Di solito evito di fare buoni propositi per il nuovo anno e, tanto meno, per il mio compleanno: ma forse questa è un’annata particolare e, comunque, non si è trattato di una decisione presa a tavolino ma di un’improvvisa ispirazione. Ma lasciatemi spiegare dall’inizio.
Ieri, bella giornata. Nel pomeriggio dopo aver fatto delle commissioni, mi sono messo a leggere sulla sdraio in giardino. Siccome mi sentivo sveglio ho optato per “Eros e civiltà” di Marcuse (che, essendo molto impegnativo, non posso leggere quando sono stanco o distratto). Da qualche tempo avevo maturato l’opinione che Marcuse fosse un poeta prestato alla filosofia/psicologia/sociologia e proprio le nuove pagine lette ieri mi hanno convinto che avevo ragione.
Il capitolo che sto leggendo è intitolato “La dimensione estetica” e finalmente si sta delineando l’idea di Marcuse intorno alla quale ha basato il suo saggio.
Questi sono i concetti in cui mi imbattei e che iniziarono a frullarmi nella testa nel disperato tentativo di combinarsi insieme e di acquisire un significato concreto che sembrava volermi eludere:
Dalla contemplazione dalla bellezza della pura forma si riceve piacere ma anche conoscenza. La bellezza a sua volta è definita come finalità senza un fine e legalità senza legge.
La bellezza equivale a un accordo fra immaginazione e nozione cognitiva.
Vi è poi una doppia funzione dell’estetica: da una parte essa congiunge sensi e intelletto; da un’altra natura e libertà. L’estetica a sua volta si appoggia all’immaginazione.
L’estetica libera la sensualità dalla repressione della ragione. Sensualità deriva il suo significato da percezione sensoriale ma in italiano il significato è molto più sessuale (in tedesco invece il termine Sinnlichkeit conserva entrambi i significati).
Ma la conoscenza basata sui sensi è da sempre discriminata rispetto alla conoscenza intellettuale: tutta la nostra realtà si basa sulla ragione, sulla logica e sulla repressione degli istinti sessuali.
Ma cosa accadrebbe se si cercasse di riequilibrare la nostra visione della realtà dando pari dignità agli stimoli sensoriali, percepiti tramite estetica e immaginazione?
Si otterrebbe una “ragione sensuale” e una “sensualità razionale”.
L’estetica diventa quindi la scienza della sensorietà così come la logica è la scienza della comprensione. L’estetica è quindi la sorella e la controparte della logica (Schiller).
Così come nella logica abbiamo i valori di vero e di falso nell’estetica è la sensorialità che costituisce la base per la verità.
E questo ultimo concetto fece scattare una parziale comprensione nella mia testa. Annotai così a margine: «[KGB] proprio per questi motivi il valore e la funzione dell’estetica non è riducibile a semplice logica»
Intendevo che la logica e l’estetica hanno, per definizione, due ambiti di applicazione completamente diversi: la logica non può spiegare l’estetica così come l’estetica non può spiegare la logica. Io invece inconsciamente cercavo, per la mia mentalità, di ricondurre le varie nozioni in una struttura razionale: ma questo non è possibile. Questa conoscenza non è logica ma, appunto, sensoriale: occorre l’immaginazione, l’intuizione per coglierla.
Ecco la conferma che Marcuse è principalmente un poeta, comunque un’artista, alla ricerca della bellezza che diviene fine della realtà descritta dall’estetica.
Ciò mi rassicurò: avevo infatti la sensazione di aver fatto un importante passo in avanti nella comprensione del saggio: la dimensione del suo contenuto non è logico/razionale e cercando di riportarlo in tale ambito l’avrei banalizzato e quindi frainteso.
Soddisfatto chiusi il libro e passai ad altro. Mi pare che tagliai l’erba e piazzai la trappola fotografica.
Fu comunque qualche ora dopo, mentre salivo le scale al buio, che mi resi conto di una doppia ambiguità nel mio comportamento.
Da una parte vivo come se fossi eterno e non dovessi morire: compro libri che non avrò tempo di leggere, giochi che non potrò giocare e, in generale, perdo tempo. Da un’altra invece sono consapevole dell’esatto contrario: del resto mia madre è morta a 59 anni quindi, in un certo senso, anche per me è iniziato il conto alla rovescia.
La sintesi di queste due diverse consapevolezze mi ha portato a una decisione: voglio usare meglio il tempo che mi resta. Da qui la lista dei buoni propositi che in realtà ho diviso in due elenchi chiamati “Fare” e “Non fare”. Al momento sono ben lontano da 50 propositi (sono appena a 6!) ma l’idea è di aggiornarli via via che identificherò gli aspetti di me che voglio cambiare.
La tendenza è quella di limitare le attività improduttive (perdite di tempo) e concentrarmi invece in quelle più proficue: lettura e scrittura.
Riuscirò a mantenere questa mia decisione? Beh, al momento mi sento molto convinto e sicuro di me: non è una decisione che mi impongo con fatica ma piuttosto una libera scelta che sento naturale e spontanea.
Poi certo, ormai lo so per esperienza, la vita tende a metterci il bastone fra le ruote quando meno ce lo aspettiamo: è quindi possibili che situazioni al di fuori dal mio controllo mi distolgano dai miei obiettivi ma… vedremo…
E Marcuse che c’entra? Non lo so: logicamente forse niente ma “esteticamente” ho la “sensazione” che la dicotomia fra piacere e ragione mi abbia inconsciamente portato alla riflessione sulla mia vita.
Conclusione: l’obiettivo a breve termine diviene quindi la nuova revisione dell’Epitome a cui dedicherò molto più tempo dei ritagli attuali. A medio termine ho già delle idee ma per il momento me le tengo per me. A lungo termine invece non ho niente. Del resto ormai sarebbe sciocco da parte mia preoccuparmi troppo per ciò che accadrà a dieci o più anni di distanza…
alla prima stazione
1 ora fa
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