Questo pomeriggio ho finito di leggere “Scacco all’Europa – La guerra fredda tra Cina e USA per il nuovo ordine mondiale” di Danilo Taino, (E.) Solferino, 2019.
Come si intuisce dal titolo il libro è diviso in due parti: la prima è sul cambiamento delle relazioni fra USA e Cina, la seconda è sulla situazione attuale dell’Europa e della UE in particolare.
In realtà avrebbero essere potuto essere due saggi separati: il filo conduttore della Cina sulla parte dell’Europa è infatti un po’ forzato.
Il libro è estremamente “leggero”: scorre via facilmente ma è comunque ricco di spunti interessanti.
Soprattutto la prima parte (circa i 4/5 dei capitoli) sul rapporto Cina – USA mi è piaciuta: riassume bene la situazione e ripercorre le varie tappe e strategie della politica cinese.
In pratica ha riempito il vuoto che avevo sulla Cina: ero rimasto all’era precedente a Xi Jinping…
La parte sull’Europa mi ha lasciato con più perplessità: la Russia di Putin è mostrata da una prospettiva unilaterale e non si tenta neppure di spiegare le ragioni russe per la situazioni in Ucraina e Crimea; dell’euro si dice giustamente che così com’è non funziona ma poi, in estrema sintesi, la “cura” sarebbe ancora più euro! Manca poi la comprensione che i Paesi Bassi seguono le indicazioni della Germania: se i Paesi Bassi sono i falchi della UE allora la Germania è il falconiere.
Insomma tutte questi limiti mi hanno messo il dubbio che anche la parte sulla Cina possa essere altrettanto distorta: comunque mi sono reso conto di doverla prendere con le molle…
Questi i difetti ma, come ho accennato, nel complesso il mio giudizio è estremamente favorevole: anche sui capitoli finali della UE ho trovato delle riflessioni interessanti e utili che mi sembrano credibili e condivisibili. Sono tentato di riportare qualcuna di esse ma… ho deciso di desistere: probabilmente semplicemente rimandando a un’altra occasione!
Voglio invece scrivere dell’esperienza con la biblioteca comunale del mio paese: questo libro infatti, non ricordo se l’avevo già scritto, l’ho preso in prestito.
Infatti c’era molto materiale, anche recente, sulle relazioni Cina-USA e io non sapevo cosa comprare e, contemporaneamente, non mi andava di spendere sui 20€ per un libro comunque destinato a invecchiare molto rapidamente.
Allora mi ero fatto una lista di libri (sì, questo ricordo di averlo già raccontato!) basandomi, più che sui CV, sulle foto degli autori! Questo era la mia terza o quarta scelta: credo che la signora della biblioteca non sapesse bene usare la ricerca sul calcolatore. Sospetto che non riuscisse a togliere i filtri di ricerca col risultato che l’unico libro disponibile sembrava essere solo questo!
Comunque a parte questa piccola disavventura mi sono trovato molto bene: soprattutto mi piace non aver pagato niente!
Ovviamente il libro l’ho lasciato immacolato (già i miei libri li tratto benissimo: quelli che non mi appartengono a maggior ragione!) e ho preso invece appunti molto dettagliati su un quadernone inaugurato per l’occasione. Certo così mi ci è voluto più tempo ma, come detto, è un libro “leggerino”: in pratica leggevo senza problemi una o due pagine e le riassumevo con un paio di righe. Qualche sforzo in più per i dati numerici e, ovviamente, lasciavo perdere i pur interessanti aneddoti di colore.
Da tutto questo materiale sicuramente verrà fuori almeno un nuovo sottocapitolo per la mia Epitome sulla “Cina di Xi” e forse un altro sulle relazioni fra USA e Cina.
In Italia (e forse neppure in Europa) non ce ne siamo resi conto ma dal 2018 è iniziata una nuova guerra fredda fra USA e Cina i cui esiti sono tutt’altro che scontati.
In effetti il limite maggiore di questo libro è che, pubblicato nel marzo del 2019, è aggiornato solo fino a fine 2018: manca il 2019, la pandemia del 2020 e la linea politica di Biden nel gestire la situazione (di questo ho già accennato in Aggiornamento cinese). In questi giorni sto leggendo la pagina di Wikipedia sull’argomento (China–United States relations) ma è difficile capire come stanno le cose da queste poche righe: soprattutto perché le conseguenze di certe decisioni non sono sempre evidenti a una lettura superficiale. Apparentemente mi pare che Biden stia proseguendo la linea politica molto dura di Trump ma è ancora presto per esserne sicuri: la mia sensazione è che il presidente democratico possa essere più sensibile alle pressioni delle lobbi industriali/finanziarie che hanno grandi interessi in Cina e che temono di fare le spese di un’eventuale inasprimento della guerra commerciale. Ma è solo una mia sensazione: ancora non ho visto nessuna azione immediatamente decifrabile, almeno al mio superficialissimo livello di lettura, che indichi una chiara volontà di migliorare o peggiorare i rapporti con la Cina.
Conclusione: come ho scritto dal 2017, con la “dichiarazione di guerra” (economica) di Xi, o forse dal 2018, con i dazi di Trump, siamo entrati in una nuova guerra fredda resa anomala, almeno rispetto a quella fra USA e URSS, dai grandi scambi commerciali. Probabilmente questo sarà il mio nuovo oggetto di interesse per i prossimi anni…
lunedì 31 maggio 2021
sabato 29 maggio 2021
Obbligazioni e sperequazioni storiche
[E] Attenzione! Per la comprensione di questo pezzo è necessaria la lettura della mia Epitome (V. 1.7.1 "Sherlochulhu").
Come mi pare di aver già scritto sto leggendo un libro bellissimo: “The framers’ coup” di Michael J. Klarman.
La parte iniziale, sebbene in forma molto più approfondita, grossomodo ripeteva quanto già spiegato dalla professoressa Freeman.
Adesso invece sta affrontando una problematica di cui la professoressa aveva appena accennato qualche parola ma che a me pare molto importante: soprattutto perché è un fenomeno che si è ripetuto più volte nel corso della storia ed è quindi particolarmente istruttivo.
Durante la lunga guerra d’indipendenza contro l’Inghilterra la confederazione delle ex colonie aveva continui problemi a reperire i fondi necessari a mantenere il proprio esercito.
Il Congresso Continentale infatti non poteva imporre tasse proprie e, prevedibilmente, i contributi dei singoli stati erano decisamente erratici: in genere pagavano volentieri solo quelli direttamente minacciati dall’esercito inglese.
La soluzione trovata fu quella di emettere delle obbligazioni che fornivano interessi annui in maniera da reperire contanti sul mercato. Addirittura molti soldati furono pagati proprio con questo tipo di obbligazioni.
Alla fine della guerra, complice l’embargo inglese, gli USA antrarono in una crisi economica dovuta anche a scarsità di moneta circolante. Molti agricoltori contrassero debiti e, contemporaneamente, per pagare le obbligazioni emesse durante la guerra i singoli stati dovettero alzare le tasse che all’epoca erano o sulle teste o sulle terre. Ovviamente i più poveri che si erano indebitati si trovarono in grosse difficoltà e chiedevano misure di sostegno da parte dei rispettivi stati (molti che non riuscivano a pagare le tasse perdevano la loro terra che, messa all’asta, data la scarsità di denaro, veniva venduta per una frazione del suo valore) come poter pagare le tasse in natura, oppure poter ritardare il rimborso di eventuali debiti e simili.
Una misura percepita in maniera ambivalente era il denaro cartaceo, all’epoca visto con sospetto: alcuni lo volevano perché avrebbe riavviato l’economia ma altri lo temevano perché ne reputavano il valore nominale inferiore a quello reale e ritenevano che fosse inevitabile che si svalutasse (*1).
Chi aveva più soldi, ovvero pochi ricchi speculatori, si misero poi a fare incetta delle obbligazioni con cui gli ex soldati erano stati pagati comprandole a una frazione del prezzo originale.
Qualche dato interessante per dare l’idea dell’ampiezza del fenomeno: il 90% del totale delle obbligazioni alla fine cadde nelle mani degli speculatori; nel Rhode Island 16 persone detenevano oltre la metà delle obbligazioni di taglio maggiore; in Massachussets 35 persone avevano il 40% del debito statale; in Pennsylvania 12 investitori avevano circa il 70% del debito.
All’epoca si discuteva quanto fosse giusto tassare tutti (e come detto spesso riducendo sul lastrico intere famiglie: che per questo spesso facevano fagotto e si trasferivano a “ovest” ovvero, all’epoca, oltre i monti Appalachi) per il beneficio di così poche persone (*2).
Oltretutto queste obbligazioni davano anche dei dividendi annuali quindi per gli speculatori che li avevano comprati a una frazione del valore nominale si trattava di un doppio vantaggio.
Si arrivò quindi in una situazione in cui la maggior parte delle persone volevano che i rispettivi stati intervenissero in qualche maniera per arginare il problema. Ovviamente i pochi ricchi detentori del debito si opponevano: dicevano che erano gli agricoltori troppo pigri, che lavoravano solo due giorni la settimana, a non volere, e non a non potere, pagare le tasse! Insomma volevano il rimborso completo delle obbligazioni e i pagamenti regolari degli interessi...
Ancora non so come andrà a finire questa situazione (anche se lo immagino…) però le similitudini con il mondo attuale sono evidenti.
Partiamo da qualcosa che forse non molti sanno: lo sapete come hanno fatto fortuna molti dei super ricchi russi? Quando l’URSS si dissolse per le varie aziende di stato vennero create delle azioni che poi furono equamente suddivise fra la popolazione. Ma all’epoca la gente, soprattutto i più anziani, non sapeva cosa farci di quei pezzi di carta: ecco quindi che gli speculatori ebbero gioco facile a comprare queste azioni a una frazione del loro valore e a impossessarsi così delle ex-aziende statali più remunerative come quelle petrolifere. La similitudine con gli speculatori americani che comprarono le obbligazioni dei reduci mi pare lampante.
Oppure in Italia negli anni ‘80 con il “divorzio” fra Tesoro e Banca d’Italia lo Stato dovette iniziare a finanziarsi sul mercato (invece di stamparsi direttamente la moneta che serviva) ovvero con obbligazioni. Perché si dice (per esempio in [E] 16.2) che vi fu un travaso di ricchezza dalla popolazione ai più ricchi? Perché solo i più ricchi potevano permettersi di comprare le obbligazioni statali (soprattutto quelle più remunerative di grande taglio) ma gli alti interessi erano pagati con le tasse di tutti (e inoltre spostare la spesa pubblica dai servizi al pagamento degli interessi si traduce in mancati guadagni per molti lavoratori che dipendevano da tale spesa).
In altre parole la “legge generale” è questa: il debito di un paese è posseduto da pochi, dai più ricchi, ma viene pagato da tutti. In altre parole trasferisce la ricchezza da molti a pochi e contribuisce quindi a creare diseguaglianza economica.
Perché la Grecia è stata ammazzata di tasse e ha dovuto distruggere il proprio stato sociale per poter accedere a prestiti usati poi (sostanzialmente) per pagare gli interessi e rimborsare le obbligazioni detenute dai grandi gruppi finanziari francesi e tedeschi?
Perché il meccanismo è sempre il solito: i poveri, la gente comune nel caso greco, viene spremuta per pagare i ricchi (in questo caso gli istituti di credito esteri).
La realtà è che quando uno stato non paga le obbligazioni che ha emesso non è che crolla il mondo (*3) ma semplicemente delle persone molto ricche ci rimettono tanti soldi. Ecco allora che si preferisce impoverire chi è già povero.
Questo è uno dei motivi per cui, nella mia Epitome, ho definito la finanza come il particolare mezzo che nell’epoca moderna viene usato dai parapoteri ([E] 4.1) per divenire più forti (più ricchi) a scapito della democratastenia ([E] 4.3). Essendo solo un mezzo i dettagli, spesso tecnici e difficilmente comprensibili, non sono particolarmente interessanti: contano piuttosto le interazioni fra gruppi definite dalle mie leggi del potere ([E] 5) che sono invece valide per qualsiasi società di qualsiasi epoca.
Conclusione: davvero un bel libro molto approfondito: oltre 800 pagine scritte in piccolo!
Nota (*1): se non erro (ma forse potrei ricordare male) già durante la guerra erano state emesse delle banconote e queste, in effetti, si erano svalutate: ma la condizione di guerra non è certo la normalità! Comunque questa esperienza potrebbe spiegare la “fobia” verso la moneta cartacea...
Nota (*2): adesso invece su problematiche di questo tipo si preferisce tacere: si fa finta che sia normale e si dà per scontato che sia giusto e inevitabile...
Nota (*3): vabbè, qui ho voluto semplificare per evidenziare l’ingiustizia sociale alla base del fenomeno: è ovvio che ci possono essere altre ripercussioni: principalmente la difficoltà a farsi prestare ulteriore denaro! Ma se lo stato ha un avanzo primario (come l’Italia) non sarebbe un problema…
Come mi pare di aver già scritto sto leggendo un libro bellissimo: “The framers’ coup” di Michael J. Klarman.
La parte iniziale, sebbene in forma molto più approfondita, grossomodo ripeteva quanto già spiegato dalla professoressa Freeman.
Adesso invece sta affrontando una problematica di cui la professoressa aveva appena accennato qualche parola ma che a me pare molto importante: soprattutto perché è un fenomeno che si è ripetuto più volte nel corso della storia ed è quindi particolarmente istruttivo.
Durante la lunga guerra d’indipendenza contro l’Inghilterra la confederazione delle ex colonie aveva continui problemi a reperire i fondi necessari a mantenere il proprio esercito.
Il Congresso Continentale infatti non poteva imporre tasse proprie e, prevedibilmente, i contributi dei singoli stati erano decisamente erratici: in genere pagavano volentieri solo quelli direttamente minacciati dall’esercito inglese.
La soluzione trovata fu quella di emettere delle obbligazioni che fornivano interessi annui in maniera da reperire contanti sul mercato. Addirittura molti soldati furono pagati proprio con questo tipo di obbligazioni.
Alla fine della guerra, complice l’embargo inglese, gli USA antrarono in una crisi economica dovuta anche a scarsità di moneta circolante. Molti agricoltori contrassero debiti e, contemporaneamente, per pagare le obbligazioni emesse durante la guerra i singoli stati dovettero alzare le tasse che all’epoca erano o sulle teste o sulle terre. Ovviamente i più poveri che si erano indebitati si trovarono in grosse difficoltà e chiedevano misure di sostegno da parte dei rispettivi stati (molti che non riuscivano a pagare le tasse perdevano la loro terra che, messa all’asta, data la scarsità di denaro, veniva venduta per una frazione del suo valore) come poter pagare le tasse in natura, oppure poter ritardare il rimborso di eventuali debiti e simili.
Una misura percepita in maniera ambivalente era il denaro cartaceo, all’epoca visto con sospetto: alcuni lo volevano perché avrebbe riavviato l’economia ma altri lo temevano perché ne reputavano il valore nominale inferiore a quello reale e ritenevano che fosse inevitabile che si svalutasse (*1).
Chi aveva più soldi, ovvero pochi ricchi speculatori, si misero poi a fare incetta delle obbligazioni con cui gli ex soldati erano stati pagati comprandole a una frazione del prezzo originale.
Qualche dato interessante per dare l’idea dell’ampiezza del fenomeno: il 90% del totale delle obbligazioni alla fine cadde nelle mani degli speculatori; nel Rhode Island 16 persone detenevano oltre la metà delle obbligazioni di taglio maggiore; in Massachussets 35 persone avevano il 40% del debito statale; in Pennsylvania 12 investitori avevano circa il 70% del debito.
All’epoca si discuteva quanto fosse giusto tassare tutti (e come detto spesso riducendo sul lastrico intere famiglie: che per questo spesso facevano fagotto e si trasferivano a “ovest” ovvero, all’epoca, oltre i monti Appalachi) per il beneficio di così poche persone (*2).
Oltretutto queste obbligazioni davano anche dei dividendi annuali quindi per gli speculatori che li avevano comprati a una frazione del valore nominale si trattava di un doppio vantaggio.
Si arrivò quindi in una situazione in cui la maggior parte delle persone volevano che i rispettivi stati intervenissero in qualche maniera per arginare il problema. Ovviamente i pochi ricchi detentori del debito si opponevano: dicevano che erano gli agricoltori troppo pigri, che lavoravano solo due giorni la settimana, a non volere, e non a non potere, pagare le tasse! Insomma volevano il rimborso completo delle obbligazioni e i pagamenti regolari degli interessi...
Ancora non so come andrà a finire questa situazione (anche se lo immagino…) però le similitudini con il mondo attuale sono evidenti.
Partiamo da qualcosa che forse non molti sanno: lo sapete come hanno fatto fortuna molti dei super ricchi russi? Quando l’URSS si dissolse per le varie aziende di stato vennero create delle azioni che poi furono equamente suddivise fra la popolazione. Ma all’epoca la gente, soprattutto i più anziani, non sapeva cosa farci di quei pezzi di carta: ecco quindi che gli speculatori ebbero gioco facile a comprare queste azioni a una frazione del loro valore e a impossessarsi così delle ex-aziende statali più remunerative come quelle petrolifere. La similitudine con gli speculatori americani che comprarono le obbligazioni dei reduci mi pare lampante.
Oppure in Italia negli anni ‘80 con il “divorzio” fra Tesoro e Banca d’Italia lo Stato dovette iniziare a finanziarsi sul mercato (invece di stamparsi direttamente la moneta che serviva) ovvero con obbligazioni. Perché si dice (per esempio in [E] 16.2) che vi fu un travaso di ricchezza dalla popolazione ai più ricchi? Perché solo i più ricchi potevano permettersi di comprare le obbligazioni statali (soprattutto quelle più remunerative di grande taglio) ma gli alti interessi erano pagati con le tasse di tutti (e inoltre spostare la spesa pubblica dai servizi al pagamento degli interessi si traduce in mancati guadagni per molti lavoratori che dipendevano da tale spesa).
In altre parole la “legge generale” è questa: il debito di un paese è posseduto da pochi, dai più ricchi, ma viene pagato da tutti. In altre parole trasferisce la ricchezza da molti a pochi e contribuisce quindi a creare diseguaglianza economica.
Perché la Grecia è stata ammazzata di tasse e ha dovuto distruggere il proprio stato sociale per poter accedere a prestiti usati poi (sostanzialmente) per pagare gli interessi e rimborsare le obbligazioni detenute dai grandi gruppi finanziari francesi e tedeschi?
