[E] Attenzione! Per la comprensione di questo pezzo è necessaria la lettura della mia Epitome (V. 1.9.0 "Dolore").
Premetto che qualche giorno fa ho pensato “e chi…!” e ho ripreso la lettura di “Democrazia cosa è” senza attendere di rimettermi in pari con questa sintesi.
Oltretutto quello che ho iniziato è l’ultimo capitolo ma dopo di esso c’è una corposa appendice che sembra essere interessante: l’idea è quella di concludere questa serie, obiettivamente piuttosto strascicata, col capitolo che sto leggendo. Se poi trovassi degli spunti particolarmente interessanti nelle appendici ci farò allora dei pezzi a parte.
Oggi riprendo dal capitolo XII ma invece di soffermarmi su tutte le mie note mi limiterò ai due o tre passaggi che avevo particolarmente evidenziato. Dovrebbe venirne fuori un pezzo più breve e, spero, interessante.
La prima nota “importante” riguarda una differenza di giudizio sul “mercato” con Sartori.
Sartori afferma che il mercato supera le ineguaglianze di nascita e di ceto: è vero ma non lo vedo come un merito del mercato in quanto tale ma di un’evoluzione della “struttura di base” istituzionale.
Successivamente Sartori spiega che il mercato favorisce il merito e non le uguaglianze: qui bisogna capire da che prospettiva si intende questa affermazione. Se si parla delle aziende che competono fra loro allora, forse, viene premiato il merito (ma subentrano tanti altri fattori che potrebbero distorcere o addirittura ribaltare questa visione semplicistica); se invece ci si riferisce ai consumatori e chi ha più merito ha semplicemente più denaro da spendere allora il limite del sistema è ovvio. Anche semplicemente ricordando che il denaro genera denaro e non può quindi essere considerato una misura equa del merito (*1).
Insomma in questa liquidazione delle critiche al mercato mi pare che Sartori sia un po’ assertivo e semplicistico nelle sue argomentazioni…
La seconda nota evidenziata reca in realtà l’appunto “dovrei rifletterci un po’...” ma ormai riassumo la questione. Nel sottocapitolo intitolato “Individualismo, collettivismo e valore-lavoro” Sartori arriva a un piccolo paradosso: «[…] il paradosso sussiste: Marx è inconsapevolmente individualista, e il mercato è, senza intenderlo, collettivista.» (*2)
Le argomentazioni sono:
1. il mercato sfrutta il lavoratore (pagandolo meno del valore che produce) a beneficio dei consumatori (che pagano meno per i prodotti che acquistano) ed è per questo collettivistico.
2. Marx tutelando i singoli meno abili (puniti invece dal mercato) è individualista (*3).
Ma, che dire, il paradosso è divertente ma mi pare piuttosto forzato: in particolare il mercato sfrutta il lavoratore per massimizzare i profitti piuttosto che per abbassare i prezzi per i consumatori. Sì, a volte la competizione delle varie aziende fra loro può portare benefici ai consumatori ma si tratta di un effetto collaterale e non dell’essenza del mercato. Altrettanto e forse più spesso il grande monopolio si approfitta della propria forza per “spremere” i consumatori il più possibile.
Non conosco abbastanza la teoria di Marx per esprimere un giudizio sul tempo-lavoro-valore ma mi sembra che l’esempio riportato (*3) sia un caso limite: non so, supponendo la stessa abilità per entrambi gli orologiai, verrebbe da pensare che l’orologio prodotto in dieci giorni abbia una qualità maggiore di quello costruito in un singolo giorno e anche questo andrebbe considerato…
Insomma paradosso divertente ma poco significativo.
Avevo poi evidenziato una lunga citazione di Voltaire in cui vengono elencate le libertà naturali: avevo chiaramente in mente di mostrare come queste stiano attualmente venendo erose, intaccate e limitate, spesso con giustificazioni speciose, nelle nostre moderne democrazie.
Chi, come me, esprime le proprie paure è velocemente additato e screditato come un complottista.
Oggi non mi va di ripetere sempre le stesse cose e quindi evito di sprecar tempo riscrivendo ciò che ho già scritto: chi fosse interessato troverà sicuramente del materiale al riguardo in pezzi specifici.
Altra questione interessante: è stato lo sviluppo economico occidentale a portare alla democrazia?
Secondo Sartori non è proprio così: piuttosto lo sviluppo economico è precondizione alla democrazia. Vale infatti il controesempio della Cina dove vi è ricchezza ma non democrazia.
Personalmente credo che sviluppo e democrazia si facilitino a vicenda ma questo solo quando la democrazia non degeneri in qualcosa di diverso: secondo la mia teoria in una società decadente il governo politico si appiattisce facilmente sulle posizioni dei poteri economici con la conseguente degenerazione di tutte le istituzioni, compresa la stessa democrazia (vedi [E] 15 per un trattazione più approfondita) in un circolo vizioso.
Conclusione: l’aspetto più interessante di questo capitolo è la relazione fra economia e democrazia: Sartori riporta varie teorie più o meno credibili ma personalmente vedo il tutto da una prospettiva completamente diversa.
Per me il potere è da sempre in mano a parapoteri, che nel corso del tempo hanno cambiato forma e talvolta natura, e la conseguenza è che il mercato è il mezzo più pratico per aumentare la propria forza (che al giorno d’oggi corrisponde al denaro) e la democrazia un mito necessario a mantenere il controllo della popolazione.
Nota (*1): e oltretutto, vedi Rawls, non è assolutamente detto che si voglia sempre premiare il merito sacrificando l’equità: almeno dal mio punto di vista.
Nota (*2): tratto da “Democrazia cosa è” di Giovanni Sartori, (E.) RCS, 2007, pag. 229.
Nota (*3): l’esempio riportato è quello degli orologiai: se un orologiaio produce un orologio in un giorno e un altro in dieci giorni allora il valore del secondo dovrebbe essere dieci volte maggiore del primo dato che ha richiesto 10 volte tanto tempo per essere prodotto. O magari, più realisticamente, si medierebbe considerando i due orologi prodotti ciascuno in 5 giorni.
giovedì 31 marzo 2022
mercoledì 30 marzo 2022
Illusione o realtà?
[E] Attenzione! Per la comprensione di questo pezzo è necessaria la lettura della mia Epitome (V. 1.9.0 "Dolore").
Nella conclusione del precedente Gioco di prestigio avevo spiegato che il dubbio legittimo che può venire dopo aver visto/letto l’articolo “The illusion of evidence based medicine” è quanto ci sia di vero: sembra infatti incredibile che la situazione sia così degenerata come viene lì descritta.
Non conoscendo queste problematiche il mio punto di riferimento iniziale è “Scienza è democrazia” di Maria Luisa Villa che lessi qualche anno fa.
Non sono sicuro di averne scritto sul ghiribizzo (*1) ma nella parte finale l’autrice si sofferma sui problemi attuali delle università: la burocratizzazione della ricerca e dei ricercatori, la caccia ai finanziamenti, le stesse ricerche sviluppate con l’intento principale di essere pubblicate etc.
Il quadro dipinto dall’autrice è quindi compatibile con quanto scritto nell’articolo “The illusion of evidence based medicine” ma è certamente meno cupo: c’è da dire poi chela Villa si riferiva alle università in generale e non specificatamente alle facoltà di medicina dove, almeno in questo momento, la pressione commerciale è più forte.
Su tali basi scrissi il capitolo [E] 9.5 in cui elencavo i pericoli per la scienza:
«Da quanto spiegato appare chiaro come nel mondo moderno sia oramai evidente a tutti l’importanza e l’utilità della scienza. Questo però non significa che la scienza non corra dei rischi.
In particolare il controllo da parte dei parapoteri economici e politici dei fondi necessari alla ricerca e il conseguente tentativo di valutazione del valore dei singoli ricercatori, inevitabilmente approssimativa e manipolabile, stanno portando vari scompensi. In pratica il valore di un ricercatore è calcolato sul numero di citazioni ottenuto dalla sue ricerche: la conseguenza è che queste sono più affrettate (meglio farne molte superficiali che poche accurate), i risultati possono essere gonfiati quando non addirittura contraffatti (per ottenere più citazioni), vi può essere una selezione a posteriori dei risultati ottenuti e ci si concentra unicamente quelli positivi (di nuovo per poter ottenere più visibilità e quindi più citazioni); inoltre lo scienziato spesso è costretto a reinventarsi politico, dirigente e burocrate tutte attività che, al di là di come riesca a svolgerle, lo distolgono comunque da quella che dovrebbe essere la sua attività primaria.
L’influenza dei parapoteri economici nella ricerca si traduce nel tentativo di ottenere un profitto dalle nuove scoperte, per esempio mediante brevetti, e nell’orientare la ricerca verso applicazioni pratiche (nuovi prodotti commerciali).»
Ecco diciamo che all’epoca ero consapevole dell’esistenza di un problema nella ricerca scientifica ma ancora non sospettavo l'ampiezza della sua degenerazione specialmente nelle facoltà di medicina.
Altre conferme della relazione di sudditanza delle università (*2) dalle sovvenzioni delle grandi aziende mi viene anche da Chomsky (v. Inedia e potere e successivi). Egli si concentra soprattutto sulla formazione e selezione di intellettuali che saranno naturalmente allineati col potere dominante ma anche questo è un aspetto che emerge in “The illusion of evidence based medicine” soprattutto nelle figure dei KOL.
Del resto tutto questo è compatibile anche con la mia teoria degli intellettuali critici e organici ([E] 9.6): è facile per il potere selezionare degli intellettuali che, in cambio di denaro, notorietà e carriera, siano disposti a sostenere, col peso della propria autorità accademica, qualsiasi teoria il potere gli chieda di tutelare.
Questa degenerazione, specialmente delle facoltà di medicina, è poi pienamente compatibile con la mia teoria del profittismo ([E] 14.4) e con l’attuale fase di decadenza occidentale ([E] 15): il profitto prima di tutto, prima ciò dell’uomo e della sua salute; in una società decadente, dove le istituzioni non sono più in grado di svolgere il proprio ruolo teorico, ecco che diviene normale che le regolamentazioni vengano scritte a uso e consumo dei poteri economici.
C’è poi da dire che lo sfruttare personalità accademiche da parte dell’industria per influenzare la comunità scientifica per garantirsi un ritorno economico non è un fenomeno nuovo: rimando al fondamentale La parabola di Hegsted. In passato un fenomeno apparentemente isolato ma che, evidentemente, in una fase di decadenza può divenire la norma. Oppure pensiamo a come l’industria del tabacco sia riuscita a nascondere per circa una trentina d’anni (dagli anni ‘50 agli ‘80) la conoscenza di come il fumo sia dannoso per la salute…
Più recentemente la pandemia, con i suoi miliardi di profitti per la case farmaceutiche, ha portato nuovi esempi. Ripropongo qui un paio di video che (mi pare) avevo già evidenziato in dei corti.
Covid-19: Researcher blows the whistle on data integrity issues in Pfizer’s vaccine trial: una dipendente di un’azienda che svolgeva le prove di sicurezza per il vaccino Pfizer spiega le varie anomalie e deficienze nelle procedure usate: in pratica i risultati ottenuti sono completamente inaffidabili. Racconta poi dell’indifferenza della FDA che avrebbe dovuto indagare sulla sua segnalazione e il cui unico risultato è stato invece il proprio licenziamento avvenuto poche ore dopo.
FDA Exec on Camera Reveals Future COVID Policy "Biden Wants To Inoculate As Many People As Possible" e FDA Executive Officer Exposes Close Ties Between Agency and Pharmaceutical Companies: dove attraverso un’intervista rubata, viene dimostrata l’influenza delle case farmaceutiche sulla FDA (vedi sopra), ovvero sui regolatori tecnici e in teoria imparziali.
Infine voglio riproporre un sito che cito spesso: Ivermectin for COVID-19: real-time meta analysis of 81 studies.
Sull’Ivermectin ho già scritto tante altre volte e non ho voglia di ripetermi: voglio però mostrare un dato interessante.
A favore dell’Ivermectin il sito mostra attualmente 81 studi: nonostante questa evidenzia scientifica, almeno nel mondo occidentale, tale farmaco è fortemente ostracizzato. Invece le ricerche a favore di nuovi farmaci, brevettabili e brevettati, ad alto costo (*3), condotte dalle stesse aziende produttrici sono state immediatamente accolte come valide e le rispettive medicine acquistate immediatamente dai governi occidentali.
Copio e incollo una tabella riepilogativa presa dal sito:
Mi pare evidente qui che il potere politico, come spiegato nella mia teoria sulla decadenza ([E] 15), sia ben pronto a venire incontro alle richieste dei poteri economici: in questo caso le case farmaceutiche ma anche, in altri contesti, ai produttori d’armi etc.
Nel complesso quindi trovo l’articolo del BMJ (The illusion of evidence based medicine) estremamente credibile e convincente.
Sarebbe bello pensare che si tratti di esagerazioni o falsità ma tutto mi suggerisce il contrario.
Quindi cosa pensare delle politiche per la gestione della pandemia basate su protocolli a loro volta fondati su dati scientifici non attendibili?
Lascio ai lettori il compito di rispondersi da soli a questa domanda…
Conclusione: quando parlo delle centinaia di migliaia di morti provocati dalla gestione colpevolmente errata del covid-19 nel mondo occidentale NON sono retorico. È proprio ciò che penso. Centinaia di migliaia di persone sono state lasciate morire, volutamente ignorando cure e/o precauzioni che avrebbero potute salvarle, per il profitto di pochissimi, ovvero delle case farmaceutiche. Il potere politico si è dimostrato complice in gran parte dell’occidente (con varie eccezioni qua e là dove la democrazia non è ancora una parola vuota). Questa è la decadenza del mondo occidentale.
Nota (*1): in un rapido controllo ho trovato commenti solo ai primi capitoli…
Nota (*2): pure in “The Big Bang theory” ci sono almeno un paio di episodi basati sulla ricerca di fondi per l’università. Il rettore poi è sempre rappresentato come un burocrate e agente commerciale. Chiaro che in questa serie la sua figura venga trasformato in una divertente macchietta sempre in contrasto con Sheldon ma è altrettanto ovvio che il suo stereotipo non nasce dal nulla e deve avere basi reali.
Nota (*3): a dire il vero CREDO che il Budesonide sia un vecchio farmaco e che, come tale, costi poco e non porti particolari introiti ai suoi produttori.
Nella conclusione del precedente Gioco di prestigio avevo spiegato che il dubbio legittimo che può venire dopo aver visto/letto l’articolo “The illusion of evidence based medicine” è quanto ci sia di vero: sembra infatti incredibile che la situazione sia così degenerata come viene lì descritta.
Non conoscendo queste problematiche il mio punto di riferimento iniziale è “Scienza è democrazia” di Maria Luisa Villa che lessi qualche anno fa.
Non sono sicuro di averne scritto sul ghiribizzo (*1) ma nella parte finale l’autrice si sofferma sui problemi attuali delle università: la burocratizzazione della ricerca e dei ricercatori, la caccia ai finanziamenti, le stesse ricerche sviluppate con l’intento principale di essere pubblicate etc.
Il quadro dipinto dall’autrice è quindi compatibile con quanto scritto nell’articolo “The illusion of evidence based medicine” ma è certamente meno cupo: c’è da dire poi chela Villa si riferiva alle università in generale e non specificatamente alle facoltà di medicina dove, almeno in questo momento, la pressione commerciale è più forte.
Su tali basi scrissi il capitolo [E] 9.5 in cui elencavo i pericoli per la scienza:
«Da quanto spiegato appare chiaro come nel mondo moderno sia oramai evidente a tutti l’importanza e l’utilità della scienza. Questo però non significa che la scienza non corra dei rischi.
In particolare il controllo da parte dei parapoteri economici e politici dei fondi necessari alla ricerca e il conseguente tentativo di valutazione del valore dei singoli ricercatori, inevitabilmente approssimativa e manipolabile, stanno portando vari scompensi. In pratica il valore di un ricercatore è calcolato sul numero di citazioni ottenuto dalla sue ricerche: la conseguenza è che queste sono più affrettate (meglio farne molte superficiali che poche accurate), i risultati possono essere gonfiati quando non addirittura contraffatti (per ottenere più citazioni), vi può essere una selezione a posteriori dei risultati ottenuti e ci si concentra unicamente quelli positivi (di nuovo per poter ottenere più visibilità e quindi più citazioni); inoltre lo scienziato spesso è costretto a reinventarsi politico, dirigente e burocrate tutte attività che, al di là di come riesca a svolgerle, lo distolgono comunque da quella che dovrebbe essere la sua attività primaria.
L’influenza dei parapoteri economici nella ricerca si traduce nel tentativo di ottenere un profitto dalle nuove scoperte, per esempio mediante brevetti, e nell’orientare la ricerca verso applicazioni pratiche (nuovi prodotti commerciali).»
Ecco diciamo che all’epoca ero consapevole dell’esistenza di un problema nella ricerca scientifica ma ancora non sospettavo l'ampiezza della sua degenerazione specialmente nelle facoltà di medicina.
Altre conferme della relazione di sudditanza delle università (*2) dalle sovvenzioni delle grandi aziende mi viene anche da Chomsky (v. Inedia e potere e successivi). Egli si concentra soprattutto sulla formazione e selezione di intellettuali che saranno naturalmente allineati col potere dominante ma anche questo è un aspetto che emerge in “The illusion of evidence based medicine” soprattutto nelle figure dei KOL.
Del resto tutto questo è compatibile anche con la mia teoria degli intellettuali critici e organici ([E] 9.6): è facile per il potere selezionare degli intellettuali che, in cambio di denaro, notorietà e carriera, siano disposti a sostenere, col peso della propria autorità accademica, qualsiasi teoria il potere gli chieda di tutelare.
Questa degenerazione, specialmente delle facoltà di medicina, è poi pienamente compatibile con la mia teoria del profittismo ([E] 14.4) e con l’attuale fase di decadenza occidentale ([E] 15): il profitto prima di tutto, prima ciò dell’uomo e della sua salute; in una società decadente, dove le istituzioni non sono più in grado di svolgere il proprio ruolo teorico, ecco che diviene normale che le regolamentazioni vengano scritte a uso e consumo dei poteri economici.
C’è poi da dire che lo sfruttare personalità accademiche da parte dell’industria per influenzare la comunità scientifica per garantirsi un ritorno economico non è un fenomeno nuovo: rimando al fondamentale La parabola di Hegsted. In passato un fenomeno apparentemente isolato ma che, evidentemente, in una fase di decadenza può divenire la norma. Oppure pensiamo a come l’industria del tabacco sia riuscita a nascondere per circa una trentina d’anni (dagli anni ‘50 agli ‘80) la conoscenza di come il fumo sia dannoso per la salute…
Più recentemente la pandemia, con i suoi miliardi di profitti per la case farmaceutiche, ha portato nuovi esempi. Ripropongo qui un paio di video che (mi pare) avevo già evidenziato in dei corti.
