[E] Attenzione! Per la comprensione di questo pezzo è necessaria la lettura della mia Epitome (V. 1.7.1 "Sherlochulhu").
Come i miei lettori sanno bene l’Epitome è l’opera super perfetta e definitiva.
Qualche mese fa però, stordito dal romorio sulla “via della seta” e dalle iniziative aggressive di Trump prima e, penso, Biden poi, mi era sorto il dubbio che i capitoli dove scrivo della Cina non fossero più attualissimi.
Così ho iniziato a guardarmi intorno alla ricerca di materiale aggiornato che mi potesse far comprendere la situazione attuale. Non mi serviva tanto: qualche puntino qua e là, poi ci avrei pensato io a unirli per ricavare la figura complessiva.
E in effetti di materiale ce n’è molto: ma cosa scegliere? Le recensioni italiane sono inutili: sono tutte positive. Anche leggere i CV non è utilissimo visto che tendono a premiare titoli che a volte possono essere vuoti e/o fuorvianti.
Allora ho deciso di basarmi sul mio istinto: guardare le foto degli autori. Subito ho scartato i libri di due giornalisti (uno del Corriere della Sera e l’altro di Repubblica) che all’apparenza sembravano un po’ matti, nel senso di fuori dal mondo. Alla fine avevo puntato due saggi scritti da giovani che mi sembravano avere un’espressione intelligente.
Poi però, siccome io per primo non mi fidavo di questo mio metodo innovativo per scegliere cosa leggere, ho deciso di sfruttare la biblioteca del mio paese: anche se non hanno un volume (e la mia di “interessanti” ne ha pochi) possono farselo mandare da una biblioteca vicina.
E così ieri ho ritirato «Scacco all’Europa – La guerra fredda fra Cina e USA per il nuovo ordine mondiale» di Danilo Taino, (E.) Solferino, (marzo) 2019: quindi molto recente come volevo.
In realtà è un libro piuttosto leggerino a livello di pagine (rispetto ai mattoni che leggo di solito) e, comunque, scorre molto bene: l’ideale visto che lo dovrò restituire fra 30 giorni.
Per adesso ho letto l’introduzione e i primi due capitoli e ne sono molto soddisfatto.
Partendo dalla filosofia del Tao e osservando il basso profilo della Cina ne avevo dedotto, ormai molti anni fa, che il gigante asiatico avesse volutamente adottato una politica estera passiva dato che tutte le tendenze andavano a suo favore ([E] 15.5 per Cina; 15.2 per rapporto fra USA e Cina).
Questa che era, in effetti, puramente una mia intuizione basata su pochi dati concreti è invece completamente confermata: nel 1990 Deng Xiaoping, il successore di Mao Zedong e artefice del “capitalismo alla cinese”, dichiarò «Nascondete la vostra forza e aspettate il vostro momento». Ovvero date la preferenza a un atteggiamento di tipo yin (contrapposto al più attivo yang).
Le cose sono però cambiate con Xi Jinping che dal 2013 è divenuto il terzo “imperatore” della Cina “comunista”. In un discorso che probabilmente diverrà storico, tenuto il 17 ottobre 2017 al 19° Congresso Nazionale del Partito Comunista, ha annunciato esplicitamente un cambiamento di politica estera.
In pratica la Cina abbandona la fase “yin”, cara al suo predecessore, e passa a quella “yang” che, nel concreto, si caratterizza per un’espansione attiva della propria economia. Espansione che va letta come conquista di nuovi mercati grazie anche al sostegno dello stato alle proprie industrie strategiche.
Ecco quindi la “Via della Seta” il cui scopo è la costruzione di tutta una serie di infrastrutture che leghino insieme Asia con Europa e Asia con Africa: questo perché la Cina dovrà essere al centro di questo nuovo supercontinente e quindi non ha senso legare insieme due periferie come Europa e Africa.
Chiaro che le infrastrutture sono legate al commercio e quindi alla cultura: quello che insomma adesso è chiamato “soft power” contrapposto al potere militare. Non che la forza militare sia sottovalutata: anzi Jinping vuole arrivare ad avere la supremazia in ogni ambito.
Probabilmente è stato a questo punto che gli USA si sono risvegliati dal loro torpore e hanno iniziato, tardivamente, a correre ai ripari. Come spiego in [E] 15.2 gli USA equivalgono a un impero commerciale e, parimenti, hanno la vista corta: gli interessi economici nel breve termine hanno la precedenza su considerazioni per il medio e il lungo periodo.
