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venerdì 23 dicembre 2022

Vecchi e nuovi tempi

Il “Discorso della servitù volontaria” di Étienne De La Boétie è molto interessante.

Ora ne capisco meglio la logica: prima ha evidenziato il paradosso della popolazione che sopporta di essere sfruttata e che lui spiega con una sorta di abitudine a servire che si rivela essere più forte dell’istinto alla libertà (v. La servitù volontaria); nella parte finale che sto leggendo adesso De La Boétie spiega invece cosa fa da parte sua il “tiranno” per facilitare la conservazione del proprio potere: in pratica l’autore illustra una specie di struttura piramidale di sfruttamento. Il tiranno si affida, concedendo favori, potere e ricchezze a un 5-6 luogotenenti fidati; questi a loro volta ciascuno ad altre decine di persone e così via. Alla fine la società si divide quasi in due metà in cui la prima sfrutta la seconda. A mio parere la percentuale di sfruttatori mi pare decisamente eccessiva ma apprezzo l'idea della struttura sociale che tende ad autopreservarsi (è una conseguenza della legge della reciprocità [E] 3.2).

Qualche citazione: «Così il tiranno opprime i suoi sudditi, gli uni per mezzo degli altri, e viene difeso proprio da chi, se non fosse un buono a nulla, dovrebbe temere di essere attaccato» (*1)

Oppure: «Tutti coloro che sono posseduti da un’ambizione senza limiti e da un’avidità sfrenata, si raggruppano attorno a lui [al tiranno] e lo sostengono in tutti i modi per avere parte al bottino e diventare essi stessi tanti piccoli tiranni sotto quello grande.» (*2)

Poi: «Insomma tra favori e protezioni, guadagni e colpi messi a segno, quanti traggono profitto dalla tirannia son quasi pari a coloro che preferirebbero la libertà.» (*3)

L’autore non dimentica poi il ruolo della religione che, chiaramente, giustifica l’ingiustizia: «E tiranni stessi trovavano del tutto strano il fatto che la gente potesse sopportare un uomo che continuamente la maltrattava; per questo decisero di mettersi davanti la religione come scudo e, nella misura del possibile, assumere una qualche sembianza di divinità per non dover rendere conto della propria vita malvagia.» (*4)

Ma il “trucco” usato dai tiranni che ho trovato più affascinante è il terzo: semplicemente mentire, dire il contrario del vero, affermare di fare il meglio per la popolazione anche quando è palese il contrario. Straordinariamente ciò è sufficiente: le persone preferiscono credere a un’illusione positiva piuttosto che dover affrontare una realtà negativa.

Nelle parole di De La Boétie: «E oggi non si comportano molto meglio coloro che ogni qualvolta compiono un crimine, anche molto grave, lo ammantano di qualche bel discorso sul bene comune e sull’utilità pubblica.» (*5)
«ma la stragrande maggioranza dei tiranni non si affida a troppe sottigliezze sostenendosi piuttosto sulla più grande impudenza.» (*5)

E sopratutto l’amara constatazione finale dell’autore: «È davvero pietoso ricordare quanti stratagemmi abbiano messo in atto i sovrani di un tempo per impiantare la loro tirannia, di quali mezzucci si siano serviti trovandosi davanti una plebaglia fatta apposta per loro, incapace di evitare qualsiasi trabocchetto che le venisse teso, ingannata con estrema facilità e tanto più sottomessa quanto più il tiranno si prendeva gioco di lei.» (*6)

La sezione si conclude poi con un divertente panegirico che al gusto attuale appare ironico ma che, immagino, al tempo (l’autore scrive all’incirca nel 1550!) fosse ritenuto serio: nessuno dei re di Francia, scelti direttamente da Dio, ha infatti fatto niente che non fosse il massimo bene per la popolazione e il paese!
Vabbè, cito l’autore: «[…] non voglio passare per miscredente nei confronti di tutte queste cose poiché né noi né i nostri antenati abbiamo avuto finora ragione d’esserlo, essendoci sempre toccati sovrani tanto buoni in pace e così prodi in guerra che pur essendo re dalla nascita non sembrano fatti dalla natura come gli altri bensì, ancor prima di venire al mondo, scelti da Dio onnipotente per governare e conservare questo regno.» (*7)