Covid-19: Researcher blows the whistle on data integrity issues in Pfizer’s vaccine trial: una dipendente di un’azienda che svolgeva le prove di sicurezza per il vaccino Pfizer spiega le varie anomalie e deficienze nelle procedure usate: in pratica i risultati ottenuti sono completamente inaffidabili. Racconta poi dell’indifferenza della FDA che avrebbe dovuto indagare sulla sua segnalazione e il cui unico risultato è stato invece il proprio licenziamento avvenuto poche ore dopo.
FDA Exec on Camera Reveals Future COVID Policy "Biden Wants To Inoculate As Many People As Possible" e FDA Executive Officer Exposes Close Ties Between Agency and Pharmaceutical Companies: dove attraverso un’intervista rubata, viene dimostrata l’influenza delle case farmaceutiche sulla FDA (vedi sopra), ovvero sui regolatori tecnici e in teoria imparziali.
Infine voglio riproporre un sito che cito spesso: Ivermectin for COVID-19: real-time meta analysis of 81 studies.
Sull’Ivermectin ho già scritto tante altre volte e non ho voglia di ripetermi: voglio però mostrare un dato interessante.
A favore dell’Ivermectin il sito mostra attualmente 81 studi: nonostante questa evidenzia scientifica, almeno nel mondo occidentale, tale farmaco è fortemente ostracizzato. Invece le ricerche a favore di nuovi farmaci, brevettabili e brevettati, ad alto costo (*3), condotte dalle stesse aziende produttrici sono state immediatamente accolte come valide e le rispettive medicine acquistate immediatamente dai governi occidentali.
Copio e incollo una tabella riepilogativa presa dal sito:
Mi pare evidente qui che il potere politico, come spiegato nella mia teoria sulla decadenza ([E] 15), sia ben pronto a venire incontro alle richieste dei poteri economici: in questo caso le case farmaceutiche ma anche, in altri contesti, ai produttori d’armi etc.
Nel complesso quindi trovo l’articolo del BMJ (The illusion of evidence based medicine) estremamente credibile e convincente.
Sarebbe bello pensare che si tratti di esagerazioni o falsità ma tutto mi suggerisce il contrario.
Quindi cosa pensare delle politiche per la gestione della pandemia basate su protocolli a loro volta fondati su dati scientifici non attendibili?
Lascio ai lettori il compito di rispondersi da soli a questa domanda…
Conclusione: quando parlo delle centinaia di migliaia di morti provocati dalla gestione colpevolmente errata del covid-19 nel mondo occidentale NON sono retorico. È proprio ciò che penso. Centinaia di migliaia di persone sono state lasciate morire, volutamente ignorando cure e/o precauzioni che avrebbero potute salvarle, per il profitto di pochissimi, ovvero delle case farmaceutiche. Il potere politico si è dimostrato complice in gran parte dell’occidente (con varie eccezioni qua e là dove la democrazia non è ancora una parola vuota). Questa è la decadenza del mondo occidentale.
Nota (*1): in un rapido controllo ho trovato commenti solo ai primi capitoli…
Nota (*2): pure in “The Big Bang theory” ci sono almeno un paio di episodi basati sulla ricerca di fondi per l’università. Il rettore poi è sempre rappresentato come un burocrate e agente commerciale. Chiaro che in questa serie la sua figura venga trasformato in una divertente macchietta sempre in contrasto con Sheldon ma è altrettanto ovvio che il suo stereotipo non nasce dal nulla e deve avere basi reali.
Nota (*3): a dire il vero CREDO che il Budesonide sia un vecchio farmaco e che, come tale, costi poco e non porti particolari introiti ai suoi produttori.
lunedì 28 marzo 2022
Gioco di prestigio
Oggi voglio scrivere un pezzo “importante”: voglio riassumere (anche come comodo riferimento per me in futuro) l’ultimo video del Dr. Campbell: The illusion of evidence based medicine.
Nel video, a sua volta, il Dr. Campbell riassume un articolo del British Medical Journal, questo: The illusion of evidence based medicine.
Prima riporterò la mia sintesi, basata come detto sul video del Dr. Campbell, e a seguire delle mie riflessioni personali. Voglio tenere queste due parti ben separate in maniera che sia chiaro quello che scrivono gli autori dell’articolo originario e il mio pensiero.
- La medicina DEVE essere basata sulle prove scientifiche. È così che è potuta progredire: molti degli interventi medici dei secoli passati erano spesso nocivi o ininfluenti perché non basati sulla scienza: per esempio i salassi o le somministrazioni di arsenico per alcune malattie.
- Il problema, secondo l’articolo, è che il meccanismo della medicina basata sulle prove scientifiche ha smesso di funzionare. Le ragioni sono numerose e verranno elencate qui di seguito ma principalmente si dividono in tre categorie: 1. Interessi economici delle case farmaceutiche; 2. Regolamentazione carente; 3. Interessi economici nelle università.
- [Riflessione del Dr. Campbell sulla sua esperienza personale] In passato la voce degli esperti era molto più ascoltata di oggi (pto e contro) dove invece predominano i protocolli (bene se ... vedi prossimo punto!).
- I protocolli però, per essere utili e funzionare bene, devono essere basati su solidi dati scientifici.
- E qui nascono i primi problemi: la maggior parte delle ricerche su cui si basano i protocolli sono effettuati dalla case farmaceutiche che, inutile dirlo, sono parti in causa e assolutamente NON indipendenti (il loro obiettivo è massimizzare il proprio profitto).
- [Opinione del Dr. Campbell?] Un problema è che invece di ottimizzare la salute delle persone, per esempio suggerendo attività fisica o evitando particolari carenze alimentari, si preferisce curare i malati perché, ovviamente, il profitto è maggiore.
- [Opinione del Dr. Campbell] Per condurre una ricerca clinica occorre molto denaro (circa 10 milioni di dollari) ed è quindi comprensibile che le case farmaceutiche siano disposte a spendere tali cifre solo se vi è la possibilità di un ritorno economico: ovvero per farmaci che possono essere brevettati e quindi venduti con profitto. Per esempio la Mercs, detentrice del brevetto ormai scaduto dell’Ivermectin, si è detta “non interessata” a condurre studi clinici per verificarne l’eventuale efficacia di tale farmaco come antivirale e in particolare contro il covid-19; ovviamente ha però condotto (come la Pfizer) ricerche su nuovi antivirali brevettabili e brevettati sempre contro il covid-19.
- La pubblicazioni di documenti delle case farmaceutiche precedentemente riservati ha gettato una luce preoccupante sulla qualità e indipendenza delle ricerche che dovrebbero verificare l’efficacia e la sicurezza di un nuovo farmaco.
Queste procedure errate annullano del tutto l’affidabilità dei dati presentati e, di conseguenza, l’efficacia dei protocolli basati su di essi.
- Citazione di Karl Popper secondo il quale era fondamentale che la scienza rimanesse libera e integra per il bene delle società aperte e democratiche. [Opinione del Dr. Campbell?] Per esempio i dati grezzi delle ricerche dovrebbero essere immediatamente disponibili ai ricercatori in maniera che possano verificarli.
- Per “integrità della scienza” si intende: 1. i ricercatori dovrebbero rimanere oggettivi e non favorire alcune ipotesi; 2. valutare seriamente i risultati delle ricerche più stringenti (di nuovo vi è il problema da chi e quali ricerche vengono effettuate).
- Questi due criteri ormai non vengono rispettati a causa degli interessi economici in ballo a scapito del bene comune.
- Il mercato farmaceutico è dominato da pochi giganti in competizione fra loro ma capaci di unire i propri sforzi per allargare il mercato. [Commento del Dr. Campbell] Meglio quindi avere una pillola per ogni malanno piuttosto che agire preventivamente migliorando l’efficacia del sistema immunitario individuale.
- Il progresso scientifico è poi ostacolato dalla gestione dei dati grezzi effettuata dalle case farmaceutiche. In particolare: 1. dati grezzi non condivisi con la comunità scientifica (che potrebbe verificarli); 2. non si hanno notizie delle ricerche con esito negativo; 3. effetti indesiderati negativi non riportati correttamente.
- Persone muoiono a causa dell’intreccio fra interessi commerciali delle case farmaceutiche, l’inefficacia delle regolamentazioni e la scarsa indipendenza del mondo accademico.
- [Commento del Dr. Campbell] Ci sono numerosi esempi di importanti accademici che hanno lavorato per qualche anno presso delle case farmaceutiche, guadagnando qualche milione di sterline, che poi rientrano nelle università. Queste stesse persone saranno poi obiettive quando dovranno valutare i prodotti di una casa farmaceutica che ha elargito loro così tanto denaro?
- In particolare i problemi del mondo accademico sono: 1. rigida struttura gerarchica che causa lealtà (obbedienza agli ordini); 2. la propaganda sull’integrità e correttezza delle ricerche scientifiche: viene reso credibile anche ciò che non lo è; 3. la trasformazione delle università in aziende alla ricerca di profitto; 4. ricerca attiva di sovvenzioni delle case farmaceutiche (il risultato è che le università divengono dipendenti dalle case farmaceutiche che, in pratica, assumono il controllo della ricerca scientifica) [Commento Dr. Campbell] “Who pays the piper calls the tune”; 5. vari articoli scientifici sembrano scritti dalla stessa mano [ovvero da qualche dipendente delle stesse case farmaceutiche]; 6. gli accademici diventano promotori di prodotti commerciali; 7. l’approccio commerciale delle università compromette anche la qualità dei loro dirigenti: i rettori sono burocrati, magari con scarse competenze mediche, alla ricerca di finanziamenti e accordi commerciali.
- Almeno nelle università di medicina gli accademici di successo sono anche opinion leaders, detti KOLs nel gergo commerciale (*1), la cui carriera è fortemente influenzata dalle opportunità date loro dalle case farmaceutiche. I KOL sono selezionati in base alla loro capacità di influenzare le prescrizioni ai propri pazienti degli altri medici. I KOL sono a loro volta ricercati dalle case farmaceutiche perché aggiungono prestigio ai loro prodotti commerciali. I KOL invece di essere scienziati obiettivi e indipendenti agiscono come agenti commerciali per favorire la conoscenza e l’impiego dei nuovi farmaci.
- Le università non sono in grado di arginare o evidenziare il fenomeno dei KOL a causa del denaro coinvolto.
- Chi critica le case farmaceutiche rischia di non veder pubblicato il proprio lavoro, di avere problemi legali e di mettere a rischio la propria carriera.
- La situazione attuale era stata prefigurata e temuta da Karl Popper quando parlava del pericolo di controllo e soppressione dei mezzi di comunicazione della scienza.
- Chi dovrebbe regolare le modalità di approvazione dei nuovi farmaci è finanziato dalle case farmaceutiche, anzi usa le ricerche promosse dalle stesse case farmaceutiche per approvare i loro stessi prodotti (spesso senza neppure verificare i dati grezzi).
- In pratica sono le case farmaceutiche che controllano l’approvazione dei propri prodotti.
- Proposta per uscire da questo circolo vizioso: 1. rendere i “regolatori” indipendenti dalle sovvenzioni private; 2. tassa sulle case farmaceutiche da destinare a ricerche indipendenti; 3. dati grezzi delle ricerche, opportunamente anonimizzati, immediatamente disponibili alla comunità scientifica (l’accessibilità e trasparenza dei dati grezzi è un obbligo morale visto il rischio/sacrificio spesso corso dai partecipanti a tali ricerche).
Probabilmente avrei dovuto sintetizzare direttamente l’articolo scientifico originario invece di basarmi sul video del Dr. Campbell: è che l’idea di limitarmi a tradurre le sue note mi sembrava molto efficiente mentre invece alla fine mi è occorso molto più tempo del previsto.
Per questo motivo pubblicherò le mie considerazioni (insieme ad altro materiale che ritengo interessante) in un pezzo successivo.
Conclusione: difficile aggiungere un commento finale: probabilmente il punto fondamentale è quanto questo articolo sia attendibile: esagera, drammatizza o, peggio, mente?
Tentare di dare elementi per rispondere a questa domanda sarà l’argomento del “mio” commento che pubblicherò in un pezzo successivo...
Nel video, a sua volta, il Dr. Campbell riassume un articolo del British Medical Journal, questo: The illusion of evidence based medicine.
Prima riporterò la mia sintesi, basata come detto sul video del Dr. Campbell, e a seguire delle mie riflessioni personali. Voglio tenere queste due parti ben separate in maniera che sia chiaro quello che scrivono gli autori dell’articolo originario e il mio pensiero.
- La medicina DEVE essere basata sulle prove scientifiche. È così che è potuta progredire: molti degli interventi medici dei secoli passati erano spesso nocivi o ininfluenti perché non basati sulla scienza: per esempio i salassi o le somministrazioni di arsenico per alcune malattie.
- Il problema, secondo l’articolo, è che il meccanismo della medicina basata sulle prove scientifiche ha smesso di funzionare. Le ragioni sono numerose e verranno elencate qui di seguito ma principalmente si dividono in tre categorie: 1. Interessi economici delle case farmaceutiche; 2. Regolamentazione carente; 3. Interessi economici nelle università.
- [Riflessione del Dr. Campbell sulla sua esperienza personale] In passato la voce degli esperti era molto più ascoltata di oggi (pto e contro) dove invece predominano i protocolli (bene se ... vedi prossimo punto!).
- I protocolli però, per essere utili e funzionare bene, devono essere basati su solidi dati scientifici.
- E qui nascono i primi problemi: la maggior parte delle ricerche su cui si basano i protocolli sono effettuati dalla case farmaceutiche che, inutile dirlo, sono parti in causa e assolutamente NON indipendenti (il loro obiettivo è massimizzare il proprio profitto).
- [Opinione del Dr. Campbell?] Un problema è che invece di ottimizzare la salute delle persone, per esempio suggerendo attività fisica o evitando particolari carenze alimentari, si preferisce curare i malati perché, ovviamente, il profitto è maggiore.
- [Opinione del Dr. Campbell] Per condurre una ricerca clinica occorre molto denaro (circa 10 milioni di dollari) ed è quindi comprensibile che le case farmaceutiche siano disposte a spendere tali cifre solo se vi è la possibilità di un ritorno economico: ovvero per farmaci che possono essere brevettati e quindi venduti con profitto. Per esempio la Mercs, detentrice del brevetto ormai scaduto dell’Ivermectin, si è detta “non interessata” a condurre studi clinici per verificarne l’eventuale efficacia di tale farmaco come antivirale e in particolare contro il covid-19; ovviamente ha però condotto (come la Pfizer) ricerche su nuovi antivirali brevettabili e brevettati sempre contro il covid-19.
- La pubblicazioni di documenti delle case farmaceutiche precedentemente riservati ha gettato una luce preoccupante sulla qualità e indipendenza delle ricerche che dovrebbero verificare l’efficacia e la sicurezza di un nuovo farmaco.
Queste procedure errate annullano del tutto l’affidabilità dei dati presentati e, di conseguenza, l’efficacia dei protocolli basati su di essi.
- Citazione di Karl Popper secondo il quale era fondamentale che la scienza rimanesse libera e integra per il bene delle società aperte e democratiche. [Opinione del Dr. Campbell?] Per esempio i dati grezzi delle ricerche dovrebbero essere immediatamente disponibili ai ricercatori in maniera che possano verificarli.
- Per “integrità della scienza” si intende: 1. i ricercatori dovrebbero rimanere oggettivi e non favorire alcune ipotesi; 2. valutare seriamente i risultati delle ricerche più stringenti (di nuovo vi è il problema da chi e quali ricerche vengono effettuate).
- Questi due criteri ormai non vengono rispettati a causa degli interessi economici in ballo a scapito del bene comune.
- Il mercato farmaceutico è dominato da pochi giganti in competizione fra loro ma capaci di unire i propri sforzi per allargare il mercato. [Commento del Dr. Campbell] Meglio quindi avere una pillola per ogni malanno piuttosto che agire preventivamente migliorando l’efficacia del sistema immunitario individuale.
- Il progresso scientifico è poi ostacolato dalla gestione dei dati grezzi effettuata dalle case farmaceutiche. In particolare: 1. dati grezzi non condivisi con la comunità scientifica (che potrebbe verificarli); 2. non si hanno notizie delle ricerche con esito negativo; 3. effetti indesiderati negativi non riportati correttamente.
- Persone muoiono a causa dell’intreccio fra interessi commerciali delle case farmaceutiche, l’inefficacia delle regolamentazioni e la scarsa indipendenza del mondo accademico.
- [Commento del Dr. Campbell] Ci sono numerosi esempi di importanti accademici che hanno lavorato per qualche anno presso delle case farmaceutiche, guadagnando qualche milione di sterline, che poi rientrano nelle università. Queste stesse persone saranno poi obiettive quando dovranno valutare i prodotti di una casa farmaceutica che ha elargito loro così tanto denaro?
- In particolare i problemi del mondo accademico sono: 1. rigida struttura gerarchica che causa lealtà (obbedienza agli ordini); 2. la propaganda sull’integrità e correttezza delle ricerche scientifiche: viene reso credibile anche ciò che non lo è; 3. la trasformazione delle università in aziende alla ricerca di profitto; 4. ricerca attiva di sovvenzioni delle case farmaceutiche (il risultato è che le università divengono dipendenti dalle case farmaceutiche che, in pratica, assumono il controllo della ricerca scientifica) [Commento Dr. Campbell] “Who pays the piper calls the tune”; 5. vari articoli scientifici sembrano scritti dalla stessa mano [ovvero da qualche dipendente delle stesse case farmaceutiche]; 6. gli accademici diventano promotori di prodotti commerciali; 7. l’approccio commerciale delle università compromette anche la qualità dei loro dirigenti: i rettori sono burocrati, magari con scarse competenze mediche, alla ricerca di finanziamenti e accordi commerciali.
- Almeno nelle università di medicina gli accademici di successo sono anche opinion leaders, detti KOLs nel gergo commerciale (*1), la cui carriera è fortemente influenzata dalle opportunità date loro dalle case farmaceutiche. I KOL sono selezionati in base alla loro capacità di influenzare le prescrizioni ai propri pazienti degli altri medici. I KOL sono a loro volta ricercati dalle case farmaceutiche perché aggiungono prestigio ai loro prodotti commerciali. I KOL invece di essere scienziati obiettivi e indipendenti agiscono come agenti commerciali per favorire la conoscenza e l’impiego dei nuovi farmaci.
- Le università non sono in grado di arginare o evidenziare il fenomeno dei KOL a causa del denaro coinvolto.
- Chi critica le case farmaceutiche rischia di non veder pubblicato il proprio lavoro, di avere problemi legali e di mettere a rischio la propria carriera.
- La situazione attuale era stata prefigurata e temuta da Karl Popper quando parlava del pericolo di controllo e soppressione dei mezzi di comunicazione della scienza.
- Chi dovrebbe regolare le modalità di approvazione dei nuovi farmaci è finanziato dalle case farmaceutiche, anzi usa le ricerche promosse dalle stesse case farmaceutiche per approvare i loro stessi prodotti (spesso senza neppure verificare i dati grezzi).