Perché il meccanismo è sempre il solito: i poveri, la gente comune nel caso greco, viene spremuta per pagare i ricchi (in questo caso gli istituti di credito esteri).
La realtà è che quando uno stato non paga le obbligazioni che ha emesso non è che crolla il mondo (*3) ma semplicemente delle persone molto ricche ci rimettono tanti soldi. Ecco allora che si preferisce impoverire chi è già povero.
Questo è uno dei motivi per cui, nella mia Epitome, ho definito la finanza come il particolare mezzo che nell’epoca moderna viene usato dai parapoteri ([E] 4.1) per divenire più forti (più ricchi) a scapito della democratastenia ([E] 4.3). Essendo solo un mezzo i dettagli, spesso tecnici e difficilmente comprensibili, non sono particolarmente interessanti: contano piuttosto le interazioni fra gruppi definite dalle mie leggi del potere ([E] 5) che sono invece valide per qualsiasi società di qualsiasi epoca.
Conclusione: davvero un bel libro molto approfondito: oltre 800 pagine scritte in piccolo!
Nota (*1): se non erro (ma forse potrei ricordare male) già durante la guerra erano state emesse delle banconote e queste, in effetti, si erano svalutate: ma la condizione di guerra non è certo la normalità! Comunque questa esperienza potrebbe spiegare la “fobia” verso la moneta cartacea...
Nota (*2): adesso invece su problematiche di questo tipo si preferisce tacere: si fa finta che sia normale e si dà per scontato che sia giusto e inevitabile...
Nota (*3): vabbè, qui ho voluto semplificare per evidenziare l’ingiustizia sociale alla base del fenomeno: è ovvio che ci possono essere altre ripercussioni: principalmente la difficoltà a farsi prestare ulteriore denaro! Ma se lo stato ha un avanzo primario (come l’Italia) non sarebbe un problema…
venerdì 28 maggio 2021
Esclusivamente vegetariano ma anche un po' carnivoro
Mio padre ha ritrovato un mio vecchio studio, a occhio dei tempi del liceo, dove analizzo da un punto di vista sicuramente etologico, ma da una prospettiva comunque antropocentrica, un animale raro e poco conosciuto. Ne descrivo poi con grande accuratezza la fenomenologia e le implicazioni sociali e culturali che da questa derivano. Infine non mancano accenni di fisiologia comparata e di genetica: superficiali forse, ma abbastanza completi da dare una solida base di partenza allo studioso che volesse approfondire l’argomento.
Ma non voglio protrarre oltre l’attesa del lettore impaziente e presento quindi qui di seguito direttamente le scannerizzazioni della ricerca originale.
Ma non voglio protrarre oltre l’attesa del lettore impaziente e presento quindi qui di seguito direttamente le scannerizzazioni della ricerca originale.
giovedì 27 maggio 2021
E la Lega poi?
[E] Attenzione! Per la comprensione di questo pezzo è necessaria la lettura della mia Epitome (V. 1.7.1 "Sherlochulhu").
All’indomani dell’appoggio di Salvini al governo Draghi rimasi decisamente deluso: dal 2018 in pratica mi chiedevo se la nuova Lega di Salvini, rispetto alla Lega Nord di Bossi, fosse un populismo reale o apparente ([E] 13.4) secondo le definizioni della mia Epitome.
È una distinzione fondamentale: un populismo apparente (come il M5S) equivale a un partito sistemico, cambia semplicemente come si presenta agli elettori. Un populismo reale è, anche questo detto in parole povere, una forza politica che vorrebbe effettivamente realizzare ciò che promette anche se non è detto che vi riesca.
Sicuramente nella Lega esiste un’anima da partito sistemico (*1) (cioè partito tradizionale, asservito o almeno molto cooperativo con i parapoteri) che io, per semplicità, avevo identificato nella figura di Giorgetti. Mi rimaneva da capire cosa fosse e intendesse Salvini. Non facile capirlo a causa del suo grande pragmatismo e cinismo che spesso piegano i principi ideologici all’opportunità politica del momento.
La fine del primo governo Conte poteva poi essere interpretata in più maniere e, senza conoscere i veri “dietro le quinte” poteva essere la scelta di un populismo reale in buona fede o di un populismo apparente che aveva sbagliato i suoi calcoli politici (credendo in un immediato ritorno alle urne).
Quando poi un partito è all’opposizione diviene molto più difficile valutarlo perché a parole è facile fare affermazioni giuste…
Ero in questa situazione di incertezza e dubbio quando si arrivò alla formazione del governo Draghi sul cui carro TUTTI i partiti (*2) si affrettarono a salire.
Ora dal mio punto di vista non importa quale sia la tua motivazione ma se sostieni un banchiere mandato da Bruxelles, non eletto, che da anni ha mostrato di non aver a cuore gli interessi dell’Italia ma solo di essere un ubbidiente servo del potere finanziario, allora non puoi che essere un partito sistemico o, similmente, un populismo apparente.
Nei giorni successivi mi parve però giusto capire cosa ne pensassero Borghi e, soprattutto, Bagnai che per primo mi aveva fatto guardare alla Lega con interesse e speranza.
La loro posizione è, grossomodo, che per influire sulle importanti scelte che questo governo dovrà compiere si deve essere al suo interno: dall’opposizione non si potrebbe fare niente.
Una posizione politicamente forse sensata ma moralmente errata.
Credo nella buona fede di Borghi e Bagnai ma temo che il loro giudizio sia alterato da due fattori: il primo è quello di illudersi di riuscire realmente a limitare i danni del governo Draghi; il secondo deriva dalla loro formazione culturale da economisti: per loro se -1000 è molto male allora -900 è di +100 meno peggio. Questo è sicuramente vero quando si parla di denaro ma non ha senso quando si passa a valutare diritti e, soprattutto, libertà.
Secondo Hobbes sapete com’è definita la forma più basilare di libertà? Come possibilità di movimento senza limitazioni. Capite quindi che se abbiamo un “coprifuoco” che inizia alle 23:00 invece che alle 22:00 si è comunque NON liberi. Non ha senso di parlare di queste sfumature irrilevanti: io non mi sento più libero perché posso tornare a casa alle 23:00 ma mi sento esattamente frustrato e arrabbiato come quando ero obbligato a rientrare alle 22:00.
La forza politica che riesce, dall’interno del governo, a posticipare l’inizio del coprifuoco NON è migliore delle altre ma, semplicemente, loro complice nel derubare gli italiani, senza alcun motivo (neppure pseudo scientifico come va di moda oggi), della loro libertà.
Il partito non buono ma solo meno peggio degli altri è comunque cattivo ed è sia politicamente che moralmente sbagliato votarlo.
Di fronte a un governo Draghi l’unica scelta di un partito che ha a cuore gli interessi degli italiani non può che essere l’opposizione la quale dovrebbe essere il più dura possibile (*2).
Può darsi che Salvini, in cuor suo populista reale, abbia di nuovo sbagliato i calcoli: cioè che davvero pensi, come si illudono Bagnai e Borghi, di poter influire significativamente sul governo? Che magari sia stato costretto ad accontentare le richieste della corrente di Giorgetti per evitare potenziali scissioni?
Certo è possibilissimo: però quando gli indizi che suggeriscono il contrario continuano a sommarsi insieme allora la legittima speranza diviene pericolosa volontà di illudersi.
Comunque fra un po’ ci sarà la riprova del nove: valuterò con attenzione cosa riuscirà a fare la Lega, e soprattutto Borghi e Bagnai, quando ci sarà da gestire il minuscolo prestito europeo (*3).
Io sono convinto che l’opposizione interna al governo della Lega sarà totalmente irrilevante…
Conclusione: l’Italia è messa veramente male ma gli italiani ancora non se ne rendono conto. Del resto se è corretto il recente sondaggio (v. il corto Realtà parallela), secondo il quale la maggioranza degli italiani ha speranza in Speranza, allora come possiamo illuderci di avere un futuro migliore?
Nota (*1): Oops: la definizione di “partito sistemico” è presente solo nella versione 1.7.2 che ufficialmente non ho pubblicato anche se è comunque scaricabile insieme alle altre…
Nota (*2): Ma FdI della Meloni è all’opposizione! No: sta lì solo per intercettare i delusi della Lega. Lo dimostra che non fa un’opposizione dura al governo Draghi ma solo di facciata.
Nota (*3): “Minuscolo” è il termine giusto: sapete quanto ha stanziato Biden per la crisi post covid? 1.900 miliardi di dollari e questi (credo) in aggiunta a quanto fatto da Trump (mi pare circa la metà. Sì ho verificato: aveva stanziato 900 miliardi). Certo l’Italia non è gli USA ma vedete che, al netto delle relative dimensioni economiche, la differenza è di un paio di ordini di grandezza.
All’indomani dell’appoggio di Salvini al governo Draghi rimasi decisamente deluso: dal 2018 in pratica mi chiedevo se la nuova Lega di Salvini, rispetto alla Lega Nord di Bossi, fosse un populismo reale o apparente ([E] 13.4) secondo le definizioni della mia Epitome.
È una distinzione fondamentale: un populismo apparente (come il M5S) equivale a un partito sistemico, cambia semplicemente come si presenta agli elettori. Un populismo reale è, anche questo detto in parole povere, una forza politica che vorrebbe effettivamente realizzare ciò che promette anche se non è detto che vi riesca.
Sicuramente nella Lega esiste un’anima da partito sistemico (*1) (cioè partito tradizionale, asservito o almeno molto cooperativo con i parapoteri) che io, per semplicità, avevo identificato nella figura di Giorgetti. Mi rimaneva da capire cosa fosse e intendesse Salvini. Non facile capirlo a causa del suo grande pragmatismo e cinismo che spesso piegano i principi ideologici all’opportunità politica del momento.
La fine del primo governo Conte poteva poi essere interpretata in più maniere e, senza conoscere i veri “dietro le quinte” poteva essere la scelta di un populismo reale in buona fede o di un populismo apparente che aveva sbagliato i suoi calcoli politici (credendo in un immediato ritorno alle urne).
Quando poi un partito è all’opposizione diviene molto più difficile valutarlo perché a parole è facile fare affermazioni giuste…
Ero in questa situazione di incertezza e dubbio quando si arrivò alla formazione del governo Draghi sul cui carro TUTTI i partiti (*2) si affrettarono a salire.
Ora dal mio punto di vista non importa quale sia la tua motivazione ma se sostieni un banchiere mandato da Bruxelles, non eletto, che da anni ha mostrato di non aver a cuore gli interessi dell’Italia ma solo di essere un ubbidiente servo del potere finanziario, allora non puoi che essere un partito sistemico o, similmente, un populismo apparente.
Nei giorni successivi mi parve però giusto capire cosa ne pensassero Borghi e, soprattutto, Bagnai che per primo mi aveva fatto guardare alla Lega con interesse e speranza.
La loro posizione è, grossomodo, che per influire sulle importanti scelte che questo governo dovrà compiere si deve essere al suo interno: dall’opposizione non si potrebbe fare niente.
Una posizione politicamente forse sensata ma moralmente errata.
Credo nella buona fede di Borghi e Bagnai ma temo che il loro giudizio sia alterato da due fattori: il primo è quello di illudersi di riuscire realmente a limitare i danni del governo Draghi; il secondo deriva dalla loro formazione culturale da economisti: per loro se -1000 è molto male allora -900 è di +100 meno peggio. Questo è sicuramente vero quando si parla di denaro ma non ha senso quando si passa a valutare diritti e, soprattutto, libertà.
Secondo Hobbes sapete com’è definita la forma più basilare di libertà? Come possibilità di movimento senza limitazioni. Capite quindi che se abbiamo un “coprifuoco” che inizia alle 23:00 invece che alle 22:00 si è comunque NON liberi. Non ha senso di parlare di queste sfumature irrilevanti: io non mi sento più libero perché posso tornare a casa alle 23:00 ma mi sento esattamente frustrato e arrabbiato come quando ero obbligato a rientrare alle 22:00.
La forza politica che riesce, dall’interno del governo, a posticipare l’inizio del coprifuoco NON è migliore delle altre ma, semplicemente, loro complice nel derubare gli italiani, senza alcun motivo (neppure pseudo scientifico come va di moda oggi), della loro libertà.
Il partito non buono ma solo meno peggio degli altri è comunque cattivo ed è sia politicamente che moralmente sbagliato votarlo.
Di fronte a un governo Draghi l’unica scelta di un partito che ha a cuore gli interessi degli italiani non può che essere l’opposizione la quale dovrebbe essere il più dura possibile (*2).
Può darsi che Salvini, in cuor suo populista reale, abbia di nuovo sbagliato i calcoli: cioè che davvero pensi, come si illudono Bagnai e Borghi, di poter influire significativamente sul governo? Che magari sia stato costretto ad accontentare le richieste della corrente di Giorgetti per evitare potenziali scissioni?
Certo è possibilissimo: però quando gli indizi che suggeriscono il contrario continuano a sommarsi insieme allora la legittima speranza diviene pericolosa volontà di illudersi.
Comunque fra un po’ ci sarà la riprova del nove: valuterò con attenzione cosa riuscirà a fare la Lega, e soprattutto Borghi e Bagnai, quando ci sarà da gestire il minuscolo prestito europeo (*3).
Io sono convinto che l’opposizione interna al governo della Lega sarà totalmente irrilevante…
Conclusione: l’Italia è messa veramente male ma gli italiani ancora non se ne rendono conto. Del resto se è corretto il recente sondaggio (v. il corto Realtà parallela), secondo il quale la maggioranza degli italiani ha speranza in Speranza, allora come possiamo illuderci di avere un futuro migliore?
Nota (*1): Oops: la definizione di “partito sistemico” è presente solo nella versione 1.7.2 che ufficialmente non ho pubblicato anche se è comunque scaricabile insieme alle altre…
Nota (*2): Ma FdI della Meloni è all’opposizione! No: sta lì solo per intercettare i delusi della Lega. Lo dimostra che non fa un’opposizione dura al governo Draghi ma solo di facciata.
Nota (*3): “Minuscolo” è il termine giusto: sapete quanto ha stanziato Biden per la crisi post covid? 1.900 miliardi di dollari e questi (credo) in aggiunta a quanto fatto da Trump (mi pare circa la metà. Sì ho verificato: aveva stanziato 900 miliardi). Certo l’Italia non è gli USA ma vedete che, al netto delle relative dimensioni economiche, la differenza è di un paio di ordini di grandezza.
mercoledì 26 maggio 2021
14 a 5
[E] Attenzione! Per la comprensione di questo pezzo è necessaria la lettura della mia Epitome (V. 1.7.1 "Sherlochulhu").
Come ho scritto in un pezzo di qualche giorno fa sto leggendo un libro sulle relazioni fra Cina e USA piuttosto aggiornato (*1). Da una parte sono contento perché la mia comprensione della situazione pre Xi Jinping era praticamente perfetta e, contemporaneamente, avevo intuito altrettanto bene i possibili sviluppi delle relazioni fra queste due superpotenze (*2).
Niente. Dal mio punto di vista è tutto sconcertante. Già negli anni ‘90, all’epoca frequentavo l’università, alcune tendenze mi erano evidenti ma né Clinton (1993-2001) né Bush Jr. (2001-2009) né Obama (2009-2017) si sono accorti di niente: c’è voluto “l’incapace” Trump (2017-2020) per rendersi conto di quanto succedeva ed era successo.
Vabbè: Clinton è scusato in quanto all’epoca era ancora plausibile una democratizzazione e conseguente “normalizzazione” (*3) della Cina. Bush Jr. è stato “distratto” da Bin Laden… ma Obama?
Obama ha dormito il sonno degli innocenti o, più probabilmente, dei burattini.
Ma oggi non voglio parlare delle strategie di geopolitica americane: ne scriverò probabilmente a lettura del libro ultimata.
Invece volevo esprimere, tanto per cambiare, la mia ultima intuizione di un’oretta fa.
Una domanda prima: sapete quanti sono stati i presidenti degli USA a partire dalla fine della seconda guerra mondiale (1945)?
Se ho contato bene 14, Biden incluso, e molti di questi hanno fatto il doppio mandato.
E sapete, nello stesso periodo, quanti sono stati i presidenti del partito comunista cinese (poi “segretari generali”)?
Cinque: Mao Zedong (1945-1976), “de facto” Deng Xiaoping (1978-1992), Jiang Xemin (1992-2002), Hu Jintao (2002-2012) e dal 2012 Xi Jinping (*4).
Ma quelli “importanti” sono tre: Mao Zedong la cui strategia economica (molto comunista) ebbe esiti disastrosi; Deng Xiaoping che aprì la Cina alle industrie occidentali e propugnò la strategia del “basso profilo” e infine Xi Jinping che in pratica già dal 2012, e ufficialmente dal 2017, è passato ad adottare una strategia geopolitica molto più attiva e aggressiva (*5).
Non è un caso che la risposta degli USA alla Cina sia arrivata solo nel 2018 con l’inizio di una nuova “guerra fredda”: in pratica gli USA per reagire hanno aspettato che la Cina annunciasse ufficialmente di voler divenire la prima potenza mondiale economica, scientifica e militare…
Comunque c’è da dire che Xi Jinping è molto diverso dai suoi predecessori: a parte la nuova politica estera molto aggressiva (*6) anche in patria è stato molto attivo restringendo sensibilmente le libertà individuali e implementando una sorveglianza ipertecnologica con tutti i mezzi possibili (AI, riconoscimento facciale delle telecamere piazzate ovunque) e soprattutto con la scheda a punti per ogni cittadino. Altro che Orwell. Ah! È riuscito a eliminare anche l’opposizione all’interno del partito comunista. E sicuramente ho dimenticato qualcosa...
Ah! Xi ha anche abolito il limite dei mandati e potrà rimanere in carica a tempo indeterminato!
Insomma Xi ha tutte le carte in regole per essere un bel dittatore orientato a una politica nazionalistica e aggressiva: vi ricorda qualcuno?
Ma il mio punto è un altro: in Cina la continuità del potere politico, e quindi della strategia economica ed estera, è molto più stabile che in USA. Negli Stati Uniti vi è l’alternanza fra democratici e repubblicani e, comunque, l’operato del presidente è condizionato dall’opinione pubblica. Insomma Trump aveva avviato una strategia ben precisa verso la Cina ma, inevitabilmente, nel bene e nel male Biden la cambierà, così come avrà consiglieri diversi con idee diverse su come muoversi (*7).
Ecco l’intuizione è tutta banalmente qui: la continuità dell’azione politica dà un significativo vantaggio strategico alla Cina e non è chiaro se e quanto i politici statunitensi siano in grado di superare la competizione interna (senza considerare le pressioni delle miopi lobbi economiche preoccupate di divenire le vittime di una guerra economica) per concentrarsi su quella che è una vera e propria nuova guerra fredda.
