Due giorni fa ho guardato la pellicola “Joker” disponibile su Netflix. Ne avevo sentito parlare a livello di titolo ma non avevo idea della trama: mi aspettavo che a metà circa del film Joker cadesse in una piscina di acido, completasse così la sua trasformazione in super malvagio e iniziassero le solite scazzottate con Batman…
ATTENZIONE SCIUPATRAMA da qui in poi!
Invece no: non è una pellicola d’azione o di effetti speciali ma si concentra sull’aspetto psicologico del suo protagonista. Joker ha un disturbo nervoso che lo fa ridere sguaiatamente quando è triste.
Riesce a sopravvivere nonostante i suoi disturbi mentali: sogna di divenire un uomo di spettacolo e per il momento tira avanti come pagliaccio che si esibisce alle feste e simili. Non poteva poi mancare l’anziana madre non del tutto autosufficiente di cui si prende cura.
Poi l’unico sostegno che gli veniva dalla società, un consulto settimanale presso uno psichiatra dei servizi sociali e relative medicine, viene meno.
Le sue pulsioni negative non sono più tenute a freno: uccide per autodifesa due giovani riccastri che lo stavano picchiando ma insegue e assassina con freddezza il terzo che era inizialmente scampato.
Sullo sfondo la situazione sociale è tesa: non vengono forniti i dettagli ma c’è un’ampia spaccatura sociale fra ricchi e poveri dove i primi accusano i secondi di essere la causa del loro stato.
I giornali sono tutti dalla parte dei ricchi e quando scoppia la notizia del pagliaccio che ha ucciso i tre giovani speculatori finanziari questi ululano di indignazione per la città “non più sicura”. Ma il messaggio del regista è chiaro: vi è indignazione perché sono morti dei ragazzi ricchi, fossero stati poveri nessuno ci avrebbe fatto caso. Ma la popolazione lo capisce e il Joker diviene un eroe che si ribella all’oppressione e allo sfruttamento imitato da migliaia di adepti.
Vabbè, poi c’è tutta una parte della trama basata sulla apparente relazione fra la madre di Joker e il padre di Batman ma è inutile scendere in questi dettagli.
Il punto fondamentale è la rilettura del personaggio di Joker: da malato, non privo di talento né capacità, viene trasformato in un mostro dalla società che lo abbandona. Joker quindi è sì un criminale ma ha dalla sua molte giustificazioni. E forse questo è il messaggio più importante del film: molte persone, chiaramente quasi altrettanto emarginate, lo vedono come un eroe che è stato capace di ribellarsi. Joker non porta giustizia ma vendetta che però, in mancanza della prima, è un succedaneo più che valido.
Insomma è una pellicola dove emergono delle istanze della società americana e occidentale: l’ignorare queste necessità porta alla ribellione dei più poveri ma anche più numerosi.
In “Le radici psicologiche della diseguaglianza” c’è un passaggio che mi aveva colpito ma di cui forse non avevo scritto: lo sapete qual è uno dei pochi stress dei superricchi? Che i più poveri si ribellino a chiedano conto delle sperequazioni di ricchezza. Il superricco adotta infatti molte strategie psicologiche inconsce per giustificare la propria ricchezza ma in fondo è consapevole di avvantaggiarsi della società in maniere che ai cittadini normali non è possibile: sa insomma di essere in fondo in fondo ingiustamente privilegiato.
Vale la pena sottolineare che nel film politica e media sono dalla parte dei ricchi e ne difendono il punto di vista.
Nel complesso mi aspettavo di vedere la solita pellicola di azione ma invece vi è una significativa riflessione sulla degenerazione della società occidentale di cui vengono criticate le diseguaglianze.
Della pubblicità con Renatino invece avevo visto già un paio di commenti su FB ma non ero riuscito a capire bene la situazione. Oggi mi sono chiarito le idee con l’articolo Il vero problema dello spot di Parmigiano Reggiano? Non è Renatino di Riccardo Pirrone su IlSole24Ore.com che al suo interno incorpora la famigerata pubblicità.