- In pratica sono le case farmaceutiche che controllano l’approvazione dei propri prodotti.
- Proposta per uscire da questo circolo vizioso: 1. rendere i “regolatori” indipendenti dalle sovvenzioni private; 2. tassa sulle case farmaceutiche da destinare a ricerche indipendenti; 3. dati grezzi delle ricerche, opportunamente anonimizzati, immediatamente disponibili alla comunità scientifica (l’accessibilità e trasparenza dei dati grezzi è un obbligo morale visto il rischio/sacrificio spesso corso dai partecipanti a tali ricerche).
Probabilmente avrei dovuto sintetizzare direttamente l’articolo scientifico originario invece di basarmi sul video del Dr. Campbell: è che l’idea di limitarmi a tradurre le sue note mi sembrava molto efficiente mentre invece alla fine mi è occorso molto più tempo del previsto.
Per questo motivo pubblicherò le mie considerazioni (insieme ad altro materiale che ritengo interessante) in un pezzo successivo.
Conclusione: difficile aggiungere un commento finale: probabilmente il punto fondamentale è quanto questo articolo sia attendibile: esagera, drammatizza o, peggio, mente?
Tentare di dare elementi per rispondere a questa domanda sarà l’argomento del “mio” commento che pubblicherò in un pezzo successivo...
sabato 26 marzo 2022
Tre spunti spuntati dal nulla
Oggi scrivo un pezzo imprevisto: sono andato avanti nella lettura di “The framers’ coup” e mi sono imbattuto in vari spunti interessanti.
Il primo, una citazione dell’allora ventenne John Quincy Adams (che traduco al volo): «Non mi meraviglio per niente che Parsons la voglia approvare [la Costituzione], perché essa è progettata per aumentare l’influenza, il potere e la ricchezza di coloro che già le possiedono. Se la Costituzione verrà ratificata segnerà un gran punto a favore del partito degli aristocratici. Non ci saranno titoli nobiliari, ma ci saranno grandi distinzioni, e queste distinzioni diverranno presto ereditarie. Di conseguenza avremo nobili pur senza titoli nobiliari.»
Per la cronaca sto leggendo il capitolo dove vengono illustrate le argomentazioni degli anti federalisti, contrari alla ratifica della Costituzione scritta a Filadelfia, e quelle dei federalisti che invece la difendono. Adams era contro la ratifica mentre il Parsons da lui citato era favorevole.
I federalisti giustificavano la Costituzione per l'uguaglianza formale (vedi Sartori e soprattutto Rawls) che garantiva: nulla vietava a un semplice contadino di diventare presidente degli USA.
Gli anti federalisti invece insistevano che vari meccanismi, a partire dalla grandezza delle circoscrizioni elettorali, favorivano l'elezione di chi era ricco, potente e conosciuto.
Comunque lascio al lettore decidere se un miliardario come Bezos equivalga a un duca o simili…
Il secondo spunto ci riporta a un corto che ho pubblicato pochi giorni fa: Poche parole in spagnolo.
Copio e incollo la parte rilevante: «Beh, io ho una teoria: andate a vedere il numero di elezioni nazionali avvenute in Spagna negli ultimi anni e confrontatelo con quello italiano.
Una democrazia funziona ed è reale quando il parlamento rappresenta il popolo: se questa corrispondenza viene meno si dovrebbe tornare alle elezioni il prima possibile. Il capo dello stato dovrebbe essere il garante di questo meccanismo: in Italia è un compito del presidente della repubblica in Spagna, SUPPONGO, del re.»
Inutile riassumere tutto (è un corto: se siete curiosi leggetelo!) ma in pratica suggerivo che il garante finale della democrazia spagnola, ovvero il re, era più efficiente del nostro presidente…
Ebbene i federalisti giustificavano la strana divisione dei poteri fra Presidente e senato col fatto che, secondo loro, un presidente, a causa del suo mandato limitato nel tempo è più corruttibile rispetto a un re. Il successo, benessere e importanza di un re e dei suoi discendenti sono infatti legati indissolubilmente al successo, benessere e importanza dello stato su cui regnano.
Condivido: se non si considerano i re folli essi hanno a cuore l’interesse del proprio paese perché esso coincide sostanzialmente col proprio. Per questo non agiranno mai, almeno consapevolmente, contro il bene del proprio stato a differenza di quanto hanno fatto i nostri ultimi presidenti della repubblica.
Il terzo punto è una sottigliezza di cui in teoria avrei dovuto essere consapevole grazie al gioco per calcolatori “Crusader King II” ma che in realtà avevo perso di vista: i diritti di primogenitura sono strettamente legati con l’esistenza dell’aristocrazia.
Se i beni, soprattutto le terre, vengono divisi in parti uguali fra tutti i figli allora nel giro di poche generazioni il potere si disperde fra più famiglie. Se invece solo il figlio maggiore eredità la maggioranza dei beni allora il potere si perpetua e, magari, riesce a incrementarsi.
Ovviamente esiste un parallelo anche con la ricchezza nel mondo attuale: se Bezos avesse un paio di dozzine di figli allora, alla sua morte, essi diverrebbero dei miliardari ma non dei supermiliardari.
C’è però da dire che il denaro ha la proprietà di moltiplicarsi da solo abbastanza facilmente, soprattutto con tutte le leggi che tendono a favorire i grandi poteri economici invece della popolazione comune, cosa che non è vera per la terra.
Quindi per l’aristocrazia economica la mancanza della primogenitura è molto meno decisiva per la sua sopravvivenza…
Conclusione: tre pagine e tre spunti: non male! Per la cronaca sono a pagina 375 su 631 (poi ci sarebbero anche un altro centinaio di pagine di note che però eviterò)…
Il primo, una citazione dell’allora ventenne John Quincy Adams (che traduco al volo): «Non mi meraviglio per niente che Parsons la voglia approvare [la Costituzione], perché essa è progettata per aumentare l’influenza, il potere e la ricchezza di coloro che già le possiedono. Se la Costituzione verrà ratificata segnerà un gran punto a favore del partito degli aristocratici. Non ci saranno titoli nobiliari, ma ci saranno grandi distinzioni, e queste distinzioni diverranno presto ereditarie. Di conseguenza avremo nobili pur senza titoli nobiliari.»
Per la cronaca sto leggendo il capitolo dove vengono illustrate le argomentazioni degli anti federalisti, contrari alla ratifica della Costituzione scritta a Filadelfia, e quelle dei federalisti che invece la difendono. Adams era contro la ratifica mentre il Parsons da lui citato era favorevole.
I federalisti giustificavano la Costituzione per l'uguaglianza formale (vedi Sartori e soprattutto Rawls) che garantiva: nulla vietava a un semplice contadino di diventare presidente degli USA.
Gli anti federalisti invece insistevano che vari meccanismi, a partire dalla grandezza delle circoscrizioni elettorali, favorivano l'elezione di chi era ricco, potente e conosciuto.
Comunque lascio al lettore decidere se un miliardario come Bezos equivalga a un duca o simili…
Il secondo spunto ci riporta a un corto che ho pubblicato pochi giorni fa: Poche parole in spagnolo.
Copio e incollo la parte rilevante: «Beh, io ho una teoria: andate a vedere il numero di elezioni nazionali avvenute in Spagna negli ultimi anni e confrontatelo con quello italiano.
Una democrazia funziona ed è reale quando il parlamento rappresenta il popolo: se questa corrispondenza viene meno si dovrebbe tornare alle elezioni il prima possibile. Il capo dello stato dovrebbe essere il garante di questo meccanismo: in Italia è un compito del presidente della repubblica in Spagna, SUPPONGO, del re.»
Inutile riassumere tutto (è un corto: se siete curiosi leggetelo!) ma in pratica suggerivo che il garante finale della democrazia spagnola, ovvero il re, era più efficiente del nostro presidente…
Ebbene i federalisti giustificavano la strana divisione dei poteri fra Presidente e senato col fatto che, secondo loro, un presidente, a causa del suo mandato limitato nel tempo è più corruttibile rispetto a un re. Il successo, benessere e importanza di un re e dei suoi discendenti sono infatti legati indissolubilmente al successo, benessere e importanza dello stato su cui regnano.
Condivido: se non si considerano i re folli essi hanno a cuore l’interesse del proprio paese perché esso coincide sostanzialmente col proprio. Per questo non agiranno mai, almeno consapevolmente, contro il bene del proprio stato a differenza di quanto hanno fatto i nostri ultimi presidenti della repubblica.
Il terzo punto è una sottigliezza di cui in teoria avrei dovuto essere consapevole grazie al gioco per calcolatori “Crusader King II” ma che in realtà avevo perso di vista: i diritti di primogenitura sono strettamente legati con l’esistenza dell’aristocrazia.
Se i beni, soprattutto le terre, vengono divisi in parti uguali fra tutti i figli allora nel giro di poche generazioni il potere si disperde fra più famiglie. Se invece solo il figlio maggiore eredità la maggioranza dei beni allora il potere si perpetua e, magari, riesce a incrementarsi.
Ovviamente esiste un parallelo anche con la ricchezza nel mondo attuale: se Bezos avesse un paio di dozzine di figli allora, alla sua morte, essi diverrebbero dei miliardari ma non dei supermiliardari.
C’è però da dire che il denaro ha la proprietà di moltiplicarsi da solo abbastanza facilmente, soprattutto con tutte le leggi che tendono a favorire i grandi poteri economici invece della popolazione comune, cosa che non è vera per la terra.
Quindi per l’aristocrazia economica la mancanza della primogenitura è molto meno decisiva per la sua sopravvivenza…
Conclusione: tre pagine e tre spunti: non male! Per la cronaca sono a pagina 375 su 631 (poi ci sarebbero anche un altro centinaio di pagine di note che però eviterò)…
venerdì 25 marzo 2022
La credibilità di Draghi
Ma come?!
Draghi non ci aveva fatto vincere gli europei, portato Berrettini in finale a Wimbledon, spianato la vittoria ai Maneskin all’Eurofestival e, praticamente, regalato le tante medaglie d’oro alle olimpiadi?
I giornaloni ci avevano raccontato che il merito era tutto suo perché egli aveva restituito “credibilità” e “autorevolezza” all’Italia.
Siccome i media italiani dicono SEMPRE la verità allora l’unica spiegazione plausibile è che il presidente della Macedonia del Nord (1.800.000 abitanti circa), il famoso Stevo Pendarovski, abbia ancora più “credibilità e autorevolezza” di Draghi.
Tutto sommato mi pare plausibile…
PS: e pensare che io, ingenuamente, proprio pochi giorni fa per avere più autorevolezza e credibilità avevo scelto “DraghinoJr” come soprannome su PornHub.Com (“Draghi” e “Draghino” erano già presi)…
Tiri mancini - 25/3/2022
E pensare che secondo Mancini se fossimo riusciti a qualificarci per i mondiali, battendo Macedonia e Portogallo, poi avremmo potuto vincere facilmente la competizione in Qatar!
Vabbè, a parte gli scherzi, mi pare che si sia ripagato con gli interessi la fortuna che ci aveva fatto vincere gli europei pur senza un attaccante decente…
Nuova pila - 26/3/2022
I libri non si creano né si distruggono ma si spostano.
Oggi ho catalogato un nuovo scaffale (TV-C4) e adesso ho una nuova pila di libri avanzati sul pavimento esattamente là dove ieri avevo eliminato (parzialmente) un’altra pila di libri.
Lista dei nuovi libri catalogati (di alcuni ho già aggiornato la posizione):
Rosalba - 31/3/2022
Stanotte in un libro francese (tradotto in italiano) mi sono imbattuto in una etimologia che mi ha lasciato perplesso: quella di “Rosalba”.
Secondo il racconto il nome “Rosalba” sarebbe dato dall’unione di “rosa” e “bianco” evidentemente interpretando la radice di “alba” come bianco (per esempio “albino”). Io invece pensavo che “alba” stesse proprio per l’alba del mattino visto che essa di solito è rosata.
Voglio consultare il mio libro sull’origine dei nomi, vediamo che mi dice (sperando che abbia la voce per “Rosalba”)…
Beh, mette insieme i nomi “Rosa”, “Rosabianca” e “Rosalba”: il punto fondamentale è che “Rosa” si riferisce al fiore e non al colore come avevo automaticamente pensato io. Conferma poi che il riferimento al “bianco” stempera la sensualità “insita” in tale fiore (!).
Insomma quasi sicuramente l’interpretazione del libro francese è corretta e sono io che ho inteso il significato delle parti del nome al contrario: “rosa” come colore e non fiore e “alba” come inizio del giorno e non colore…
E l’Ucraina? - 2/4/2022
È un po’ che non scrivo della guerra in Ucraina.
In parte ciò è dovuto alla censura: avere informazioni obiettive, in una guerra che ci vede fortemente schierati da una parte, è sempre stato impossibile ma almeno fino allo scoppio delle ostilità era possibile avere il punto di vista russo (ovviamente di parte) e, confrontando il tutto, riuscire a intuire vagamente la situazione.
Con la censura (grazie UE) questo è divenuto molto più difficile: probabilmente potrei spigolare informazioni qua e là ma in parte sono pigro e poi, mi pare, la mia comprensione a grandi linee degli interessi in gioco e degli obiettivi delle diverse parti in causa è già sostanzialmente corretta.
La propaganda dei media ufficiali poi mi dà il voltastomaco e quindi la evito per motivi di salute sia mentale che fisica.
Lo capisco dal fatto che vari intellettuali stanno iniziando a dire ciò che io avevo già scritto: non solo gli USA hanno voluto questa guerra ma, coerentemente, neppure cercano la pace. Perché? Vedete ciò che ho già scritto al riguardo: è sempre valido.
Draghi non ci aveva fatto vincere gli europei, portato Berrettini in finale a Wimbledon, spianato la vittoria ai Maneskin all’Eurofestival e, praticamente, regalato le tante medaglie d’oro alle olimpiadi?
I giornaloni ci avevano raccontato che il merito era tutto suo perché egli aveva restituito “credibilità” e “autorevolezza” all’Italia.
Siccome i media italiani dicono SEMPRE la verità allora l’unica spiegazione plausibile è che il presidente della Macedonia del Nord (1.800.000 abitanti circa), il famoso Stevo Pendarovski, abbia ancora più “credibilità e autorevolezza” di Draghi.
Tutto sommato mi pare plausibile…
PS: e pensare che io, ingenuamente, proprio pochi giorni fa per avere più autorevolezza e credibilità avevo scelto “DraghinoJr” come soprannome su PornHub.Com (“Draghi” e “Draghino” erano già presi)…
Tiri mancini - 25/3/2022
E pensare che secondo Mancini se fossimo riusciti a qualificarci per i mondiali, battendo Macedonia e Portogallo, poi avremmo potuto vincere facilmente la competizione in Qatar!
Vabbè, a parte gli scherzi, mi pare che si sia ripagato con gli interessi la fortuna che ci aveva fatto vincere gli europei pur senza un attaccante decente…
Nuova pila - 26/3/2022
I libri non si creano né si distruggono ma si spostano.
Oggi ho catalogato un nuovo scaffale (TV-C4) e adesso ho una nuova pila di libri avanzati sul pavimento esattamente là dove ieri avevo eliminato (parzialmente) un’altra pila di libri.
Lista dei nuovi libri catalogati (di alcuni ho già aggiornato la posizione):
Titolo | Autore | Genere | Stanza | Posizione |
Compagni d’Italia | Massimo Gramellini | Politica | TV | C4 |
Il denaro “Sterco del demonio” | Massimo Fini | Saggio | TV | A3 |
Lítalia degli anni di fango | Montanelli e Cervi | Politica | TV | C4 |
La scomparsa dei fatti | Marco Travaglio | Saggio | TV | A3 |
Lítalia degli sprechi | Raffaele Costa | Saggio | TV | A3 |
La nostalgia dello spazio | Bruce Chatwin, Antonio Gnoli | Biografia | TV | C4 |
Elfi e draghi | Edna O’Brien | Bambini | TV | C4 |
L’alleato scomodo | Alessandro Silj | Politica | TV | C4 |
L’asino di Buridano | Gianfranco Miglio | Politica | TV | C4 |
La donna leopardo | Alberto Moravia | Narrativa | TV | C4 |
Morire in piedi | Indro Montanelli | Storia | TV | C4 |
La sociologia di Pareto | Guy Perrini | Sociologia | TV | C4 |
Il banchiere eretico | Giancarlo Galli | Biografia | TV | C4 |
Le avventure della lira | Carlo M. Cipolla | Saggio | TV | A3 |
I fratelli maledetti – Storia della massoneria | Roberto Gervaso | Saggio | TV | A3 |
La crisi italiana e la Destra internazionale | Giorgio Galli | Politica | TV | C4 |
L’utopia reazionaria | Paolo Bellinazzi | Politica | TV | C4 |
Occupazione interesse e moneta | John Maynard Keynes | Economia | TV | C4 |
Disobbedienza Civile | Gianfranco Miglio | Politica | TV | C4 |
Dalla parte delle bambine | Elena Gianini Belotti | Psicologia | TV | C4 |
Dicono che è risorto | Vittorio Messori | Religione | KGB | B4 |
Inventario della casa di campagna | Calamandrei | Biografia | TV | C4 |
Zero | Giulietto Chiesa e Altri | Saggio | TV | A3 |
Io ti assolvo | Giordano Bruno Guerri | Storia | TV | C4 |
L’URSS vista da vicino | Giulio Andreotti | Politica | TV | C4 |
No Logo | Naomi Klein | Saggio | TV | A3 |
I limiti del capitalismo | Alberto Ronchey | Politica | TV | C4 |
Il letto del potere | Filippo Ceccarelli | Saggio | TV | A3 |
D’Alema | Giovanni Fasanella | Biografia | TV | C4 |
La classe politica | Gaetano Mosca | Politica | TV | C4 |
Considerazioni sulla violenza | Georges Sorei | Politica | TV | C4 |
Pareto | Franco Ferrarotti | Saggio | TV | A3 |
Intervista sull’antifascismo | Amendola | Politica | TV | C4 |
Siamo tutti in guerra – Le inutili stragi nel Vietnam | Corrado Pizzinelli | Storia | TV | C4 |
Conversione – Una storia personale | Leonardo Mondadori, Vittorio Messori | Religione | KGB | B4 |
Quel che non ha capito Carlo Marx | Armando Plebe | Politica | TV | C4 |
Rosalba - 31/3/2022
Stanotte in un libro francese (tradotto in italiano) mi sono imbattuto in una etimologia che mi ha lasciato perplesso: quella di “Rosalba”.
Secondo il racconto il nome “Rosalba” sarebbe dato dall’unione di “rosa” e “bianco” evidentemente interpretando la radice di “alba” come bianco (per esempio “albino”). Io invece pensavo che “alba” stesse proprio per l’alba del mattino visto che essa di solito è rosata.