Leggendo il libro ho poi scoperto molte informazioni interessanti ma anche allarmanti (*8).
Gli USA in pratica in questi anni hanno lasciato fare probabilmente perché le loro multinazionali avevano tutto fa guadagnarci a sfruttare la Cina come fabbrica mondiale: in un’ottica più ampia, come ho scritto nella mia Epitome, gli USA sono l’equivalente di un impero commerciale ([E] 15.2) con i relativi limiti (principalmente non vedere nel medio-lungo termine accecati dal profitto nel breve). Tutto quello che ho letto ha confermato questa mia intuizione.
Conclusione: beh, questo pezzo mi è venuto decisamente sottotono: in realtà avrei molte cose da scrivere ma non so neppure da dove iniziare. E poi sono idee abbastanza complicate, che necessitano cioè di molte premesse e dati precisi per essere comprensibili. Comunque ho quasi finito di leggere il libro: è in prestito e gli ho dato quindi un’alta priorità...
Nota (*1): per adesso ho visto citati accadimenti della fine del 2018.
Nota (*2): in pratica ho descritto delle tendenze che, a mia insaputa, stavano avendo luogo più o meno in contemporanea con la stesura della mia Epitome.
Nota (*3): ovvero “occidentalizzazione”.
Nota (*4): come si intuisce dal “de facto” e dal buco di due anni fra il 1976 e il 1978 è meno semplice seguire la staffetta del potere cinese…
Nota (*5): Jiang a Hu sono stati sostanzialmente dei continuatori della politica di Deng.
Nota (*6): La Belt and Road Initiative o Made in China 2025…
Nota (*7): Comunque, in teoria, anche i democratici sono adesso su posizioni di contrasto alla Cina…
Nota (*8): Chi è curioso può leggere questo articolo dell’anno scorso che mostra chiaramente come la Cina abbia infiltrato la WHO con i propri uomini: What the Coronavirus Pandemic Tells Us About the WHO’s Ties to China di Nour Attalla su Medium.com
Aggiungo solo, non mi pare che sia specificato nell’articolo, che l’Etiopia è invischiata nella Belt and Road Initiative e, grazie alla trappola del debito, Pechino è in grado di influenzarne le decisioni politiche. Qualcosa di simile è accaduto nel WTO…
Come ho scritto in un pezzo di qualche giorno fa sto leggendo un libro sulle relazioni fra Cina e USA piuttosto aggiornato (*1). Da una parte sono contento perché la mia comprensione della situazione pre Xi Jinping era praticamente perfetta e, contemporaneamente, avevo intuito altrettanto bene i possibili sviluppi delle relazioni fra queste due superpotenze (*2).
Niente. Dal mio punto di vista è tutto sconcertante. Già negli anni ‘90, all’epoca frequentavo l’università, alcune tendenze mi erano evidenti ma né Clinton (1993-2001) né Bush Jr. (2001-2009) né Obama (2009-2017) si sono accorti di niente: c’è voluto “l’incapace” Trump (2017-2020) per rendersi conto di quanto succedeva ed era successo.
Vabbè: Clinton è scusato in quanto all’epoca era ancora plausibile una democratizzazione e conseguente “normalizzazione” (*3) della Cina. Bush Jr. è stato “distratto” da Bin Laden… ma Obama?
Obama ha dormito il sonno degli innocenti o, più probabilmente, dei burattini.
Ma oggi non voglio parlare delle strategie di geopolitica americane: ne scriverò probabilmente a lettura del libro ultimata.
Invece volevo esprimere, tanto per cambiare, la mia ultima intuizione di un’oretta fa.
Una domanda prima: sapete quanti sono stati i presidenti degli USA a partire dalla fine della seconda guerra mondiale (1945)?
Se ho contato bene 14, Biden incluso, e molti di questi hanno fatto il doppio mandato.
E sapete, nello stesso periodo, quanti sono stati i presidenti del partito comunista cinese (poi “segretari generali”)?
Cinque: Mao Zedong (1945-1976), “de facto” Deng Xiaoping (1978-1992), Jiang Xemin (1992-2002), Hu Jintao (2002-2012) e dal 2012 Xi Jinping (*4).
Ma quelli “importanti” sono tre: Mao Zedong la cui strategia economica (molto comunista) ebbe esiti disastrosi; Deng Xiaoping che aprì la Cina alle industrie occidentali e propugnò la strategia del “basso profilo” e infine Xi Jinping che in pratica già dal 2012, e ufficialmente dal 2017, è passato ad adottare una strategia geopolitica molto più attiva e aggressiva (*5).
Non è un caso che la risposta degli USA alla Cina sia arrivata solo nel 2018 con l’inizio di una nuova “guerra fredda”: in pratica gli USA per reagire hanno aspettato che la Cina annunciasse ufficialmente di voler divenire la prima potenza mondiale economica, scientifica e militare…
Comunque c’è da dire che Xi Jinping è molto diverso dai suoi predecessori: a parte la nuova politica estera molto aggressiva (*6) anche in patria è stato molto attivo restringendo sensibilmente le libertà individuali e implementando una sorveglianza ipertecnologica con tutti i mezzi possibili (AI, riconoscimento facciale delle telecamere piazzate ovunque) e soprattutto con la scheda a punti per ogni cittadino. Altro che Orwell. Ah! È riuscito a eliminare anche l’opposizione all’interno del partito comunista. E sicuramente ho dimenticato qualcosa...
Ah! Xi ha anche abolito il limite dei mandati e potrà rimanere in carica a tempo indeterminato!
Insomma Xi ha tutte le carte in regole per essere un bel dittatore orientato a una politica nazionalistica e aggressiva: vi ricorda qualcuno?
Ma il mio punto è un altro: in Cina la continuità del potere politico, e quindi della strategia economica ed estera, è molto più stabile che in USA. Negli Stati Uniti vi è l’alternanza fra democratici e repubblicani e, comunque, l’operato del presidente è condizionato dall’opinione pubblica. Insomma Trump aveva avviato una strategia ben precisa verso la Cina ma, inevitabilmente, nel bene e nel male Biden la cambierà, così come avrà consiglieri diversi con idee diverse su come muoversi (*7).
Ecco l’intuizione è tutta banalmente qui: la continuità dell’azione politica dà un significativo vantaggio strategico alla Cina e non è chiaro se e quanto i politici statunitensi siano in grado di superare la competizione interna (senza considerare le pressioni delle miopi lobbi economiche preoccupate di divenire le vittime di una guerra economica) per concentrarsi su quella che è una vera e propria nuova guerra fredda.
Leggendo il libro ho poi scoperto molte informazioni interessanti ma anche allarmanti (*8).
Gli USA in pratica in questi anni hanno lasciato fare probabilmente perché le loro multinazionali avevano tutto fa guadagnarci a sfruttare la Cina come fabbrica mondiale: in un’ottica più ampia, come ho scritto nella mia Epitome, gli USA sono l’equivalente di un impero commerciale ([E] 15.2) con i relativi limiti (principalmente non vedere nel medio-lungo termine accecati dal profitto nel breve). Tutto quello che ho letto ha confermato questa mia intuizione.
Conclusione: beh, questo pezzo mi è venuto decisamente sottotono: in realtà avrei molte cose da scrivere ma non so neppure da dove iniziare. E poi sono idee abbastanza complicate, che necessitano cioè di molte premesse e dati precisi per essere comprensibili. Comunque ho quasi finito di leggere il libro: è in prestito e gli ho dato quindi un’alta priorità...
Nota (*1): per adesso ho visto citati accadimenti della fine del 2018.
Nota (*2): in pratica ho descritto delle tendenze che, a mia insaputa, stavano avendo luogo più o meno in contemporanea con la stesura della mia Epitome.
Nota (*3): ovvero “occidentalizzazione”.
Nota (*4): come si intuisce dal “de facto” e dal buco di due anni fra il 1976 e il 1978 è meno semplice seguire la staffetta del potere cinese…
Nota (*5): Jiang a Hu sono stati sostanzialmente dei continuatori della politica di Deng.
Nota (*6): La Belt and Road Initiative o Made in China 2025…
Nota (*7): Comunque, in teoria, anche i democratici sono adesso su posizioni di contrasto alla Cina…
Nota (*8): Chi è curioso può leggere questo articolo dell’anno scorso che mostra chiaramente come la Cina abbia infiltrato la WHO con i propri uomini: What the Coronavirus Pandemic Tells Us About the WHO’s Ties to China di Nour Attalla su Medium.com
Aggiungo solo, non mi pare che sia specificato nell’articolo, che l’Etiopia è invischiata nella Belt and Road Initiative e, grazie alla trappola del debito, Pechino è in grado di influenzarne le decisioni politiche. Qualcosa di simile è accaduto nel WTO…
martedì 25 maggio 2021
Pecore belanti e zelanti
[E] Attenzione! Per la comprensione di questo pezzo è necessaria la lettura della mia Epitome (V. 1.7.1 "Sherlochulhu").
Oggi so da dove parto ma non dove arriverò: lettore avvisato è mezzo salvato.
Il punto di partenza è la seguente frase di Jean Domat (XVII secolo), «Il superfluo dei ricchi dovrebbe servire al necessario dei poveri ed invece il necessario dei poveri serve al superfluo dei ricchi. », che ho copiato da Fusaro su FB (v. bo, è sparita… forse l’ha cancellata? Comunque Fusaro citava solo la frase con in più un’immagine dell’autore).
Ma la mia considerazione comunque prescinde da Fusaro: quello che mi colpisce è la data, anzi il secolo. Nel XVII secolo era ben chiara e percepita l’ingiustizia sociale che pervadeva la Francia e, molto probabilmente, il resto delle nazioni europee.
Niente di nuovo: lo sappiamo che la società è sempre stata ingiusta. Però ci dimentichiamo che lo stesso vale per l’attuale: questo perché tendiamo a considerare il nostro tempo come il più progredito, dove/quando non è possibile modificare in meglio alcunché. È quello che io ho definito come il “paradosso dell’epoca” ([E] 6) e della cui esistenza si sono accorti tutti i grandi (ma anche medi!) pensatori.
Il meccanismo è sempre il medesimo: gli ideali del tempo giustificano e legittimano la diseguaglianza, fanno credere che sia inevitabile, che abbia delle giustificazioni valide, nascondono o scherniscono qualsiasi alternativa che possa riequilibrare, anche minimamente, le sperequazioni economiche. Al contrario, senza fattori esterni, la tendenza naturale è quella che porta a un progressivo incremento dell’ingiustizia ([E] 14.7).
Nel secondo dopoguerra, nei paesi occidentali, c’era stato un aumento dell’uguaglianza che si era trasformato in un benessere diffuso. Ma questa tendenza si è arrestata nel giro di una generazione e nel corso di un’altra si è decisamente invertita…
Davvero ho la sensazione che sia una lotta inutile: è l’uomo che è progettato così. È fatto per essere sfruttato, per accontentarsi delle briciole, per subire soprusi e ingiustizie. E come vi riesce?
Si illude di vivere nel migliore dei mondi possibile, crede alle favole dei media, agli sguardi mesmerici (e perfino a quelli da pesce lesso) dei politici, si beve i miti delle più assurde religioni su paradisi di beatitudine e inferni di punizione dopo la morte…
Inutile negarlo: c’è un buon 75% della popolazione composta da babbei che si fanno condurre per la cavezza da chiunque abbia il potere di trascinarli dove gli aggrada.
Nella realtà, nella stragrande maggioranza delle rivoluzioni, semplicemente uno sfruttatore si è sostituito a un altro: il popolo al massimo è stato usato come mezzo. Talvolta, a posteriori, si è voluto rileggere la storia dando alla popolazione degli ideali, delle motivazioni, che in verità, al momento dei fatti, neppure sognava esistessero ma che sono utili per giustificare il successivo stato delle cose…
In realtà questo pessimismo l’ho già avvertito ieri leggendo Marcuse. A meno di colpi di scena, al momento, il filosofo tedesco presenta una bellissima utopia per una nuova società completamente diversa dall’attuale: ma a margine ho già annotato una mia obiezione che va oltre la realizzabilità della visione di Marcuse ma che semplicemente ne evidenzia una contraddizione interna: per funzionare gli uomini dovrebbero essere degli artisti, degli spiriti indipendenti dotati di un’immaginazione capace di contrastare e, anzi, piegare a sé la ragione. Quante ne conoscete di queste persone? Vero è che adesso non possono vivere come vorrebbero ma anche così, a occhio, sarebbero forse l’1% della popolazione totale. Come la maggioranza delle persone non ha la razionalità necessaria per vedere oltre i più palmari inganni, ancora meno numerose sono quelle dotate di una creatività degna di nota. La maggior parte degli individui, al “principio del gioco” di Marcuse, probabilmente preferirebbero il cappio dell’attuale “principio di realtà” proprio per evitare lo sforzo di essere liberi.
Non ricordo dove l’ho letto né di chi sia ma cito a memoria: “La maggior parte delle persone non vuole essere libera ma semplicemente avere dei padroni che non l’opprimano”.
Ed è la verità, temo.
Quindi?
Quindi, indipendentemente dalla correttezza o meno delle mie teorie (o di quelle di pensatori/statisti/filosofi ben più illustri di me), l’uomo non sarà mai libero perché in realtà non vuole esserlo.
Perché le pecore vivono in greggi? Non dipende dal pastore! Se anche l’umanità sparisse dall’oggi al domani le pecore continuerebbero a stare vicine l’una all’altra: non ci sarebbero pecore coraggiose che andrebbero a vivere per conto proprio. Questa è la natura della pecora mentre la natura dell’uomo è avere un padrone e imitare l’esempio dei propri simili ignorando sia la ragione (che mostra come l’ingiustizia sia palese) che la fantasia (che dovrebbe fornire la capacità di immaginarsi un’esistenza migliore).
Conclusione: cari miei belanti e zelanti lettori cosa posso dirvi? La verità per quanto nascosta e falsata dai media è ormai palese: abbiate quindi la fantasia, in questo caso il coraggio, di trarne le giuste conclusioni. Prendete in mano la vostra vita e smettete di subirla: se non vi piace cambiatela, non state a sentire i vostri conoscenti: nella stragrande maggioranza dei casi saranno pecore e vi daranno consigli da pecora!...
Oggi so da dove parto ma non dove arriverò: lettore avvisato è mezzo salvato.
Il punto di partenza è la seguente frase di Jean Domat (XVII secolo), «Il superfluo dei ricchi dovrebbe servire al necessario dei poveri ed invece il necessario dei poveri serve al superfluo dei ricchi. », che ho copiato da Fusaro su FB (v. bo, è sparita… forse l’ha cancellata? Comunque Fusaro citava solo la frase con in più un’immagine dell’autore).
Ma la mia considerazione comunque prescinde da Fusaro: quello che mi colpisce è la data, anzi il secolo. Nel XVII secolo era ben chiara e percepita l’ingiustizia sociale che pervadeva la Francia e, molto probabilmente, il resto delle nazioni europee.
Niente di nuovo: lo sappiamo che la società è sempre stata ingiusta. Però ci dimentichiamo che lo stesso vale per l’attuale: questo perché tendiamo a considerare il nostro tempo come il più progredito, dove/quando non è possibile modificare in meglio alcunché. È quello che io ho definito come il “paradosso dell’epoca” ([E] 6) e della cui esistenza si sono accorti tutti i grandi (ma anche medi!) pensatori.
Il meccanismo è sempre il medesimo: gli ideali del tempo giustificano e legittimano la diseguaglianza, fanno credere che sia inevitabile, che abbia delle giustificazioni valide, nascondono o scherniscono qualsiasi alternativa che possa riequilibrare, anche minimamente, le sperequazioni economiche. Al contrario, senza fattori esterni, la tendenza naturale è quella che porta a un progressivo incremento dell’ingiustizia ([E] 14.7).
Nel secondo dopoguerra, nei paesi occidentali, c’era stato un aumento dell’uguaglianza che si era trasformato in un benessere diffuso. Ma questa tendenza si è arrestata nel giro di una generazione e nel corso di un’altra si è decisamente invertita…
Davvero ho la sensazione che sia una lotta inutile: è l’uomo che è progettato così. È fatto per essere sfruttato, per accontentarsi delle briciole, per subire soprusi e ingiustizie. E come vi riesce?
Si illude di vivere nel migliore dei mondi possibile, crede alle favole dei media, agli sguardi mesmerici (e perfino a quelli da pesce lesso) dei politici, si beve i miti delle più assurde religioni su paradisi di beatitudine e inferni di punizione dopo la morte…
Inutile negarlo: c’è un buon 75% della popolazione composta da babbei che si fanno condurre per la cavezza da chiunque abbia il potere di trascinarli dove gli aggrada.
Nella realtà, nella stragrande maggioranza delle rivoluzioni, semplicemente uno sfruttatore si è sostituito a un altro: il popolo al massimo è stato usato come mezzo. Talvolta, a posteriori, si è voluto rileggere la storia dando alla popolazione degli ideali, delle motivazioni, che in verità, al momento dei fatti, neppure sognava esistessero ma che sono utili per giustificare il successivo stato delle cose…
In realtà questo pessimismo l’ho già avvertito ieri leggendo Marcuse. A meno di colpi di scena, al momento, il filosofo tedesco presenta una bellissima utopia per una nuova società completamente diversa dall’attuale: ma a margine ho già annotato una mia obiezione che va oltre la realizzabilità della visione di Marcuse ma che semplicemente ne evidenzia una contraddizione interna: per funzionare gli uomini dovrebbero essere degli artisti, degli spiriti indipendenti dotati di un’immaginazione capace di contrastare e, anzi, piegare a sé la ragione. Quante ne conoscete di queste persone? Vero è che adesso non possono vivere come vorrebbero ma anche così, a occhio, sarebbero forse l’1% della popolazione totale. Come la maggioranza delle persone non ha la razionalità necessaria per vedere oltre i più palmari inganni, ancora meno numerose sono quelle dotate di una creatività degna di nota. La maggior parte degli individui, al “principio del gioco” di Marcuse, probabilmente preferirebbero il cappio dell’attuale “principio di realtà” proprio per evitare lo sforzo di essere liberi.
Non ricordo dove l’ho letto né di chi sia ma cito a memoria: “La maggior parte delle persone non vuole essere libera ma semplicemente avere dei padroni che non l’opprimano”.
Ed è la verità, temo.
Quindi?
