In questi giorni sto avendo problemi famigliari e quindi non ho molta voglia di scrivere pezzi impegnativi: per questo mi limiterò a qualche considerazione più o meno estemporanea così come mi viene in mente…
Il peggio è questione di gusti? Cioè si può sempre dire che Tizio sia oggettivamente peggio di Caio?
Io penso di no: credo infatti che ci sia una componente soggettiva che sfugga a ogni logica: è come per il bello: non tutti amiamo le stesse cose e così, allo stesso modo, tutti odiamo diversamente.
Semmai la questione è quanto questa componente soggettiva e umana (cioè connaturata in noi e quindi inevitabile) del nostro odio possa essere grande. Io capisco un 10%, massimo 15%, oltre è qualcosa di patologico: cioè se Tizio è da disprezzare 900, allora ritengo normale che lo si disprezzi fra 900-90 e 900+90. Chi lo disprezza 1500, oppure appena 500, eccede per eccesso o difetto.
Ma evidentemente non riesco a comprendere pienamente la natura umana: io temo esista un 60% o forse più di persone a cui, per casi particolari, manca completamente questo equilibrio di giudizio. Intendo dire che, in genere, anche queste persone sono in grado di valutare obiettivamente le informazioni a propria disposizione e trarne delle conclusioni decentemente razionali: però esse hanno anche una specie di tallone d’Achille, un punto della schiena che non riescono a raggiungere con la propria logica, che quando viene toccato fa perdere loro completamente il senso del giudizio.
Ovviamente alla base di questo strano comportamento vi deve essere una radice psicologica profonda altrimenti non si spiegherebbe: in altre parole non è follia essere folli, visto che da questo punto di vista lo sono tutti, ma al contrario è anormale riuscire a non farsi travolgere nei propri giudizi dagli elementi soggettivi.
Io credo che la religione riempisse un vuoto che la scienza non è stata in grado di colmare completamente. La soteriologia nella storia delle religioni ci insegna che ciascuna fede propone un sistema di valori e comportamenti atto a combattere il male, soprattutto il male ultimo che è la morte. In altre parole la religione ci istruisce su come sopravvivere alla morte: per esempio il comportamento dei cristiani su questa terra dovrebbe essere teso a meritarsi la “vita eterna” nel paradiso.
Ma credo si debba fare un passo indietro: l’uomo ha bisogno per convivere in pace con le ingiustizie della società di un male più concreto su cui indirizzare le proprie frustrazioni.
La Chiesa per due millenni circa ci ha dato il diavolo: era lui la causa del male che gli uomini di fede dovevano temere e combattere. Poi, a volte, anche il demonio era comunque un’entità troppo astratta ed ecco allora spiegato il grande successo della caccia alle streghe: permetteva di attribuire ogni colpa per ciò che andava storto al proprio vicino di casa o alla vecchia strabica che viveva in una capanna da sola...
È ovvio che la scienza non ci dà nessun bersaglio di questo genere e quindi rimane un grande vuoto nell’uomo moderno: il bisogno di odiare rimane insoddisfatto. E, almeno secondo Freud e io sono d’accordo con lui, questa pulsione verso la morte e distruzione non è meno forte di quella sessuale verso la vita. Eros e Tanatos insomma: non sto reinventando la ruota.
Eppure questa necessità di odio, cioè di un bersaglio per le proprie frustrazioni, è un’esigenza imprescindibile soprattutto in società sempre più ingiuste e diseguali: questo è il senso di “Eros e civiltà” di Marcuse.
E allora la società nel suo complesso si presta volentieri a odiare il bersaglio che i media gli dicono che sia giusto odiare: non ci sono troppe resistenze, viene tutto naturale, l’abitudine a ubbidire alla voce dell’autorità zittisce ogni esitazione di carattere morale o razionale. Del resto si crede volentieri a ciò che si vuole credere e, in particolare, al fatto che la colpa di tutto non sia nostra ma di altri; che noi, solo noi, si sia i buoni e che gli altri siano i cattivi.
Per questo le società si compattano facilmente verso un nemico esterno: probabilmente questo è il meccanismo evolutivo che ha permesso a questo comportamento illogico di sopravvivere nel tempo. Le società umane erano in costante competizione fra loro e riuscire a focalizzare le proprie energie fisiche e mentali contro un rivale poteva fare la differenza fra la vita e la morte.
