Si sa, o almeno si dovrebbe sapere, che la lingua è viva e pertanto in continua evoluzione.
Eppure spesso i cambiamenti sono lenti e graduali e al non esperto, come posso essere io, tendono a sfuggire.
Eppure ieri, magari la dieta mi ha reso più ricettivo (*1), ne ho notati ben due: un vocabolo che lentamente, chissà quando, è strisciato nell'uso comune mentre l'altro c'è entrato di brutale prepotenza.
Partiamo dal secondo: una giornalista alla TV commentava i guai giudiziari che stanno travolgendo la FIFA (la federazione internazionale del calcio). Riferendosi allo scandalo (alcuni membri del consiglio accusati di corruzione) che rischia di mettere in imbarazzo molte federazioni nazionali la giornalista non ha usato la “consueta” metafora del “terremoto” giudiziario bensì quella dello “tsunami”.
Eppure fino a qualche anno fa il termine giapponese per maremoto, lo “tsunami” appunto, nemmeno si usava. Poi le immagini della devastazione in Indonesia e, più recentemente, in Giappone hanno evidentemente colpito il subconscio popolare. Dopotutto le immagini di un terremoto (*2) sono decisamente meno spettacolari della visione del muro d'acqua che avanza travolgendo ogni ostacolo...
L'altro vocabolo che lentamente, almeno senza che io me ne rendessi conto, è “strisciato” nella lingua italiana è “multitasking”. Proprio ieri ho letto un trafiletto su Repubblica.it (o Corriere.it ?) che usava tale parola non nel significato propriamente informatico ma in senso figurato riferendosi al cervello che, secondo l'articolo, è bene che non faccia troppe cose contemporaneamente.
Il vocabolo è relativamente recente: io lo sentii per la prima volta negli anni '80 nel suo significato prettamente tecnico riferito all'Amiga (vedi MC 53). Sicuramente all'epoca il 99% delle persone ne ignoravano il significato e sicuramente nessuno si sarebbe sognato di usarlo in senso figurato.
Poi però, a partire dagli anni '90 il computer ha iniziato a entrare non solo in ogni ufficio ma anche nelle case degli italiani. Lentamente tutti ci siamo adattati alle idiosincrasie del nuovo mezzo: sul mio vocabolario del 1994 non ci sono ancora i termini “mouse”, “cliccare” e “resettare” ma sicuramente sono presenti nei dizionari più recenti visto la prepotenza con cui sono entrati nella vita quotidiana. Mi è facile immaginare la seguente scenetta: il nonno chiede scherzosamente al nipotino di 5 anni come si deve fare per chiamare l'ascensore e questi gli risponde che bisogna “cliccare” sul bottone grande!
Nota (*1): Meno buttata lì di quanto potrebbe sembrare: proprio ieri ho letto un trafiletto scientifico che spiegava come una dieta più scarsa migliori la memoria...
Nota (*2): Magari anche per “colpa” degli stabilizzatori dell'immagine integrati in tutte le videocamere!
mercoledì 1 giugno 2011
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Non vedo che c'è di catastrofico nel ingresso di nuove parole nel lessico italiano. Specie se si tratta di parole così espressivi e utili come multitasking e tsunami.
RispondiEliminaE al nonno suggerirei di cliccare sul bottone con la freccia in su, se desidera chiamare l'ascensore per salire. Altrimenti serve il bottone con la freccia in giù.
Beh, in effetti non ho scelto un buon titolo.
RispondiEliminaIl fatto è che inizialmente volevo parlare solo del termine "tsunami" e allora il catastrofico si sarebbe riferito al significato del nuovo vocabolo. Poi avendo aggiunto anche il termine "multitasking" non è più evidente/immediato a cosa si riferisca il titolo...
Comunque, tanto per chiarire, anche io non ho niente contro i nuovi vocaboli!