Quindi, indipendentemente dalla correttezza o meno delle mie teorie (o di quelle di pensatori/statisti/filosofi ben più illustri di me), l’uomo non sarà mai libero perché in realtà non vuole esserlo.
Perché le pecore vivono in greggi? Non dipende dal pastore! Se anche l’umanità sparisse dall’oggi al domani le pecore continuerebbero a stare vicine l’una all’altra: non ci sarebbero pecore coraggiose che andrebbero a vivere per conto proprio. Questa è la natura della pecora mentre la natura dell’uomo è avere un padrone e imitare l’esempio dei propri simili ignorando sia la ragione (che mostra come l’ingiustizia sia palese) che la fantasia (che dovrebbe fornire la capacità di immaginarsi un’esistenza migliore).
Conclusione: cari miei belanti e zelanti lettori cosa posso dirvi? La verità per quanto nascosta e falsata dai media è ormai palese: abbiate quindi la fantasia, in questo caso il coraggio, di trarne le giuste conclusioni. Prendete in mano la vostra vita e smettete di subirla: se non vi piace cambiatela, non state a sentire i vostri conoscenti: nella stragrande maggioranza dei casi saranno pecore e vi daranno consigli da pecora!...
lunedì 24 maggio 2021
Sondaggi
In riferimento al precedente corto Realtà parallela…
Che poi i sondaggi possono essere influenzati in centinaia di maniere diverse per ottenere il risultato voluto. Tipo, se la domanda è: “Speranza ha lavorato: 1. bene; 2. ottimamente; o 3. super eccezionalmente?”.
E si scopre così che per il 95% degli italiani Speranza ha “lavorato bene”, ovviamente senza considerare i “non sa/non risponde”!
Ottima notizia! - 25/5/2021
Finalmente!
Gattuso è il nuovo allenatore della Fiorentina!
Per la prima volta da quando seguo la Viola con un po’ di attenzione, circa 15 anni, vedrò all’opera un buon allenatore…
Il problema adesso è solo Pradè confermato (credo) a comprare bidoni!
PS: nel corto Cinque nomi mi ero confuso! Avevo sbagliato Rudy Garcia (allenatore che non ricordo e che quindi non posso giudicare) per Louis Enrique!
Vecchia notizia - 25/5/2021
Vecchia (2015) notizia scovata da Fusaro: Vaccini 'imperfetti' rendono i virus più aggressivi da Ansa.it
Aggiungo che quella riportata nell’articolo è la mia stessa teoria: per questo da dicembre scrivo che mi sembrava logico vaccinare solo le persone più fragili e anziane per minimizzare la pressione volutiva sul virus.
Vabbè, speriamo bene: noi tanto in Italia abbiamo speranza (v. anche il corto Realtà parallela) quindi siamo a posto…
Esercizio di comprensione - 1/6/2021
«Nella loro analisi dell’evoluzione dei media in Gran Bretagna, James Curran e Jean Seaton spiegano come nel corso della prima metà del XIX secolo sia emersa una stampa radicale che riuscì a raggiungere la classe lavoratrice inglese. Questa stampa alternativa fu un efficace strumento di rinforzo della coscienza di classe: ebbe infatti l’effetto di aggregare i lavoratori tra loro in quanto, da un lato, promosse un sistema di valori alternativo e un nuovo punto di vista sul mondo e, dall’altro, “fece maturare una maggiore fiducia collettiva enfatizzando ripetutamente la capacità della classe lavoratrice di produrre il cambiamento sociale mediante la forza della consociazione e dell’azione organizzata”. Sennonché le élite dominanti giudicarono questa situazione come una minaccia. Un parlamentare inglese giunse ad affermare che i giornali dei lavoratori “infiammano le passioni e solleticano l’egoismo delle persone contrapponendo la loro condizione attuale a quella a cui dichiarano di aver diritto in futuro, anche se quest’ultima è incompatibile con la natura umana e con le leggi immutabili stabilite dalla provvidenza per regolamentare la società civile”. Il risultato di queste prese di posizione fu il tentativo di ridurre al silenzio i giornali della classe lavoratrice con leggi sulla diffamazione e relativi processi.» (*1)
Domanda: Qual è secondo voi la morale di questo paragrafo?
Su FB non mi ha risposto nessuno così mi rispondo qui da solo: la morale è che la politica cercherà sempre di censurare le fonti d’informazione che ritiene nocive per il proprio potere. I mezzi per farlo, che varieranno per epoca e creatività, dovranno essere gioco forza speciosi finché vige il principio della libertà d’espressione.
Nota (*1): tratto da “La fabbrica del consenso” di Noam Chomsky e Edward S. Herman, (E.) Il Saggiatore, 2014, trad. Stefano Rini.
Taiwan - 5/6/2021
Tanto per condividere ogni tanto qualche notizia importante:
Taiwan's foreign minister says China is 'preparing for war.' Here's Taiwan's response plan
Che poi i sondaggi possono essere influenzati in centinaia di maniere diverse per ottenere il risultato voluto. Tipo, se la domanda è: “Speranza ha lavorato: 1. bene; 2. ottimamente; o 3. super eccezionalmente?”.
E si scopre così che per il 95% degli italiani Speranza ha “lavorato bene”, ovviamente senza considerare i “non sa/non risponde”!
Ottima notizia! - 25/5/2021
Finalmente!
Gattuso è il nuovo allenatore della Fiorentina!
Per la prima volta da quando seguo la Viola con un po’ di attenzione, circa 15 anni, vedrò all’opera un buon allenatore…
Il problema adesso è solo Pradè confermato (credo) a comprare bidoni!
PS: nel corto Cinque nomi mi ero confuso! Avevo sbagliato Rudy Garcia (allenatore che non ricordo e che quindi non posso giudicare) per Louis Enrique!
Vecchia notizia - 25/5/2021
Vecchia (2015) notizia scovata da Fusaro: Vaccini 'imperfetti' rendono i virus più aggressivi da Ansa.it
Aggiungo che quella riportata nell’articolo è la mia stessa teoria: per questo da dicembre scrivo che mi sembrava logico vaccinare solo le persone più fragili e anziane per minimizzare la pressione volutiva sul virus.
Vabbè, speriamo bene: noi tanto in Italia abbiamo speranza (v. anche il corto Realtà parallela) quindi siamo a posto…
Esercizio di comprensione - 1/6/2021
«Nella loro analisi dell’evoluzione dei media in Gran Bretagna, James Curran e Jean Seaton spiegano come nel corso della prima metà del XIX secolo sia emersa una stampa radicale che riuscì a raggiungere la classe lavoratrice inglese. Questa stampa alternativa fu un efficace strumento di rinforzo della coscienza di classe: ebbe infatti l’effetto di aggregare i lavoratori tra loro in quanto, da un lato, promosse un sistema di valori alternativo e un nuovo punto di vista sul mondo e, dall’altro, “fece maturare una maggiore fiducia collettiva enfatizzando ripetutamente la capacità della classe lavoratrice di produrre il cambiamento sociale mediante la forza della consociazione e dell’azione organizzata”. Sennonché le élite dominanti giudicarono questa situazione come una minaccia. Un parlamentare inglese giunse ad affermare che i giornali dei lavoratori “infiammano le passioni e solleticano l’egoismo delle persone contrapponendo la loro condizione attuale a quella a cui dichiarano di aver diritto in futuro, anche se quest’ultima è incompatibile con la natura umana e con le leggi immutabili stabilite dalla provvidenza per regolamentare la società civile”. Il risultato di queste prese di posizione fu il tentativo di ridurre al silenzio i giornali della classe lavoratrice con leggi sulla diffamazione e relativi processi.» (*1)
Domanda: Qual è secondo voi la morale di questo paragrafo?
Su FB non mi ha risposto nessuno così mi rispondo qui da solo: la morale è che la politica cercherà sempre di censurare le fonti d’informazione che ritiene nocive per il proprio potere. I mezzi per farlo, che varieranno per epoca e creatività, dovranno essere gioco forza speciosi finché vige il principio della libertà d’espressione.
Nota (*1): tratto da “La fabbrica del consenso” di Noam Chomsky e Edward S. Herman, (E.) Il Saggiatore, 2014, trad. Stefano Rini.
Taiwan - 5/6/2021
Tanto per condividere ogni tanto qualche notizia importante:
Mistero sanitario
Stamani ancora a letto e abbastanza insonne (continuo a dormire male) ho ripensato a un episodio di qualche mese fa che mi aveva lasciato molto perplesso. Prima racconterò cosa mi è capitato e poi quelle che sono solo mie deduzioni.
I fatti:
In Toscana (non so nelle altre regioni) per prenotare in Rete un esame medico si usa un sito molto facile da usare: basta inserire il proprio CF e poi il codice della ricetta del medico di base ed ecco che appaiono (quando funziona!) tutte le date disponibile per l’esame filtrabili per zona di residenza. Si seleziona la sede con data e orario della visita e poi (se tutto è andato bene!) si riceve un messaggio elettronico di conferma.
Così feci lo scorso autunno quando andai tranquillamente a fare una visita cardiologica prenotata in questo modo. Ci fu però un problema: non avevo portato con me la richiesta del medico di base, il codice della quale avevo usato per prenotare la visita. Mi sembrava infatti ovvio che non servisse più: invece non era così e la segretaria addetta alla riscossione mi fece promettere di spedirglielo appena arrivato a casa.
Il mistero:
Perché serve ancora questo codice dato che, usandolo per prenotare, dovrebbe essere già associato alla visita in questione?
La MIA teoria:
Da qui in poi si tratta solo di mie supposizioni e, quindi, potrebbero anche essere totalmente errate: leggetele con prudenza!
Partiamo dall’inizio, ovvero dalla prenotazione elettronica: perché non usare solo il CF oppure solamente il codice della richiesta del medico di base (CRMB)?
Per motivi di sicurezza e riservatezza: usando solo il CF chiunque ne fosse a conoscenza potrebbe scoprire quali esami ci sono stati prescritti. Analogamente usare solo il codice della richiesta del medico migliorerebbe di poco la situazione: si potrebbe inserire infatti dei codici a casaccio venendo così a scoprire i nomi e codici fiscali (che appaiono a video) relativi. Sarebbero nomi e codici fiscali di sconosciuti ma, ovviamente, sarebbe troppo pericoloso permettere a estranei di fissare all’insaputa di queste persone (magari anche solo per scherzo) delle visite mediche.
Insomma è CORRETTO che, per motivi di sicurezza, il sito richieda sia il CF che il CRMB anche se, da un punto di vista informatico basterebbe solo uno di questi due codici.
È chiaro poi che all’atto della prenotazione all’ambulatorio medico convenzionato dove il paziente ha fissato la visita arriverà solo un codice di prenotazione (CP) e, forse, anche il CF per riconoscere facilmente la persona che dovrà sostenere l’esame (il CF è infatti riportato sul tesserino sanitario).
È altrettanto ovvio che nelle basi di dati della regione al CP è associato anche il CRMB: allora perché l’ambulatorio convenzionato è costretto a ricomunicarlo alla regione (altrimenti non vengono pagati, mi spiegò la segretaria)?
Inizialmente mi sembrava una totale follia: un errore di progettazione del sistema informatico o, più probabilmente, un errore nelle specifiche funzionali richieste dalla regione all’azienda che ha progettato e realizzato il tutto. Un po’ conosco l’ambiente: il programmatore si accorge immediatamente di un problema e lo fa notare al capo progetto: il capo progetto, controlla le specifiche (cosa ha richiesto di preciso il cliente, nel nostro caso la regione), magari fa qualche telefonata ai suoi capi per essere totalmente sicuro e poi dice al programmatore qualcosa di questo tipo: “non ti preoccupare: il cliente vuole che il programma funzioni in questo modo (anche se sono d’accordo con te che non funziona o lo fa male o che si potrebbe facilmente fare meglio) e se vuole qualcosa di diverso dovrà pagarci la modifica”. In questo caso, dato che il fastidio è tutto a carico dell’ambulatorio privato, la regione non ci pensa minimamente a pagare per correggere un problema che riguarda altri (i pazienti, che devono sapere/ricordarsi di portare il CRMB e, come detto, gli ambulatori che devono trasmetterlo alla regione).
Poi ci ho pensato meglio e sono giunto alla conclusione che questo sistema controintuitivo e inefficiente è probabilmente voluto.
Cosa accadrebbe infatti se un paziente si dimenticasse di disdire una risonanza magnetica (che magari, per motivi di urgenza, o per un improvviso aggravamento, ha effettuato altrove oppure che, semplicemente, ha scordato)?
L’ambulatorio potrebbe facilmente fingere di aver effettuato la visita: pagando per conto del paziente fittizio il “ticket” di 25€ e ricevendo, a tempo debito un rimborso dalla regione di, non so, 400€.
Col sistema attuale se il paziente non si presenta all’ambulatorio questo tipo di imbroglio non è possibile: l’ambulatorio non ha infatti il CRMB del paziente.
Ovviamente questo sistema previene solo le truffe in cui il paziente non è d’accordo con l’ambulatorio: a occhio niente impedisce infatti a paziente e ambulatorio (magari con l’accondiscendenza del medico di base che non si preoccupa di controllare il risultato degli esami da lui prescritti) di accordarsi per spartirsi il rimborso per visite non effettuate…
Insomma se questa mia teoria è corretta la regione, al costo di un appesantimento burocratico per ambulatorio e paziente, si tutela da possibili truffe in cui NON vi è la collaborazione fra questi due attori.
La MIA soluzione:
Fermo restando che le mie precedenti supposizioni siano corrette allora proporrei il seguente: a fine visita il paziente firma un modulo dove dichiara di aver effettuato la visita. L’ambulatorio a quel punto conferma alla regione tramite il solo CP e la dichiarazione firmata del paziente, senza necessità del CRMB, che la visita è stata effettivamente eseguita.
Chiaro che se paziente e ambulatorio sono d’accordo poco o niente cambia se non che il paziente firma il falso (e questa sarebbe un aggravante immagino). Se solo l’ambulatorio volesse truffare la regione dovrebbe comunque falsificare la firma del paziente e, anche quando questo fosse possibile (*1), sarebbe comunque un’aggravante.
La “soluzione” di fornire il paziente di un codice univoco equivale semplicemente a quella di fargli presentare il CRMB.
In questa maniera sarebbe quindi possibile semplificare la burocrazia se non per l’ambulatorio (che comunque avrebbe un modulo extra da far firmare) almeno al paziente che non dovrebbe ricordarsi di portar con sé il CRMB.
Per evitare frodi la regione dovrebbe fare controlli reali a sorpresa con punizioni adeguatamente severe: ma questo è proprio quello che in Italia non si riesce a fare. Vi si cerca di sopperire con la burocrazia ma questa rende solo la vita più complicata ai cittadini (e ambulatori) in buona fede mentre non impedisce che chi vuole frodare lo faccia.
Insomma per evitare che pochi ambulatori “furbastri” si approfittano della possibile distrazione di un paziente la politica decide di rendere la vita più complicata per tutti senza peraltro evitare concretamente che chi cerchi di imbrogliare vi riesca.
Conclusione: questa è la mentalità della burocrazia italiana in cui vige il sospetto costante che il cittadino imbrogli. Ecco che allora lo si riempie di incombenze burocratiche che complicano la vita degli onesti e impediscono poco o nulla ai “furbi” di aggirarle.
Nota (*1): se per esempio il paziente avesse già fatto altre visite in detto ambulatorio la sua firma potrebbe essere copiata e riprodotto tramite il calcolatore.
I fatti:
In Toscana (non so nelle altre regioni) per prenotare in Rete un esame medico si usa un sito molto facile da usare: basta inserire il proprio CF e poi il codice della ricetta del medico di base ed ecco che appaiono (quando funziona!) tutte le date disponibile per l’esame filtrabili per zona di residenza. Si seleziona la sede con data e orario della visita e poi (se tutto è andato bene!) si riceve un messaggio elettronico di conferma.
Così feci lo scorso autunno quando andai tranquillamente a fare una visita cardiologica prenotata in questo modo. Ci fu però un problema: non avevo portato con me la richiesta del medico di base, il codice della quale avevo usato per prenotare la visita. Mi sembrava infatti ovvio che non servisse più: invece non era così e la segretaria addetta alla riscossione mi fece promettere di spedirglielo appena arrivato a casa.
Il mistero:
Perché serve ancora questo codice dato che, usandolo per prenotare, dovrebbe essere già associato alla visita in questione?
La MIA teoria:
Da qui in poi si tratta solo di mie supposizioni e, quindi, potrebbero anche essere totalmente errate: leggetele con prudenza!
Partiamo dall’inizio, ovvero dalla prenotazione elettronica: perché non usare solo il CF oppure solamente il codice della richiesta del medico di base (CRMB)?
Per motivi di sicurezza e riservatezza: usando solo il CF chiunque ne fosse a conoscenza potrebbe scoprire quali esami ci sono stati prescritti. Analogamente usare solo il codice della richiesta del medico migliorerebbe di poco la situazione: si potrebbe inserire infatti dei codici a casaccio venendo così a scoprire i nomi e codici fiscali (che appaiono a video) relativi. Sarebbero nomi e codici fiscali di sconosciuti ma, ovviamente, sarebbe troppo pericoloso permettere a estranei di fissare all’insaputa di queste persone (magari anche solo per scherzo) delle visite mediche.
Insomma è CORRETTO che, per motivi di sicurezza, il sito richieda sia il CF che il CRMB anche se, da un punto di vista informatico basterebbe solo uno di questi due codici.
È chiaro poi che all’atto della prenotazione all’ambulatorio medico convenzionato dove il paziente ha fissato la visita arriverà solo un codice di prenotazione (CP) e, forse, anche il CF per riconoscere facilmente la persona che dovrà sostenere l’esame (il CF è infatti riportato sul tesserino sanitario).
È altrettanto ovvio che nelle basi di dati della regione al CP è associato anche il CRMB: allora perché l’ambulatorio convenzionato è costretto a ricomunicarlo alla regione (altrimenti non vengono pagati, mi spiegò la segretaria)?
Inizialmente mi sembrava una totale follia: un errore di progettazione del sistema informatico o, più probabilmente, un errore nelle specifiche funzionali richieste dalla regione all’azienda che ha progettato e realizzato il tutto. Un po’ conosco l’ambiente: il programmatore si accorge immediatamente di un problema e lo fa notare al capo progetto: il capo progetto, controlla le specifiche (cosa ha richiesto di preciso il cliente, nel nostro caso la regione), magari fa qualche telefonata ai suoi capi per essere totalmente sicuro e poi dice al programmatore qualcosa di questo tipo: “non ti preoccupare: il cliente vuole che il programma funzioni in questo modo (anche se sono d’accordo con te che non funziona o lo fa male o che si potrebbe facilmente fare meglio) e se vuole qualcosa di diverso dovrà pagarci la modifica”. In questo caso, dato che il fastidio è tutto a carico dell’ambulatorio privato, la regione non ci pensa minimamente a pagare per correggere un problema che riguarda altri (i pazienti, che devono sapere/ricordarsi di portare il CRMB e, come detto, gli ambulatori che devono trasmetterlo alla regione).
