Stamani ancora a letto e abbastanza insonne (continuo a dormire male) ho ripensato a un episodio di qualche mese fa che mi aveva lasciato molto perplesso. Prima racconterò cosa mi è capitato e poi quelle che sono solo mie deduzioni.
I fatti:
In Toscana (non so nelle altre regioni) per prenotare in Rete un esame medico si usa un sito molto facile da usare: basta inserire il proprio CF e poi il codice della ricetta del medico di base ed ecco che appaiono (quando funziona!) tutte le date disponibile per l’esame filtrabili per zona di residenza. Si seleziona la sede con data e orario della visita e poi (se tutto è andato bene!) si riceve un messaggio elettronico di conferma.
Così feci lo scorso autunno quando andai tranquillamente a fare una visita cardiologica prenotata in questo modo. Ci fu però un problema: non avevo portato con me la richiesta del medico di base, il codice della quale avevo usato per prenotare la visita. Mi sembrava infatti ovvio che non servisse più: invece non era così e la segretaria addetta alla riscossione mi fece promettere di spedirglielo appena arrivato a casa.
Il mistero:
Perché serve ancora questo codice dato che, usandolo per prenotare, dovrebbe essere già associato alla visita in questione?
La MIA teoria:
Da qui in poi si tratta solo di mie supposizioni e, quindi, potrebbero anche essere totalmente errate: leggetele con prudenza!
Partiamo dall’inizio, ovvero dalla prenotazione elettronica: perché non usare solo il CF oppure solamente il codice della richiesta del medico di base (CRMB)?
Per motivi di sicurezza e riservatezza: usando solo il CF chiunque ne fosse a conoscenza potrebbe scoprire quali esami ci sono stati prescritti. Analogamente usare solo il codice della richiesta del medico migliorerebbe di poco la situazione: si potrebbe inserire infatti dei codici a casaccio venendo così a scoprire i nomi e codici fiscali (che appaiono a video) relativi. Sarebbero nomi e codici fiscali di sconosciuti ma, ovviamente, sarebbe troppo pericoloso permettere a estranei di fissare all’insaputa di queste persone (magari anche solo per scherzo) delle visite mediche.
Insomma è CORRETTO che, per motivi di sicurezza, il sito richieda sia il CF che il CRMB anche se, da un punto di vista informatico basterebbe solo uno di questi due codici.
È chiaro poi che all’atto della prenotazione all’ambulatorio medico convenzionato dove il paziente ha fissato la visita arriverà solo un codice di prenotazione (CP) e, forse, anche il CF per riconoscere facilmente la persona che dovrà sostenere l’esame (il CF è infatti riportato sul tesserino sanitario).
È altrettanto ovvio che nelle basi di dati della regione al CP è associato anche il CRMB: allora perché l’ambulatorio convenzionato è costretto a ricomunicarlo alla regione (altrimenti non vengono pagati, mi spiegò la segretaria)?
Inizialmente mi sembrava una totale follia: un errore di progettazione del sistema informatico o, più probabilmente, un errore nelle specifiche funzionali richieste dalla regione all’azienda che ha progettato e realizzato il tutto. Un po’ conosco l’ambiente: il programmatore si accorge immediatamente di un problema e lo fa notare al capo progetto: il capo progetto, controlla le specifiche (cosa ha richiesto di preciso il cliente, nel nostro caso la regione), magari fa qualche telefonata ai suoi capi per essere totalmente sicuro e poi dice al programmatore qualcosa di questo tipo: “non ti preoccupare: il cliente vuole che il programma funzioni in questo modo (anche se sono d’accordo con te che non funziona o lo fa male o che si potrebbe facilmente fare meglio) e se vuole qualcosa di diverso dovrà pagarci la modifica”. In questo caso, dato che il fastidio è tutto a carico dell’ambulatorio privato, la regione non ci pensa minimamente a pagare per correggere un problema che riguarda altri (i pazienti, che devono sapere/ricordarsi di portare il CRMB e, come detto, gli ambulatori che devono trasmetterlo alla regione).
Poi ci ho pensato meglio e sono giunto alla conclusione che questo sistema controintuitivo e inefficiente è probabilmente voluto.
Cosa accadrebbe infatti se un paziente si dimenticasse di disdire una risonanza magnetica (che magari, per motivi di urgenza, o per un improvviso aggravamento, ha effettuato altrove oppure che, semplicemente, ha scordato)?
L’ambulatorio potrebbe facilmente fingere di aver effettuato la visita: pagando per conto del paziente fittizio il “ticket” di 25€ e ricevendo, a tempo debito un rimborso dalla regione di, non so, 400€.
Col sistema attuale se il paziente non si presenta all’ambulatorio questo tipo di imbroglio non è possibile: l’ambulatorio non ha infatti il CRMB del paziente.
Ovviamente questo sistema previene solo le truffe in cui il paziente non è d’accordo con l’ambulatorio: a occhio niente impedisce infatti a paziente e ambulatorio (magari con l’accondiscendenza del medico di base che non si preoccupa di controllare il risultato degli esami da lui prescritti) di accordarsi per spartirsi il rimborso per visite non effettuate…
Insomma se questa mia teoria è corretta la regione, al costo di un appesantimento burocratico per ambulatorio e paziente, si tutela da possibili truffe in cui NON vi è la collaborazione fra questi due attori.
La MIA soluzione:
Fermo restando che le mie precedenti supposizioni siano corrette allora proporrei il seguente: a fine visita il paziente firma un modulo dove dichiara di aver effettuato la visita. L’ambulatorio a quel punto conferma alla regione tramite il solo CP e la dichiarazione firmata del paziente, senza necessità del CRMB, che la visita è stata effettivamente eseguita.
Chiaro che se paziente e ambulatorio sono d’accordo poco o niente cambia se non che il paziente firma il falso (e questa sarebbe un aggravante immagino). Se solo l’ambulatorio volesse truffare la regione dovrebbe comunque falsificare la firma del paziente e, anche quando questo fosse possibile (*1), sarebbe comunque un’aggravante.
La “soluzione” di fornire il paziente di un codice univoco equivale semplicemente a quella di fargli presentare il CRMB.
In questa maniera sarebbe quindi possibile semplificare la burocrazia se non per l’ambulatorio (che comunque avrebbe un modulo extra da far firmare) almeno al paziente che non dovrebbe ricordarsi di portar con sé il CRMB.
Per evitare frodi la regione dovrebbe fare controlli reali a sorpresa con punizioni adeguatamente severe: ma questo è proprio quello che in Italia non si riesce a fare. Vi si cerca di sopperire con la burocrazia ma questa rende solo la vita più complicata ai cittadini (e ambulatori) in buona fede mentre non impedisce che chi vuole frodare lo faccia.
Insomma per evitare che pochi ambulatori “furbastri” si approfittano della possibile distrazione di un paziente la politica decide di rendere la vita più complicata per tutti senza peraltro evitare concretamente che chi cerchi di imbrogliare vi riesca.
Conclusione: questa è la mentalità della burocrazia italiana in cui vige il sospetto costante che il cittadino imbrogli. Ecco che allora lo si riempie di incombenze burocratiche che complicano la vita degli onesti e impediscono poco o nulla ai “furbi” di aggirarle.
Nota (*1): se per esempio il paziente avesse già fatto altre visite in detto ambulatorio la sua firma potrebbe essere copiata e riprodotto tramite il calcolatore.
Il post sentenza
4 ore fa
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