[E] Attenzione! Per la comprensione di questo pezzo è necessaria la lettura della mia Epitome (V. 1.7.1 "Sherlochulhu").
Ieri sera/questa notte riflettevo sulla censura e sono arrivato a una conclusione apparentemente paradossale: grandi filosofi, pensavo a Voltaire, oggi verrebbero censurati.
Un momento! Prima di blaterarmi le vostre obiezioni lasciatemi spiegare il mio ragionamento!
In cosa consiste la censura, anzi, che cosa la genera?
La volontà di vietare la diffusione di specifiche opinioni. E quali sono queste opinioni?
Beh variano nel tempo: secondo la mia teoria il potere politico vieterà tutte quelle opinioni che minano la legittimità e credibilità degli equimiti alla base della stabilità sociale: ovvero, fondamentalmente ma non solo, tutti quegli ideali e principi che legittimano le ingiustizie su cui si basa la società.
Chiaramente l’evoluzione di queste ideali segue, e a sua volta plasma, l’evoluzione della società: insomma, alla fine questo significa che i parapoteri politici di società diverse dovranno proteggere teorie diverse e, quindi, la censura colpirà idee differenti in base al periodo storico considerato.
Quindi se Voltaire venisse magicamente trasferito nel nostro tempo egli riceverebbe solo applausi se si limitasse ad attaccare l’aristocrazia o la monarchia: nessuno lo censurerebbe, anzi, tutti prenderebbero appunti per non perdersi una parola frutto del suo lucido ingegno (*1).
Il problema è che, se si desse a Voltaire qualche anno per acclimatarsi, per capire cioè come funziona il nostro mondo, ecco che le cose cambierebbero.
Immagino infatti che Voltaire coglierebbe quali sono le ingiustizie del mondo moderno e, quindi, molto probabilmente arriverebbe a teorie che metterebbero in discussione il potere attuale e, per questo, verrebbe censurato.
Poi certo, i tempi sono cambiati, non verrebbe certo incarcerato alla Bastiglia: il potere ha imparato che fare martiri porta spesso più grane che guadagni: semplicemente non verrebbe invitato alla televisione né i grandi media lo intervisterebbero (o magari taglierebbero l’intervista in maniera tale da modificarne il senso), il suo sito personale verrebbe oscurato o semplicemente tartassato da provvedimenti giudiziari montati ad arte; forse si arriverebbe a cercare di togliergli credibilità, magari con un bel TSO, in maniera da farlo passare per matto. Se davvero divenisse un problema lo si eliminerebbe simulando un incidente.
Insomma Voltaire finirebbe inevitabilmente in contrasto col potere moderno e, quindi, ne subirebbe la censura: a meno che non siate degli animi candidi e pensiate che l’attuale non sia veramente il migliore dei mondi possibili, dove la giustizia, il benessere e la felicità sono ugualmente diffusi fra tutta la popolazione del globo.
Ne approfitto per un breve inciso che richiama quanto ho scritto nel corto Hobbes e la crusca.
Proprio ieri, nel noiosissimo “Leviatano”, ho letto un capitolo dove si elencano i vantaggi per la Chiesa cattolica di alcune credenze religiose che Hobbes considera errate.
Il suo punto di partenza è il “cui bono” latino: ovvero il concetto secondo il quale chi beneficia di una certa situazione ne è probabilmente anche il fautore.
Sono sicuro che quest’opera, dove Hobbes con argomentazioni anche credibili dà del “regno delle tenebre” allo Stato Pontificio, fosse messa all’indice in tutti i regni cattolici.
Hobbes è infatti l’esponente più esemplare di quelli che io ho definito “critici organici” ovvero al totale servizio di un qualche potere del tempo. Hobbes è un’intellettuale dotatissimo al servizio del re d’Inghilterra e per conto del quale difende il suo potere assoluto tanto politico quanto religioso (come capo della Chiesa anglicana). Come scrivo nella mia Epitome anche la lettura degli intellettuali organici può essere utile quando, al servizio di un parapotere, ne attaccano un altro: con ovviamente qualche limite. Scrivo infatti in [E] 9.6:
«È bene ricordare che, come detto, anche le opere degli intellettuali organici possono avere una loro utilità pratica: talvolta infatti possono attaccare altri parapoteri su mandato, diretto o indiretto, del proprio potere di riferimento. In questi casi le loro accuse possono avere basi valide e, quindi, essere utili per una migliore comprensione della realtà.
L’uomo comune deve però ricordarsi che a nessun parapotere stanno a cuore gli interessi della democratastenia e che, la stragrande maggioranza delle volte, si tratta di una lotta fra poteri da cui il vincitore si aspetta un aumento della propria forza spesso, come al solito, indirettamente a scapito della popolazione»
Esattamente il caso di Hobbes! Non ricordo quando scrissi questo capitolo ma sicuramente prima di aver iniziato a leggere il “Leviatano”: questo per dire che non mi sono dato ragione a posteriori ma che ero arrivato alle mie conclusioni attraverso altre riflessioni molto tempo prima!
Conclusione: beh, inizio a ripetermi. La tendenza attuale, di cui ormai sono anni che scrivo, è quella di un aumento costante della censura e della diminuzione delle libertà individuali attraverso a volte pretesti puramente speciosi e altre invece insieme a provvedimenti plausibili dietro ai quali nascondere però una repressione arbitraria e liberticida.
“E come mai tu, KGB, puoi continuare a esprimere liberamente le tue caz###?” potrebbe essere la giusta obiezione dei miei arguti lettori.
La risposta la dà il professor Andrea Zhok in questo commento su FB: Della censura.
Sciupatrama: io, con i miei dieci lettori, non do fastidio e censurarmi sarebbe una fatica inutile...
E poi, mentre cercavo il precedente commento, ho scovato questo di 30 minuti fa: Epoca mirabile. Sono d’accordo con quanto scrive ma mi ha colpito che nella prima frase citi anch’egli il “migliore dei mondi possibili” di Voltaire!! Serendipità...
Nota (*1): io sono all’antica: probabilmente userebbero i telefonini per registrare la sua voce!
alla prima stazione
1 ora fa
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