Ho fatto un sogno interessante stamani: mi è piaciuto così tanto che mi sono alzato per appuntarmelo anche se avrei voluto continuare a dormire volentieri!
Il sogno è diviso in tre brevi parti di cui quella centrale sembra parallela ma indipendente dalle altre.
Credo che il sogno sia stato ispirato da almeno tre fattori: la mia visione cupa e pessimistica del mondo attuale; la lettura di “An essay of the principle of the population as it affects the future improvement of society” di Robert Thomas Malthus (1798) (*1); e un video su Youtube sulla radioattività visto giorni fa.
«Non mi vedo ma “sento” i miei pensieri e contemporaneamente vedo una gigantesca astronave che si solleva dalla Terra. L’astronave ricorda, come forma, la torre Eiffel ma, anche se le proporzioni non sono evidenti per mancanza di punti di riferimenti, sono sicuro che fosse molto più grande. È bianca con delle decorazioni in rosso longitudinali.
Il mio pensiero è tutto rivolto sull’opportunità o meno di lasciare la Terra: personalmente non sono per correre rischi e imbarcarsi su una nave colonia è sicuramente molto pericoloso. Soppeso i vari fattori tutti insieme e arrivo a questa conclusione: la possibilità di sopravvivenza rimanendo sulla Terra è di vari ordini di grandezza maggiore ma quella di felicità per me e i miei discendenti è assolutamente zero. Sulla colonia sarà più facile morire ma almeno vi è speranza: questo anche perché i primi coloni, essendo pochi, sono tutti relativamente importanti e vanno tenuti contenti: c'è quindi possibilità di intervenire. Questo semplice ragionamento mi spinge a optare per la partenza.
Sono un bambino di circa otto anni con una sorellina sui sei. Siamo appena sbarcati da un’astronave di coloni. Siamo da soli e, quindi, “affidati” ai meccanismi dell’organizzazione locale.
Una “hostess” manda subito i bambini al primo punto ristoro senza farli decontaminare o cambiare di abito: nota anche la polvere sulla schiena della giacca di lui ma si limita a spazzolarla via con la mano. Io so però che nella polvere vi sono anche dei granelli radioattivi: sarebbe importante allontanarli dal corpo del bambino ed essenziale che non li ingerisca.
I due bambini sono a una postazione di un “self service” che serve cinque persone alla volta: per qualche motivo sul loro vassoio hanno della “sbobba” grigia dell’astronave, una pasta informe evidentemente artificiale. So anche che un granello radioattivo è finito in quella del bambino.
Sul tavolo davanti a loro ci sono dei piatti molto invitanti ma loro non sanno come comportarsi e l’inserviente invece di aiutarli li ignora servendo gli adulti.
La fila piano piano si sposta e i due bambini arrivano in fondo senza aver preso nulla ma rimanendo con la loro pappa artificiale (e contaminata). La bambina si mette a piagnucolare: l’inserviente se ne accorge ed esce per sapere cosa era successo. Il bambino gliene spiega il motivo e dice all’inserviente che avrebbe dovuto aiutarli: l’adulto si scusa e spiega che era il suo primo giorno di lavoro ma mentre i due bambini si allontanano pensa “questo bambino sarà bocciato al liceo”.
[Ipotizzo due ragioni: da una parte una scuola molto più selettiva e meritocratica dell’attuale; dall’altra la mancanza di iniziativa del bambino che non ha saputo risolvere da solo il problema al “self service”].
Sono di nuovo io. Sono arrivato alla colonia: ma non è ancora in formazione ma è ormai ben stabilita e popolata. [Non so, può darsi che la mia destinazione fosse cambiata in volo oppure che astronavi molto più veloci mi abbiano preceduto o, questa è l’ipotesi che preferisco, la morte sia stata sconfitta e io ho avuto parte nell’edificazione di questa società migliore.]
Si tratta di una città che si estende a perdita di occhio (sono su un piccolo colle) con strade larghissime ed edifici fantascientifici. Però non vi è traffico (mancano assolutamente le auto), l’aria è pulitissima e il sole brilla: sembra una bella giornata primaverile da marzo/aprile per intenderci.
Credo che la città sia la nuova “San Francisco”, almeno così mi pare di sentir dire, e in lontananza (a decine di chilometri) vedo un tipico arco gigantesco, variopinto con colorati dragoni, che indica l’inizio del quartiere cinese. [Era così in GTA San Andreas!]
Però cammino in un’altra direzione e mi ritrovo su un lungomare: c’è poco vento e posso osservare la distesa del mare che si estende a perdita d’occhio.
Anche qui ci sono moltissime persone: però non esistono macchine e tutti camminano sereni e senza fretta. C’è nel complesso molto silenzio: non ci sono pubblicità o strutture “brutte” visibili. Manca il rumore del traffico, quindi della fretta e quindi della nevrosi sintomo dell'ingiustizia sociale: per questo tutti sembrano felici e sereni. [Nel sogno l’intuisco soltanto ma credo che la mancanza di pubblicità invadenti indichi la mancanza di grandi corporazioni, quindi una società più giusta perché la ricchezza è distribuita fra tutti e non accentrata nelle mani di pochi. Dalla mancanza di bambini deduco che le nascite sono limitate: le persone vivono indefinitamente, dedicandosi alle attività che preferiscono, e l’unica limitazione è che non possono fare figli quando vogliono.]»
Conclusione: per questa Terra non c’è speranza ma forse vi potrebbe essere per la prossima...
Nota (*1): un capolavoro che ho iniziato a leggere per caso ma di cui presto scriverò.
Appendice:
Di seguito le note che scrivo di corsa per ricordarmi tutti i particolari importanti del sogno per non rischiare di dimenticarli. Mi pare interessante!
Io astronave tipo torre Eiffel Bianca tracce di rosso, parte dal pianeta.
Mio pensiero + sopravvivenza NO felicità, società migliore su Marte possibile, perché i coloni iniziali vanno tenuti felici.
Bambino con sorellina, da soli, tracce di radioattività sugli abiti, non piliti per bene. Self service in coda, tanti piatti ma loro non serviti né scelgono, non sanno bene come avrebbero dovuto fare: gli rimane nel piatto la sbobba dell’astronave col pericolo che un granello radioattivo ci finisca dentro.
È evidenti che se ne vanno sconsolati dal self service: l’indserviente che li aveva {“serviti” li raggiunge: il bambino gli dice che loro non sapevano cosa fare e che lui avrebbe dovuto aiutarli, lui si scusa con loro dicendogli che era il suo primo giorno ma mentre i due se ne vanno pensa “questo sarà bocciato al liceo”. Da una parte Standard elevati ma dall’altra mancanza di iniziativa.
Io di nuovo. Passeggio all’aperto. Sono in una città grandissima, forse Nuiova San Francisco: non ci sono però macchine e l’aria è purissima. Tanta gente che però cammina calma e rilassata: manca il rumore del traffico, della fretta, della nevrosi, dell’ingiustizia.
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