Mio padre oggi mi ha costretto a vedere la prima puntata della serie “Lidia Poët” su Netflix.
Io ero scettico perché non mi piacciono le serie italiane: le trovo prevedibili e quindi noiose. Non mi piace poi neppure lo stile di recitazione dei nostri attori: non sono credibili, si ha la sensazione che recitino. Bo, magari è colpa dei registi o dei personaggi, non so…
E comunque i gialli non mi piacciano molto e, avevo capito, in questa serie c’erano degli elementi di investigazione…
La trama è ambientata nella Torino di fine XIX secolo e, mi pare, si è fatto un buono sforzo di ricreare l’ambientazione dell’epoca. Eppure non mi ha convinto: per esempio non si vedevano bambini (vabbè, un paio c’erano ma se si guardano filmati dell’epoca si vede sempre che la demografia della popolazione è composta per (a occhio) una metà di giovani) e neppure poveri che, ovviamente, dovevano essere la maggioranza.
Comunque gli posso dare un 6½.
La protagonista è carina ma il suo personaggio non è credibile; i vari personaggi sono troppo macchiette e alcuni scambi di battute sono scontate. Mi piace il fratello della protagonista ma il fratello della cognata mi pare eccessivo. Voto 5½.
L’intrigo era banalissimo e lo stesso vale per lo stratagemma con cui la protagonista scopre il colpevole. I dopo 5 minuti, un po’ sul serio e un po’ per scherzo, ho predetto che il colpevole era il promesso sposo rifiutato: questo perché era la probabilità più ovvia e dubitavo che una trama italiana si inventasse qualche colpo di scena. In realtà l’assassino era il padre del promesso sposo ma la logica era la stessa. Voto 3.
La regia/montaggio era lenta, troppo didascalica. Voto 5.
Manca una colonna sonora che accompagni le scene e aiuti a costruire l’atmosfera! Voto 2.
Comunque, mi rendo conto adesso, ciò che più non mi piace è l’atmosfera complessiva della serie: non è un giallo, non è un dramma, men che meno è di azione, non è un giudiziario, di certo non storico/documentaristico (!), le difficoltà della prima avvocatessa italiana sono banalizzate, c’è parecchio nudo superfluo (*1). Si capisce che la serie vorrebbe essere divertente ma manca l’umorismo: è la comicità italiana delle macchiette. Non è né carne né pesce (né primo né frutta né dolce!). Voto 5.
Voto medio: 4.5 (credo), diciamo quindi 4½. Io mi aspettavo 4 e, invece, complessivamente gli darei 5 (la media è abbassata troppo dalla colonna sonora assente).
Ho scorto poi il titolo di un articolo che riportava il parere sulla serie di una pronipote della Lidia Poët storica: “Frivolo e volgare”. Mi sembra centri l'essenza. Voto 8.
Conclusione: se piace a mio padre non può che essere troppo lento e prevedibile per me. Ne guarderò un’altra puntata solo SE insisterà parecchio, magari anche per capire se le puntate successive hanno una trama gialla più significativa (ma ne dubito).
Nota (*1): ancora devo capirne il senso: sicuramente avrà motivi commerciali ma ancora me ne sfugge la logica...
alla prima stazione
1 ora fa
Il commento di chatGPT:
RispondiEliminaIl narratore descrive la sua esperienza di guardare la prima puntata della serie "Lidia Poët" su Netflix, ambientata nella Torino del XIX secolo. Non è rimasto colpito dalla trama banale, dai personaggi macchiette e dalla mancanza di una colonna sonora efficace. Conclude che la serie è troppo lenta e prevedibile per i suoi gusti.