Voglio consultare il mio libro sull’origine dei nomi, vediamo che mi dice (sperando che abbia la voce per “Rosalba”)…
Beh, mette insieme i nomi “Rosa”, “Rosabianca” e “Rosalba”: il punto fondamentale è che “Rosa” si riferisce al fiore e non al colore come avevo automaticamente pensato io. Conferma poi che il riferimento al “bianco” stempera la sensualità “insita” in tale fiore (!).
Insomma quasi sicuramente l’interpretazione del libro francese è corretta e sono io che ho inteso il significato delle parti del nome al contrario: “rosa” come colore e non fiore e “alba” come inizio del giorno e non colore…
E l’Ucraina? - 2/4/2022
È un po’ che non scrivo della guerra in Ucraina.
In parte ciò è dovuto alla censura: avere informazioni obiettive, in una guerra che ci vede fortemente schierati da una parte, è sempre stato impossibile ma almeno fino allo scoppio delle ostilità era possibile avere il punto di vista russo (ovviamente di parte) e, confrontando il tutto, riuscire a intuire vagamente la situazione.
Con la censura (grazie UE) questo è divenuto molto più difficile: probabilmente potrei spigolare informazioni qua e là ma in parte sono pigro e poi, mi pare, la mia comprensione a grandi linee degli interessi in gioco e degli obiettivi delle diverse parti in causa è già sostanzialmente corretta.
La propaganda dei media ufficiali poi mi dà il voltastomaco e quindi la evito per motivi di salute sia mentale che fisica.
Lo capisco dal fatto che vari intellettuali stanno iniziando a dire ciò che io avevo già scritto: non solo gli USA hanno voluto questa guerra ma, coerentemente, neppure cercano la pace. Perché? Vedete ciò che ho già scritto al riguardo: è sempre valido.
Scaffale TV-A3
E la catalogazione dei miei libri!?
Onestamente mi era abbastanza venuta a noia ma adesso ho tre pile di libri (letti e non) ammucchiati in camera e ho voglia di fare pulito: in pratica voglio rimettere un po’ in ordine e, quindi, ne approfitterò per sistemare un nuovo scaffale…
Auch! Soltanto 6 libri avevano già un posto in libreria mentre 22, o perché nuovi o perché non catalogati, mi sono rimasti impilati (beh, in realtà adesso sono ammucchiati sul letto ma quando andrò a dormire li metterò “a posto” sul pavimento)…
Ora devo capire in quale scaffale ho un minimo di posto per cercare poi di riuscire a metterci qualcosa di extra (e liberare il mio pavimento).
Allora ho identificato lo scaffale TV-A3 come il più “libero”: ci sono solo vari ammennicoli che finiranno in una scatola.
La lista è la seguente:
Ho deciso di mantenere nello scaffale solo i biografici (di donne) romanzati (magari aggiungendone anche da altri scaffali) e di spostare il grosso nell’area TV-D3 o TV-D4 salvo i due o tre romanzi di maggiore qualità/fama che tenterò di posizionare altrove.
Vabbè, alla fine ho riposizionato tutti i libri di TV-A3 altrove e sono riuscito a sistemare anche diversi volumi impilati in camera (a occhio me rimangono una dozzina). Nel complesso ho riconquistato qualche utilissimo dm² di pavimento calpestabile in camera!
Conclusione: TV-A3 è ancora abbastanza vuota: l’idea è di tenerci anche i “classici” attualmente allogati altrove solo che devo trovare una maniera efficace per farlo. Partire dal foglio Excel è complicatissimo per motivi tecnici e pratici che non sto a spiegare. Però è un’attività che mi dà, senza motivo, molta soddisfazione e che quindi cercherò di replicare presto…
Onestamente mi era abbastanza venuta a noia ma adesso ho tre pile di libri (letti e non) ammucchiati in camera e ho voglia di fare pulito: in pratica voglio rimettere un po’ in ordine e, quindi, ne approfitterò per sistemare un nuovo scaffale…
Auch! Soltanto 6 libri avevano già un posto in libreria mentre 22, o perché nuovi o perché non catalogati, mi sono rimasti impilati (beh, in realtà adesso sono ammucchiati sul letto ma quando andrò a dormire li metterò “a posto” sul pavimento)…
Ora devo capire in quale scaffale ho un minimo di posto per cercare poi di riuscire a metterci qualcosa di extra (e liberare il mio pavimento).
Allora ho identificato lo scaffale TV-A3 come il più “libero”: ci sono solo vari ammennicoli che finiranno in una scatola.
La lista è la seguente:
Titolo | Autore | Genere | Stanza | Posizione |
Lo scandalo Modigliani | Ken Follett | Thriller | TV | A3 |
Margherita di Valois | Éliane Viennot | Biografia | TV | A3 |
La grande Caterina | Carolly Erickson | Biografia | TV | A3 |
Lucrezia Borgia | Geneviève Chastenet | Biografia | TV | A3 |
Maria Luigia donna in carriera | Luca Goldoni | Biografia | TV | A3 |
Racconti dei mari del sud | W. Somerset Maugham | Narrativa | TV | A3 |
Come l’acqua che scorre | Marguerite Yourcenar | Narrativa | TV | A3 |
L’ultima imperatrice | Gordon Brook-Shepherd | Biografia | TV | A3 |
Regina | Arrigo Petacco | Biografia | TV | A3 |
Eva Luna | Isabel Allende | Romanzo | TV | A3 |
La passione del Dr. Christian | Colleen Mc Cullough | Romanzo | TV | A3 |
Il fiume della prepotenza | Mario Capanna | Politica | TV | A3 |
Formidabili quegli anni | Mario Capanna | Politica | TV | A3 |
La casa degli spiriti | Isabel Allende | Romanzo | TV | A3 |
Thomas Pitt di Scotland Yard | Anne Perry | Giallo | TV | A3 |
Rinascimento privato | Maria Bellonci | Romanzo | TV | A3 |
Insomnia | Stephen King | Thriller | TV | A3 |
Brigate Rozze | Max Ottomani | Politica | TV | A3 |
La cruna dell’ago | Ken Follett | Thriller | TV | A3 |
Triplo | Ken Follett | Thriller | TV | A3 |
La famiglia Moskat | Isaac Singer | Romanzo | TV | A3 |
Stagioni diverse | Stephen King | Thriller | TV | A3 |
Il taccuino d’oro | Doris Lessing | Romanzo | TV | A3 |
Cle Signore di Missolungi | Colleen Mc Cullough | Romanzo | TV | A3 |
L’altro nome dell’amore | Colleen Mc Cullough | Romanzo | TV | A3 |
Ho deciso di mantenere nello scaffale solo i biografici (di donne) romanzati (magari aggiungendone anche da altri scaffali) e di spostare il grosso nell’area TV-D3 o TV-D4 salvo i due o tre romanzi di maggiore qualità/fama che tenterò di posizionare altrove.
Vabbè, alla fine ho riposizionato tutti i libri di TV-A3 altrove e sono riuscito a sistemare anche diversi volumi impilati in camera (a occhio me rimangono una dozzina). Nel complesso ho riconquistato qualche utilissimo dm² di pavimento calpestabile in camera!
Conclusione: TV-A3 è ancora abbastanza vuota: l’idea è di tenerci anche i “classici” attualmente allogati altrove solo che devo trovare una maniera efficace per farlo. Partire dal foglio Excel è complicatissimo per motivi tecnici e pratici che non sto a spiegare. Però è un’attività che mi dà, senza motivo, molta soddisfazione e che quindi cercherò di replicare presto…
mercoledì 23 marzo 2022
Indietro su Sartori (7/?)
Premetto che non ho assolutamente voglia di scrivere però, prima di cominciare la versione 1.9.1 dell’Epitome (a cui comunque non ho assolutamente voglia di lavorare!), voglio terminare “Democrazia cosa è” di Sartori: ci sono infatti diverse epigrafi che voglio inserire nella mia opera. Certo, potrei inserirle comunque senza finire di leggere il libro di Sartori ma talvolta divento schiavo delle mie stesse regole delle quali una mi impone di copiare le epigrafi in un apposito archivio solo dopo aver finito la lettura…
Assurdo, lo so.
Come al solito valgono le premesse di Indietro su Sartori (5/?). La mia speranza è di riuscire a essere particolarmente breve…
Il capitolo XII è intitolato “Mercato capitalismo e pianificazione”.
- Il capitolo 12.1 è leggero: democrazia è un sistema politico mentre mercato, capitalismo e pianificazione riguardano l’economia. Eppure le cose si intrecciano fra loro. Comunque Sartori si concentra sull’URSS e sul fallimento della sua economia pianificata per arrivare a concludere che l’unica economia che funziona è quella di mercato.
[KGB] Beh, non sono d’accordo con la conclusione di Sartori che, credo, sia deformata dal crollo dell’URSS nel 1990. È possibile che l’economia di mercato massimizzi il profitto ma, come ci insegna Rawls, se il nostro obiettivo non è semplicemente massimizzare il profitto di pochi allora possono essere possibili delle alternative: magari meno efficienti ma più giuste.
- Concetto ormai banale per me (forse lo trovai nella Bifarini qualche anno fa) ma che giova ripetere: in molti paesi l’industrializzazione è stata sostenuta col protezionismo. In un’economia totalmente libera e senza barriere vince il più forte: è il trionfo dell’utile ma non della giustizia. Rimando anche al corto Mica scemi.
[KGB] Qui, chi ha un minimo di intuizione dovrebbe ricordarsi delle balle che ci raccontavano alla creazione della UE (più precisamente all’adozione dell’euro che ci tolse la leva monetaria per gestire l’economia del paese) e di come sarebbe stato bello per le nostre piccole e medie aziende competere nel mercato globale contro i giganti del mondo…
- Sartori continua a contrapporre il “mercato” alla “pianificazione” ma, come ho scritto a margine, per me è fondamentale il concetto intermedio di “pubblico”.
- Divertente: a fine pagina 218 viene introdotta la “formula di Lindblom” del 1977 che io a margine commento con “Mi sembra una cazzata di idea”. A metà pagina 219 Sartori commenta: «Ma la formula fa acqua, mi sembra, da tutte le parti» (*1). E io commento con “Bene”…
- Sartori è molto pessimista sulle capacità di gestione dell’economia dello Stato: lo definisce anzi “corrompente” e “corruttibile”.
[KGB] Concordo: il problema sono i limiti umani e la degenerazione della democrazia. Per uscire da questo circolo vizioso bisogna cambiare il modello di democrazia. Al riguardo rimando alla mia Epitome.
- Vabbè, Sartori è tutto a favore del mercato: mi limito a copiare il mio commento a margine “Il problema è che nel mercato attuale il consumatore è troppo debole (e il lavoratore non è tutelato)”. E poi: “1. Accumuli di ricchezza; 2. Concorrenza grande contro piccolo; 3. Influenza su politica”.
Non sto a spiegare cosa intendevo: di nuovo rimando alla mia Epitome.
- Ovvio poi che il libero mercato ha anche dei pregi: promuove la libertà di scelta individuale; propone alternative; l’ampia libertà di scelta è però limitata dal mio portafoglio.
[KGB] Vero, ma Sartori ha ancora in mente un modello di democrazia e quindi di mercato non degenerata: se per esempio i grandi gruppi economici, per esempio le banche, sono liberi di accordarsi fra loro allora la libertà di scelta del consumatore diviene fittizia. Se mancano le informazioni sulla provenienza del cibo allora il consumatore sceglie basandosi unicamente sul prezzo: e questa è una scelta fortemente condizionata che equivale a manipolazione, quindi libertà solo apparente. Se al mercato si fanno gestire dei beni indispensabili allora il rapporto fra gestore e cliente può andare ad assomigliare a un ricatto che, chiaramente, non ha niente a che fare con la libertà. In una democrazia sana la politica dovrebbe vigilare per evitare questi abusi ma nella situazione attuale avviene l’inverso e, anzi, essi vengono facilitati.
- Segnalo un mio commento che copio qui di seguito: “Concetto: i sistemi automatici, distribuiti con unità indipendenti, funzionano bene perché non c’è overhead per gestione (ciò non significa che siano perfetti) → difficile che siano in equilibrio, tenderanno a un limite”.
[KGB] Qui credo di aver mischiato ai pregi del libero mercato elencati da Sartori, l’idea di antifragilità di Taleb. L’economia pianificata è fragile: se il piano è sbagliato o accade un evento imprevisto si ha un disastro; l’economia di mercato con tanti imprenditori indipendenti che adottano strategie diverse è invece antifragile. L’overhead è in realtà un ulteriore elemento tutto sommato secondario. La frase sul “limite” è un’intuizione su cui dovrei riflettere maggiromente…
Vabbè il capitolo è ancora lunghissimo e io non ho veramente più voglia di scrivere e quindi mi fermo qui…
Conclusione: comunque terminato questo capitolo sarò di nuovo in pari! Mi spiace: mi rendo conto di aver scritto un pezzo veramente noioso e poco interessante…
Avrei dovuto procedere diversamente: sfogliare rapidamente tutte le pagine del capitolo per capire quali fossero gli argomenti più importanti per concentrarmi su di essi: avrei scritto un pezzo più interessante e stasera avrei finito di leggere il libro di Sartori...
Nota (*1): tratto da “Democrazia cosa è” di Giovanni Sartori, (E.) RCS, 2007, pag. 219.
Assurdo, lo so.
Come al solito valgono le premesse di Indietro su Sartori (5/?). La mia speranza è di riuscire a essere particolarmente breve…
Il capitolo XII è intitolato “Mercato capitalismo e pianificazione”.
- Il capitolo 12.1 è leggero: democrazia è un sistema politico mentre mercato, capitalismo e pianificazione riguardano l’economia. Eppure le cose si intrecciano fra loro. Comunque Sartori si concentra sull’URSS e sul fallimento della sua economia pianificata per arrivare a concludere che l’unica economia che funziona è quella di mercato.
[KGB] Beh, non sono d’accordo con la conclusione di Sartori che, credo, sia deformata dal crollo dell’URSS nel 1990. È possibile che l’economia di mercato massimizzi il profitto ma, come ci insegna Rawls, se il nostro obiettivo non è semplicemente massimizzare il profitto di pochi allora possono essere possibili delle alternative: magari meno efficienti ma più giuste.
- Concetto ormai banale per me (forse lo trovai nella Bifarini qualche anno fa) ma che giova ripetere: in molti paesi l’industrializzazione è stata sostenuta col protezionismo. In un’economia totalmente libera e senza barriere vince il più forte: è il trionfo dell’utile ma non della giustizia. Rimando anche al corto Mica scemi.
[KGB] Qui, chi ha un minimo di intuizione dovrebbe ricordarsi delle balle che ci raccontavano alla creazione della UE (più precisamente all’adozione dell’euro che ci tolse la leva monetaria per gestire l’economia del paese) e di come sarebbe stato bello per le nostre piccole e medie aziende competere nel mercato globale contro i giganti del mondo…
- Sartori continua a contrapporre il “mercato” alla “pianificazione” ma, come ho scritto a margine, per me è fondamentale il concetto intermedio di “pubblico”.
- Divertente: a fine pagina 218 viene introdotta la “formula di Lindblom” del 1977 che io a margine commento con “Mi sembra una cazzata di idea”. A metà pagina 219 Sartori commenta: «Ma la formula fa acqua, mi sembra, da tutte le parti» (*1). E io commento con “Bene”…
- Sartori è molto pessimista sulle capacità di gestione dell’economia dello Stato: lo definisce anzi “corrompente” e “corruttibile”.
[KGB] Concordo: il problema sono i limiti umani e la degenerazione della democrazia. Per uscire da questo circolo vizioso bisogna cambiare il modello di democrazia. Al riguardo rimando alla mia Epitome.
- Vabbè, Sartori è tutto a favore del mercato: mi limito a copiare il mio commento a margine “Il problema è che nel mercato attuale il consumatore è troppo debole (e il lavoratore non è tutelato)”. E poi: “1. Accumuli di ricchezza; 2. Concorrenza grande contro piccolo; 3. Influenza su politica”.
Non sto a spiegare cosa intendevo: di nuovo rimando alla mia Epitome.
- Ovvio poi che il libero mercato ha anche dei pregi: promuove la libertà di scelta individuale; propone alternative; l’ampia libertà di scelta è però limitata dal mio portafoglio.
[KGB] Vero, ma Sartori ha ancora in mente un modello di democrazia e quindi di mercato non degenerata: se per esempio i grandi gruppi economici, per esempio le banche, sono liberi di accordarsi fra loro allora la libertà di scelta del consumatore diviene fittizia. Se mancano le informazioni sulla provenienza del cibo allora il consumatore sceglie basandosi unicamente sul prezzo: e questa è una scelta fortemente condizionata che equivale a manipolazione, quindi libertà solo apparente. Se al mercato si fanno gestire dei beni indispensabili allora il rapporto fra gestore e cliente può andare ad assomigliare a un ricatto che, chiaramente, non ha niente a che fare con la libertà. In una democrazia sana la politica dovrebbe vigilare per evitare questi abusi ma nella situazione attuale avviene l’inverso e, anzi, essi vengono facilitati.
- Segnalo un mio commento che copio qui di seguito: “Concetto: i sistemi automatici, distribuiti con unità indipendenti, funzionano bene perché non c’è overhead per gestione (ciò non significa che siano perfetti) → difficile che siano in equilibrio, tenderanno a un limite”.
[KGB] Qui credo di aver mischiato ai pregi del libero mercato elencati da Sartori, l’idea di antifragilità di Taleb. L’economia pianificata è fragile: se il piano è sbagliato o accade un evento imprevisto si ha un disastro; l’economia di mercato con tanti imprenditori indipendenti che adottano strategie diverse è invece antifragile. L’overhead è in realtà un ulteriore elemento tutto sommato secondario. La frase sul “limite” è un’intuizione su cui dovrei riflettere maggiromente…
Vabbè il capitolo è ancora lunghissimo e io non ho veramente più voglia di scrivere e quindi mi fermo qui…
Conclusione: comunque terminato questo capitolo sarò di nuovo in pari! Mi spiace: mi rendo conto di aver scritto un pezzo veramente noioso e poco interessante…
Avrei dovuto procedere diversamente: sfogliare rapidamente tutte le pagine del capitolo per capire quali fossero gli argomenti più importanti per concentrarmi su di essi: avrei scritto un pezzo più interessante e stasera avrei finito di leggere il libro di Sartori...
Nota (*1): tratto da “Democrazia cosa è” di Giovanni Sartori, (E.) RCS, 2007, pag. 219.
martedì 22 marzo 2022
Ultima alternativa?
Ieri ho partecipato, essenzialmente come spettatore se si eccettua qualche commento nel canale chiacchiera, a una riunione di Alternativa per la regione Toscana.
Alternativa è un gruppo di ex M5S fuoriusciti all’epoca della formazione del governo Draghi: avendoli classificati come “corpuscoli” politici non li avevo mai presi in considerazione.
Sono arrivato a loro su indicazione di Zhok: ho letto il loro Manifesto e mi è parso pienamente condivisibile nel senso che si sovrappone a quanto scrivo in questo ghiribizzo.
