisce e preoccupa l’accettazione della censura in funzione di protezione dalle bufale o per la presunta tutela della salute pubblica.
Questa mentalità rientra in una sensazione più sfumata che ho avuto interagendo con questo piccolo campione di giovani: una certa apatia e tendenza a un rispetto acquiescente delle regole. Mi è parso di vedere l’abitudine a non pensare fuori dagli schemi. Per esempio avevo offerto a questi studenti di prendersi le cianfrusaglie che avevo in casa ma essi presero solo quello che gli serviva. Sono sicuro che i miei vicini di trent’anni fa avrebbero preso TUTTA la roba magari con l’idea di rivenderla o, nel caso peggiore, regalarla: per esempio avevo un piccolo manifesto incorniciato fra vetro e cartone: capisco che il manifesto possa non piacere ma perché non prenderlo comunque per riusare la cornice per metterci altro?
E non si tratta di giovani viziati, cioè che hanno tutto e bisogno di nulla, anzi… è proprio un qualcosa nella mentalità: una specie di inquadramento a vedere la realtà così come viene descritta, come dovrebbe essere in teoria.
Certo il campione su cui mi baso è insignificante e può darsi benissimo che conoscendo giovani diversi, magari sempre universitari pisani, potrei ricavarne un’impressione totalmente diversa.
Però è forse possibile ipotizzare una spiegazione alternativa: l’effetto di un sistema educativo sempre più nozionistico e che, come tale, spinge i giovani ad apprendere le nuove conoscenze in maniera mnemonica senza preoccuparsi di una prospettiva più ampia e onnicomprensiva, senza cioè una comprensione più profonda. Questo paradigma applicato alla vita quotidiana potrebbe forse causare l’effetto di fermarsi al livello più superficiale dell’informazione senza rifletterci sopra per approfondirla e finendo per prendere per “buono” tutto quanto sia “ufficiale”, ovvero col crisma dell’autorità.
Intendiamoci la mia è solo una sensazione/intuizione: magari già parlando di più con Andrea sarei potuto giungere a conclusioni diverse. Magari è anche il mio tipo psicologico che tende a non dare niente per scontato (*1)…
Un altro aspetto, questo credo comune a tutti i giovani di ogni epoca, è la sovrastima delle proprie certezze: lo si vede, per esempio, dalla certezza di Andrea di saper riconoscere le bufale quando poi il suo criterio principale di valutazione è l’auctoritas (v. Auctoritates, auctoritas e bifidus regularis) ovvero il basarsi sulla fonte più che sul concetto in sé.
Intendiamoci: anch’io a quell’età ero così e pensavo di aver capito tutto, almeno di ciò che era realmente importante o che mi interessava…
Invece, anche se in verità non mi aspettavo niente di diverso, sono rimasto un po’ deluso dal fatto che chi è nato e cresciuto con la tecnologia informatica non abbia sviluppato un istinto per sfruttarla a proprio vantaggio. Intendiamoci, da un punto di vista tecnico, dell’usare insomma, non hanno problemi. Manca però la consapevolezza dei limiti e, forse, dei pericoli.
Ingenuamente sognavo che avessero un chissà quale misterioso trucco, non saprei neppure io immaginarmi cosa, per riconoscere il vero dal falso, l’affidabile dall’incerto, il pericolo dal sicuro. Invece no: non mi sembra che siano, da questo punto di vista, diversi dal resto della popolazione: si basano sul sentito dire, su ciò che arriva dalla famiglia e dalla scuola, magari dai propri coetanei...
Conclusione: volendo sintetizzare (*2) la mia sensazione è che i giovani d’oggi siano sostanzialmente come i giovani di ieri: stessi pregi e stessi difetti...
Nota (*1): più volte mi pare di essermi già divertito a descrivere come io non prendessi per buono neppure quello che mi insegnavano i miei professori universitari nella loro materia! Insomma dal mio punto di vista quasi patologico tutti tendono ad apparirmi troppo poco sospettosi, quasi ingenui: del resto, se fossi diverso, probabilmente mi sarei scelto un soprannome diverso da KGB!
Nota (*2): in attesa di riuscire a realizzare la seconda parte della mia intervista!
alla prima stazione
1 ora fa
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