Lo so, siamo ad agosto, ma le seguenti considerazioni le ho considerate adesso...
Leggevo uno degli “Storia Illustrata” dello zio (queste riviste hanno preso il posto del classico libro da WC...), il numero di dicembre del 1988 mi pare, e nello specifico un “dossier” sulle feste nel corso della storia: si parte dai sumeri per passare agli egizi, poi ai greci-romani e infine al periodo del tardo impero (diciamo dopo Costantino) e alto medioevo.
In particolare l'ultima parte del dossier analizza come il cristianesimo non riuscendo a debellare del tutto i riti pagani, ancora molto diffusi, si sia impossessato delle loro festività.
Ovviamente, dato il contesto, l'articolo non può non parlare dell'amatissima festività romana del “Dies natalis Solis invicti” che, come dice il suo nome, festeggiava la nascita del Sole invitto. La festa era opportunamente tenuta tre-quattro giorni dopo il solstizio d'inverno del 21 dicembre (quando cioè l'allungamento delle giornate diventa evidente) e la Chiesa la trasformò nel nostro Natale mantenendo la sua celebrazione al 25 dicembre. Il culto del Sole invitto proveniva dall'oriente ma nel passaggio verso Roma (dove l'aveva portato l'imperatore Aureliano) si erano sovrapposti a esso elementi sincretistici tratti dal classico culto apollineo e dal mitraismo.
Queste notizie le conoscevo già da tempo (vedi ad esempio la citazione nel titolo del post Dies natalis Solis invicti che scrissi appunto lo scorso 25 dicembre) ma ho scoperto un paio di elementi nuovi.
Secondo l'articolo il bue e l'asino che circondano il piccolo Gesù sono la diretta trasposizione di due animali sacri al culto di Mitra: il toro e l'onagro (una specie di asino selvatico).
La seconda notizia è più vaga: “... e i magi che gli si presentavano vennero raffigurati in costumi persiani come i fedeli di Mitra...”.
Questa interpretazione mi è parsa un po' forzata.
Da bambino pensavo che i re magi si chiamassero così perché erano dei “maghi” in quanto indovini (studiosi dello zodiaco, etc). Poi per anni non ci ho più pensato.
Recentemente, leggendo Erodoto (vedi Erodoto e le Storie tese) ho scoperto però che i magi erano una tribù dei medi nota a quei tempi (V a.C.) per i suoi indovini e profeti. Dedussi quindi che i cosiddetti re magi non erano dei “maghi” ma dei medi della tribù dei magi: insomma chi meglio di essi avrebbe potuto interpretare il futuro dalla lettura delle stelle (cadenti e non)?
Per curiosità ho verificato cosa si dice al riguardo su wikipedia e qui la mia interpretazione è sostanzialmente confermata (anche la mia paraetimologia infantile “re magi”=“re maghi” è sorprendentemente corretta perché, a quanto pare, il termine “mago” veniva appunto usato per indicare gli astronomi/astrologhi e gli scienziati in genere!).
In conclusione oggi ho avuto la piccola soddisfazione di essermi reso conto di essere stato in grado di giudicare con cognizione di causa delle informazioni non troppo conosciute.
Mi rendo conto che questa disquisizione non deve essere sembrata troppo interessante ai miei lettori: immagino che oggettivamente sia così. Il fatto è che in circostanze analoghe avrei semplicemente telefonato allo zio per parlarne e lui si sarebbe gettato in chissà quali commenti e analogie... sigh...
giovedì 4 agosto 2011
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