Comunque ero in fase di “studio” per cercare di capire il materiale umano e la partecipazione.
Il materiale umano mi è parso di altissima qualità: il 95% di coloro che hanno parlato avevano la testa sulle spalle, grande esperienze e grandi competenze e hanno detto tutte cose condivisibili. Una buona metà erano delusi del M5S ma c’erano anche tante persone alla prima esperienza politica.
La partecipazione è forse l’aspetto negativo: una trentina di persone per tutta la Toscana che cosa sono? Niente o quasi: per questo avevo classificato Alternativa come un corpuscolo: chi li conosce?
Fortunatamente ci si rende conto della necessità di aggregarsi anche se, temo, l’aggregazione fra tanti corpuscoli porti a un nuovo corpuscolo e non a una piccola forza politica.
Sarebbe decisivo riuscissero ad avere dalla loro parte un personaggio come Di Battista: allora sì che ci sarebbe una forza attrattiva significativa in grado di dare consistenza politica ed elettorale a questo esperimento. Suppongo però che Di Battista non voglia rischiare di bruciarsi e che quindi aspetti di vedere cosa viene fuori da questo progetto o se ce ne siano altri più promettenti.
Alternativa è quindi una speranza per l’Italia?
Rispondo citando la firma delle mie epistole su Gmail: «Una salus victis nullam sperare salutem». La situazione è ormai così disperata. Molti si illudono che Draghi sia venuto a svendere l’Italia ma in realtà, come ho già scritto, ne è il becchino.
Conclusione: l’Italia ormai non deve più guarire dalla malattia, deve resuscitare dalla tomba: ci vorrebbe insomma un miracolo e di quelli grossi…
Alternativa è un gruppo di ex M5S fuoriusciti all’epoca della formazione del governo Draghi: avendoli classificati come “corpuscoli” politici non li avevo mai presi in considerazione.
Sono arrivato a loro su indicazione di Zhok: ho letto il loro Manifesto e mi è parso pienamente condivisibile nel senso che si sovrappone a quanto scrivo in questo ghiribizzo.
Comunque ero in fase di “studio” per cercare di capire il materiale umano e la partecipazione.
Il materiale umano mi è parso di altissima qualità: il 95% di coloro che hanno parlato avevano la testa sulle spalle, grande esperienze e grandi competenze e hanno detto tutte cose condivisibili. Una buona metà erano delusi del M5S ma c’erano anche tante persone alla prima esperienza politica.
La partecipazione è forse l’aspetto negativo: una trentina di persone per tutta la Toscana che cosa sono? Niente o quasi: per questo avevo classificato Alternativa come un corpuscolo: chi li conosce?
Fortunatamente ci si rende conto della necessità di aggregarsi anche se, temo, l’aggregazione fra tanti corpuscoli porti a un nuovo corpuscolo e non a una piccola forza politica.
Sarebbe decisivo riuscissero ad avere dalla loro parte un personaggio come Di Battista: allora sì che ci sarebbe una forza attrattiva significativa in grado di dare consistenza politica ed elettorale a questo esperimento. Suppongo però che Di Battista non voglia rischiare di bruciarsi e che quindi aspetti di vedere cosa viene fuori da questo progetto o se ce ne siano altri più promettenti.
Alternativa è quindi una speranza per l’Italia?
Rispondo citando la firma delle mie epistole su Gmail: «Una salus victis nullam sperare salutem». La situazione è ormai così disperata. Molti si illudono che Draghi sia venuto a svendere l’Italia ma in realtà, come ho già scritto, ne è il becchino.
Conclusione: l’Italia ormai non deve più guarire dalla malattia, deve resuscitare dalla tomba: ci vorrebbe insomma un miracolo e di quelli grossi…
lunedì 21 marzo 2022
E il covid-19?
“Ma non avevi detto che a marzo finiva tutto?”
Beh, veramente l’avevo sognato ma fino a poche settimane fa la tendenza sembrava questa dato il febbraio insolitamente mite: poi è tornato il freddo e così sono risalite le infezioni. In pratica la "fine" arriverà ad aprile...
Contemporaneamente sta emergendo la debolezza dell’approccio puramente vaccinale: secondo gli ultimi dati l’immunità fornita dalla terza dose diminuisce progressivamente fino ad annullarsi del tutto dopo tre mesi: in altre parole chi è stato vaccinato da più di tre mesi ha la stessa probabilità di infettarsi (*1) di un non vaccinato mai ammalato di covid-19. Solo l’immunità naturale (dei guariti di covid-19 cioè) sembra essere di lunga durata.
In altre parole sta svanendo completamente l’ostacolo dato dal vaccino alla diffusione della variante omicron-2.
Proprio per questo l’Italia avrebbe dovuto fare l’opposto di quello che ha fatto: ovvero avrebbe dovuto favorire la diffusione della variante omicron nella popolazione sana e vaccinare solo i più deboli e anziani. In questa maniera avremmo avuto maggiore immunità naturale.
Non so se ci sono studi al riguardo ma sta emergendo abbastanza chiaramente che le misure per contenere il virus come quarantene e limitazioni varie sono controproducenti: tamponano sul momento la diffusione del virus ma bloccano anche l’immunità naturale col risultato che la crisi sanitaria è destinata a riproporsi a mesi di distanza. Lo si è visto molto chiaramente nel diverso approccio di Scozia e UK: le misure più severe scozzesi si stanno rivelando essere un boomerang.
Perché intendiamoci, quando dico che con la omicron la pandemia è finita, non intendo dire che il covid-19 sparirà completamente ma che diverrà un raffreddore come tanti altri. Spiegava uno scienziato (non ricordo chi) che (numeri a caso) se oggi muoiono 100 persone di influenza allora domani ne moriranno 60 di influenza e 40 di covid-19: cioè di covid-19 ne moriranno solo le persone più fragili che fino a qualche anni fa morivano di altre malattie endemiche.
Questo è il nuovo normale a cui stiamo andando incontro: poi ovvio che nelle dittature democratiche come la nostra in autunno verrà dato l’allarme e sarà colta l’occasione per imporre nuove misure arbitrarie e assurde: ma la realtà è quella che ho appena spiegato.
Ah! Un altro dato fondamentale quando si considerano l’aumento dei ricoverati in ospedale per Covid-19 è se sono ricoveri DA covid-19 (ovvero provocati da tale malattia) oppure CON covid-19 (ovvero persone ricoverate per altri motivi, come un braccio rotto, che si scoprono essere infetti asintomatici). Il mese scorso o giù di lì i “giornaloni” spiegavano del fallimento della fine di tutte le restrizioni in Danimarca a causa dell’aumento dei ricoverati in ospedale: le autorità danesi spiegarono immediatamente che si trattava di ricoveri CON covid-19 e non causati DAL covid-19. Chiaramente questo concetto della differenza fra DA e CON va ben oltre la capacità di comprensione dei nostri politici soprattutto poi quando questi NON vogliono capire…
Anzi ho la sensazione che si faccia di tutto per limitare l’immunità naturale e avere così la possibilità di imporre nuove restrizioni (che comunque saranno arbitrarie e assurde) in autunno.
Ah! riepilogo qui la teoria sulla MIA storia col covid-19. Tutti i seguenti punti sono ipotetici, li scrivo usando l’indicativo solo per semplicità!
- Presi il covid-19 a marzo 2020, per una settimana ebbi sintomi leggeri di influenza e tossettina secca. All’epoca, conscio del pericolo di infettare gli altri (comunque c’era già la quarantena), evitai di uscire e non andai a fare la spesa per una decina di giorni. I tamponi all’epoca erano riservati a politici, calciatori e morenti.
- La tossettina secca mi perdurò per diversi mesi, fino a giugno: all’epoca non si sapeva del covid lungo e io ero abbastanza convinto che fosse un tumore (ovviamente!) ai polmoni! L’altro sintomo fu un’estrema spossatezza (ma anche di quella mi resi conto dopo che era anormale essendo io pigrissimo di natura). Col ritorno alla quasi normalità estiva chiesi alla mia dottoressa di farmi fare delle analisi e lei me ne prescrisse varie a casaccio di cui, col senno di poi, l’unica sensata era quella al cuore (che comunque stava benissimo). Non si scoprì niente, io migliorai e si lasciò perdere.
- A settembre (o era ottobre) 2020 credo di aver avuto un altro contatto col covid-19 quando andai a votare per le regionali in Toscana: finalmente avevo una mascherina FFP2 (che però non chiudeva benissimo) e i guanti in lattice ma se nel cubicolo del voto c’era passato un infetto che tossiva/starnutiva poco prima di me il contagio era inevitabile. Un paio di giorni di febbre bassissima (io per prudenza non uscii e non andai da mio padre).
- Inverno 2020-2021 tutto bene.
- Luglio 2021: qualche giorno dopo una cena con amici in pizzeria super affollata (sebbene si mangiasse all’aperto) ebbi di nuovo un po’ di febbre. Io detti per scontato fosse la variante delta.
- Dicembre 2021 e gennaio 2022: qualche starnuto per un paio di giorni, niente febbre o altri sintomi. Secondo me era la omicron.
Di questi eventi l’unico di cui fossi relativamente sicuro che si trattasse effettivamente di covid-19 è l’infezione iniziale col relativo covid-19 lungo. Ritenevo poi probabile anche una reinfezioni con la omicron a dicembre e gennaio. Non potendo permettermi lunghe quarantene all’epoca avevo però evitato di “tamponarmi”...
Ebbene qualche giorno fa ho voluto fare il test sugli anticorpi: l’IgM è basso (chiaramente sono negativo) ma non nullo (0.12 per la precisione); l’IgG era sotto le soglie minime (minore di 1.85) ma, suppongo, non nullo. Questo significa che, come pensavo, sono venuto in contatto col virus, visto che non sono vaccinato, anche se non mi è chiaro quando. L’IgM basso non so se può essere compatibile con un’infezione, per quanto leggerissima (davvero pochi starnuti al giorno), a gennaio o se rappresenta i rimasugli di anticorpi di un’infezione ancora più vecchia (magari in autunno o quella abbastanza "immaginaria" in estate).
Insomma, il succo è che dal covid-19 sono ormai protetto: posso forse prenderlo in maniera leggerissima, come fosse un raffreddore insomma, e niente più…
Conclusione: da sempre si sa che l’approccio medico dovrebbe essere valutato persona per persona: ciò che fa bene a Tizio potrebbe essere pericoloso per Caio e viceversa. Questa norma di normale buon senso è stata (furbescamente credo) dimenticata per il covid-19: chi ha già avuto la malattia è immune o comunque molto più protetto di chi si è vaccinato e, anzi, non ha niente da guadagnarci dalla vaccinazione e ne rischierebbe solo i più o meno rari effetti collaterali.
Uno Stato decente, che non voglia rischiare di danneggiare talvolta anche gravemente la propria popolazione, dovrebbe considerare la situazione medica di ogni cittadino prima di proporre indiscriminatamente dei trattamenti sanitari più o meno obbligatori.
Nota (*1): anche se mantiene (spero! In realtà lo presumo soltanto) una maggiore protezione da ospedalizzazione e morte.
Beh, veramente l’avevo sognato ma fino a poche settimane fa la tendenza sembrava questa dato il febbraio insolitamente mite: poi è tornato il freddo e così sono risalite le infezioni. In pratica la "fine" arriverà ad aprile...
Contemporaneamente sta emergendo la debolezza dell’approccio puramente vaccinale: secondo gli ultimi dati l’immunità fornita dalla terza dose diminuisce progressivamente fino ad annullarsi del tutto dopo tre mesi: in altre parole chi è stato vaccinato da più di tre mesi ha la stessa probabilità di infettarsi (*1) di un non vaccinato mai ammalato di covid-19. Solo l’immunità naturale (dei guariti di covid-19 cioè) sembra essere di lunga durata.
In altre parole sta svanendo completamente l’ostacolo dato dal vaccino alla diffusione della variante omicron-2.
Proprio per questo l’Italia avrebbe dovuto fare l’opposto di quello che ha fatto: ovvero avrebbe dovuto favorire la diffusione della variante omicron nella popolazione sana e vaccinare solo i più deboli e anziani. In questa maniera avremmo avuto maggiore immunità naturale.
Non so se ci sono studi al riguardo ma sta emergendo abbastanza chiaramente che le misure per contenere il virus come quarantene e limitazioni varie sono controproducenti: tamponano sul momento la diffusione del virus ma bloccano anche l’immunità naturale col risultato che la crisi sanitaria è destinata a riproporsi a mesi di distanza. Lo si è visto molto chiaramente nel diverso approccio di Scozia e UK: le misure più severe scozzesi si stanno rivelando essere un boomerang.
Perché intendiamoci, quando dico che con la omicron la pandemia è finita, non intendo dire che il covid-19 sparirà completamente ma che diverrà un raffreddore come tanti altri. Spiegava uno scienziato (non ricordo chi) che (numeri a caso) se oggi muoiono 100 persone di influenza allora domani ne moriranno 60 di influenza e 40 di covid-19: cioè di covid-19 ne moriranno solo le persone più fragili che fino a qualche anni fa morivano di altre malattie endemiche.
Questo è il nuovo normale a cui stiamo andando incontro: poi ovvio che nelle dittature democratiche come la nostra in autunno verrà dato l’allarme e sarà colta l’occasione per imporre nuove misure arbitrarie e assurde: ma la realtà è quella che ho appena spiegato.
Ah! Un altro dato fondamentale quando si considerano l’aumento dei ricoverati in ospedale per Covid-19 è se sono ricoveri DA covid-19 (ovvero provocati da tale malattia) oppure CON covid-19 (ovvero persone ricoverate per altri motivi, come un braccio rotto, che si scoprono essere infetti asintomatici). Il mese scorso o giù di lì i “giornaloni” spiegavano del fallimento della fine di tutte le restrizioni in Danimarca a causa dell’aumento dei ricoverati in ospedale: le autorità danesi spiegarono immediatamente che si trattava di ricoveri CON covid-19 e non causati DAL covid-19. Chiaramente questo concetto della differenza fra DA e CON va ben oltre la capacità di comprensione dei nostri politici soprattutto poi quando questi NON vogliono capire…
Anzi ho la sensazione che si faccia di tutto per limitare l’immunità naturale e avere così la possibilità di imporre nuove restrizioni (che comunque saranno arbitrarie e assurde) in autunno.
Ah! riepilogo qui la teoria sulla MIA storia col covid-19. Tutti i seguenti punti sono ipotetici, li scrivo usando l’indicativo solo per semplicità!
- Presi il covid-19 a marzo 2020, per una settimana ebbi sintomi leggeri di influenza e tossettina secca. All’epoca, conscio del pericolo di infettare gli altri (comunque c’era già la quarantena), evitai di uscire e non andai a fare la spesa per una decina di giorni. I tamponi all’epoca erano riservati a politici, calciatori e morenti.
- La tossettina secca mi perdurò per diversi mesi, fino a giugno: all’epoca non si sapeva del covid lungo e io ero abbastanza convinto che fosse un tumore (ovviamente!) ai polmoni! L’altro sintomo fu un’estrema spossatezza (ma anche di quella mi resi conto dopo che era anormale essendo io pigrissimo di natura). Col ritorno alla quasi normalità estiva chiesi alla mia dottoressa di farmi fare delle analisi e lei me ne prescrisse varie a casaccio di cui, col senno di poi, l’unica sensata era quella al cuore (che comunque stava benissimo). Non si scoprì niente, io migliorai e si lasciò perdere.
- A settembre (o era ottobre) 2020 credo di aver avuto un altro contatto col covid-19 quando andai a votare per le regionali in Toscana: finalmente avevo una mascherina FFP2 (che però non chiudeva benissimo) e i guanti in lattice ma se nel cubicolo del voto c’era passato un infetto che tossiva/starnutiva poco prima di me il contagio era inevitabile. Un paio di giorni di febbre bassissima (io per prudenza non uscii e non andai da mio padre).
- Inverno 2020-2021 tutto bene.
- Luglio 2021: qualche giorno dopo una cena con amici in pizzeria super affollata (sebbene si mangiasse all’aperto) ebbi di nuovo un po’ di febbre. Io detti per scontato fosse la variante delta.
- Dicembre 2021 e gennaio 2022: qualche starnuto per un paio di giorni, niente febbre o altri sintomi. Secondo me era la omicron.
Di questi eventi l’unico di cui fossi relativamente sicuro che si trattasse effettivamente di covid-19 è l’infezione iniziale col relativo covid-19 lungo. Ritenevo poi probabile anche una reinfezioni con la omicron a dicembre e gennaio. Non potendo permettermi lunghe quarantene all’epoca avevo però evitato di “tamponarmi”...
Ebbene qualche giorno fa ho voluto fare il test sugli anticorpi: l’IgM è basso (chiaramente sono negativo) ma non nullo (0.12 per la precisione); l’IgG era sotto le soglie minime (minore di 1.85) ma, suppongo, non nullo. Questo significa che, come pensavo, sono venuto in contatto col virus, visto che non sono vaccinato, anche se non mi è chiaro quando. L’IgM basso non so se può essere compatibile con un’infezione, per quanto leggerissima (davvero pochi starnuti al giorno), a gennaio o se rappresenta i rimasugli di anticorpi di un’infezione ancora più vecchia (magari in autunno o quella abbastanza "immaginaria" in estate).
Insomma, il succo è che dal covid-19 sono ormai protetto: posso forse prenderlo in maniera leggerissima, come fosse un raffreddore insomma, e niente più…
Conclusione: da sempre si sa che l’approccio medico dovrebbe essere valutato persona per persona: ciò che fa bene a Tizio potrebbe essere pericoloso per Caio e viceversa. Questa norma di normale buon senso è stata (furbescamente credo) dimenticata per il covid-19: chi ha già avuto la malattia è immune o comunque molto più protetto di chi si è vaccinato e, anzi, non ha niente da guadagnarci dalla vaccinazione e ne rischierebbe solo i più o meno rari effetti collaterali.
Uno Stato decente, che non voglia rischiare di danneggiare talvolta anche gravemente la propria popolazione, dovrebbe considerare la situazione medica di ogni cittadino prima di proporre indiscriminatamente dei trattamenti sanitari più o meno obbligatori.
Nota (*1): anche se mantiene (spero! In realtà lo presumo soltanto) una maggiore protezione da ospedalizzazione e morte.
sabato 19 marzo 2022
Brocchi, blocchi e blocchetti
[E] Attenzione! Per la comprensione di questo pezzo è necessaria la lettura della mia Epitome (V. 1.9.0 "Dolore").
Cerco di scrivere un altro pezzo veloce stamani.
Ieri ho ascoltato un po’ di Zhok intervistato su “Visione TV” insieme ad altri tre ospiti sulla guerra in Ucraina.
Mi ha colpito un’osservazione: Zhok ha evidenziato come i paesi che hanno adottato l’approccio monomaniacale alla pandemia, basato sui vaccini e solo sui vaccini cioè, siano gli stessi uniti nella Santa Alleanza dei buoni contro il “folle” Putin.
