«Nel futuro ognuno sarà famoso al mondo per quindici minuti».
Il candidato, prendendo spunto da questa “previsione” di Andy Warhol, analizzi il valore assegnato alla “fama” (effimera o meno) nella società odierna (*2) e rifletta sul concetto di “fama” proposto dall’industria televisiva (Reality e Talent show) o diffuso dai social media (Twitter, Facebook, YouTube, Weblog, ecc.).
Se avessi affrontato la maturità quest'anno, come spiegato in Temi rari, avrei fatto lo scritto sul tema d'attualità.
In realtà in questo tema c'è qualcosa che mi lascia molto perplesso anche se dubito che l'avrei notato quando ero più giovane.
Quello che mi turba è che la frase è stata evidentemente estratta da un contesto in cui aveva un determinato senso per essere usata come “previsione” di un aspetto del futuro (che sarebbe poi l'adesso).
Cosa me lo fa pensare? Controllando su Wikipedia ho appurato che Andy Warhol è morto nel 1987 (io pensavo una decina di anni prima) a 59 anni, comunque prima del grande sviluppo di internet. È chiaro quindi che ogni riferimento ai social network è pretestuoso e fatto a posteriori dall'autore del tema.
In effetti l'esperto del ministero ne è consapevole e infatti, riferendosi alla frase di Warhol, parla di “spunto” e mette le virgolette alla parola “previsione”. Sembra insomma che la frase di Warhol sia una citazione (citata a sproposito) per nobilitare un tema altrimenti troppo popolare per il raffinato naso della pubblica istruzione italiana.
Istintivamente, per curiosità e amore del vero, sarei portato a cercare di investigare a cosa si riferisse esattamente Warhol nella sua affermazione. Ovviamente questo non sarebbe possibile durante l'esame e, oltretutto, sarebbe anche fuori tema. Per questo mi limito a ipotizzare che “l'ognuno” indicato da Warhol siano i suoi colleghi artisti o aspiranti tali. Su questa ipotesi influisce il mio scarso apprezzamento per l'arte moderna dove gli “artisti” fanno a gara per stupire e meravigliare invece che esprimere se stessi e le loro idee...
Tornando al tema è evidente che si è voluto offrire agli studenti dei facili spunti per esercitare un po' di ipocrisia: parlare della TV spazzatura e degli eccessi del web. Argomenti triti e ritriti con i quali gli studenti possono esprimere il loro disgusto per la TV più volgare e auspicare moderazione nell'uso di internet...
Probabilmente, anzi quasi sicuramente, anch'io fossi ancora giovane mi sarei adeguato a questi silenziosi suggerimenti tirando fuori il mio temino senza infamia e senza lode.
Adesso però la riflessione che farei sarebbe completamente diversa.
È la fama che di sua natura è, nella stragrande maggioranza dei casi, effimera.
Già nel medioevo, ma sono sicuro che anche i nostri antenati latini ci abbiano lasciato qualche proverbio al riguardo (*1), nei Carmina Burana è scritto “Rex sedet in vertice, caveat ruinam, iam sub axe legimus 'Ecubam Reginam'” cioè “Il re che sta al vertice (della ruota) si guardi dalla rovina perché già sotto il mozzo (della ruota) si può leggere 'Ecuba è regina'”.
Anche il potere e il prestigio di un re è effimero e, in qualsiasi momento, potrebbe lasciare la propria moglie vedova.
La TV e internet sono sostanzialmente dei mezzi di comunicazione. Come tali permettono di amplificare e diffondere le informazioni.
La conseguenza naturale è che sia proporzionalmente più facile raggiungere, seppur temporaneamente, la popolarità. Ovviamente, proprio per la stessa facilita con cui nuovi personaggi o idee raggiungono la “fama”, altrettanto facilmente vengono sostituiti dai nuovi protagonisti del momento.
Il pubblico infatti, per sua natura, non può ammirare contemporaneamente più di un certo numero di persone e la conseguenza è che il tempo durante il quale si rimane al vertice della notorietà diminuisce sensibilmente. Magari mi divertirò a costruirci sopra un modellino matematico...
In conclusione il mio tema sarebbe piuttosto semplice: la fama è sempre stata effimera e i moderni mezzi di comunicazione semplicemente ne esasperano questo suo aspetto.
Nota (*1): Ho controllato su un dizionario di proverbi latini e, da un'analisi sommaria, sembra invece che per essi la fama sia spesso meritata e spinga l'uomo a comportarsi rettamente per raggiungerla. Insomma pare che avessero una concezione molto diversa dalla nostra della fama...
Nota (*2): Mi rendo conto che ho sottovalutato questo aspetto del tema: la concezione della fama nella società "odierna". Anche tenendo conto di quanto osservato nella nota precedente c'è da aggiungere a quanto ho scritto che l'idea di "fama", seppur lentamente, si evolve nel tempo. Nell'antichità classica, lo si evince dai proverbi, la fama era un riflesso della sostanza, delle gesta e delle imprese degne di lode. Al giorno d'oggi la fama è una misura di quanto spesso si appare sullo schermo della TV e, più recentemente, una quantificazione del numero di "click".
domenica 26 giugno 2011
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