Poi ci ho pensato meglio e sono giunto alla conclusione che questo sistema controintuitivo e inefficiente è probabilmente voluto.
Cosa accadrebbe infatti se un paziente si dimenticasse di disdire una risonanza magnetica (che magari, per motivi di urgenza, o per un improvviso aggravamento, ha effettuato altrove oppure che, semplicemente, ha scordato)?
L’ambulatorio potrebbe facilmente fingere di aver effettuato la visita: pagando per conto del paziente fittizio il “ticket” di 25€ e ricevendo, a tempo debito un rimborso dalla regione di, non so, 400€.
Col sistema attuale se il paziente non si presenta all’ambulatorio questo tipo di imbroglio non è possibile: l’ambulatorio non ha infatti il CRMB del paziente.
Ovviamente questo sistema previene solo le truffe in cui il paziente non è d’accordo con l’ambulatorio: a occhio niente impedisce infatti a paziente e ambulatorio (magari con l’accondiscendenza del medico di base che non si preoccupa di controllare il risultato degli esami da lui prescritti) di accordarsi per spartirsi il rimborso per visite non effettuate…
Insomma se questa mia teoria è corretta la regione, al costo di un appesantimento burocratico per ambulatorio e paziente, si tutela da possibili truffe in cui NON vi è la collaborazione fra questi due attori.
La MIA soluzione:
Fermo restando che le mie precedenti supposizioni siano corrette allora proporrei il seguente: a fine visita il paziente firma un modulo dove dichiara di aver effettuato la visita. L’ambulatorio a quel punto conferma alla regione tramite il solo CP e la dichiarazione firmata del paziente, senza necessità del CRMB, che la visita è stata effettivamente eseguita.
Chiaro che se paziente e ambulatorio sono d’accordo poco o niente cambia se non che il paziente firma il falso (e questa sarebbe un aggravante immagino). Se solo l’ambulatorio volesse truffare la regione dovrebbe comunque falsificare la firma del paziente e, anche quando questo fosse possibile (*1), sarebbe comunque un’aggravante.
La “soluzione” di fornire il paziente di un codice univoco equivale semplicemente a quella di fargli presentare il CRMB.
In questa maniera sarebbe quindi possibile semplificare la burocrazia se non per l’ambulatorio (che comunque avrebbe un modulo extra da far firmare) almeno al paziente che non dovrebbe ricordarsi di portar con sé il CRMB.
Per evitare frodi la regione dovrebbe fare controlli reali a sorpresa con punizioni adeguatamente severe: ma questo è proprio quello che in Italia non si riesce a fare. Vi si cerca di sopperire con la burocrazia ma questa rende solo la vita più complicata ai cittadini (e ambulatori) in buona fede mentre non impedisce che chi vuole frodare lo faccia.
Insomma per evitare che pochi ambulatori “furbastri” si approfittano della possibile distrazione di un paziente la politica decide di rendere la vita più complicata per tutti senza peraltro evitare concretamente che chi cerchi di imbrogliare vi riesca.
Conclusione: questa è la mentalità della burocrazia italiana in cui vige il sospetto costante che il cittadino imbrogli. Ecco che allora lo si riempie di incombenze burocratiche che complicano la vita degli onesti e impediscono poco o nulla ai “furbi” di aggirarle.
Nota (*1): se per esempio il paziente avesse già fatto altre visite in detto ambulatorio la sua firma potrebbe essere copiata e riprodotto tramite il calcolatore.
sabato 22 maggio 2021
Calcio e altro
Ieri sera avevo iniziato a scrivere un pezzo di congedo da Hobbes (ho finito il noiosissimo “Leviatano”) ma ero troppo stanco avendo passato la notte in bianco e così ho lasciato perdere.
Stamani va marginalmente meglio avendo dormito qualche ora ma non me la sento di scrivere pezzi impegnativi. L’idea è quindi di divagare un po’ scrivendo semplicemente ciò che mi passa per la mente…
La nazionale di Mancini! Quali sono le mie previsioni per l’europeo?
Siccome imparo dai miei errori non li ripeterò ma, magari, vale la pena di evidenziare i pericoli a cui si espone chi cercasse di rispondere alla domanda precedente.
Prima di tutto bisognerebbe sapere quale sia la reale forza della nazionale italiana: nonostante l’entusiasmo dei media le amichevoli (e non) giocate in questi ultimi anni non mi sembrano assolutamente significative. La mia sensazione è quindi quella che si sopravvaluti la forza reale della squadra.
Anche analizzando il valore dei singoli giocatori si arriva a risultati simili. Quali sono i giocatori significativamente più forti della media?
Chiesa, Barella, Zaniolo (se non fosse infortunato), Donnarumma forse (ma non ne sono sicuro), Chiellini (se avesse qualche anno di meno) e poi? Soprattutto ci manca l’attaccante che segna: e senza gol non si vincono le partite.
Quindi anche a livello di uomini l’Italia mi sembra sotto la media rispetto agli anni passati.
Ma se dell’Italia, bene o male, riesco a farmi un’idea molto approssimativa della sua forza lo stesso non vale per le altre squadre che parteciperanno al torneo.
È inutile, per arrivare a una previsione attendibile, avere un’idea (anche accurata) del livello dell’Italia se non si sa niente delle altre squadre.
Riconoscere di non avere informazioni/conoscenze sufficienti ci dovrebbe suggerire che non è il caso di azzardarci in previsioni che sarebbero essenzialmente casuali.
Quindi supponendo che la forza delle avversarie sia più o meno la stessa mi limito a ipotizzare che l’Italia supererà a fatica la fase a gironi ma che già dal primo scontro a eliminazione diretta sarà in forte pericolo. Poi, si sa, molto dipenderà dall’avversario ma nella singola partita può succedere tutto e si potrebbe quindi anche passare il turno con un po’ di fortuna. Al turno successivo usciremo quasi sicuramente: in parte perché incontreremmo un avversario forte e in parte perché avremmo già sfruttato la nostra dose di fortuna al turno precedente! Poi ci potrebbe comunque capitare l’iperfortuna (come all’europeo con Prandelli; ripagata poi, sotto la guida di Ventura, con la sfortunata mancata qualificazione contro la Svezia) ma questa è semplicemente impossibile da prevedere...
Questi concetti non sono nuovi e li avevo già espressi in precedenza (non avevo voglia di cercarli!) ma credo giovi averli ripetuti.
Cambiando completamente argomento seguo da qualche giorno il sito Ferruccio Gianola Otium: il suo autore mi lasciò un commento a inizio maggio e, incuriosito, sono andato a vedere cosa scrive.
In realtà mi pare che il suo stile ricordi molto il mio: non so se sia un caso ma, se ho ben capito, anche lui proviene dal mondo dell’informatica. Affronta argomenti vari, anche personali, e propone riflessioni su i soggetti più diversi…
Però abbiamo anche una differenza sostanziale: lui cerca di attirare nuovi lettori, io scrivo per me e la volontà di piacere agli altri è assolutamente secondaria.
I suoi articoli sono quindi agili, mai prolissi, scorrono bene e non si perdono nei dettagli che invece appassionano me. Inoltre ha tutta una serie di articoli in cui dà suggerimenti, mi pare plausibili, su come aumentare la visibilità del proprio sito e, ovviamente, lui per primo li segue. Per esempio risponde educatamente a tutti i commenti (io lo faccio solo se ho qualcosa da aggiungere). Oppure ogni pezzo è allietato da un’immagine (spesso molto carina)…
In realtà il pezzo che ha scritto oggi La nuova religione buonista è un po’ diverso dal suo solito.
In parte, forse anche a causa della complessità dell’argomento, mi pare usi un linguaggio meno perspicuo del solito. Inoltre in genere è particolarmente equilibrato per evitare, immagino, di scontentare i lettori che potrebbero pensarla diversamente, mentre in questo pezzo si esprime abbastanza apertamente contro un “buonismo” che, mi pare, non condivida.
Però, siccome in parte mi assomiglia, mi pare di intuirne il filo conduttore. Nell’articolo precedente (Del perché non parlo di politica) aveva spiegato che lui non scriveva di politica ma che comunque le sue idee emergevano attraverso altri pezzi: ecco mi pare che nell’articolo odierno abbia voluto dare una dimostrazione pratica della sua precedente affermazione e, forse, proprio per questo si sia esposto un po’ più del solito…
Vabbè: l’idea iniziale era commentare qualche suo pezzo confrontandolo col mio punto di vista per evidenziarne le differenze ma ormai ho già scritto abbastanza e non mi va di dilungarmi ulteriormente: come detto sto dormendo malissimo e anche la mia voglia di complessità ne risente…
Conclusione: nessuna… buona notte…
Stamani va marginalmente meglio avendo dormito qualche ora ma non me la sento di scrivere pezzi impegnativi. L’idea è quindi di divagare un po’ scrivendo semplicemente ciò che mi passa per la mente…
La nazionale di Mancini! Quali sono le mie previsioni per l’europeo?
Siccome imparo dai miei errori non li ripeterò ma, magari, vale la pena di evidenziare i pericoli a cui si espone chi cercasse di rispondere alla domanda precedente.
Prima di tutto bisognerebbe sapere quale sia la reale forza della nazionale italiana: nonostante l’entusiasmo dei media le amichevoli (e non) giocate in questi ultimi anni non mi sembrano assolutamente significative. La mia sensazione è quindi quella che si sopravvaluti la forza reale della squadra.
Anche analizzando il valore dei singoli giocatori si arriva a risultati simili. Quali sono i giocatori significativamente più forti della media?
Chiesa, Barella, Zaniolo (se non fosse infortunato), Donnarumma forse (ma non ne sono sicuro), Chiellini (se avesse qualche anno di meno) e poi? Soprattutto ci manca l’attaccante che segna: e senza gol non si vincono le partite.
Quindi anche a livello di uomini l’Italia mi sembra sotto la media rispetto agli anni passati.
Ma se dell’Italia, bene o male, riesco a farmi un’idea molto approssimativa della sua forza lo stesso non vale per le altre squadre che parteciperanno al torneo.
È inutile, per arrivare a una previsione attendibile, avere un’idea (anche accurata) del livello dell’Italia se non si sa niente delle altre squadre.
Riconoscere di non avere informazioni/conoscenze sufficienti ci dovrebbe suggerire che non è il caso di azzardarci in previsioni che sarebbero essenzialmente casuali.
Quindi supponendo che la forza delle avversarie sia più o meno la stessa mi limito a ipotizzare che l’Italia supererà a fatica la fase a gironi ma che già dal primo scontro a eliminazione diretta sarà in forte pericolo. Poi, si sa, molto dipenderà dall’avversario ma nella singola partita può succedere tutto e si potrebbe quindi anche passare il turno con un po’ di fortuna. Al turno successivo usciremo quasi sicuramente: in parte perché incontreremmo un avversario forte e in parte perché avremmo già sfruttato la nostra dose di fortuna al turno precedente! Poi ci potrebbe comunque capitare l’iperfortuna (come all’europeo con Prandelli; ripagata poi, sotto la guida di Ventura, con la sfortunata mancata qualificazione contro la Svezia) ma questa è semplicemente impossibile da prevedere...
Questi concetti non sono nuovi e li avevo già espressi in precedenza (non avevo voglia di cercarli!) ma credo giovi averli ripetuti.
Cambiando completamente argomento seguo da qualche giorno il sito Ferruccio Gianola Otium: il suo autore mi lasciò un commento a inizio maggio e, incuriosito, sono andato a vedere cosa scrive.
In realtà mi pare che il suo stile ricordi molto il mio: non so se sia un caso ma, se ho ben capito, anche lui proviene dal mondo dell’informatica. Affronta argomenti vari, anche personali, e propone riflessioni su i soggetti più diversi…
Però abbiamo anche una differenza sostanziale: lui cerca di attirare nuovi lettori, io scrivo per me e la volontà di piacere agli altri è assolutamente secondaria.
I suoi articoli sono quindi agili, mai prolissi, scorrono bene e non si perdono nei dettagli che invece appassionano me. Inoltre ha tutta una serie di articoli in cui dà suggerimenti, mi pare plausibili, su come aumentare la visibilità del proprio sito e, ovviamente, lui per primo li segue. Per esempio risponde educatamente a tutti i commenti (io lo faccio solo se ho qualcosa da aggiungere). Oppure ogni pezzo è allietato da un’immagine (spesso molto carina)…
In realtà il pezzo che ha scritto oggi La nuova religione buonista è un po’ diverso dal suo solito.
In parte, forse anche a causa della complessità dell’argomento, mi pare usi un linguaggio meno perspicuo del solito. Inoltre in genere è particolarmente equilibrato per evitare, immagino, di scontentare i lettori che potrebbero pensarla diversamente, mentre in questo pezzo si esprime abbastanza apertamente contro un “buonismo” che, mi pare, non condivida.
Però, siccome in parte mi assomiglia, mi pare di intuirne il filo conduttore. Nell’articolo precedente (Del perché non parlo di politica) aveva spiegato che lui non scriveva di politica ma che comunque le sue idee emergevano attraverso altri pezzi: ecco mi pare che nell’articolo odierno abbia voluto dare una dimostrazione pratica della sua precedente affermazione e, forse, proprio per questo si sia esposto un po’ più del solito…
Vabbè: l’idea iniziale era commentare qualche suo pezzo confrontandolo col mio punto di vista per evidenziarne le differenze ma ormai ho già scritto abbastanza e non mi va di dilungarmi ulteriormente: come detto sto dormendo malissimo e anche la mia voglia di complessità ne risente…
Conclusione: nessuna… buona notte…
giovedì 20 maggio 2021
Qualità
Beh, ovviamente è solo una mia sensazione, ma mi sembra, da quando ho scritto 50 buoni propositi, che la qualità media dei miei pezzi abbia subito una netta impennata verso l’alto.
Soprattutto a livello di contenuti: ho notato infatti che in diversi pezzi metto forzatamente insieme molte idee perché non riesco a esprimere tutto quanto mi passa per la mente.
Insomma le riflessioni, e quindi i pezzi sul ghiribizzo, sembrano essere direttamente proporzionali al tempo che passo a leggere sforzandomi di imparare cose nuove.
Voltaire - 20/5/2021
«Pochi uomini pensano, la maggior parte si limita a credere.»
Cinque nomi - 20/5/2021
Secondo i media questi sarebbero i cinque papabili per la panchina della Fiorentina; di seguito il mio parere:
Paulo Fonseca: con la Roma ha dimostrato di essere un allenatore incompleto: sa attaccare ma non difendere. Temo che i risultati con la Fiorentina sarebbero molto peggiori che con la Roma, squadra complessivamente più forte e completa. Voto 4
Domenico Tedesco: e chi è? Vedo che ha allenato in Germania e Russia e che è piuttosto giovane: in altre parole un’incognita senza esperienze in Italia. Voto 4½ (*2)
Ivan Juric: nominato così per fare, figurati se viene a Firenze! Comunque è probabilmente uno dei migliori allenatori della serie A. Voto 9
Rudi Garcia: noo!!! Ai tempi della Roma lo prendevo in giro perché mi ricordava un mio capo particolarmente idiota (IQ 90): per favore evitiamo! Voto 3
Gennaro Gattuso: come avevo già scritto: magari! Solo che ovviamente ci sono squadre più forti interessate. Così come Juric è rimasto nel listone solo per far numero. Voto 8
Tanto per mettere questi voti in prospettiva:
Prandelli Voto 2
Iachini Voto 4½
Montella Voto 3
Pioli Voto 5½ (*1)
Nota (*1): su questo, lo so, ci sarebbe da argomentare…
Nota (*2): 4½ è il voto che do a un’incognita con del potenziale prima di vederlo all’opera in Italia. Poi magari potrebbe rivelarsi il nuovo Guardiola: io però, per principio, come allenatore vorrei una certezza...
Crisi! - 22/5/2021
Oggi ho avuto l’idea bislacca di catalogare i libri in giro per la mia scrivania e nelle immediate vicinanze: attenzione! Non si tratta dei libri che ho già catalogato ma non allogato e che quindi, poverini, sono impilati sul pavimento! No: si tratta di libri che ho letto o che avevo intenzione di leggere o che ho dimenticato: ovviamente tutti fuori posto…
Alla fine è emersa questa lista in cui sono riuscito ad allogare solo pochi volumi:
Così, ancora motivato, ho deciso di catalogare anche TV-B5 dove pensavo di ricavare non so quanto spazio:
Sfortunatamente di posto ne ricaverò ben poco e, al contrario, accumulo ulteriori libri sul mio pavimento di camera.
In particolare sto accumulando molti libri di filosofia e religione per le quali mi servirebbe un intero nuovo scaffale.
Come se non bastasse ho scoperto una piccola pila di libri che devo aver dimenticato da una passata catalogazione.
In verità mi serve almeno una nuova libreria grande o due medie o tre piccole! Perché poi voi non lo sapete ancora ma in MAM (camera di mia mamma) ho anche lì pile di libri direttamente sul pavimento (nonostante un’altra libreria ovviamente strapiena)…
Realtà parallela? - 24/5/2021
Evidentemente non guardare la tivvù né i principali quotidiani in linea italiani mi ha provocato una dissociazione dalla realtà…
Leggo (*1) questo: Sondaggi, il ministro più apprezzato è Speranza, secondo Di Maio. Draghi promosso nei suoi primi 100 giorni da premier da Repubblica.it
Com’è possibile? Speranza ha sbagliato tutto quello che poteva sbagliare e continua a farlo! Cosa deve fare un ministro che ha l’appoggio dei media per perdere consenso? Salsicce di bambino?
E poi l’Italia va a picco: se la capacità di comprensione della realtà degli italiani è questa non può andare diversamente!
Nota (*1): Seguo “le frasi di Osho” che ha commentato il cinguettio di Repubblica!
Soprattutto a livello di contenuti: ho notato infatti che in diversi pezzi metto forzatamente insieme molte idee perché non riesco a esprimere tutto quanto mi passa per la mente.
Insomma le riflessioni, e quindi i pezzi sul ghiribizzo, sembrano essere direttamente proporzionali al tempo che passo a leggere sforzandomi di imparare cose nuove.
