La seguente ipotesi mi sembra più adatta a essere uno spunto per un romanzo di fantapolitica che per un mio post ma tant'è...
Il fatto: crollano le borse e in particolare quella italiana.
Ma perché? Qual è stata l'origine di questa crisi.
Ufficialmente tutto è partito dal downgrade del rating degli USA: in pratica questo significa che i bond americani sono considerati un po' meno sicuri di quanto non fossero prima. Questo si traduce nel fatto che gli USA dovranno emetterli con un tasso di interesse più alto per riuscire a piazzarli.
Contemporaneamente chi ha molti bond USA potrebbe temere che questi non vengano ripagati: non per niente la Cina, maggior creditore USA, ha subito chiesto a gran voce garanzie in tal senso.
Ma l'Italia cosa c'entra? Il problema sono le banche.
In teoria solo le banche che possiedono molti bond americani corrono un rischio concreto (vedi sopra il riferimento alla Cina) ma in pratica però tutte le banche sono collegate fra loro da una miriade di investimenti e altri intrecci finanziari.
Una banca potrebbe non avere direttamente nessun bond americano ma possedere obbligazioni di un'altra banca che, a sua volta, è molto esposta. Se questa seconda banca è a rischio bond automaticamente allora anche le sue proprie obbligazioni diventano a rischio.
Questo significa che nella finanza globale non è importante chi investe su cosa perché comunque nessuno è immune essendo tutti interconnessi. In altre parole non ha senso parlare di dove sia il problema ma solo di quanto questo sia grande. Nella fattispecie il problema è enorme.
Detto questo io mi ero subito immaginato un crollo del valore dell'azioni delle banche italiane e non.
Non riuscivo a capire però il perché del crollo di titoli industriali come le Fiat. Poi, mi pare per due giorni consecutivi, il sistema informatico della borsa ha avuto dei problemi e l'unico dato noto è stata la perdita complessiva.
Ecco quindi la mia ipotesi paranoica: le vendite che hanno innescato la caduta dei titoli non bancari sono state provocate con un attacco informatico e gli inconvenienti tecnici a fine giornata sono serviti per coprire le tracce.
Per valutare quanto questa ipotesi sia paranoica bisogna esaminare due fattori: chi può (ha le capacità) per fare ciò e a chi gioverebbe.
Per il “chi” è evidente che il singolo hacker non sarebbe in grado di fare niente del genere: per un attacco di questo tipo sarebbe necessaria una grandissima organizzazione con grandi mezzi, probabilmente qualcosa a livello di uno stato.
Chi ci guadagna dal crollo delle borse? Ad esempio chi vuole comprare a poco prezzo: in questo caso nei prossimi mesi basterà osservare se ci sono grandi acquisizioni per avere una lista di possibili sospetti.
Un altro effetto dell'instabilità finanziaria è che l'economia occidentale resta in panne. La domanda quindi è: esiste un paese che ha interesse, o trae vantaggio, dalla debolezza economica occidentale?
Inutile concludere che i servizi segreti cinesi sono i miei primi indiziati. La mia unica perplessità riguarda il Tao. Per comprendere la Cina è necessario capire il Tao. Già da tempo avevo promesso un post al riguardo (vedi Nozione di Tao) per spiegare cosa intendo ma poi non ho avuto voglia.
Brevemente: il Tao si basa sull'equilibrio fra due forze contrapposte lo yin e lo yang: il principio femminile più passivo e quello maschile più attivo. La mentalità occidentale pone l'enfasi sullo yang, ovvero sul “fare” attivamente, ma per il Tao lo yin e lo yang hanno pari dignità: in alcuni momenti, per certe situazioni, è meglio lo yin e in altri lo yang.
La Cina, nei suoi rapporti con l'occidente, fino ad oggi ha avuto un approccio “passivo” (*1) basato sullo yin. In altre parole: l'andamento della situazione internazionale, specialmente economica/commerciale, è completamente a favore della Cina e per questo motivo c'è un bisogno minimo di azioni attive (yang) per modificarlo.
Un attacco informatico come quello da me ipotizzato sarebbe un'azione MOLTO yang (a meno che non ci fosse la certezza che non venisse scoperto) e quindi molto inusuale per quanto visto fino ad adesso.
È anche vero che ci sono piccoli segnali di un mutamento nell'atteggiamento cinese (vedi varo della portaerei) ma in definitiva, io per primo (non potendo fare un minimo di indagini), ritengo la mia ipotesi piuttosto improbabile.
Nota (*1): Come spiegato nel post Nozione di Tao il “passivo” dello yin non ha la connotazione negativa che noi occidentali automaticamente attribuiamo a tale termine. La passività dello yin non è sinonimo di debolezza o incapacità quanto piuttosto di “attesa vigile e consapevole”. Attesa del momento in cui un atteggiamento “attivo” (yang) è più opportuno.
AVE CESARE
8 ore fa
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