Questa coincidenza non è ovviamente una coincidenza: Zhok vi vede una contrapposizione culturale fra il blocco occidentale a guida USA, il “classico” imperialismo russo e la nuova forma di imperialismo cinese (alla conquista di Africa e Sud America).
Personalmente nella gestione della pandemia avevo fatto una distinzione fra paesi ricchi, che si potevano permettere di acquistare quantità massicce di vaccini e paesi poveri che, gioco forza, non potevano: probabilmente però in questo caso ha ragione Zhok: l’elemento discriminante non è la ricchezza ma quanto sia forte il legame con Washington; del resto i soldi per i vaccini avrebbero potuti venire prestati da BM per poi essere restituiti con gli interessi (doppio guadagno) se ci fosse stata la volontà di farlo.
Da qui ne ricavo che il controllo degli USA su Africa, Sud America e, ovviamente, Asia non è più totale: l’influenza della Cina si fa sentire. Il confronto fra le due superpotenze, Cina e USA, è più vicino di quanto noi occidentali crediamo.
Il motivo della miopia occidentale è probabilmente dovuto alla superiore capacità propagandistica occidentale: non sto pensando ai media (questa è soprattutto spazzatura) ma alla capacità di trasmettere idee, principi e stile di vita anche attraverso pellicole cinematografiche o serie televisive. Gli occidentali ancora si illudono di essere le persone più libere del mondo: forse, nonostante le riduzioni di libertà, è ancora così: sicuramente abbiamo più libertà che in Cina ma, per esempio, in Russia non vi è stato l’orrore del verdepasso. Io qui, nella libera Italia, ho dovuto rinunciare a qualsiasi attività sociale, in Russia non avrei avuto problemi.
Mi si obietterà: «Bravo grullo! Ma qui puoi scrivere “quello che vuoi” sul tuo blog; puoi attaccare impunemente Draghi e Speranza senza che nessuno ti dica nulla: prova a farlo in Russia e vieni avvelenato col plutonio!».
Allora: che io possa scrivere quello che voglio è già molto opinabile: fra lotta alle bufale, il politicamente corretto, il diritto all’oblio e la paura di denunce mi sembra di essere in un campo minato. Devo scrivere con estrema circospezione e prudenza.
Ma la mia istanza fondamentale è che posso scrivere “quello che voglio” fintanto che non mi legge nessuno, ovvero fino a quando non do noia: guardate come hanno fatto fuori ByoBlu.
Sono sicuro che lo stesso sia vero in Russia: il plutonio costa: non lo si può certo sprecare per i bloggatori seguiti da poche decine di persone!
Ho divagato… in realtà volevo scrivere di altro…
Volevo spiegare che, se Zhok è stato più pronto di me nel riconoscere la suddivisione geopolitica e non meramente economica nella gestione della pandemia, io invece sono invece molto più avanti nella comprensione complessiva della situazione.
Si arriva così al nuovo capitolo ([E] 15, “Decadenza”) dell’ultima versione dell’Epitome che ho pubblicato ieri.
Per comprendere il mondo moderno non basta rendersi conto che adesso abbiamo il blocco occidentale e quello cinese con la grossa isola russa in un angolo. È importante capire che il blocco occidentale, l’impero statunitense a base di iperliberismo, è in decadenza.
Solo con questa comprensione se ne possono spiegare i comportamenti, talvolta illogici o addirittura autolesionistici (come le sanzioni europee alla Russia che ci renderanno molto più poveri): sia nella gestione della pandemia che della crisi ucraina.
Ovviamente per capire questi miei accenni dovrei spiegarvi la mia peculiare nozione di decadenza e tutto ciò che questa implica. Però sono a corto di tempo e mi interrompo frettolosamente qui: chi è interessato può scaricare gratuitamente l'Epitome!)…
Conclusione: tutto non va.
Cerco di scrivere un altro pezzo veloce stamani.
Ieri ho ascoltato un po’ di Zhok intervistato su “Visione TV” insieme ad altri tre ospiti sulla guerra in Ucraina.
Mi ha colpito un’osservazione: Zhok ha evidenziato come i paesi che hanno adottato l’approccio monomaniacale alla pandemia, basato sui vaccini e solo sui vaccini cioè, siano gli stessi uniti nella Santa Alleanza dei buoni contro il “folle” Putin.
Questa coincidenza non è ovviamente una coincidenza: Zhok vi vede una contrapposizione culturale fra il blocco occidentale a guida USA, il “classico” imperialismo russo e la nuova forma di imperialismo cinese (alla conquista di Africa e Sud America).
Personalmente nella gestione della pandemia avevo fatto una distinzione fra paesi ricchi, che si potevano permettere di acquistare quantità massicce di vaccini e paesi poveri che, gioco forza, non potevano: probabilmente però in questo caso ha ragione Zhok: l’elemento discriminante non è la ricchezza ma quanto sia forte il legame con Washington; del resto i soldi per i vaccini avrebbero potuti venire prestati da BM per poi essere restituiti con gli interessi (doppio guadagno) se ci fosse stata la volontà di farlo.
Da qui ne ricavo che il controllo degli USA su Africa, Sud America e, ovviamente, Asia non è più totale: l’influenza della Cina si fa sentire. Il confronto fra le due superpotenze, Cina e USA, è più vicino di quanto noi occidentali crediamo.
Il motivo della miopia occidentale è probabilmente dovuto alla superiore capacità propagandistica occidentale: non sto pensando ai media (questa è soprattutto spazzatura) ma alla capacità di trasmettere idee, principi e stile di vita anche attraverso pellicole cinematografiche o serie televisive. Gli occidentali ancora si illudono di essere le persone più libere del mondo: forse, nonostante le riduzioni di libertà, è ancora così: sicuramente abbiamo più libertà che in Cina ma, per esempio, in Russia non vi è stato l’orrore del verdepasso. Io qui, nella libera Italia, ho dovuto rinunciare a qualsiasi attività sociale, in Russia non avrei avuto problemi.
Mi si obietterà: «Bravo grullo! Ma qui puoi scrivere “quello che vuoi” sul tuo blog; puoi attaccare impunemente Draghi e Speranza senza che nessuno ti dica nulla: prova a farlo in Russia e vieni avvelenato col plutonio!».
Allora: che io possa scrivere quello che voglio è già molto opinabile: fra lotta alle bufale, il politicamente corretto, il diritto all’oblio e la paura di denunce mi sembra di essere in un campo minato. Devo scrivere con estrema circospezione e prudenza.
Ma la mia istanza fondamentale è che posso scrivere “quello che voglio” fintanto che non mi legge nessuno, ovvero fino a quando non do noia: guardate come hanno fatto fuori ByoBlu.
Sono sicuro che lo stesso sia vero in Russia: il plutonio costa: non lo si può certo sprecare per i bloggatori seguiti da poche decine di persone!
Ho divagato… in realtà volevo scrivere di altro…
Volevo spiegare che, se Zhok è stato più pronto di me nel riconoscere la suddivisione geopolitica e non meramente economica nella gestione della pandemia, io invece sono invece molto più avanti nella comprensione complessiva della situazione.
Si arriva così al nuovo capitolo ([E] 15, “Decadenza”) dell’ultima versione dell’Epitome che ho pubblicato ieri.
Per comprendere il mondo moderno non basta rendersi conto che adesso abbiamo il blocco occidentale e quello cinese con la grossa isola russa in un angolo. È importante capire che il blocco occidentale, l’impero statunitense a base di iperliberismo, è in decadenza.
Solo con questa comprensione se ne possono spiegare i comportamenti, talvolta illogici o addirittura autolesionistici (come le sanzioni europee alla Russia che ci renderanno molto più poveri): sia nella gestione della pandemia che della crisi ucraina.
Ovviamente per capire questi miei accenni dovrei spiegarvi la mia peculiare nozione di decadenza e tutto ciò che questa implica. Però sono a corto di tempo e mi interrompo frettolosamente qui: chi è interessato può scaricare gratuitamente l'Epitome!)…
Conclusione: tutto non va.
venerdì 18 marzo 2022
Che male!
Non so come, direi di pura volontà, sono riuscito a “terminare” la nuova versione dell’Epitome.
In realtà non dovrebbe essere troppo diversa da quella temporanea che avevo reso disponibile mentre finalizzavo questa: le solite piccole correzioni qua e là che però prendono un’infinità di tempo e sono, almeno per me, estremamente noiose.
Poi, non so, probabilmente sono io, ma ogni volta che rileggo qualcosa vi trovo un sacco di errori o, comunque, di inesattezza o di dettagli che non mi piacciono più: il risultato è che mi sembra di non finire mai, che l’opera sia sempre a un livello indecente e impresentabile…
Provo a riassumere i cambiamenti principali rispetto a 1.8.0 “Verdepasso”.
A livello meramente quantitativo vi sono 22 pagine e 93 note in più.
La novità principale è un nuovo capitolo composto da 7 sottocapitoli di cui uno proveniente dalla “Miscellanea”. Si tratta di una teoria maturata in questi ultimi mesi, sostanzialmente in autunno, che interpreta la gestione della pandemia in un contesto notevolmente più ampio e generico (a cui, oltretutto si riallaccia facilmente anche l’interpretazione della guerra in Ucraina) a sua volta inquadrato nella logica dell’Epitome.
Chi mi conosce lo sa: il mio pallino per la storia è nato intorno ai complessi aspetti che hanno portato alla caduta dell’impero romano. Stranamente non ricordo se sono poi riuscito a mettere nero su bianco la mia teoria al riguardo ma non credo. Non credo perché in realtà ci sto ancora riflettendo (da un paio di decenni almeno!) ma mi sto orientando verso una particolare forma di decadenza che definisco appunto nel nuovo capitolo.
Ancora non sono sicuro che tale specifica decadenza abbia colpito veramente l’Impero Romano ma di certo sta colpendo l’occidente, ovvero gli USA e tutti gli stati che gli vanno a rimorchio.
Questa nuova teoria spiega però bene la gestione della pandemia e la crisi in Ucraina.
A proposito della guerra mi sono limitato ad aggiungere qualche paragrafo distribuiti su più capitoli, insomma accenni e spunti di interpretazione. Se mai riuscirò a scrivere una nuova versione probabilmente approfondirò il fenomeno.
Il mio “programma” originario era poi quello di pubblicare a breve una nuova versione 1.9.1 essenzialmente di correzione del materiale esistente. Poi, sempre in teoria, avrei tentato di provare a diffondere un po’ la mia opera. Avevo delle idee interessanti su come fare ma non so se avrò la forza/voglia di provarci.
Dal mio ingenuo punto di vista non cerco notorietà o fama, o qualunque cosa cerchino le persone comuni, ma vorrei solo fare un favore/regalo all’umanità! Ma onestamente inizio a nutrire dubbi che l’umanità si meriti il mio impegno…
Quindi?
Bo… non so proprio cosa farò: il mio problema di scarsa energia/volontà è piuttosto critico. Non so se si nota anche nei miei pezzi: come INTP riesco bene a compartimezzare (*1) la mia mente, a non pensare a un problema e a concentrarmi su altro… ma tutto ha un limite…
Conclusione: finalmente la “Verdepasso” va in soffitta e arriva la 1.9.0 “Dolore”...
Nota (*1): apparentemente il verbo “compartimezzare” non esiste! Io lo intendo con “dividere in compartimenti”...
In realtà non dovrebbe essere troppo diversa da quella temporanea che avevo reso disponibile mentre finalizzavo questa: le solite piccole correzioni qua e là che però prendono un’infinità di tempo e sono, almeno per me, estremamente noiose.
Poi, non so, probabilmente sono io, ma ogni volta che rileggo qualcosa vi trovo un sacco di errori o, comunque, di inesattezza o di dettagli che non mi piacciono più: il risultato è che mi sembra di non finire mai, che l’opera sia sempre a un livello indecente e impresentabile…
Provo a riassumere i cambiamenti principali rispetto a 1.8.0 “Verdepasso”.
A livello meramente quantitativo vi sono 22 pagine e 93 note in più.
La novità principale è un nuovo capitolo composto da 7 sottocapitoli di cui uno proveniente dalla “Miscellanea”. Si tratta di una teoria maturata in questi ultimi mesi, sostanzialmente in autunno, che interpreta la gestione della pandemia in un contesto notevolmente più ampio e generico (a cui, oltretutto si riallaccia facilmente anche l’interpretazione della guerra in Ucraina) a sua volta inquadrato nella logica dell’Epitome.
Chi mi conosce lo sa: il mio pallino per la storia è nato intorno ai complessi aspetti che hanno portato alla caduta dell’impero romano. Stranamente non ricordo se sono poi riuscito a mettere nero su bianco la mia teoria al riguardo ma non credo. Non credo perché in realtà ci sto ancora riflettendo (da un paio di decenni almeno!) ma mi sto orientando verso una particolare forma di decadenza che definisco appunto nel nuovo capitolo.
Ancora non sono sicuro che tale specifica decadenza abbia colpito veramente l’Impero Romano ma di certo sta colpendo l’occidente, ovvero gli USA e tutti gli stati che gli vanno a rimorchio.
Questa nuova teoria spiega però bene la gestione della pandemia e la crisi in Ucraina.
A proposito della guerra mi sono limitato ad aggiungere qualche paragrafo distribuiti su più capitoli, insomma accenni e spunti di interpretazione. Se mai riuscirò a scrivere una nuova versione probabilmente approfondirò il fenomeno.
Il mio “programma” originario era poi quello di pubblicare a breve una nuova versione 1.9.1 essenzialmente di correzione del materiale esistente. Poi, sempre in teoria, avrei tentato di provare a diffondere un po’ la mia opera. Avevo delle idee interessanti su come fare ma non so se avrò la forza/voglia di provarci.
Dal mio ingenuo punto di vista non cerco notorietà o fama, o qualunque cosa cerchino le persone comuni, ma vorrei solo fare un favore/regalo all’umanità! Ma onestamente inizio a nutrire dubbi che l’umanità si meriti il mio impegno…
Quindi?
Bo… non so proprio cosa farò: il mio problema di scarsa energia/volontà è piuttosto critico. Non so se si nota anche nei miei pezzi: come INTP riesco bene a compartimezzare (*1) la mia mente, a non pensare a un problema e a concentrarmi su altro… ma tutto ha un limite…
Conclusione: finalmente la “Verdepasso” va in soffitta e arriva la 1.9.0 “Dolore”...
Nota (*1): apparentemente il verbo “compartimezzare” non esiste! Io lo intendo con “dividere in compartimenti”...
giovedì 17 marzo 2022
La relatività fra media e propaganda
Via, provo a scrivere un pezzo un po’ impegnativo nonostante non abbia molto tempo…
La mia teoria “ufficiale” è sull’Epitome ed è lì che rimando chi fosse interessato, però chi mi segue un minimo su questo sito un’idea di come la penso dovrebbe essersela fatta.
Non mi considero un “complottista” ma, col tempo, più leggo e ragiono sulle cose e più mi rendo conto che la realtà è molto diversa da come ci viene raccontata dai media.
Media ufficiali che seguo molto indirettamente: magari sentendo di straforo qualche telegiornale guardato da altri famigliari e zigzagando fra gli echi che riverberano su FB delle notizie più “rumorose”. Questo grazie ai “manovali dell’informazione” (v. Zhok quotidiano) ovvero a coloro che si sorbono con gusto il semolino quotidiano dell’informazione predigerita ufficiale e così, convinti di sapere tutto, si impegnano con lena, sicuri della propria superiorità, a ripetere il poco che hanno capito cercando di "illuminare" il prossimo e a dar di complottista/ignorante/cretino/fascista/novax/licantropo a chi osa pensarla diversamente da loro.
Io, nel mio semplice cinismo disilluso, ormai mi fido meno di zero dei media ufficiali (per il perché rimando alla Epitome) anzi, se mi dicono bianco, do per scontato che sia nero e vice versa.
Da quando è scoppiata la crisi in Ucraina, non per nulla, riferendomi ai media scrivo che fanno “propaganda di guerra”, ovvero una propaganda totalmente sfacciata e unidirezionale.
Una propaganda guerrafondaia che, evidentemente, cerca di convincere, fortunatamente mi pare con scarsi risultati, che una guerra contro la Russia sarebbe cosa buona e giusta. Che Putin è un novello Bin Laden aka Saddam aka Hitler ma anche un po' Stalin (questo per venire incontro alle fobie preferite di ogni telespettatore), ovvero il male assoluto contro cui è quindi tutto lecito…
In Italia la propaganda di guerra si dà un gran da fare ma, nonostante tutti i suoi sforzi, fatica a far passare l’idea che sia giusto spedire armi in Ucraina per alimentare il conflitto, men che meno che sia auspicabile un intervento diretto (ovviamente sotto l'ombrello NATO): anni di pacifismo si oppongono a questa narrativa guerrafondaia.
Sarebbe interessante sapere come la pensano negli altri paesi dell'Europa occidentale: ovviamente i media suppongo raccontino che siano tutti dalla parte dell’Ucraina contro l’orco folle, pazzo e puzzone, Putin ma, come ho detto, non perdo neppure tempo a sentirli; d’altra parte, non saprei dove cercare queste informazioni paese per paese e quindi rimango con questa mia curiosità.
Non è assurdo pensare che la propaganda di guerra in altri paesi possa stare avendo successo, che la maggioranza della popolazione cioè si beva la versione distorta della realtà raccontata dai media. Che l’affabulazione drammatica, disegnata con cupi pastelli emotivi, desti lo spirito bellicoso degli ingenui, degli squilibrati e dei facilmente impressionabili…
I governi fanno quello che vogliono per collaborare con i poteri economici e finanziari (di nuovo rimando alla mia teoria sull’Epitome): però devono fingere che sia il popolo che comandi. Per fare una guerra, per far sì che la popolazione ne subisca le conseguenze senza protestare, devono far in modo che ci sia almeno una pseudo maggioranza che la voglia. Ecco il perché di tutti questi sforzi che spesso sfiorano e talvolta superano il ridicolo.
Premetto che non l’ho scritto ma credo che avrei potuto scrivere il seguente paragrafo: «I giornali di un Paese possono, in due settimane, portare la folla cieca e ignorante a un tale stato di esasperazione e di eccitazione da indurre gli uomini ad indossare l'abito militare per uccidere e farsi uccidere allo scopo di permettere a ignoti affaristi di realizzare i loro ignobili piani.»
Potrebbe essere una mia frase, no? Certo, al posto di “giornali” avrei scritto “media” ma il resto è perfettamente in linea col mio pensiero…
Chi l’ha scritta quindi questa frase? Chi è il “complottista” di turno?
Uno sconosciuto professore universitario? Magari il solito Zhok?
Chi è insomma l’idiota di turno che crede che i giornali siano totalmente sottomessi agli interessi dei potenti e che la popolazione si faccia ingannare con tanta irrisoria facilità?