Voltaire - 20/5/2021
«Pochi uomini pensano, la maggior parte si limita a credere.»
Cinque nomi - 20/5/2021
Secondo i media questi sarebbero i cinque papabili per la panchina della Fiorentina; di seguito il mio parere:
Paulo Fonseca: con la Roma ha dimostrato di essere un allenatore incompleto: sa attaccare ma non difendere. Temo che i risultati con la Fiorentina sarebbero molto peggiori che con la Roma, squadra complessivamente più forte e completa. Voto 4
Domenico Tedesco: e chi è? Vedo che ha allenato in Germania e Russia e che è piuttosto giovane: in altre parole un’incognita senza esperienze in Italia. Voto 4½ (*2)
Ivan Juric: nominato così per fare, figurati se viene a Firenze! Comunque è probabilmente uno dei migliori allenatori della serie A. Voto 9
Rudi Garcia: noo!!! Ai tempi della Roma lo prendevo in giro perché mi ricordava un mio capo particolarmente idiota (IQ 90): per favore evitiamo! Voto 3
Gennaro Gattuso: come avevo già scritto: magari! Solo che ovviamente ci sono squadre più forti interessate. Così come Juric è rimasto nel listone solo per far numero. Voto 8
Tanto per mettere questi voti in prospettiva:
Prandelli Voto 2
Iachini Voto 4½
Montella Voto 3
Pioli Voto 5½ (*1)
Nota (*1): su questo, lo so, ci sarebbe da argomentare…
Nota (*2): 4½ è il voto che do a un’incognita con del potenziale prima di vederlo all’opera in Italia. Poi magari potrebbe rivelarsi il nuovo Guardiola: io però, per principio, come allenatore vorrei una certezza...
Crisi! - 22/5/2021
Oggi ho avuto l’idea bislacca di catalogare i libri in giro per la mia scrivania e nelle immediate vicinanze: attenzione! Non si tratta dei libri che ho già catalogato ma non allogato e che quindi, poverini, sono impilati sul pavimento! No: si tratta di libri che ho letto o che avevo intenzione di leggere o che ho dimenticato: ovviamente tutti fuori posto…
Alla fine è emersa questa lista in cui sono riuscito ad allogare solo pochi volumi:
Titolo | Autore | Genere | Stanza | Posizione |
Media e potere | Noam Chomsky | Sociologia | ||
Yukio Mishima Enigma in cinque atti | Danilo Breschi | Letteratura | KGB | B6 |
Breviario | Confucio | Filosofia | ||
Antifragile | Nassim Nicholas Taleb | Filosofia | ||
Politica e costituzione di Atene | Aristotele | Politica | TV | C3 |
Leviatano | Thomas Hobbes | Politica | TV | C3 |
Aarn Munro | John Campbell Jr. | Fantscienza | ||
Storia e religione | Arnold Toynbee | Storia | ||
L’atlante della Terra di Mezzo | Karen Wynn Fonstad | Fantasia | ||
Social psychology | David Myers | Psicologia | ||
L’anticristo | Frederich Nietzsche | Filosofia | KGB | C5 |
Quale ricco si salverà? | Clemente Alessandrino | Religione | ||
La Sacra Bibbia | Vari | Religione | ||
La democrazia come violenza | Anonimo ateniese | Politica | TV | C3 |
The fate of Rome | Kyle Harper | Storia | ||
La Sacra Bibbia | Vari | Religione | ||
La vita di Siddartha | Hammalawa Saddhatissa | Biografia | KGB | B2 |
Eneide | Virgilio | Poesia | KGB | C1 |
Vocabolario Devoto-Oli | Vari | Manuale | ||
Gödel, Escher, Bach: un’Eterna Ghirlanda Brillante | Douglas Hofstadter | Matematica | TV | C1 |
Gli egiziani | Cyril Aldred | Storia | ||
Fiabe | Andersen | Fiabe | TV | A4 |
Passioni, intrighi, atrocità degli imperatori romani | Furio Sampoli | Storia | ||
Analisi matematica 2 | Enrico Giusti | Matematica | TV | C1 |
Io Claudio | Graves | Biografia | KGB | B2 |
Casa di Bambola, L’anitra selvatica, La donna del mare | Henrik Ibsen | Teatro | KGB | C6 |
Tutti i racconti, le poesie e Gordon Pym | E.A. Poe | Poesia | KGB | C1 |
Fenomenologia e genealogia della verità | Andrea Zhok | Filosofia | ||
Filosofia | Vari | Manuale | TV | B4 |
Così, ancora motivato, ho deciso di catalogare anche TV-B5 dove pensavo di ricavare non so quanto spazio:
Titolo | Autore | Genere | Stanza | Posizione |
Etimologico Rusconi | Vari | Manuale | TV | B5 |
Santi e Fanti | Enzo La Stella | Manuale | TV | B5 |
Dizionario delle collocazioni | Paola Tiberii | Manuale | TV | B5 |
Nuova enciclopedia universale | Vari | Manuale | TV | B5 |
Dizionario degli errori | Vari | Manuale | TV | B5 |
Grande atlante autostradale De Agostini – Italia | Vari | Italia | TV | B5 |
Palazzi di Firenze | Mario Bucci, Raffaello Bencini | Architettura | TV | B5 |
Firenze i giorni del diluvio | Franco Nencini | Storia | TV | B5 |
Almanacco della Voce 1915 | Vari | Poesia | KGB | C1 |
Bini | Vari | Araldica | TV | B5 |
La fine del mondo? | Joaquín Gómez Burón | Mistico | TV | B5 |
L’economia di zio Paperone 2 | Vari | Ragazzi | TV | B5 |
Conosci l’Italia – il folklore | Vari | Italia | TV | B5 |
Conosci l’Italia – l’arte nel medioevo | Vari | Italia | TV | B5 |
Conosci l’Italia – la fauna | Vari | Italia | TV | B5 |
Conosci l’Italia – la fauna | Vari | Italia | TV | B5 |
Atlante storico della II guerra mondiale | Alexander Swanston, Malcolm Swanston | Manuale | TV | B5 |
Sfortunatamente di posto ne ricaverò ben poco e, al contrario, accumulo ulteriori libri sul mio pavimento di camera.
In particolare sto accumulando molti libri di filosofia e religione per le quali mi servirebbe un intero nuovo scaffale.
Come se non bastasse ho scoperto una piccola pila di libri che devo aver dimenticato da una passata catalogazione.
In verità mi serve almeno una nuova libreria grande o due medie o tre piccole! Perché poi voi non lo sapete ancora ma in MAM (camera di mia mamma) ho anche lì pile di libri direttamente sul pavimento (nonostante un’altra libreria ovviamente strapiena)…
Realtà parallela? - 24/5/2021
Evidentemente non guardare la tivvù né i principali quotidiani in linea italiani mi ha provocato una dissociazione dalla realtà…
Leggo (*1) questo: Sondaggi, il ministro più apprezzato è Speranza, secondo Di Maio. Draghi promosso nei suoi primi 100 giorni da premier da Repubblica.it
Com’è possibile? Speranza ha sbagliato tutto quello che poteva sbagliare e continua a farlo! Cosa deve fare un ministro che ha l’appoggio dei media per perdere consenso? Salsicce di bambino?
E poi l’Italia va a picco: se la capacità di comprensione della realtà degli italiani è questa non può andare diversamente!
Nota (*1): Seguo “le frasi di Osho” che ha commentato il cinguettio di Repubblica!
Voltaire censurato
[E] Attenzione! Per la comprensione di questo pezzo è necessaria la lettura della mia Epitome (V. 1.7.1 "Sherlochulhu").
Ieri sera/questa notte riflettevo sulla censura e sono arrivato a una conclusione apparentemente paradossale: grandi filosofi, pensavo a Voltaire, oggi verrebbero censurati.
Un momento! Prima di blaterarmi le vostre obiezioni lasciatemi spiegare il mio ragionamento!
In cosa consiste la censura, anzi, che cosa la genera?
La volontà di vietare la diffusione di specifiche opinioni. E quali sono queste opinioni?
Beh variano nel tempo: secondo la mia teoria il potere politico vieterà tutte quelle opinioni che minano la legittimità e credibilità degli equimiti alla base della stabilità sociale: ovvero, fondamentalmente ma non solo, tutti quegli ideali e principi che legittimano le ingiustizie su cui si basa la società.
Chiaramente l’evoluzione di queste ideali segue, e a sua volta plasma, l’evoluzione della società: insomma, alla fine questo significa che i parapoteri politici di società diverse dovranno proteggere teorie diverse e, quindi, la censura colpirà idee differenti in base al periodo storico considerato.
Quindi se Voltaire venisse magicamente trasferito nel nostro tempo egli riceverebbe solo applausi se si limitasse ad attaccare l’aristocrazia o la monarchia: nessuno lo censurerebbe, anzi, tutti prenderebbero appunti per non perdersi una parola frutto del suo lucido ingegno (*1).
Il problema è che, se si desse a Voltaire qualche anno per acclimatarsi, per capire cioè come funziona il nostro mondo, ecco che le cose cambierebbero.
Immagino infatti che Voltaire coglierebbe quali sono le ingiustizie del mondo moderno e, quindi, molto probabilmente arriverebbe a teorie che metterebbero in discussione il potere attuale e, per questo, verrebbe censurato.
Poi certo, i tempi sono cambiati, non verrebbe certo incarcerato alla Bastiglia: il potere ha imparato che fare martiri porta spesso più grane che guadagni: semplicemente non verrebbe invitato alla televisione né i grandi media lo intervisterebbero (o magari taglierebbero l’intervista in maniera tale da modificarne il senso), il suo sito personale verrebbe oscurato o semplicemente tartassato da provvedimenti giudiziari montati ad arte; forse si arriverebbe a cercare di togliergli credibilità, magari con un bel TSO, in maniera da farlo passare per matto. Se davvero divenisse un problema lo si eliminerebbe simulando un incidente.
Insomma Voltaire finirebbe inevitabilmente in contrasto col potere moderno e, quindi, ne subirebbe la censura: a meno che non siate degli animi candidi e pensiate che l’attuale non sia veramente il migliore dei mondi possibili, dove la giustizia, il benessere e la felicità sono ugualmente diffusi fra tutta la popolazione del globo.
Ne approfitto per un breve inciso che richiama quanto ho scritto nel corto Hobbes e la crusca.
Proprio ieri, nel noiosissimo “Leviatano”, ho letto un capitolo dove si elencano i vantaggi per la Chiesa cattolica di alcune credenze religiose che Hobbes considera errate.
Il suo punto di partenza è il “cui bono” latino: ovvero il concetto secondo il quale chi beneficia di una certa situazione ne è probabilmente anche il fautore.
Sono sicuro che quest’opera, dove Hobbes con argomentazioni anche credibili dà del “regno delle tenebre” allo Stato Pontificio, fosse messa all’indice in tutti i regni cattolici.
Hobbes è infatti l’esponente più esemplare di quelli che io ho definito “critici organici” ovvero al totale servizio di un qualche potere del tempo. Hobbes è un’intellettuale dotatissimo al servizio del re d’Inghilterra e per conto del quale difende il suo potere assoluto tanto politico quanto religioso (come capo della Chiesa anglicana). Come scrivo nella mia Epitome anche la lettura degli intellettuali organici può essere utile quando, al servizio di un parapotere, ne attaccano un altro: con ovviamente qualche limite. Scrivo infatti in [E] 9.6:
«È bene ricordare che, come detto, anche le opere degli intellettuali organici possono avere una loro utilità pratica: talvolta infatti possono attaccare altri parapoteri su mandato, diretto o indiretto, del proprio potere di riferimento. In questi casi le loro accuse possono avere basi valide e, quindi, essere utili per una migliore comprensione della realtà.
L’uomo comune deve però ricordarsi che a nessun parapotere stanno a cuore gli interessi della democratastenia e che, la stragrande maggioranza delle volte, si tratta di una lotta fra poteri da cui il vincitore si aspetta un aumento della propria forza spesso, come al solito, indirettamente a scapito della popolazione»
Esattamente il caso di Hobbes! Non ricordo quando scrissi questo capitolo ma sicuramente prima di aver iniziato a leggere il “Leviatano”: questo per dire che non mi sono dato ragione a posteriori ma che ero arrivato alle mie conclusioni attraverso altre riflessioni molto tempo prima!
Conclusione: beh, inizio a ripetermi. La tendenza attuale, di cui ormai sono anni che scrivo, è quella di un aumento costante della censura e della diminuzione delle libertà individuali attraverso a volte pretesti puramente speciosi e altre invece insieme a provvedimenti plausibili dietro ai quali nascondere però una repressione arbitraria e liberticida.
“E come mai tu, KGB, puoi continuare a esprimere liberamente le tue caz###?” potrebbe essere la giusta obiezione dei miei arguti lettori.
La risposta la dà il professor Andrea Zhok in questo commento su FB: Della censura.
Sciupatrama: io, con i miei dieci lettori, non do fastidio e censurarmi sarebbe una fatica inutile...
E poi, mentre cercavo il precedente commento, ho scovato questo di 30 minuti fa: Epoca mirabile. Sono d’accordo con quanto scrive ma mi ha colpito che nella prima frase citi anch’egli il “migliore dei mondi possibili” di Voltaire!! Serendipità...
Nota (*1): io sono all’antica: probabilmente userebbero i telefonini per registrare la sua voce!
Ieri sera/questa notte riflettevo sulla censura e sono arrivato a una conclusione apparentemente paradossale: grandi filosofi, pensavo a Voltaire, oggi verrebbero censurati.
Un momento! Prima di blaterarmi le vostre obiezioni lasciatemi spiegare il mio ragionamento!
In cosa consiste la censura, anzi, che cosa la genera?
La volontà di vietare la diffusione di specifiche opinioni. E quali sono queste opinioni?
Beh variano nel tempo: secondo la mia teoria il potere politico vieterà tutte quelle opinioni che minano la legittimità e credibilità degli equimiti alla base della stabilità sociale: ovvero, fondamentalmente ma non solo, tutti quegli ideali e principi che legittimano le ingiustizie su cui si basa la società.
Chiaramente l’evoluzione di queste ideali segue, e a sua volta plasma, l’evoluzione della società: insomma, alla fine questo significa che i parapoteri politici di società diverse dovranno proteggere teorie diverse e, quindi, la censura colpirà idee differenti in base al periodo storico considerato.
Quindi se Voltaire venisse magicamente trasferito nel nostro tempo egli riceverebbe solo applausi se si limitasse ad attaccare l’aristocrazia o la monarchia: nessuno lo censurerebbe, anzi, tutti prenderebbero appunti per non perdersi una parola frutto del suo lucido ingegno (*1).
Il problema è che, se si desse a Voltaire qualche anno per acclimatarsi, per capire cioè come funziona il nostro mondo, ecco che le cose cambierebbero.
Immagino infatti che Voltaire coglierebbe quali sono le ingiustizie del mondo moderno e, quindi, molto probabilmente arriverebbe a teorie che metterebbero in discussione il potere attuale e, per questo, verrebbe censurato.
Poi certo, i tempi sono cambiati, non verrebbe certo incarcerato alla Bastiglia: il potere ha imparato che fare martiri porta spesso più grane che guadagni: semplicemente non verrebbe invitato alla televisione né i grandi media lo intervisterebbero (o magari taglierebbero l’intervista in maniera tale da modificarne il senso), il suo sito personale verrebbe oscurato o semplicemente tartassato da provvedimenti giudiziari montati ad arte; forse si arriverebbe a cercare di togliergli credibilità, magari con un bel TSO, in maniera da farlo passare per matto. Se davvero divenisse un problema lo si eliminerebbe simulando un incidente.
Insomma Voltaire finirebbe inevitabilmente in contrasto col potere moderno e, quindi, ne subirebbe la censura: a meno che non siate degli animi candidi e pensiate che l’attuale non sia veramente il migliore dei mondi possibili, dove la giustizia, il benessere e la felicità sono ugualmente diffusi fra tutta la popolazione del globo.
Ne approfitto per un breve inciso che richiama quanto ho scritto nel corto Hobbes e la crusca.
Proprio ieri, nel noiosissimo “Leviatano”, ho letto un capitolo dove si elencano i vantaggi per la Chiesa cattolica di alcune credenze religiose che Hobbes considera errate.
Il suo punto di partenza è il “cui bono” latino: ovvero il concetto secondo il quale chi beneficia di una certa situazione ne è probabilmente anche il fautore.
Sono sicuro che quest’opera, dove Hobbes con argomentazioni anche credibili dà del “regno delle tenebre” allo Stato Pontificio, fosse messa all’indice in tutti i regni cattolici.
Hobbes è infatti l’esponente più esemplare di quelli che io ho definito “critici organici” ovvero al totale servizio di un qualche potere del tempo. Hobbes è un’intellettuale dotatissimo al servizio del re d’Inghilterra e per conto del quale difende il suo potere assoluto tanto politico quanto religioso (come capo della Chiesa anglicana). Come scrivo nella mia Epitome anche la lettura degli intellettuali organici può essere utile quando, al servizio di un parapotere, ne attaccano un altro: con ovviamente qualche limite. Scrivo infatti in [E] 9.6:
«È bene ricordare che, come detto, anche le opere degli intellettuali organici possono avere una loro utilità pratica: talvolta infatti possono attaccare altri parapoteri su mandato, diretto o indiretto, del proprio potere di riferimento. In questi casi le loro accuse possono avere basi valide e, quindi, essere utili per una migliore comprensione della realtà.
L’uomo comune deve però ricordarsi che a nessun parapotere stanno a cuore gli interessi della democratastenia e che, la stragrande maggioranza delle volte, si tratta di una lotta fra poteri da cui il vincitore si aspetta un aumento della propria forza spesso, come al solito, indirettamente a scapito della popolazione»
Esattamente il caso di Hobbes! Non ricordo quando scrissi questo capitolo ma sicuramente prima di aver iniziato a leggere il “Leviatano”: questo per dire che non mi sono dato ragione a posteriori ma che ero arrivato alle mie conclusioni attraverso altre riflessioni molto tempo prima!
Conclusione: beh, inizio a ripetermi. La tendenza attuale, di cui ormai sono anni che scrivo, è quella di un aumento costante della censura e della diminuzione delle libertà individuali attraverso a volte pretesti puramente speciosi e altre invece insieme a provvedimenti plausibili dietro ai quali nascondere però una repressione arbitraria e liberticida.
“E come mai tu, KGB, puoi continuare a esprimere liberamente le tue caz###?” potrebbe essere la giusta obiezione dei miei arguti lettori.