La tesi dell’articolo è che il linguaggio usato da tale pubblicità era sbagliato e che quindi è stata fraintesa. L’idea era di dire che il parmigiano ha bisogno di essere lavorato per 365 giorni all’anno, non che Renatino lavorasse davvero così tanto senza ferie.
Ma guardando bene la pubblicità si capisce che l’interpretazione dell’articolo è errata.
I giovani di buona famiglia che sono il contraltare di Renatino (belli, socievoli, sofisticati, benevoli, dall’aria sveglia e istruita mentre lui sembra un po’ tonto, timido e probabilmente scarsamente istruito) infatti gli fanno delle domande ben precise che chiariscono che non è il formaggio a essere lavorato 365 gironi all’anno ma proprio Renatino a sgobbare ogni giorno della settimana.
Anzi ne sono talmente stupiti che gli chiedono “Ma tu sei felice?” e lui, timidamente, forse consapevole e per questo imbarazzato dalla propria semplicità, mormora di sì.
Alla sera gli stessi giovani che avevano conosciuto Renatino al mattino, sono ancora insieme e festeggiano le fatiche della giornata intorno a un falò: non si sono dimenticati del giovane stacanovista e infatti lo ricordano ridendo consapevoli che i propri privilegi si basano sul suo sfruttamento e di quelli come lui.
Ecco quindi che, al di là di quello che avrebbe voluto essere il suo messaggio, abbiamo una pubblicità dalla parte dei ricchi che esalta e giustifica le divisioni sociali e lo sfruttamento (del resto Renatino è “felice” lavorando tutti i giorni senza sosta). La società è bella così perché alla fine sono tutti contenti: sia i giovani facoltosi che si godono bocconcini di parmigiano, sia Renatino che contribuisce a produrli col suo lavoro indefesso. Non c’è assolutamente un problema di giustizia nella società e tutti possono dormire sereni e tranquilli: va tutto bene!
Ecco: i facili moralismi li lascio ai tanti altri che avranno affrontato questo medesimo tema (dopo andrò a dare un’occhiata ai ghiribizzi che seguo) e che sicuramente riusciranno a indignarsi apparentemente più di me. O magari si indigneranno di chi si indigna? Anche questa è una possibilità concreta in un paese al contrario!
Ma, come dicevo, lasciamo perdere quale debba essere la morale di questa vicenda: voglio invece ricollegarmi a “Joker”. Il film critica la società attuale mentre la pubblicità la giustifica.
Perché quindi non fare un “Joker” all’italiana?
Renatino è un ragazzo con problemi mentali: quando è stressato non riesce a smettere di lavorare. A lavoro lo apprezzano così tanto che viene esibito come una curiosità di cui ridere alle spalle o anche in faccia. Le belle e ricche ragazze a cui è mostrato fingono ogni tanto di flirtare con lui per poi umiliarlo con grande risate da parte dell’intero gruppo. Anche Renatino va poi dallo psichiatra che però, come l’omologo americano, alla fine può fare ben poco se non prescrivergli qualche farmaco.
Magari quando il buon “padrone” di Renatino è costretto a fargli prendere le ferie obbligatorie si potrebbe mostrare il giovane che ne approfitta per lavorare, cioè farsi sfruttare, come fattorino in bicicletta. Ci starebbe no?
Le idee di come far discendere Renatino nella pazzia sono molteplici: sicuramente non dovrebbe mancare la rappresentazione di quale sia il VERO ingrediente segreto aggiunto da Renatino che insaporisce così bene il parmigiano. Anche qui ci si potrebbe sbizzarrire.
Alla fine, dopo essere stato umiliato più volte, Renatino potrebbe uccidere i vari riccastri le cui teste verrebbero inserite in altrettante forme di formaggio. Mi immagino la scena finale dove in un ristorante lussuosissimo di New York o Parigi viene aperta una forma di formaggio parmigiano davanti a una coppia in abito da sera che sorseggia champagne ma, il pezzettino di formaggio che viene messo in mano alla signora, ha in realtà al suo interno il naso di una vittima di Renatino.
Conclusione: io credo che avrebbe più successo un film così che questa pubblicità.
Il post sentenza
49 minuti fa
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