In genere ci raccontano che la concorrenza fra le aziende fa bene: alle aziende perché le rende più competitive e al consumatore perché può avvantaggiarsi delle offerte migliori. Ci dicono che la liberalizzazione è la bacchetta magica che rende possibile tutto questo.
Ci raccontano queste storie solo quando gli fa comodo oppure mi sfugge qualcosa?
Cioè “liberalizzare” significa imporre meno vincoli (lèggi léggi) al mercato oppure ho capito male io?
Sì, sono domande retoriche e sì, sono arrabbiato...
Stavo lavorando all'ultima versione del mio PokerCalc quando ho fatto un break e ho guardato la posta. Niente di interessante: solo una email della libreria online Hoepli.it dalla quale avevo comprato un libro l'anno scorso.
Cosa racconta di bello questa email? Semplicemente dice che dal 1 settembre, a causa della nuova “legge sul libro”, (vedi questo link su hoepli.it) non sarà più possibile fare sconti oltre il 15% (a parte alcune eccezioni opportunamente regolamentate).
Quello che più mi irrita è la “finalità” della legge: “Tale disciplina mira a contribuire allo sviluppo del settore librario, al sostegno della creatività letteraria, alla promozione del libro e della lettura, alla diffusione della cultura, alla tutela del pluralismo dell’informazione”.
Capito? Per “promuovere” i libri e la cultura (e per tutte le altre cose belle dell'elenco) si è pensato bene di imporre per legge alle librerie, virtuali e non, di non fare sconti maggiori del 15%...
Qui si raggiunge un livello di ipocrisia che rasenta l'assurdo: in pratica ci vogliono far credere che si aumenta il prezzo dei libri per accrescerne la diffusione.
Suvvia non siamo ipocriti e diciamo le cose come stanno o, per pudore, almeno evitiamo assurdità: evidentemente si vuole porre un vincolo agli sconti per proteggere degli interessi particolari. Interessi forse delle case editrici, forse delle librerie tradizionali o forse di entrambi: sicuramente non del cittadino...
Io vorrei i tre giorni di sonno!
13 ore fa
Gli editori italiane godono di protezione speciale in alto. Basta guardare lo scandalo dei libri di testo delle scuole italiane di ogni ordine e grado per convincersi. Per fortuna non è necessario comprare libri in italiano; non lo faccio mai, e mai lo farò finché le cose non cambiano. Quello dello "sconto massimo permesso" è veramente una chicca (mi verrebbe da dire italiana).
RispondiEliminaSì, hai ragione: quella dei libri di testo è un'altra bella fregatura per i cittadini avvallata dallo stato...
RispondiEliminaInvece il paradosso di limitare gli sconti per favorire la "diffusione della cultura" sfiora il ridicolo.