La risposta la dà il professor Andrea Zhok in questo commento su FB: Della censura.
Sciupatrama: io, con i miei dieci lettori, non do fastidio e censurarmi sarebbe una fatica inutile...
E poi, mentre cercavo il precedente commento, ho scovato questo di 30 minuti fa: Epoca mirabile. Sono d’accordo con quanto scrive ma mi ha colpito che nella prima frase citi anch’egli il “migliore dei mondi possibili” di Voltaire!! Serendipità...
Nota (*1): io sono all’antica: probabilmente userebbero i telefonini per registrare la sua voce!
mercoledì 19 maggio 2021
Super eone
Anni fa mi divertivo molto a fare dei “sondaggi” fra amici e conoscenti soprattutto quando non ero certo di quale fosse l’opinione comune su un certo argomento. Oggi mi sentirei forse un po’ in imbarazzo a contattare persone, che magari non sento da anni, per porgli una delle mie domande balzane.
Però ci sarebbe una questione sulla quale mi piacerebbe davvero investigare un po’.
Si tratta di una mia sensazione che ho sempre avuto sia a scuola che all’università e, tutto sommato, anche adesso quando seguo un corso o leggo un saggio: la sensazione di non avere sorprese, di aver sempre saputo l’informazione letta/ascoltata, che è ovvio che sia così (*1).
Solo qualche giorno fa ho provato a chiedere a mio padre e lui mi ha detto che non aveva questa sensazione…
Ah! non è qualcosa che considero legato all’intelligenza quanto piuttosto alla memoria, a qualcosa appunto di già conosciuto.
Fin dai tempi del liceo rimasi affascinato dalla teoria di Platone dell’iperuranio: il luogo delle idee perfette da cui le anime transitano prima di incarnarsi nelle persone.
Trovavo affascinante la teoria che la mia anima avesse una memoria particolarmente buona dell’iperuranio: perché in effetti quella sensazione di già visto era proprio ciò che sperimentavo io.
Questa era la situazione da almeno trent’anni: qualche giorno fa credo però di aver fatto un passo avanti...
Da vari mesi sto leggendo un libro di cui forse non ho ancora parlato: «I Vangeli gnostici» a cura di Luigi Mobaldi.
Un libro piuttosto difficile sia per la struttura poco pratica (con le fondamentali note nelle ultime pagine) che difficile dato che non c’è un’introduzione alla gnosi.
Oramai però ho già letto i Vangeli di Tomaso, Maria e Verità (mi manca solo quello di Filippo) e così inizio ad avere una percezione accettabile delle basi della gnosi che permetta di orientarsi fra quanto si va ad affrontare.
Scusatemi la seguente terminologia che sicuramente non sarà corretta ma non ho voglia di controllare le note per cercare le definizioni giuste, mi esprimerò quindi un po’ alla buona.
Dio non ha creato tutti gli uomini uguali: alcuni di essi infatti contengono una scintilla (un eone credo) del suo essere, grazie alla conoscenza (la gnosi) queste persone sono in grado di riunirsi con Dio (il pleroma). La maggior parte delle persone non hanno invece questa “scintilla” e quindi non possono salvarsi.
Ecco che così mi è nata una nuova intuizione: possibile che questa speciale sensazione dell’uomo che possiede l’eone sia simile alla mia, alla sensazione di aver sempre saputo qualcosa? Alla sensazione che si proverebbe avendo i noi una scintilla del Dio Creatore di tutto e quindi conoscitore di ogni cosa?
Io credo di sì.
E così ho avuto una seconda intuizione: questa mia sensazione, evidentemente illusoria, deve avere una base genetica. Probabilmente si tratta di un meccanismo del cervello che favorisce l’apprendimento, che permette di incorporare e fare facilmente proprie le nuove informazioni (cosa che, in effetti, a me riesce molto bene) per renderle immediatamente disponibili e riutilizzabili magari in ambiti diversi.
Quindi l’iperuranio di Platone non esiste ma forse il filosofo greco aveva questa caratteristica genetica che l’aveva portato a formulare la sua teoria. Fagocitare informazione e renderle proprie, scomporle in mattoni immediatamente riutilizzabili per nuove costruzioni.
È probabile che questa caratteristica sia legata all’intelligenza, alla fantasia, all'intuizione e alla creatività.
Peccato si tratti di qualcosa di così sottile ed elusivo: è improbabile che tale caratteristica venga individuata dalla scienza in tempi brevi.
Comunque ecco qua: dopo trent’anni sono riuscito a spiegarmi, almeno a livello intuitivo, la sensazione di “già saputo” che da sempre mi accompagna. Ho lasciato la mistica di Platone per una teoria più scientifica e questo grazie al passaggio intermedio della religione gnostica.
Conclusione: ho ragione? Bo… temo che non lo saprò mai...
Nota (*1): tranne i rari casi in cui ho invece la sensazione opposta, ovvero che quel che leggo o ascolto sia sbagliato!
Però ci sarebbe una questione sulla quale mi piacerebbe davvero investigare un po’.
Si tratta di una mia sensazione che ho sempre avuto sia a scuola che all’università e, tutto sommato, anche adesso quando seguo un corso o leggo un saggio: la sensazione di non avere sorprese, di aver sempre saputo l’informazione letta/ascoltata, che è ovvio che sia così (*1).
Solo qualche giorno fa ho provato a chiedere a mio padre e lui mi ha detto che non aveva questa sensazione…
Ah! non è qualcosa che considero legato all’intelligenza quanto piuttosto alla memoria, a qualcosa appunto di già conosciuto.
Fin dai tempi del liceo rimasi affascinato dalla teoria di Platone dell’iperuranio: il luogo delle idee perfette da cui le anime transitano prima di incarnarsi nelle persone.
Trovavo affascinante la teoria che la mia anima avesse una memoria particolarmente buona dell’iperuranio: perché in effetti quella sensazione di già visto era proprio ciò che sperimentavo io.
Questa era la situazione da almeno trent’anni: qualche giorno fa credo però di aver fatto un passo avanti...
Da vari mesi sto leggendo un libro di cui forse non ho ancora parlato: «I Vangeli gnostici» a cura di Luigi Mobaldi.
Un libro piuttosto difficile sia per la struttura poco pratica (con le fondamentali note nelle ultime pagine) che difficile dato che non c’è un’introduzione alla gnosi.
Oramai però ho già letto i Vangeli di Tomaso, Maria e Verità (mi manca solo quello di Filippo) e così inizio ad avere una percezione accettabile delle basi della gnosi che permetta di orientarsi fra quanto si va ad affrontare.
Scusatemi la seguente terminologia che sicuramente non sarà corretta ma non ho voglia di controllare le note per cercare le definizioni giuste, mi esprimerò quindi un po’ alla buona.
Dio non ha creato tutti gli uomini uguali: alcuni di essi infatti contengono una scintilla (un eone credo) del suo essere, grazie alla conoscenza (la gnosi) queste persone sono in grado di riunirsi con Dio (il pleroma). La maggior parte delle persone non hanno invece questa “scintilla” e quindi non possono salvarsi.
Ecco che così mi è nata una nuova intuizione: possibile che questa speciale sensazione dell’uomo che possiede l’eone sia simile alla mia, alla sensazione di aver sempre saputo qualcosa? Alla sensazione che si proverebbe avendo i noi una scintilla del Dio Creatore di tutto e quindi conoscitore di ogni cosa?
Io credo di sì.
E così ho avuto una seconda intuizione: questa mia sensazione, evidentemente illusoria, deve avere una base genetica. Probabilmente si tratta di un meccanismo del cervello che favorisce l’apprendimento, che permette di incorporare e fare facilmente proprie le nuove informazioni (cosa che, in effetti, a me riesce molto bene) per renderle immediatamente disponibili e riutilizzabili magari in ambiti diversi.
Quindi l’iperuranio di Platone non esiste ma forse il filosofo greco aveva questa caratteristica genetica che l’aveva portato a formulare la sua teoria. Fagocitare informazione e renderle proprie, scomporle in mattoni immediatamente riutilizzabili per nuove costruzioni.
È probabile che questa caratteristica sia legata all’intelligenza, alla fantasia, all'intuizione e alla creatività.
Peccato si tratti di qualcosa di così sottile ed elusivo: è improbabile che tale caratteristica venga individuata dalla scienza in tempi brevi.
Comunque ecco qua: dopo trent’anni sono riuscito a spiegarmi, almeno a livello intuitivo, la sensazione di “già saputo” che da sempre mi accompagna. Ho lasciato la mistica di Platone per una teoria più scientifica e questo grazie al passaggio intermedio della religione gnostica.
Conclusione: ho ragione? Bo… temo che non lo saprò mai...
Nota (*1): tranne i rari casi in cui ho invece la sensazione opposta, ovvero che quel che leggo o ascolto sia sbagliato!
martedì 18 maggio 2021
Origine delle intuizioni
Stamani, mentre riguardavo l’Epitome (sono al 10° capitolo), ho avuto un’ottima intuizione che sicuramente inserirò nella nuova versione (*1).
Ma, nonostante la tentazione, non voglio scrivere di questa nuova idea bensì della riflessione seguente a essa.
Mi sono infatti oziosamente chiesto come fossi arrivato alla mia conclusione: ho brevemente fatto mente locale agli svariati libri e agli articoli che sto leggendo od ho letto.
In particolare mi sono soffermato a riflettere se un articolo che ieri ho letto ben due volte e con molta attenzione dato che l’argomento che trattava mi interessava molto.
Ma anche in questo caso non vi ho visto collegamenti evidenti.
Ed è qui che ho avuto la mia seconda intuizione della mattinata: non importa che io non vi veda una connessione diretta è comunque probabile che le riflessioni indotte dall’articolo (o magari da Hobbes letto qualche minuto prima) abbiano comunque “smosso” qualcosa nel mio cervello che mi ha poi permesso di giungere alle mie conclusioni.
Qualche giorno fa per aiutare una mia amica (v. Esempio di tecnica mnemonica) riguardai con molta attenzione gli appunti sul corso “Learn to learning” seguito anni fa. Mi sono (ri)reso conto dell’importanza dell’intuizione. Il cervello ha due modalità di funzionamento: quella concentrata, analitica, conscia, sequenziale e mirata e quella diffusa, disordinata, parallela, inconscia, senza un obiettivo da raggiungere.
È nella modalità concentrata che scriviamo un nuovo teorema ma è in quella diffusa che raggiungiamo le intuizioni necessarie per dimostrarlo.
Come funzioni la modalità concentrata è facile immaginarselo: usa la memoria delle esperienze passate relative al problema affrontato e cerca di combinarle insieme. Se è un problema noto (tipo qualcosa di lavoro affrontato già molte volte) la soluzione è praticamente immediata: nei casi più noti si può addirittura procedere col “pilota automatico”.
Il funzionamento della modalità diffusa è più misterioso e sembra comprenda un elemento di casualità: io mi immagino la mente che vaga nella cantina della memoria e si imbatte casualmente in scatoloni pieni di informazioni alla rinfusa, raccatta qualcosa da uno e qualcosa da un altro fino a quando non riconosce nella combinazione di oggetti che ha in “mano” qualcosa di noto e familiare: è allora che fa un “fischio” al gemello cosciente (la modalità concentrata) e gli chiede se gli interessa (*2).
Ammucchiare scatoloni di informazione in cantina è quello che faccio io leggendo dalle mie molteplici fonti. Probabilmente anche le mie riflessioni abbozzate equivalgono ad altri scatoloni di informazioni varie.
Ecco quindi che anche quando sembra non vi sia una relazione diretta fra quanto letto/appreso/riflettuto e una nuova intuizione non è così.
Io continuo a pensare che l’articolo letto ieri sia stato determinante (dimenticavo che neurologicamente è fondamentale il sonno, durante il quale gli scatoloni sono riorganizzati e, magari, buttati via) perché c’erano numerosi aspetti sui quali non ero d’accordo. Questo mi ha costretto a riflettere a confrontare le mie opinioni con quelle dell’articolo per validarle e valutare quali argomentazioni erano più forti.
Fra parentesi questo è uno dei motivi per cui John Stuart Mill è contrario alla censura: anche le idee errate sono utilissime perché permettono di comprendere meglio la verità, di farla risaltare.
Oppure, stesso concetto, “ciò che è vivo è tale solo in conseguenza di un contrasto” (Eraclito) e questo vale anche per la verità.
A maggior ragione se ci si confronta con buone argomentazioni allora la riflessione è ancor più fruttuosa.
Per la cronaca l’articolo in questione è Democrazie nell’era della (dis)informazione di Danilo Breschi su IlPensieroStorico.com
Non lo so, continuo a pensarci ma non ci vedo relazioni dirette con la mia intuizione ma, come ho spiegato non è detto che il rapporto sia di immediata causa ed effetto: la modalità diffusa non segue un percorso prestabilito magari semplicemente “aver ingombrato” la cantina con troppi scatoloni ha forzato la mia modalità diffusa a cambiare percorso arrivando così, senza apparente sforzo, a nuovi risultati.
Conclusione: avrei voglia di spiegare in cosa consista la mia intuizione e di riepilogare, almeno a grandi linee, l’articolo citato: magari facendolo riuscirei a vedere il collegamento che ora mi sfugge. Per fortuna dei miei lettori però, ciò mi costringerebbe in pratica a scrivere un nuovo pezzo e non mi sembra il caso di farlo, almeno non qui di seguito...
Nota (*1): per adesso sono entusiasta della nuova versione: in realtà non ho scritto niente ma sto semplicemente correggendo la copia cartacea che ho fatto stampare. Le correzioni sono molteplici (cinque per pagina in media?) così come le nuove idee. Ho la sensazione che verrà fuori un ottimo lavoro!
Nota (*2): ci tengo a precisare che questo esempio è mio: si tratta della mia sensazione di come le cose funzionino. Non mi pare che nel corso venga affermato qualcosa di così specifico anche se, probabilmente, me lo ha suggerito.
Ma, nonostante la tentazione, non voglio scrivere di questa nuova idea bensì della riflessione seguente a essa.
Mi sono infatti oziosamente chiesto come fossi arrivato alla mia conclusione: ho brevemente fatto mente locale agli svariati libri e agli articoli che sto leggendo od ho letto.
In particolare mi sono soffermato a riflettere se un articolo che ieri ho letto ben due volte e con molta attenzione dato che l’argomento che trattava mi interessava molto.
Ma anche in questo caso non vi ho visto collegamenti evidenti.
Ed è qui che ho avuto la mia seconda intuizione della mattinata: non importa che io non vi veda una connessione diretta è comunque probabile che le riflessioni indotte dall’articolo (o magari da Hobbes letto qualche minuto prima) abbiano comunque “smosso” qualcosa nel mio cervello che mi ha poi permesso di giungere alle mie conclusioni.
Qualche giorno fa per aiutare una mia amica (v. Esempio di tecnica mnemonica) riguardai con molta attenzione gli appunti sul corso “Learn to learning” seguito anni fa. Mi sono (ri)reso conto dell’importanza dell’intuizione. Il cervello ha due modalità di funzionamento: quella concentrata, analitica, conscia, sequenziale e mirata e quella diffusa, disordinata, parallela, inconscia, senza un obiettivo da raggiungere.
È nella modalità concentrata che scriviamo un nuovo teorema ma è in quella diffusa che raggiungiamo le intuizioni necessarie per dimostrarlo.
Come funzioni la modalità concentrata è facile immaginarselo: usa la memoria delle esperienze passate relative al problema affrontato e cerca di combinarle insieme. Se è un problema noto (tipo qualcosa di lavoro affrontato già molte volte) la soluzione è praticamente immediata: nei casi più noti si può addirittura procedere col “pilota automatico”.
Il funzionamento della modalità diffusa è più misterioso e sembra comprenda un elemento di casualità: io mi immagino la mente che vaga nella cantina della memoria e si imbatte casualmente in scatoloni pieni di informazioni alla rinfusa, raccatta qualcosa da uno e qualcosa da un altro fino a quando non riconosce nella combinazione di oggetti che ha in “mano” qualcosa di noto e familiare: è allora che fa un “fischio” al gemello cosciente (la modalità concentrata) e gli chiede se gli interessa (*2).
Ammucchiare scatoloni di informazione in cantina è quello che faccio io leggendo dalle mie molteplici fonti. Probabilmente anche le mie riflessioni abbozzate equivalgono ad altri scatoloni di informazioni varie.
Ecco quindi che anche quando sembra non vi sia una relazione diretta fra quanto letto/appreso/riflettuto e una nuova intuizione non è così.
Io continuo a pensare che l’articolo letto ieri sia stato determinante (dimenticavo che neurologicamente è fondamentale il sonno, durante il quale gli scatoloni sono riorganizzati e, magari, buttati via) perché c’erano numerosi aspetti sui quali non ero d’accordo. Questo mi ha costretto a riflettere a confrontare le mie opinioni con quelle dell’articolo per validarle e valutare quali argomentazioni erano più forti.
Fra parentesi questo è uno dei motivi per cui John Stuart Mill è contrario alla censura: anche le idee errate sono utilissime perché permettono di comprendere meglio la verità, di farla risaltare.
Oppure, stesso concetto, “ciò che è vivo è tale solo in conseguenza di un contrasto” (Eraclito) e questo vale anche per la verità.
A maggior ragione se ci si confronta con buone argomentazioni allora la riflessione è ancor più fruttuosa.
Per la cronaca l’articolo in questione è Democrazie nell’era della (dis)informazione di Danilo Breschi su IlPensieroStorico.com
Non lo so, continuo a pensarci ma non ci vedo relazioni dirette con la mia intuizione ma, come ho spiegato non è detto che il rapporto sia di immediata causa ed effetto: la modalità diffusa non segue un percorso prestabilito magari semplicemente “aver ingombrato” la cantina con troppi scatoloni ha forzato la mia modalità diffusa a cambiare percorso arrivando così, senza apparente sforzo, a nuovi risultati.
Conclusione: avrei voglia di spiegare in cosa consista la mia intuizione e di riepilogare, almeno a grandi linee, l’articolo citato: magari facendolo riuscirei a vedere il collegamento che ora mi sfugge. Per fortuna dei miei lettori però, ciò mi costringerebbe in pratica a scrivere un nuovo pezzo e non mi sembra il caso di farlo, almeno non qui di seguito...
Nota (*1): per adesso sono entusiasta della nuova versione: in realtà non ho scritto niente ma sto semplicemente correggendo la copia cartacea che ho fatto stampare. Le correzioni sono molteplici (cinque per pagina in media?) così come le nuove idee. Ho la sensazione che verrà fuori un ottimo lavoro!
