A parte queste incertezze le riflessioni proposte in tale articolo sono valide pari pari per la situazione attuale.
Leggendo l'articolo mi ero quasi convinto che la norma anti-blogger non fosse solo giusta ma sacrosanta. Poi ho sbattuto le palpebre, ho scosso il capoccione e mi sono ripreso.
Il fatto è che l'articolo è veramente scritto molto bene: l'autore presenta la sua opinione in maniera tale che il lettore, quasi senza rendersene conto, viene portato con numerosi espedienti retorici a vedere le cose dal suo stesso punto di vista. Insomma si tratta di un articolo scritto per convincere i lettori della bontà delle proprie idee (*2).
In questo post mi propongo di analizzare tale articolo per individuare le diverse tecniche usate dall'autore. In ordine “cronologico”:
Ridicolizza: L'articolo si apre ironizzando sui blogger, si usano termini come “vittimismo di categoria”, “stile mi-straccio-le-vesti” e “pretesa antistorica/patetica”. Prima ancora di chiarire quale esattamente sia l'opinione di chi protesta questa viene a priori sminuita e posta sotto una luce negativa.
Vocaboli: Come già si può notare al punto precedente la scelta dei vocaboli è molto accurata: quelli accostati ai blogger hanno tutti una connotazione negativa. Fra i vari termini mi ha colpito quello di “proprietario di blog”: tecnicamente la definizione è (*3 forse) corretta ma io non mi sono mai considerato “proprietario” del mio blog. Il mio blog lo considero mio e basta. Cosa c'è che mi stona nel termine “proprietario”? Il vocabolario mi viene in soccorso: la proprietà sottintende il “diritto di godere” di ciò che ci appartiene. Ma chi tiene un blog più che per godere di esso lo fa per diffondere le proprie idee senza aspettarsi di trarne profitto: il blogger non è un professionista della parola ma un dilettante. Il blogger/dilettante scrive per diletto non per guadagno. Chiamandolo “proprietario” già lo si fa apparire come un imprenditore in giacca e cravatta con secondi fini ben diversi da quelli del dilettante (come un editore cioè). Ma forse, in questo caso, sono io troppo sensibile: giudichino i lettori con la propria sensibilità...
Opinione dei blogger riportata in maniera grossolana: In particolare mi riferisco all'equazione “essere equiparati + o – alla stampa” ≡ “bestemmia”. Sarebbe corretto dire che i blogger sono contro questo provvedimento (per varie ragioni) ma dire che il decreto equivalga per loro a una bestemmia è un'approssimazione eccessiva che, oltretutto, suggerisce un certo fanatismo religioso (e come tale irrazionale). In seguito viene scritto che “{i blogger vogliono che la rete rimanga} un porto franco di irresponsabile e anarchica allegria” che di nuovo mi sembra un'esagerata semplificazione.
Tace: Il giornalista non riporta le vere critiche dei blogger a questa legge, ovvero: il tempo di rettifica troppo breve (48 ore) e la sanzione potenzialmente spropositata per un blog seguito magari da 5-6 lettori.
Blogger monolitici: Per tutto l'articolo si parla di blogger come se fossero tutti uguali. La verità è molto più multiforme e a mio avviso andrebbe ricordato. Invece viene, ad esempio, scritto: “{i blogger vogliono poter scrivere} qualsiasi opinione anche diffamatoria, qualsiasi sconcezza o tesi incontrollata...”. Questo potrà anche essere vero per alcuni ma sicuramente non lo è per la maggior parte. Evidentemente però l'autore preferisce non fare distinguo perché, ammettere che ci siano dei blogger “buoni” (anzi non c'è nessun accenno ai possibili meriti dei blogger!) che non diffamano nessuno, toglierebbe forza al supporto di questa legge.
Ironia: L'articolo alterna varie metafore (pure divertenti) che però hanno la costante di ridicolizzare i blogger. Tipo: “{i blogger sono come} ...milioni di cuor di leoni abitualmente lanciano sassate e nascondono la tastiera.”
Verità: L'autore inserisce una verità con la quale non si può non concordare ma che viene usata come dimostrazione per generare consenso su tutte le altre affermazioni più opinabili. Mi riferisco a “{i blogger} dovrebbero rispondere cioè di insulti e falsità come chiunque altro”.
Ridicolizza: I blogger rappresentati come fanatici religiosi con termini come “martirio” e “apocalittico”.