Beh, qualche giorno fa ho iniziato a leggere “Come io vedo il mondo” di Albert Einstein [(E.) Newton, 1984, trad. R. Valori] e a pagina 16 si trova il passaggio che ho riportato qui sopra…
Non sorprendentemente ci sarebbe molto altro materiale interessante fin dalle primissime pagine: se avrò voglia, e soprattutto tempo, vedrò di scriverci qualche pezzo…
Conclusione: in verità non mi è venuto un pezzo particolarmente complesso. In pratica mi sono concentrato nel cercare di far capire come la frase di Einstein sia compatibile con quello che io penso e scrivo da tempo... spero poi di essere riuscito a cogliere il lettore di sorpresa con la rivelazione finale dell’autore!
La mia teoria “ufficiale” è sull’Epitome ed è lì che rimando chi fosse interessato, però chi mi segue un minimo su questo sito un’idea di come la penso dovrebbe essersela fatta.
Non mi considero un “complottista” ma, col tempo, più leggo e ragiono sulle cose e più mi rendo conto che la realtà è molto diversa da come ci viene raccontata dai media.
Media ufficiali che seguo molto indirettamente: magari sentendo di straforo qualche telegiornale guardato da altri famigliari e zigzagando fra gli echi che riverberano su FB delle notizie più “rumorose”. Questo grazie ai “manovali dell’informazione” (v. Zhok quotidiano) ovvero a coloro che si sorbono con gusto il semolino quotidiano dell’informazione predigerita ufficiale e così, convinti di sapere tutto, si impegnano con lena, sicuri della propria superiorità, a ripetere il poco che hanno capito cercando di "illuminare" il prossimo e a dar di complottista/ignorante/cretino/fascista/novax/licantropo a chi osa pensarla diversamente da loro.
Io, nel mio semplice cinismo disilluso, ormai mi fido meno di zero dei media ufficiali (per il perché rimando alla Epitome) anzi, se mi dicono bianco, do per scontato che sia nero e vice versa.
Da quando è scoppiata la crisi in Ucraina, non per nulla, riferendomi ai media scrivo che fanno “propaganda di guerra”, ovvero una propaganda totalmente sfacciata e unidirezionale.
Una propaganda guerrafondaia che, evidentemente, cerca di convincere, fortunatamente mi pare con scarsi risultati, che una guerra contro la Russia sarebbe cosa buona e giusta. Che Putin è un novello Bin Laden aka Saddam aka Hitler ma anche un po' Stalin (questo per venire incontro alle fobie preferite di ogni telespettatore), ovvero il male assoluto contro cui è quindi tutto lecito…
In Italia la propaganda di guerra si dà un gran da fare ma, nonostante tutti i suoi sforzi, fatica a far passare l’idea che sia giusto spedire armi in Ucraina per alimentare il conflitto, men che meno che sia auspicabile un intervento diretto (ovviamente sotto l'ombrello NATO): anni di pacifismo si oppongono a questa narrativa guerrafondaia.
Sarebbe interessante sapere come la pensano negli altri paesi dell'Europa occidentale: ovviamente i media suppongo raccontino che siano tutti dalla parte dell’Ucraina contro l’orco folle, pazzo e puzzone, Putin ma, come ho detto, non perdo neppure tempo a sentirli; d’altra parte, non saprei dove cercare queste informazioni paese per paese e quindi rimango con questa mia curiosità.
Non è assurdo pensare che la propaganda di guerra in altri paesi possa stare avendo successo, che la maggioranza della popolazione cioè si beva la versione distorta della realtà raccontata dai media. Che l’affabulazione drammatica, disegnata con cupi pastelli emotivi, desti lo spirito bellicoso degli ingenui, degli squilibrati e dei facilmente impressionabili…
I governi fanno quello che vogliono per collaborare con i poteri economici e finanziari (di nuovo rimando alla mia teoria sull’Epitome): però devono fingere che sia il popolo che comandi. Per fare una guerra, per far sì che la popolazione ne subisca le conseguenze senza protestare, devono far in modo che ci sia almeno una pseudo maggioranza che la voglia. Ecco il perché di tutti questi sforzi che spesso sfiorano e talvolta superano il ridicolo.
Premetto che non l’ho scritto ma credo che avrei potuto scrivere il seguente paragrafo: «I giornali di un Paese possono, in due settimane, portare la folla cieca e ignorante a un tale stato di esasperazione e di eccitazione da indurre gli uomini ad indossare l'abito militare per uccidere e farsi uccidere allo scopo di permettere a ignoti affaristi di realizzare i loro ignobili piani.»
Potrebbe essere una mia frase, no? Certo, al posto di “giornali” avrei scritto “media” ma il resto è perfettamente in linea col mio pensiero…
Chi l’ha scritta quindi questa frase? Chi è il “complottista” di turno?
Uno sconosciuto professore universitario? Magari il solito Zhok?
Chi è insomma l’idiota di turno che crede che i giornali siano totalmente sottomessi agli interessi dei potenti e che la popolazione si faccia ingannare con tanta irrisoria facilità?
Beh, qualche giorno fa ho iniziato a leggere “Come io vedo il mondo” di Albert Einstein [(E.) Newton, 1984, trad. R. Valori] e a pagina 16 si trova il passaggio che ho riportato qui sopra…
Non sorprendentemente ci sarebbe molto altro materiale interessante fin dalle primissime pagine: se avrò voglia, e soprattutto tempo, vedrò di scriverci qualche pezzo…
Conclusione: in verità non mi è venuto un pezzo particolarmente complesso. In pratica mi sono concentrato nel cercare di far capire come la frase di Einstein sia compatibile con quello che io penso e scrivo da tempo... spero poi di essere riuscito a cogliere il lettore di sorpresa con la rivelazione finale dell’autore!
lunedì 14 marzo 2022
Pellicole e manipolazione
Parto con l’idea di scrivere un “corto” ma non sono sicuro di riuscirci….
Proviamoci: oggi ho visto il video Why Modern Movies Suck - They Teach Us Awful Lessons su Youtube.com
In pratica l’autore spiega che i “vecchi” film (fino più o meno al 2000) avevano un messaggio positivo mentre in quelli più recenti ciò non è più vero oppure è direttamente negativo.
La sua argomentazione ha due limiti: 1. impossibile trarre conclusioni generali da poche pellicole; 2. è facile estrarre un messaggio dal contesto di un film ignorandone altri (*1).
Però l’idea è interessante. Non andando da anni al cinema non saprei giudicare le pellicole più recenti però guardo molto Netflix e Primevideo.
Qui ho più volte notato il tentativo, spesso grossolano e invadente, di inserire messaggi “politicamente corretti” in tutte le serie: mi fa venire in mente un video animato umoristico di epoca sovietica che mi fece vedere mesi fa il mio amico Oleg.
Nel video uno sceneggiatore sovietico ha un’idea bellissima per una storia però, prima di poter girare il film, deve passare attraverso un processo burocratico che gli impone aggiunte e tagli in linea con l’ideologia comunista (*2).
Ecco, mi pare che alle produzioni Netflix e Primevideo accada qualcosa di analogo: la volontà di aggiungere messaggi in linea con la narrativa dominante per influenzare il pubblico. Ovviamente tutto questo a “fin di bene”, per rendere la società migliore: ma non è quello che pensavano anche i censori sovietici?
In particolare nelle moderne produzioni Netflix e Primevideo ci sono vari topoi ricorrenti:
- il personaggio nero assolutamente positivo.
- il personaggio LGBT assolutamente positivo.
- la relazione multietnica sempre presente.
- alterazione della verità storica per motivi “politicamente corretti” (molto orwelliano).
Se fossero ben inseriti nella trama (come in “Sense8” che mi piacque moltissimo) non sarebbe un problema: invece spesso sembrano aggiunte artificiose, delle forzature che a me appaiono come tasse da pagare e che diminuiscono l’imprevedibilità della serie a volte fino ad annullare il piacere della sua visione. Per me l’intrattenimento deve divertire, magari fornirmi un’idea interessante o ispirare lo spirito, ma mi irrita che cerchi di manipolarmi con lezioncine superficiali e stereotipate da scuola elementare.
Beh, la mia reazione di avversità e irritazione verso i tentativi di manipolazione è tipica degli INTP (e, immagino anche di altri tipi psicologici, comunque in minoranza). C’è da dire che probabilmente non sono io l’obiettivo di queste manipolazione: la loro banalità mi fa pensare che siano rivolte ai bambini o agli adolescenti, a individui cioè con principi e valori ancora in formazione e facilmente influenzabili. Insomma un progetto di manipolazione del pensiero (di costruzione di epomiti secondo la mia terminologia, v. Epitome) sul lungo periodo, almeno multigenerazionale.
Tornando quindi all’idea del video di Youtube visto stamani mi pare plausibile che alcune pellicole, magari anche una maggioranze delle stesse, segua lo stesso modello di riscrittura dei principi e valori della società.
E altrettanto vero che esistono delle eccezioni: in Joker e Renatino ho scritto del film “Joker” (2019) e del suo messaggio pessimistico ma anche realistico, della società che abbandona i suoi valori tradizionali per venerare solo il profitto e adulare i miliardari. Joker è un eroe negativo ma sempre un eroe: rappresenta la ribellione alle istituzioni che lo hanno abbandonato e tradito. La sua pazzia è in fondo il desiderare un mondo diverso e, guarda caso, più giusto.
Oppure basti pensare alla bellissima serie “House of cards” che mostrava come la politica, al di là dell’apparenza, sia puro cinismo completamente amorale e anzi, spesso, criminale. La democrazia occidentale (in particolare quella statunitense) una pura illusione. Guarda caso adesso tale serie è sparita di circolazione...
Altra riflessione è chi impone o sta cercando di imporre la tendenza a usare massicciamente l’intrattenimento per modellare la visione del mondo degli spettatori? Netflix e Primevideo vogliono solo massimizzare i propri utili e non hanno altri interessi. Evidentemente obbediscono a degli ordini. Ma da dove arrivano questi ordini? Semplicemente dal governo (USA ovviamente, l’Europa va a rimorchio ubbidiente) o vi è un’altra origine?
Difficile dirlo ma si tratta di una tendenza da tenere presente…
Conclusione: ovviamente altro che “corto”!
Nota (*1): insomma avrei dovuto vedere le pellicole menzionate dall’autore del video per rendermi conto se il suo giudizio è obiettivo o no.
Nota (*2): nella seconda parte del video animato, una volta approvata la sceneggiatura “modificata”, subentrano le limitazioni dovute ai costi e all’inefficienza della burocrazia sovietica col risultato che il risultato finale è completamente diverso da quanto originariamente pensato.
Proviamoci: oggi ho visto il video Why Modern Movies Suck - They Teach Us Awful Lessons su Youtube.com
In pratica l’autore spiega che i “vecchi” film (fino più o meno al 2000) avevano un messaggio positivo mentre in quelli più recenti ciò non è più vero oppure è direttamente negativo.
La sua argomentazione ha due limiti: 1. impossibile trarre conclusioni generali da poche pellicole; 2. è facile estrarre un messaggio dal contesto di un film ignorandone altri (*1).
Però l’idea è interessante. Non andando da anni al cinema non saprei giudicare le pellicole più recenti però guardo molto Netflix e Primevideo.
Qui ho più volte notato il tentativo, spesso grossolano e invadente, di inserire messaggi “politicamente corretti” in tutte le serie: mi fa venire in mente un video animato umoristico di epoca sovietica che mi fece vedere mesi fa il mio amico Oleg.
Nel video uno sceneggiatore sovietico ha un’idea bellissima per una storia però, prima di poter girare il film, deve passare attraverso un processo burocratico che gli impone aggiunte e tagli in linea con l’ideologia comunista (*2).
Ecco, mi pare che alle produzioni Netflix e Primevideo accada qualcosa di analogo: la volontà di aggiungere messaggi in linea con la narrativa dominante per influenzare il pubblico. Ovviamente tutto questo a “fin di bene”, per rendere la società migliore: ma non è quello che pensavano anche i censori sovietici?
In particolare nelle moderne produzioni Netflix e Primevideo ci sono vari topoi ricorrenti:
- il personaggio nero assolutamente positivo.
- il personaggio LGBT assolutamente positivo.
- la relazione multietnica sempre presente.
- alterazione della verità storica per motivi “politicamente corretti” (molto orwelliano).
Se fossero ben inseriti nella trama (come in “Sense8” che mi piacque moltissimo) non sarebbe un problema: invece spesso sembrano aggiunte artificiose, delle forzature che a me appaiono come tasse da pagare e che diminuiscono l’imprevedibilità della serie a volte fino ad annullare il piacere della sua visione. Per me l’intrattenimento deve divertire, magari fornirmi un’idea interessante o ispirare lo spirito, ma mi irrita che cerchi di manipolarmi con lezioncine superficiali e stereotipate da scuola elementare.
Beh, la mia reazione di avversità e irritazione verso i tentativi di manipolazione è tipica degli INTP (e, immagino anche di altri tipi psicologici, comunque in minoranza). C’è da dire che probabilmente non sono io l’obiettivo di queste manipolazione: la loro banalità mi fa pensare che siano rivolte ai bambini o agli adolescenti, a individui cioè con principi e valori ancora in formazione e facilmente influenzabili. Insomma un progetto di manipolazione del pensiero (di costruzione di epomiti secondo la mia terminologia, v. Epitome) sul lungo periodo, almeno multigenerazionale.
Tornando quindi all’idea del video di Youtube visto stamani mi pare plausibile che alcune pellicole, magari anche una maggioranze delle stesse, segua lo stesso modello di riscrittura dei principi e valori della società.
E altrettanto vero che esistono delle eccezioni: in Joker e Renatino ho scritto del film “Joker” (2019) e del suo messaggio pessimistico ma anche realistico, della società che abbandona i suoi valori tradizionali per venerare solo il profitto e adulare i miliardari. Joker è un eroe negativo ma sempre un eroe: rappresenta la ribellione alle istituzioni che lo hanno abbandonato e tradito. La sua pazzia è in fondo il desiderare un mondo diverso e, guarda caso, più giusto.
Oppure basti pensare alla bellissima serie “House of cards” che mostrava come la politica, al di là dell’apparenza, sia puro cinismo completamente amorale e anzi, spesso, criminale. La democrazia occidentale (in particolare quella statunitense) una pura illusione. Guarda caso adesso tale serie è sparita di circolazione...
Altra riflessione è chi impone o sta cercando di imporre la tendenza a usare massicciamente l’intrattenimento per modellare la visione del mondo degli spettatori? Netflix e Primevideo vogliono solo massimizzare i propri utili e non hanno altri interessi. Evidentemente obbediscono a degli ordini. Ma da dove arrivano questi ordini? Semplicemente dal governo (USA ovviamente, l’Europa va a rimorchio ubbidiente) o vi è un’altra origine?
Difficile dirlo ma si tratta di una tendenza da tenere presente…
Conclusione: ovviamente altro che “corto”!
Nota (*1): insomma avrei dovuto vedere le pellicole menzionate dall’autore del video per rendermi conto se il suo giudizio è obiettivo o no.
Nota (*2): nella seconda parte del video animato, una volta approvata la sceneggiatura “modificata”, subentrano le limitazioni dovute ai costi e all’inefficienza della burocrazia sovietica col risultato che il risultato finale è completamente diverso da quanto originariamente pensato.
domenica 13 marzo 2022
Chi NON vuole la pace?
Ma veramente qualcuno crede che la NATO (leggi USA) voglia la pace?
Come è giustificabile allora l’esercitazione militare NATO in Lituania iniziata pochi giorni fa? In una situazione incendiaria ci si mette a giocare col fuoco?
Inizio a pensare che gli USA vogliano addirittura la guerra con la Russia. Non vedo altre spiegazioni razionali a ciò che altrimenti sarebbe pura follia.
Ghiaccio - 16/3/2022
Questa estate ho scoperto i sacchetti per fare il ghiaccio. Ne scrissi all’epoca…
Il problema era che erano usa e getta e talvolta schizzavano via!
Così passai a riempire per metà una bottiglietta di plastica sa mezzo litro che facevo congelare nel freezer; poi, per non rischiare di rimanere senza, ne aggiunsi un’altra.
Ieri però ho avuto una nuova idea per potermi gustare l’acqua gelata. Invece di mettere le bottigliette dell’acqua dritte, le ho messe inclinate: in questa maniera quando vi aggiungo l’acqua a temperatura ambiente la superficie di contatto è enormemente maggiore e si fredda molto più velocemente.
La voce del generale - 17/3/2022
Oggi ho trovato un articolo su FB che riproponeva e commentava qualche paragrafo di un libro scritto nel 2017 e intitolato “La guerra che sarà”. Lo scrisse un autore che di guerra, almeno in teoria, se ne intende: Fabio Mini, ex generale, comandante fra l’altro della missione KFOR fra il 2002 e il 2003.
Personalmente cercherò di procurarmi tale libro per leggerlo direttamente ma qui ne riassumo l’essenza del poco che ho potuto leggere:
- La versione dell’attacco immotivato della Russia all’Ucraina [ovviamente si riferiva alla Crimea] regge solo se si considerano gli ultimi 2 mesi e non il decennio precedente di provocazioni e accerchiamento da parte della NATO.
- Gli stati più aggressivi contro la Russia sono quelli dell’Europa dell’est che orbitavano nella sfera di influenza dell’URSS.
- Commento di un alto diplomatico statunitense (epoca Obama) sull’Europa che indica bene come gli USA abbiano a cuore gli interessi del vecchio continente: “Fuck Europe!”
Ah, il pezzo su FB è questo: SENZA TITOLO
Un pazzo e un deficiente - 17/3/2022
Vorrei scrivere un pezzo impegnativo ma non ne ho il tempo (casini famigliari) quindi mi limito a tradurre al volo una domanda/risposta trovata su Quora.com che si riallaccia al mio corto di pochi giorni fa ESTJ ISTJ.
Tale corto era basato su un’esperienza diretta: un tentativo di cooperazione a cui, resomi subito conto delle difficoltà caratteriali, avevo concesso una settimana di tempo per valutare a freddo (o almeno a tiepido!) se avrebbe potuto funzionare.
Ma prima di concludere il mio “aneddoto” ecco la mia traduzione da Quora.com:
«Gli INTP quale tipo MBTI non sopportano?
Tipicamente gli INTP hanno le maggiori difficoltà a trattare con gli ESTJ, e analogamente agli ESTJ non piacciono fortemente gli INTP.
Gli INTP sono irritati dalle seguenti:
- Autoritarismo
- Conformismo
- Invadenza
- Condivisione
- Irrazionalità
Gli ESTJ non solo hanno fortemente questi tratti, essi anche cercano di imporli agli altri.
Gli ESTJ tendono a essere moralisti e pertinaci sugli stili di vita, conformità nelle credenze e visioni del mondo e sui dettagli dell’ambiente (cose come pulizia, ordine al punto che lo stesso oggetto deve andare nello stesso posto ogni volta etc.).