Nota (*2): ci tengo a precisare che questo esempio è mio: si tratta della mia sensazione di come le cose funzionino. Non mi pare che nel corso venga affermato qualcosa di così specifico anche se, probabilmente, me lo ha suggerito.
lunedì 17 maggio 2021
Di palo (covid-19) in frasca (dittatura)
[E] Attenzione! Per la comprensione di questo pezzo è necessaria la lettura della mia Epitome (V. 1.7.1 "Sherlochulhu").
Oggi sono di pessimo umore: del resto qualsiasi sito di “informazione” si legga al mattino è impossibile non arrabbiarsi.
Io, NON ESPERTO, ma che seguo buoni siti d’informazione sul covid-19 (in pratica i due canali su Youtube del Dr. Campbell e del Dr. Seheult) avevo scritto più volte in passato:
- Mascherine all’aperto NON servono (fonte OMS).
- Alte concentrazioni di vitamina D rinforzano il sistema immunitario riducendo sensibilmente numero di contagi e gravità degli stessi (moltitudine di ricerche). Con questa motivazione avevo spiegato il crollo dei contagi dell’estate 2020.
- I giovani sono più resistenti al covid-19 degli anziani (dati arcinoti già dalla scorsa primavera). Da cui derivano altre mie conclusioni: vaccinare solo i più deboli etc.
A causa di queste premesse io non ero per niente preoccupato per un possibile aumento dei contagi dopo i festeggiamenti del 2 maggio in piazza del Duomo da parte dei tifosi dell’Inter. Oltretutto, se ben ricordo, era pure una giornata soleggiata (sembra, ma su questo non metterei la mano sul fuoco, che i raggi ultravioletti uccidano rapidamente il virus nell’aria).
Quindi stavolta NON posso scrivere il classico “Io l’avevo detto”.
Quello che mi fa arrabbiare è che i cosiddetti “esperti” invece avevano cianciato e previsto “un’esplosione” di contagi. Che il comportamento scellerato dei tifosi sarebbe stato pagato con la salute di tutti. Che si rischiava di vanificare gli “sforzi” fatti e di “giocarci” l’estate.
Ma questi benedetti esperti: dove vivono? Da dove vengono? Cosa leggono? Cosa hanno capito? Che hanno imparato da un anno e passa di pandemia?
Possibile che non ci sia nessuno con una briciola di buon senso?
Non lo so: non voglio credere che virologi ed epidemiologi siano tutti dei cretini: l’unica risposta che riesco a darmi è che chi la pensa diversamente non riesca a far sentire la propria voce. Gli unici che possono parlare sono coloro che ribadiscono e giustificano le decisioni politiche (scellerate, liberticide e inutili). Questa è l’unica spiegazione che riesco a trovare.
Vedrete che fra un po’ si verificherà quanto scrissi nel corto Aspiranti furbetti del 22 marzo 2021:
«…
Ogni tanto mi chiedo se i politici ci sono o ci fanno…
Da aprile-maggio il covid-19 tenderà a sparire spontaneamente a causa dell’aumento naturale di protezione data dalla vitamina D. In estate ci saranno di nuovo solo pochissimi casi indipendentemente da quanto fatto/imposto dal governo…
Non è che forse si ha la faccia tosta di volersi prendere i meriti (inesistenti o comunque molto inferiori ai danni fatti) per il calo spontaneo del covid-19? No perché questa sarebbe la prova che, anche a livello politico, si sa bene quello che si dovrebbe fare e, se non lo si fa, evidentemente è perché si hanno altri obiettivi.
…»
E già che ci sono ripropongo un paio di idee tratte da Considerazioni sparse (28 aprile 2021):
«13. In Italia il virus “sparirà” appena torneranno le giornate di sole e il livello della vitamina D, che favorisce l’efficacia del sistema immunitario, sarà altissimo. Se nel fine settimana ci sarà bel tempo, indipendentemente dalle vaccinazioni, non ci saranno problemi fino al prossimo autunno.
[…]
18. Ah! Le mascherine all’aperto, secondo l’OMS, sono inutili. Una recente ricerca ha stimato che i contagi che si verificano all’aperto sono un millesimo del totale. In altre parole se il virus si diffondesse SOLO all’aperto in Italia oggi invece di 10.300 contagi ce ne sarebbero 10 con 1 morto ogni tre giorni. Chiaro che al CHIUSO sono molto utili.
»
Insomma da un punto di vista medico, ormai da molti mesi, è noto quali siano le caratteristiche basilari del covid-19. Dal mio punto di vista la questione si era quindi spostata, osservando la gestione della pandemia, se il governo “ci fosse o ci facesse” (v. Film già visto del 19 marzo scorso).
Ora mi è chiaro che il governo “ci fa” (con l’eccezione del buon Speranza che invece “c’è”: v. il corto C’è o ci fa? del 7 aprile) ovvero, drammaticamente e volutamente si perseguono politiche sanitarie insensate: ovviamente non si fa ciò che andrebbe fatto e si insiste in norme inutili ma liberticide.
Modificato 18/5/2021: ecco, l’unica incognita potrebbe essere la variante indiana che ha una capacità di propagazione maggiore anche della variante inglese. Non so se questa maggiore contagiosità riuscirà a prevalere sulla maggior disponibilità di vitamina D nella popolazione. Ovviamente poi si insiste su misure demenziali come il coprifuoco e non si fa niente per controllare chi arriva dall’India o zone limitrofe.
Ma ormai è abbastanza evidente che il governo vuole un’emergenza permanente e quindi stapperebbe una bottiglia di sciampagna se in estate ci dovesse essere una nuova ondata.
Fine modifica
Ah, ecco: non ho mai scritto del “coprifuoco” alle 22:00 e mi chiedo perché. Probabilmente mi è parsa fin da subito una norma talmente cretina che non mi è mai sembrato necessario commentarla.
Qual è lo scopo di questo “coprifuoco”? Com’è giustificato? Ma, mi chiedo, c’è almeno UNA (dico UNA non due o tre) ricerca seria che giustifichi scientificamente l’utilità del coprifuoco nel contrastare la diffusione del covid-19?
Io davvero, anche sforzandomi e nonostante la mia (credo) indubbia fantasia, non riesco a trovare alcuna spiegazione che giustifichi il coprifuoco da un punto di vista medico.
L’unica spiegazione possibile è quella politica: si vuole imporre il coprifuoco per abituare la popolazione a convivere con minor libertà.
Mi chiedo dove sono finiti tutti quei cittadini che all’epoca del primo governo Conte, quello con la Lega, erano terrorizzati dal ritorno del fascismo nella figura del barbuto orco Salvini.
Adesso queste stesse persone sono tranquille e sedate? Non vedono i prodromi, stavolta reali, di una dittatura?
Ve lo dico io: in breve la risposta è no: non si accorgono di niente. Si aspettano che la storia si ripeta uguale a se stessa, temono solo l’uomo forte espressione di un potere coercitivo fisico, magari con la divisa militare. Ma la storia non si ripete così banalmente: la società italiana è vaccinata contro un pericolo di questo genere.
Il pericolo è però un altro ed è stato perfettamente riassunto dal professor Zhok (v. Il Draghi di Zhok). Nel mondo moderno, dove la forza è l’economia/finanza, l’uomo forte non è più il militare ma il finanziere o, nel caso italiano, l’ex banchiere: il disastroso Draghi.
Oddio, Conte gli aveva aperto la via: ma almeno nella primavera-estate del 2020 c’era ancora il ragionevole dubbio che il governo fosse sì incapace ma almeno in buona fede…
Un tema che mi sta a cuore e sul quale sono recentemente (v. il corto Dittatura) ritornato è l’origine della dittatura: com’è possibile che la maggioranza della popolazione, che io considero sostanzialmente animata dalle migliori intenzioni, lasci sprofondare la società in un circolo vizioso di riduzioni di diritti e libertà?
Mi sto convincendo che sono proprio le persone sedotte dal pensiero maggioritario ([E] 10.6), ovvero dalla narrativa dominante, che guardano con disprezzo quando non con odio tutti coloro che la pensano diversamente, che credono alle giustificazioni speciose che limitano la libertà e portano alla dittatura. È grazie all’approvazione di questa maggioranza che tutto è accettato con cieca e incosciente acquiescenza.
Se fosse possibile trasportare le persone che oggi odiano, è il termine forte ma corretto, i no-vax per i loro spesso legittimi dubbi in un’epoca passata, magari nella Germania degli anni ‘30, sono sicuro che queste stesse persone si farebbero totalmente convincere dalla propaganda nazista e vedrebbero di buon occhio tutte le discriminazioni attuate contro gli ebrei.
Probabilmente è una forma mentale, non culturale: credere alla narrativa della maggioranza, quella più facile, che pone meno dubbi perché ci credono tanti altri. Quella che dà più speranza per un futuro migliore, che rassicura ripetendo che va tutto bene, che toglie responsabilità sgradite, che scarica le colpe di ciò che non funziona sugli altri.
Ecco immagino quelli che oggi sono i fanatici del pensiero unico, nella Germania degli anni ‘30 sarebbero paradossalmente i membri più attivi del partito nazista. Sicuri di essere nel giusto, sicuri di esseri i buoni, sicuri di fare la cosa giusta.
La troppa sicurezza di sé e delle proprie ragioni diviene poi protervia e arroganza e finisce per giustificare la violenza o, meglio, le “maniere forti” per coartare chi la pensa diversamente.
Conclusione: ho saltato veramente di palo in frasca oggi? Non ne sono sicuro: temo veramente che la pandemia sia la scusa perfetta per compiere più di un passo nella dittatura.
Oggi sono di pessimo umore: del resto qualsiasi sito di “informazione” si legga al mattino è impossibile non arrabbiarsi.
Io, NON ESPERTO, ma che seguo buoni siti d’informazione sul covid-19 (in pratica i due canali su Youtube del Dr. Campbell e del Dr. Seheult) avevo scritto più volte in passato:
- Mascherine all’aperto NON servono (fonte OMS).
- Alte concentrazioni di vitamina D rinforzano il sistema immunitario riducendo sensibilmente numero di contagi e gravità degli stessi (moltitudine di ricerche). Con questa motivazione avevo spiegato il crollo dei contagi dell’estate 2020.
- I giovani sono più resistenti al covid-19 degli anziani (dati arcinoti già dalla scorsa primavera). Da cui derivano altre mie conclusioni: vaccinare solo i più deboli etc.
A causa di queste premesse io non ero per niente preoccupato per un possibile aumento dei contagi dopo i festeggiamenti del 2 maggio in piazza del Duomo da parte dei tifosi dell’Inter. Oltretutto, se ben ricordo, era pure una giornata soleggiata (sembra, ma su questo non metterei la mano sul fuoco, che i raggi ultravioletti uccidano rapidamente il virus nell’aria).
Quindi stavolta NON posso scrivere il classico “Io l’avevo detto”.
Quello che mi fa arrabbiare è che i cosiddetti “esperti” invece avevano cianciato e previsto “un’esplosione” di contagi. Che il comportamento scellerato dei tifosi sarebbe stato pagato con la salute di tutti. Che si rischiava di vanificare gli “sforzi” fatti e di “giocarci” l’estate.
Ma questi benedetti esperti: dove vivono? Da dove vengono? Cosa leggono? Cosa hanno capito? Che hanno imparato da un anno e passa di pandemia?
Possibile che non ci sia nessuno con una briciola di buon senso?
Non lo so: non voglio credere che virologi ed epidemiologi siano tutti dei cretini: l’unica risposta che riesco a darmi è che chi la pensa diversamente non riesca a far sentire la propria voce. Gli unici che possono parlare sono coloro che ribadiscono e giustificano le decisioni politiche (scellerate, liberticide e inutili). Questa è l’unica spiegazione che riesco a trovare.
Vedrete che fra un po’ si verificherà quanto scrissi nel corto Aspiranti furbetti del 22 marzo 2021:
«…
Ogni tanto mi chiedo se i politici ci sono o ci fanno…
Da aprile-maggio il covid-19 tenderà a sparire spontaneamente a causa dell’aumento naturale di protezione data dalla vitamina D. In estate ci saranno di nuovo solo pochissimi casi indipendentemente da quanto fatto/imposto dal governo…
Non è che forse si ha la faccia tosta di volersi prendere i meriti (inesistenti o comunque molto inferiori ai danni fatti) per il calo spontaneo del covid-19? No perché questa sarebbe la prova che, anche a livello politico, si sa bene quello che si dovrebbe fare e, se non lo si fa, evidentemente è perché si hanno altri obiettivi.
…»
E già che ci sono ripropongo un paio di idee tratte da Considerazioni sparse (28 aprile 2021):
«13. In Italia il virus “sparirà” appena torneranno le giornate di sole e il livello della vitamina D, che favorisce l’efficacia del sistema immunitario, sarà altissimo. Se nel fine settimana ci sarà bel tempo, indipendentemente dalle vaccinazioni, non ci saranno problemi fino al prossimo autunno.
[…]
18. Ah! Le mascherine all’aperto, secondo l’OMS, sono inutili. Una recente ricerca ha stimato che i contagi che si verificano all’aperto sono un millesimo del totale. In altre parole se il virus si diffondesse SOLO all’aperto in Italia oggi invece di 10.300 contagi ce ne sarebbero 10 con 1 morto ogni tre giorni. Chiaro che al CHIUSO sono molto utili.
»
Insomma da un punto di vista medico, ormai da molti mesi, è noto quali siano le caratteristiche basilari del covid-19. Dal mio punto di vista la questione si era quindi spostata, osservando la gestione della pandemia, se il governo “ci fosse o ci facesse” (v. Film già visto del 19 marzo scorso).
Ora mi è chiaro che il governo “ci fa” (con l’eccezione del buon Speranza che invece “c’è”: v. il corto C’è o ci fa? del 7 aprile) ovvero, drammaticamente e volutamente si perseguono politiche sanitarie insensate: ovviamente non si fa ciò che andrebbe fatto e si insiste in norme inutili ma liberticide.
Modificato 18/5/2021: ecco, l’unica incognita potrebbe essere la variante indiana che ha una capacità di propagazione maggiore anche della variante inglese. Non so se questa maggiore contagiosità riuscirà a prevalere sulla maggior disponibilità di vitamina D nella popolazione. Ovviamente poi si insiste su misure demenziali come il coprifuoco e non si fa niente per controllare chi arriva dall’India o zone limitrofe.
Ma ormai è abbastanza evidente che il governo vuole un’emergenza permanente e quindi stapperebbe una bottiglia di sciampagna se in estate ci dovesse essere una nuova ondata.
Fine modifica
Ah, ecco: non ho mai scritto del “coprifuoco” alle 22:00 e mi chiedo perché. Probabilmente mi è parsa fin da subito una norma talmente cretina che non mi è mai sembrato necessario commentarla.
Qual è lo scopo di questo “coprifuoco”? Com’è giustificato? Ma, mi chiedo, c’è almeno UNA (dico UNA non due o tre) ricerca seria che giustifichi scientificamente l’utilità del coprifuoco nel contrastare la diffusione del covid-19?
Io davvero, anche sforzandomi e nonostante la mia (credo) indubbia fantasia, non riesco a trovare alcuna spiegazione che giustifichi il coprifuoco da un punto di vista medico.
L’unica spiegazione possibile è quella politica: si vuole imporre il coprifuoco per abituare la popolazione a convivere con minor libertà.
Mi chiedo dove sono finiti tutti quei cittadini che all’epoca del primo governo Conte, quello con la Lega, erano terrorizzati dal ritorno del fascismo nella figura del barbuto orco Salvini.
Adesso queste stesse persone sono tranquille e sedate? Non vedono i prodromi, stavolta reali, di una dittatura?
Ve lo dico io: in breve la risposta è no: non si accorgono di niente. Si aspettano che la storia si ripeta uguale a se stessa, temono solo l’uomo forte espressione di un potere coercitivo fisico, magari con la divisa militare. Ma la storia non si ripete così banalmente: la società italiana è vaccinata contro un pericolo di questo genere.
Il pericolo è però un altro ed è stato perfettamente riassunto dal professor Zhok (v. Il Draghi di Zhok). Nel mondo moderno, dove la forza è l’economia/finanza, l’uomo forte non è più il militare ma il finanziere o, nel caso italiano, l’ex banchiere: il disastroso Draghi.
Oddio, Conte gli aveva aperto la via: ma almeno nella primavera-estate del 2020 c’era ancora il ragionevole dubbio che il governo fosse sì incapace ma almeno in buona fede…
Un tema che mi sta a cuore e sul quale sono recentemente (v. il corto Dittatura) ritornato è l’origine della dittatura: com’è possibile che la maggioranza della popolazione, che io considero sostanzialmente animata dalle migliori intenzioni, lasci sprofondare la società in un circolo vizioso di riduzioni di diritti e libertà?
Mi sto convincendo che sono proprio le persone sedotte dal pensiero maggioritario ([E] 10.6), ovvero dalla narrativa dominante, che guardano con disprezzo quando non con odio tutti coloro che la pensano diversamente, che credono alle giustificazioni speciose che limitano la libertà e portano alla dittatura. È grazie all’approvazione di questa maggioranza che tutto è accettato con cieca e incosciente acquiescenza.
Se fosse possibile trasportare le persone che oggi odiano, è il termine forte ma corretto, i no-vax per i loro spesso legittimi dubbi in un’epoca passata, magari nella Germania degli anni ‘30, sono sicuro che queste stesse persone si farebbero totalmente convincere dalla propaganda nazista e vedrebbero di buon occhio tutte le discriminazioni attuate contro gli ebrei.
Probabilmente è una forma mentale, non culturale: credere alla narrativa della maggioranza, quella più facile, che pone meno dubbi perché ci credono tanti altri. Quella che dà più speranza per un futuro migliore, che rassicura ripetendo che va tutto bene, che toglie responsabilità sgradite, che scarica le colpe di ciò che non funziona sugli altri.
Ecco immagino quelli che oggi sono i fanatici del pensiero unico, nella Germania degli anni ‘30 sarebbero paradossalmente i membri più attivi del partito nazista. Sicuri di essere nel giusto, sicuri di esseri i buoni, sicuri di fare la cosa giusta.
La troppa sicurezza di sé e delle proprie ragioni diviene poi protervia e arroganza e finisce per giustificare la violenza o, meglio, le “maniere forti” per coartare chi la pensa diversamente.
Conclusione: ho saltato veramente di palo in frasca oggi? Non ne sono sicuro: temo veramente che la pandemia sia la scusa perfetta per compiere più di un passo nella dittatura.
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