Ma, con la nascita dei grandi stati, conflitti frequenti e violenti con i vicini sarebbero stati troppo distruttivi e complessivamente dannosi. È allora che l’odio si è rivolto sempre più spesso verso il nemico interno: la minoranza dei diversi. Inutile ricordare le tante persecuzioni che hanno contrassegnato, anche in tempi recenti, la storia. La mentalità inconscia dell’uomo comune è considerare l’alterità dalla norma come il male: ovvero ciò che è diverso da noi è sbagliato o comunque meno giusto e meno buono e per questo dannoso.
E anche la cronaca recente e recentissima non sfugge a questa logica della necessità di un bersaglio per l’odio popolare. In Italia Berlusconi ha catalizzato per decenni l’odio di una porzione significativa della popolazione: non è un caso che uno squilibrato giunse ad attaccarlo fisicamente: Berlusconi era dipinto come il diavolo ed egli pensava di colpire il male puro. A Berlusconi e ai suoi misteriosi festini venivano attribuite tutte le colpe per i mali dell’Italia: eppure è ormai da più di dieci anni che, anche per ragioni anagrafiche, Berlusconi non incide più nella politica che conta ma, nonostante ciò, l’Italia non sta meglio di prima, anzi. Se ne dovrebbe concludere che Berlusconi non era la causa di ogni male come i suoi avversari erano riusciti a far credere: adesso si dovrebbe quindi riuscire a considerarlo nella giusta prospettiva storica: ma così non avviene. Evidentemente l’odio inveterato col tempo inasprisce pur perdendo sostanza e cioè ogni parvenza di motivazioni razionali.
Lo stesso fenomeno lo vedo, seguendo il canale YouTube Jacobin, negli USA: ormai i giovani giornalisti/intellettuali di sinistra, a mio avviso straordinariamente intelligenti e preparati, si sono resi conto che Biden non sta facendo una politica a favore della maggioranza della popolazione ma, al contrario, favorisce (come al solito) i poteri economici dominanti. In pratica sta facendo peggio di Trump ma, paradossalmente, continuano a essere felici che l’ex presidente non sia stato riconfermato alle ultime elezioni. Evidentemente anche loro confondono la figura di Trump col mito del demonio.
Non capiscono che Trump come miliardario, al massimo, serviva i propri interessi personali mentre Biden, come la maggior parte degli esponenti del partito democratico o repubblicano, è al completo servizio di ogni lobbi economica. Trump obbediva a se stesso, Biden serve decine di padroni.
Tornando in Italia mi pare evidente che l’odio scatenato da mondo politico e media contro chi decide di non vaccinarsi non abbia motivazioni razionali. Le parvenze di giustificazioni scientifiche del verdepasso sono crollate dopo appena un paio di mesi dalla sua introduzione. Lo dimostrano numerose ricerche e le continue prove forniteci dalla vita reale. L’abominio del superverdepasso infatti è un obbrobrio che non si cerca neppure di giustificare né moralmente né scientificamente: se non erro Draghi lo definì “un premio” per chi si vaccina (*1).
Guarda caso, proprio in un epoca in cui in Italia va affermandosi il politicamente corretto più bigotto, ipocrita e insensato e contemporaneamente l’ingiustizia sociale cresce puntando a raggiungere livelli direi ottocenteschi, aumenta anche il bisogno sociale di un bersaglio contro il quale riversare il proprio odio.
Ecco quindi che quando i media con argomentazioni risibili e speciose hanno affermato che i non vaccinati sono la causa di ogni male dell’Italia, la maggioranza della popolazione ha reagito entusiasta approvando convinta le discriminazioni, i ricatti, le segregazioni e le ingiustizie non prive di venature sadiche verso i non vaccinati.
Gli italiani hanno avallato le decisioni del governo perché sono felici di avere uno sfogo per il proprio odio dato che esso rende la vita e le sue ingiustizie più tollerabili. Forse molti si rendono conto che si tratta di un bersaglio illusorio ma la valvola di sfogo costituita dal sapere che vi è chi sta peggio zittisce ogni scrupolo morale.
Il covid-19 è la malattia e, paradossalmente, l’odio è la vera cura proposta dal potere politico.
Le ingiustizie socioeconomiche non vengono affrontate, né tantomeno risolte, ma ci si limita a trovare un capro espiatorio da additare come colpevole di tutto.
Conclusioni: vabbè, avevo altre cose da scrivere sulla variante omicron, ma niente di urgentissimo: siccome è comunque venuto fuori un pezzo con una sua logica ne approfitto per terminarlo qui.
Nota (*1): ma in realtà non era un premio per i vaccinati ma pura discriminazione e segregazione verso i non vaccinati: non credo infatti possa definirsi un premio vedere bastonare gli altri. A meno che gli italiani non siano diventati un popolo di fanatici e sadici: cosa che, in effetti, non posso escludere del tutto.
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