Sebbene io sia un INTP che comprende la teoria dei tipi piuttosto bene, ancora non ho mai incontrato un ESTJ con cui non mi sia preso completamente nella maniera sbagliata. Essi mi sembrano sempre essere degli zucconi molto testardi, autoritari e critici. Essi mi trasmettono sempre un’energia negativa, anche se mi rendo conto che è solo il loro tipo di personalità.»
Per la cronaca non sono arrivato al settimo giorno ma ho interrotto il tentativo al quarto!
A me sembrava un pazzo scatenato e a lui io dove apparire come un deficiente: io ero consapevole di questa simmetria, lui invece era sicuro delle proprie ragioni!
Armi e benzina - 20/3/2022
Un sottosegretario (o roba del genere) qualche giorno fa, pensando di essere furbo lui, ha sichiarato pubblicamente che il prezzo della benzina è frutto di speculazione: la mia risposta automatica agli articoli che lo citavano su FB era “e allora perché il governo non interviene?”.
Poi, per qualche giorno, girarono i soliti meme sulle accise per spiegare il prezzo della benzina: gli italiani infatti nella loro ignoranza e stupidità non sanno sommarle insieme né capiscono che essendoci già da tempo (anni, decenni anzi!) contribuiscono al prezzo ma non possono aver causato l’aumento.
Ieri ci sono arrivato da solo e oggi ho letto la conferma in un articolo (credo) di Travaglio: la spesa militare italiana, visto che non abbiamo un euro per aiutare le famiglie con le bollette, è stata portata da 24 a 36 miliardi di euro. Chiaro che almeno parte di questi soldini arrivano proprio dal prezzo della benzina.
Paradossalmente deve essere stato proprio il governo italiano a dare il via libera all’aumento dei prezzi della benzina: e, siccome sono dei geni, se ne fregano se questo porterà al collasso del paese…
Come è giustificabile allora l’esercitazione militare NATO in Lituania iniziata pochi giorni fa? In una situazione incendiaria ci si mette a giocare col fuoco?
Inizio a pensare che gli USA vogliano addirittura la guerra con la Russia. Non vedo altre spiegazioni razionali a ciò che altrimenti sarebbe pura follia.
Ghiaccio - 16/3/2022
Questa estate ho scoperto i sacchetti per fare il ghiaccio. Ne scrissi all’epoca…
Il problema era che erano usa e getta e talvolta schizzavano via!
Così passai a riempire per metà una bottiglietta di plastica sa mezzo litro che facevo congelare nel freezer; poi, per non rischiare di rimanere senza, ne aggiunsi un’altra.
Ieri però ho avuto una nuova idea per potermi gustare l’acqua gelata. Invece di mettere le bottigliette dell’acqua dritte, le ho messe inclinate: in questa maniera quando vi aggiungo l’acqua a temperatura ambiente la superficie di contatto è enormemente maggiore e si fredda molto più velocemente.
La voce del generale - 17/3/2022
Oggi ho trovato un articolo su FB che riproponeva e commentava qualche paragrafo di un libro scritto nel 2017 e intitolato “La guerra che sarà”. Lo scrisse un autore che di guerra, almeno in teoria, se ne intende: Fabio Mini, ex generale, comandante fra l’altro della missione KFOR fra il 2002 e il 2003.
Personalmente cercherò di procurarmi tale libro per leggerlo direttamente ma qui ne riassumo l’essenza del poco che ho potuto leggere:
- La versione dell’attacco immotivato della Russia all’Ucraina [ovviamente si riferiva alla Crimea] regge solo se si considerano gli ultimi 2 mesi e non il decennio precedente di provocazioni e accerchiamento da parte della NATO.
- Gli stati più aggressivi contro la Russia sono quelli dell’Europa dell’est che orbitavano nella sfera di influenza dell’URSS.
- Commento di un alto diplomatico statunitense (epoca Obama) sull’Europa che indica bene come gli USA abbiano a cuore gli interessi del vecchio continente: “Fuck Europe!”
Ah, il pezzo su FB è questo: SENZA TITOLO
Un pazzo e un deficiente - 17/3/2022
Vorrei scrivere un pezzo impegnativo ma non ne ho il tempo (casini famigliari) quindi mi limito a tradurre al volo una domanda/risposta trovata su Quora.com che si riallaccia al mio corto di pochi giorni fa ESTJ ISTJ.
Tale corto era basato su un’esperienza diretta: un tentativo di cooperazione a cui, resomi subito conto delle difficoltà caratteriali, avevo concesso una settimana di tempo per valutare a freddo (o almeno a tiepido!) se avrebbe potuto funzionare.
Ma prima di concludere il mio “aneddoto” ecco la mia traduzione da Quora.com:
«Gli INTP quale tipo MBTI non sopportano?
Tipicamente gli INTP hanno le maggiori difficoltà a trattare con gli ESTJ, e analogamente agli ESTJ non piacciono fortemente gli INTP.
Gli INTP sono irritati dalle seguenti:
- Autoritarismo
- Conformismo
- Invadenza
- Condivisione
- Irrazionalità
Gli ESTJ non solo hanno fortemente questi tratti, essi anche cercano di imporli agli altri.
Gli ESTJ tendono a essere moralisti e pertinaci sugli stili di vita, conformità nelle credenze e visioni del mondo e sui dettagli dell’ambiente (cose come pulizia, ordine al punto che lo stesso oggetto deve andare nello stesso posto ogni volta etc.).
Sebbene io sia un INTP che comprende la teoria dei tipi piuttosto bene, ancora non ho mai incontrato un ESTJ con cui non mi sia preso completamente nella maniera sbagliata. Essi mi sembrano sempre essere degli zucconi molto testardi, autoritari e critici. Essi mi trasmettono sempre un’energia negativa, anche se mi rendo conto che è solo il loro tipo di personalità.»
Per la cronaca non sono arrivato al settimo giorno ma ho interrotto il tentativo al quarto!
A me sembrava un pazzo scatenato e a lui io dove apparire come un deficiente: io ero consapevole di questa simmetria, lui invece era sicuro delle proprie ragioni!
Armi e benzina - 20/3/2022
Un sottosegretario (o roba del genere) qualche giorno fa, pensando di essere furbo lui, ha sichiarato pubblicamente che il prezzo della benzina è frutto di speculazione: la mia risposta automatica agli articoli che lo citavano su FB era “e allora perché il governo non interviene?”.
Poi, per qualche giorno, girarono i soliti meme sulle accise per spiegare il prezzo della benzina: gli italiani infatti nella loro ignoranza e stupidità non sanno sommarle insieme né capiscono che essendoci già da tempo (anni, decenni anzi!) contribuiscono al prezzo ma non possono aver causato l’aumento.
Ieri ci sono arrivato da solo e oggi ho letto la conferma in un articolo (credo) di Travaglio: la spesa militare italiana, visto che non abbiamo un euro per aiutare le famiglie con le bollette, è stata portata da 24 a 36 miliardi di euro. Chiaro che almeno parte di questi soldini arrivano proprio dal prezzo della benzina.
Paradossalmente deve essere stato proprio il governo italiano a dare il via libera all’aumento dei prezzi della benzina: e, siccome sono dei geni, se ne fregano se questo porterà al collasso del paese…
sabato 12 marzo 2022
Gli errori di Putin
Col senno di poi sto cercando di ricostruire la logica di Putin e i suoi eventuali errori.
Prima però una premessa: la guerra è moralmente sbagliata per la morale kantiana e per la mia personale visione; essa può però essere accettabile nella morale utilitaristica. La morale utilitaristica è sfortunatamente la morale (*1) che guida il mondo moderno: ogni Stato cerca, in teoria, di massimizzare l’utilità per la propria popolazione (*1).
Trovo quindi che l’invasione militare dell’Ucraina sia moralmente sbagliata ma geopoliticamente comprensibile.
Sugli obiettivi di USA e Russia sulla questione Ucraina ho già scritto in Altra lettura della crisi Russia-Ucraina-NATO (pezzo aggiornato brevemente proprio oggi).
Riporto qui di seguito la lista che avevo preparato:
«Gli USA vogliono:
1- ammettere l’Ucraina nella NATO (o almeno non vogliono prendere impegni scritti che non lo faranno).
2- mantenere e/o portare democrazia e libertà all’Ucraina: ovvero vogliono un governo filooccidentale.
3- evitare che la Russia acquisti influenza sull’Europa (ormai colonia americana) che potrebbe ridurre quella di Washington: la guerra in Ucraina ha infatti già scavato un profondo solco economico e politico.
4- poter giustificare un aumento della spesa militare.
La Russia vuole:
1- che l’Ucraina rimanga uno stato cuscinetto e, soprattutto, che non entri nella NATO. In questo caso c’è un motivo concreto: missili nucleari lanciati dall’Ucraina verso Mosca impiegherebbero appena 5 minuti per colpire il bersaglio.
2- proteggere le maggioranze russofone delle zone separatiste dell’Ucraina orientale.»
L’Europa, UE compresa, è politicamente insignificante e va a rimorchio di quanto deciso dagli USA. È però bene ricordare, come spiegato altrove (per i collegamenti vedi l’articolo sullodato), che in una guerra di sanzioni con la Russia è proprio l’Europa che ha più da rimetterci in quanto molto più dipendente degli USA dalle materie prime russe.
A oggi, 11 marzo 2022, la mia sensazione è che Putin non si aspettasse che le sanzioni sarebbero state così dure. Sul piano militare forse anche si aspettava minore resistenza ma è difficile capire come stiano veramente le cose basandosi solo sulla propaganda di guerra occidentale: i progressi lenti potrebbero anche essere motivati dal tentativo di limitare le perdite militari e le vittime civili.
E da cosa dipende questo “errore di calcolo”: beh, credo sia lo stesso che avevo fatto io nelle mie previsioni di febbraio. Penso che Putin abbia sottovalutato la stupidità dei politici europei e sopravvalutato la loro onestà: l’Europa non ha una nessuna politica geopolitica e i suoi interessi per l’Ucraina in sé sono minimi. Putin immaginava/sperava che l’Europa non avrebbe adottato delle scelte politiche (le sanzioni cioè) così follemente autolesionistiche. Probabilmente pensava che Francia e soprattutto Germania avrebbero potuto mediare e contrastare l’intransigenza statunitense (visto che gli USA hanno tutto da guadagnarci facendo la guerra commerciale alla Russia sulla pelle degli europei)…
Probabilmente Putin ha poi anche sottovalutato l’influenza dei parapoteri economici (in questo caso della filiera militare) su Biden. In realtà considerato come Biden (o il suo gruppo di collaboratori) si fosse già piegato agli interessi delle case farmaceutiche era difficile immaginarsi da lui qualcosa di diverso dalla tutela, limitata al breve termine, degli interessi dei parapoteri economici statunitensi.
Il risultato non voluto, almeno da Putin perché probabilmente a Biden va bene anche così, è la guerra di sanzioni e ritorsioni commerciali di cui farà le spese soprattutto l’Europa e in particolare, tanto per cambiare, l’Italia (visto che dipende molto più di altri paesi dalle fonti energetiche russe).
Non va poi dimenticato il rischio concreto e stupidamente alto dello scoppio accidentale di una vera e propria guerra nucleare che potrebbe distruggere l’intero pianeta (di sicuro l’Europa). È chiaro che né la Russia né gli USA (a parte forse qualche pazzo fanatico) vogliono uno scontro diretto ma più volte durante la guerra fredda, in situazioni anche molto più tranquille, si è rischiato per pochissimo il disastro definitivo: figuriamoci adesso… (*2)
Conclusione: gli errori geopolitici (non morali quindi) di Putin sono stati due: 1. aver sottovalutato l’incapacità e l’obbedienza dei politici europei a Washington; 2. aver sottovalutato l’influenza dei parapoteri economici su Biden così come la sua indifferenza alle sorti dell’Europa e la miopia di costringere la Russia a un’alleanza con la Cina.
Credo che questa interpretazione possa forse spiegare una possibile strategia di Putin: dato che la guida dell’occidente è pesantemente condizionata dai parapoteri economici statunitensi (e non certo dall’opinione pubblica che è distratta e confusa facilmente dalla propaganda dei media) allora se la guerra in Ucraina inizia a provocargli danni economici (minor profitti) questi attiveranno le proprie lobbi per influenzare Biden (o la sua squadra ovviamente) per cercare un compromesso che non danneggi l’economia (ossia i profitti di detti parapoteri economici). Il mio dubbio è se la Russia abbia questa capacità: spiego però così l’inasprimento delle sanzioni anche da parte russa contro l’occidente (per esempio bloccando la vendita di terre rare necessarie per molti prodotti ad altissima tecnologia).
Nota (*1): vi risparmio la mia teoria del profittismo che comunque potete trovare nell’Epitome…
Nota (*2): oltretutto si teme a breve una tempesta solare che, mettendo fuori uso satelliti e congegni elettronici, potrebbe essere confusa con un attacco militare. Scrivevo già questa estate in [E] 21.3 «Inoltre l’improvvisa interruzione delle comunicazioni potrebbe essere erroneamente interpretato come un attacco nemico e, quindi, scatenare una guerra potenzialmente devastante.»
Questo già in situazioni normali figuriamoci adesso con la tensione alle stelle...
Prima però una premessa: la guerra è moralmente sbagliata per la morale kantiana e per la mia personale visione; essa può però essere accettabile nella morale utilitaristica. La morale utilitaristica è sfortunatamente la morale (*1) che guida il mondo moderno: ogni Stato cerca, in teoria, di massimizzare l’utilità per la propria popolazione (*1).
Trovo quindi che l’invasione militare dell’Ucraina sia moralmente sbagliata ma geopoliticamente comprensibile.
Sugli obiettivi di USA e Russia sulla questione Ucraina ho già scritto in Altra lettura della crisi Russia-Ucraina-NATO (pezzo aggiornato brevemente proprio oggi).
Riporto qui di seguito la lista che avevo preparato:
«Gli USA vogliono:
1- ammettere l’Ucraina nella NATO (o almeno non vogliono prendere impegni scritti che non lo faranno).
2- mantenere e/o portare democrazia e libertà all’Ucraina: ovvero vogliono un governo filooccidentale.
3- evitare che la Russia acquisti influenza sull’Europa (ormai colonia americana) che potrebbe ridurre quella di Washington: la guerra in Ucraina ha infatti già scavato un profondo solco economico e politico.
4- poter giustificare un aumento della spesa militare.
La Russia vuole:
1- che l’Ucraina rimanga uno stato cuscinetto e, soprattutto, che non entri nella NATO. In questo caso c’è un motivo concreto: missili nucleari lanciati dall’Ucraina verso Mosca impiegherebbero appena 5 minuti per colpire il bersaglio.
2- proteggere le maggioranze russofone delle zone separatiste dell’Ucraina orientale.»
L’Europa, UE compresa, è politicamente insignificante e va a rimorchio di quanto deciso dagli USA. È però bene ricordare, come spiegato altrove (per i collegamenti vedi l’articolo sullodato), che in una guerra di sanzioni con la Russia è proprio l’Europa che ha più da rimetterci in quanto molto più dipendente degli USA dalle materie prime russe.
A oggi, 11 marzo 2022, la mia sensazione è che Putin non si aspettasse che le sanzioni sarebbero state così dure. Sul piano militare forse anche si aspettava minore resistenza ma è difficile capire come stiano veramente le cose basandosi solo sulla propaganda di guerra occidentale: i progressi lenti potrebbero anche essere motivati dal tentativo di limitare le perdite militari e le vittime civili.
E da cosa dipende questo “errore di calcolo”: beh, credo sia lo stesso che avevo fatto io nelle mie previsioni di febbraio. Penso che Putin abbia sottovalutato la stupidità dei politici europei e sopravvalutato la loro onestà: l’Europa non ha una nessuna politica geopolitica e i suoi interessi per l’Ucraina in sé sono minimi. Putin immaginava/sperava che l’Europa non avrebbe adottato delle scelte politiche (le sanzioni cioè) così follemente autolesionistiche. Probabilmente pensava che Francia e soprattutto Germania avrebbero potuto mediare e contrastare l’intransigenza statunitense (visto che gli USA hanno tutto da guadagnarci facendo la guerra commerciale alla Russia sulla pelle degli europei)…
Probabilmente Putin ha poi anche sottovalutato l’influenza dei parapoteri economici (in questo caso della filiera militare) su Biden. In realtà considerato come Biden (o il suo gruppo di collaboratori) si fosse già piegato agli interessi delle case farmaceutiche era difficile immaginarsi da lui qualcosa di diverso dalla tutela, limitata al breve termine, degli interessi dei parapoteri economici statunitensi.
Il risultato non voluto, almeno da Putin perché probabilmente a Biden va bene anche così, è la guerra di sanzioni e ritorsioni commerciali di cui farà le spese soprattutto l’Europa e in particolare, tanto per cambiare, l’Italia (visto che dipende molto più di altri paesi dalle fonti energetiche russe).
Non va poi dimenticato il rischio concreto e stupidamente alto dello scoppio accidentale di una vera e propria guerra nucleare che potrebbe distruggere l’intero pianeta (di sicuro l’Europa). È chiaro che né la Russia né gli USA (a parte forse qualche pazzo fanatico) vogliono uno scontro diretto ma più volte durante la guerra fredda, in situazioni anche molto più tranquille, si è rischiato per pochissimo il disastro definitivo: figuriamoci adesso… (*2)
Conclusione: gli errori geopolitici (non morali quindi) di Putin sono stati due: 1. aver sottovalutato l’incapacità e l’obbedienza dei politici europei a Washington; 2. aver sottovalutato l’influenza dei parapoteri economici su Biden così come la sua indifferenza alle sorti dell’Europa e la miopia di costringere la Russia a un’alleanza con la Cina.
Credo che questa interpretazione possa forse spiegare una possibile strategia di Putin: dato che la guida dell’occidente è pesantemente condizionata dai parapoteri economici statunitensi (e non certo dall’opinione pubblica che è distratta e confusa facilmente dalla propaganda dei media) allora se la guerra in Ucraina inizia a provocargli danni economici (minor profitti) questi attiveranno le proprie lobbi per influenzare Biden (o la sua squadra ovviamente) per cercare un compromesso che non danneggi l’economia (ossia i profitti di detti parapoteri economici). Il mio dubbio è se la Russia abbia questa capacità: spiego però così l’inasprimento delle sanzioni anche da parte russa contro l’occidente (per esempio bloccando la vendita di terre rare necessarie per molti prodotti ad altissima tecnologia).
Nota (*1): vi risparmio la mia teoria del profittismo che comunque potete trovare nell’Epitome…
Nota (*2): oltretutto si teme a breve una tempesta solare che, mettendo fuori uso satelliti e congegni elettronici, potrebbe essere confusa con un attacco militare. Scrivevo già questa estate in [E] 21.3 «Inoltre l’improvvisa interruzione delle comunicazioni potrebbe essere erroneamente interpretato come un attacco nemico e, quindi, scatenare una guerra potenzialmente devastante.»
Questo già in situazioni normali figuriamoci adesso con la tensione alle stelle...
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