Esperienza personale: Il giornalista fa poi un excursus su una sua disavventura personale: su Wikipedia vengono costantemente inserite informazioni errate e diffamatorie sul suo conto e lui non ha i mezzi per impedirlo (*4). Poi viene scritto: “Ma a parte me, che ora non c’entro un tubo,...”. E infatti questa divagazione non c'entra niente con i blogger. Il giornalista l'ha inserita per portare il lettore a confondere tutti i blogger con i pochi vandali che su wikipedia hanno infangato il suo buon nome.
Suggerimento: Il giornalista suggerisce esplicitamente l'uguaglianza fra i vandali su Wikipedia e i blogger scrivendo: "Ma un irresponsabile deve restare tale ovunque bazzichi"
Opinione personale come verità: Un esempio per tutti: “i blogger o sono ragazzini o sono ragazzini dentro”: questo può essere vero per alcuni ma certamente non per tutti (di nuovo visione monolitica dei blogger).
Bel finale! La conclusione dell'articolo è molto bella e di effetto e, di conseguenza, genera condiscendenza verso le tesi del giornalista. Per apprezzarla bisogna leggere l'articolo e quindi è inutile che la riporti.
Riassumendo gli artifici usati dal giornalista per convincere i lettori della propria tesi sono:
- Ironia: l'ironia è costantemente utilizzata per ridicolizzare i blogger (oltre che per rendere l'articolo divertente da leggere!)
- Monolitismo negativo: i blogger sono visti rappresentati come se fossero tutti uguali e in particolare: fanatici, immaturi e vandalici. Nessuna delle qualità positive dei blogger è menzionata
- Esperienza personale: usata per dar forza alle proprie tesi anche se solo a livello inconscio (come lo stesso autore ammette scrivendo che non c'entra niente con i blogger!)
- Omissioni: le tesi dei blogger contro la legge non sono riportate o lo sono in modo grossolano e ridicolo
- Verità/Opinioni: le verità assodate e le opinioni del giornalista sono confuse fra loro e ciò potrebbe confondere il lettore che non conosce la materia (tipo chi non sa cosa sia un blog!)
In altre parole il riassunto dell'articolo potrebbe essere il seguente:
Tutti i blogger sono pericolosi fanatici e immaturi. Nessun blogger fa qualcosa di utile. È giusto considerare un blog come il sito di un giornale web. Perché tutti devono rispondere delle proprie azioni (*5). Su wikipedia mi hanno diffamato. Bisogna punire i responsabili che non sono i blogger ma gli assomigliano (*6).
Comunque queste tecniche sono usate in modo raffinato ed è necessario passare l'articolo sotto la lente di ingrandimento per notarle. Per questo, anche se non ne condivido l'opinione, considero l'autore di questo articolo un ottimo giornalista che cerca di svolgere al meglio il suo lavoro con i mezzi che ha a disposizione.
Nota (*1): Per curiosità vorrei approfondire questa questione: se non ricordo male un decreto legge ha validità di un anno (o 6 mesi?) e può essere ripresentato un numero limitato di volte (due?) senza venir convertito in legge. E poi, io che ho memoria per i numeri, mi ricordavo una multa massima di 6000€ mentre adesso è di 12000€... Ho trovato! Si tratta di un decreto simile ma non uguale: infatti in un caso la norma anti-blogger è al comma 28 mentre nell'altro è al 29!
Nota (*2): Lo stile dell'articolo è cioè agli antipodi del modo con cui propongo al lettore le mie riflessioni/teorie. Infatti, come scrivevo nel post Autocensura?: “Infine nei miei post non cerco di convincere gli altri delle mie idee: non cerco cioè di esporle in maniera tale da nascondere i loro punti deboli ed esaltarne i punti di forza.”
Nota (*3): Nel mio caso, ad esempio, il proprietario del blog sono io o è Google?
Nota (*4): Attualmente cercando su Wikipedia il nome del giornalista si legge il messaggio: “Attenzione: questa pagina è stata oscurata e bloccata a scopo cautelativo a seguito di minaccia di azioni legali. Verrà eventualmente ripristinata alla fine della vicenda che la riguarda.”
Nota (*5): Ecco, qui mi pare di avere esplicitato bene l'artificio del giornalista. Quella che dovrebbe essere una tesi, un punto di partenza per proporre una legge equa e giusta (ovvero che chi sbaglia/diffama deve risponderne) viene usata come giustificazione per equiparare siti di giornali nazionali a blog di comuni cittadini (che per me è una palese ingiustizia).
Nota (*6): L'autoironia è mia!