Ma, facendo un passo indietro, solo io trovo attuale che uno dei pilastri su cui si sostiene il tiranno sia la pura e semplice menzogna con cui ammanta le proprie scelte? Che altro è la propaganda se non una menzogna spacciata per informazione oggettiva?
E oggi come ieri la “plebaglia” si rende conto di essere ingannata? Assolutamente no! Anzi la maggioranza ingenua viene aizzata contro la minoranza che si rende conto delle mene del potere…

Conclusione: credo che uno dei problemi più grandi di oggi, ma forse lo è sempre stato, è che ci riteniamo troppo superiori ai nostri antenati. Diamo per scontato che non abbiano niente di insegnarci solamente perché, dal punto di vista scientifico, erano meno progrediti di noi. Ma la natura umana non cambia in mille anni, tanto meno in pochi secoli. Ma siccome sappiamo che nel XVI secolo si credeva che il Sole orbitasse intorno alla Terra diamo per scontato che le loro lezioni e gli ammonimenti su ciò che è l’essenza umana non ci riguardino.
Eppure ancora oggi apprezziamo l’arte, la musica, l’architettura e molto altro di ciò che ci è arrivato dal passato: ignoriamo la prova provata che i nostri antenati non ci fossero inferiori. Io ho chiamato questo modo di pensare “paradosso dell’epoca” ([E] 6) ma, in realtà, è più una maledizione.

Nota (*1): tratto da “Discorso della servitù volontaria” di Étienne De La Boétie, stampato da Amazon Italia Logistica, trad. Luigi Geninazzi e Pietro Fanfani, pag 107.
Nota (*2): ibidem, pag. 106-107.
Nota (*3): ibidem, pag. 106.
Nota (*4): ibidem, pag. 101.
Nota (*5): ibidem, pag. 99.
Nota (*6): ibidem, pag. 100.
Nota (*7): ibidem, pag. 102.

4 commenti:

  1. Ognuno sfrutta chi può con i mezzi che ha a disposizione.
    Siamo macchine termodinamiche che cercano di ottenere il massimo col minimo dispendio energetico.
    Minoranza i casi nei quali ciò non avviene.

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  2. Decisamente cinica ma è un'ipotesi interessante, molto darwiniana. Ci rifletterò, grazie per il commento!

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    1. Gandhi dovette fare uno sciopero della fame per portare la moglie, anch'ella della casta dei bramini, a pulire il proprio cesso: ella pretendeva che fosse qualcuno di casta inferiore/bassa a fare lo "sporco" lavoro. Solo una minoranza di persone con principi morali ferrei non casca nello sfruttamento di altri: quando i fenomeni sono così estesi ci sono sempre ragioni fisiche, biologiche, bioevolutive alla base di essi.

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  3. Ah! non lo sapevo: magari era la moglie di Gandhi che cucinava male! :-)
    (scusa il mio senso dell'umorismo sciocchino)

    Comunque sono d'accordo con te: la psicologia evolutiva può spiegare molte "stranezze" comportamentali.
    A dirti la verità credo che quando l'uomo con l'agricoltura è divenuto stanziale anch'esso abbia subito una sorta di addomesticamento. L'utile per il singolo è divenuo subordinato all'utile per la società. E alla società fa comodo una popoplazion mansueta, che tollera le ingiustizie senza ribellarsi. Tieni poi presente che per cambiamenti genetici significativi bastano un duemila anni...

    Al riguardo scrissi un pezzo tempo fa:
    https://parole-sante.blogspot.com/2022/12/da-darwin-allintelligenza.html
    e
    https://parole-sante.blogspot.com/2022/08/evoluzione-della-stupidita.html

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