Non è poi un caso che l’annuncio di Jinping sia arrivato nel 2017: nel 2001 infatti la Cina era stata fatta entrare in “prova” nel WTO. Di nuovo, secondo me, aveva prevalso la logica miope degli interessi economici delle grandi multinazionali americane a cui conveniva produrre in Cina e importare negli USA senza dazi. La Cina infatti durante questi anni ha ignorato molte regole del WTO per favorire invece le proprie aziende, importare (e talvolta rubare) tecnologia e dare sussidi di Stato ad aziende strategiche: tutte pratiche vietate dal WTO. Ma ai parapoteri economici USA ciò andava, almeno complessivamente, bene.
Dopo 15 anni, e quindi nel 2016, secondo gli accordi stipulati il periodo di “prova” terminava e la Cina doveva essere considerata un’economia di mercato e non ne può quindi essere espulsa. Solo dal 2017 gli USA hanno infatti iniziato a protestare per le pratiche commerciali scorrette di Pechino: insomma a tempo scaduto…
Dell’importanza del fattore WTO avevo anch’io scritto nell’Epitome ma secondo Taino c’è stato un altro evento molto importante che ha condizionato profondamente la Cina: la caduta dell’URSS nel 1991.
Comprensibilmente il partito comunista cinese ne fu molto impressionato e, dopo (suppongo) una profonda riflessione, giunse alla conclusione che fu la “glasnost” (la “trasparenza”, l’apertura al pluralismo etc.) di Gorbaciov a causare il crollo. Da quel momento in poi la Cina ha fatto di tutto per incrementare la repressione: l’autore arriva a scrivere che l’intero sistema di potere cinese si regge proprio sulla repressione e teme, e quindi schiaccia senza esitazione, qualsiasi crepa che potrebbe far crollare la “diga”.
Della repressione cinese, dell’uso pervasivo della tecnologia, avevo scritto anch’io nell’Epitome da più parti (*2): spero che nel prosieguo l’autore approfondisca questo aspetto spiegando meglio la situazione attuale perché mi pare un aspetto fondamentale.
Ora, per non scrivere troppo, mi limito a riportare le mie annotazioni “[KGB]” (*1):
- «[KGB] l’Europa non ha politica estera: si appoggia agli USA che, in genere, aveva interessi comuni, e non si rende conto di star venendo sacrificata.»
- «[KGB] perché la Cina è così interessata all’Europa? Secondo me si è resa conto della sua inconsistenza politica e si affretta ad approfittarne il più possibile.»
- «[KGB] sarebbe fondamentale sapere quanto sia accurata questa ipotesi [che il potere in Cina si regga tutto sulla repressione].»
- «[KGB] La Cina ha una politica imperialistica nell’economia ma ancora manca l’elemento militare»
Concludo con un pizzico di orgoglio per una mia intuizione: alla fine del capitolo [E] 15.5, dove ipotizzo la direzione che potrà prendere la Cina, scrivo che per sostenere le proprie contraddizioni interne (diseguaglianza economica interna al paese) una strada potrebbe essere quella del nazionalismo col motto “la Cina di nuovo grande”.
Ebbene Taino, scrive che nel suo discorso Jinping del 2017 associò la Cina a “un grande potere” e “un forte potere” ben 26 volte!
Ora non ricordo se questo capitolo lo scrissi nel 2016 o nel 2017 ma comunque ero completamente all’oscuro della nuova strategia decisa da Jinping: però l’avevo già prevista perfettamente…
Conclusione: il libro mi piace molto: lo trovo utilissimo e ricco di dati interessanti. In realtà già la cinquantina di pagine lette mi hanno permesso di chiarirmi la maggior parte dei dubbi che avevo: del resto non ero rimasto troppo indietro e comunque avevo già intuito le tendenze che sarebbero state poi prese.
Suppongo che nel resto del volume si approfondiranno tutte queste tematiche al momento appena accennate.
Nota (*1): siccome il libro non è mio tutte le annotazioni vanno su un quadernone che aggiorno in parallelo con la lettura…
Nota (*2): per esempio in [E] 7.2 o in una nota a [E] 20.3.
sabato 15 maggio 2021
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