Oggi, in “esclusiva”, propongo un'intervista fatta a una mia conoscenza egiziana sulla situazione in Egitto.
Premetto che questa intervista è il frutto di due coincidenze: la mia curiosità per la rivoluzione egiziana di qualche settimana fa e, su FB, l'amicizia fatta fra il mio intervistato e un “amico” comune. La contemporaneità di questi eventi mi ha spinto a riallacciare, sempre su FB, i contatti con questa persona e, subito, ho approfittato per fargli alcune domande.
Data la sua disponibilità gli ho riscritto ponendogli altre domande e chiarimenti. La seguente intervista è quindi la ricompilazione di tre/quattro email. Ci sono quindi delle piccole “sovrapposizioni” sia nelle domande che nelle risposte (ah, e le email erano in inglese ma, ovviamente, le ho tradotte in italiano).
Solo alla terza email mi sono reso conto che le sue risposte potevano essere di interesse anche per i lettori del mio blog. Così gli ho chiesto il permesso di pubblicare il nostro scambio epistolare sotto forma di domanda/risposta; inoltre, dato che io sono paranoico, presumo che lo siano un po' tutti e quindi gli ho chiesto esplicitamente se potevo citare il suo nome.
La sua risposta è stata molto istruttiva: in questo post ho deciso di non aggiungere commenti personali all'intervista ma farò un'eccezione per questo particolare caso.
KGB:- Se non vuoi condividere il tuo nome posso citarti come fonte anonima, che ne dici?
HA:- Molte persone sono state uccise per aver espresso la loro opinione e quindi non mi importa se il mio nome è pubblicato accanto alla mia (opinione).
Ecco, mi vergogno pure un po' a scriverlo, ma fino a quando non ho letto questa sua risposta consideravo i fatti occorsi in Egitto come un puro esercizio intellettuale: cioè mi divertivo a interpretare gli eventi e cercare di prevedere cosa sarebbe successo. I morti erano solo un numero: una componente delle mie equazioni. Qualcosa di astratto che non mi toccava minimamente. La risposta di HA mi ha risvegliato bruscamente ricordandomi che le persone che si vedono sul video urlare e piangere non sono immagini di un film ma persone reali. È stato molto istruttivo.
Prima di passare all'intervista posso quindi spiegare chi sia HA.
HA è Hesham Attalla: un egiziano che ho conosciuto in Olanda e che ha studiato laureandosi in medicina in Finlandia. Un intellettuale insomma con una visione molto aperta sul mondo abituato a viaggiare per lavoro per tutta l'Europa e il nord America. Credetemi sulla parola quando aggiungo che si tratta di una persona molto intelligente, sensibile e dotata di un ottimo intuito.
L'intervista:
KGB: Perché l'esercito ha aspettato così tanto prima di avere un ruolo attivo?
HA: {I militari} hanno cercato di dargli {a Mubarak} il tempo per farsi da parte con dignità e hanno agito solamente quando hanno capito che la gente non era più dalla sua parte e che egli non aveva intenzione di dimettersi di propria iniziativa.
KGB: Ma perché l'esercito ha aspettato per 18 giorni prima di fare qualcosa?
HA: Parte del motivo è la paura, dopotutto il presidente è il superiore di tutto loro (in quanto capo dell'esercito) ed essi non sono abituati a disubbidire. È solo quando si sono resi conto che non c'erano altre maniere per farlo dimettere che hanno deciso di agire.
KGB: Come giudichi il ruolo che Aljazeera e internet hanno avuto in questa rivoluzione?
HA: Aljazeera ha avuto un ruolo importante nella rivoluzione, quasi fondamentale. Ha aiutato a diffondere il messaggio e a galvanizzare la gente per la causa. Io non ho guardato niente altro che Aljazeera in questo periodo, quasi non stop... E sta diffondendo la rivoluzione ad altri paesi {ancora il Libia non era successo praticamente niente...}. Sarà molto interessante vedere cosa verrà fuori da questo, ma tutto è possibile adesso.
KGB: Così tu pensi che il principale impulso alla rivoluzione sia venuto da Aljazeera... ma internet? Qual è il peso di internet in questa equazione?
HA: Internet è stato l'elemento scatenante, il mezzo attraverso il quale il movimento ha avuto inizio. Senza di esso non ci sarebbe stato nessun movimento. Aljazeera è stata il fattore infiammante, quello che ha diffuso la comprensione/simpatia per il movimento a tutti, specialmente a coloro che non sono parte della società digitale (la maggioranza degli egiziani). Così è difficile considerarli separatamente: ognuno ha agito in una fase differente.
KGB: In quale direzione andrà l'Egitto adesso? Voglio dire: hai fiducia che l'esercito organizzerà elezioni libere? La Fratellanza Musulmana prenderà il potere?
HA: Penso che tutti vogliano un governo civile, né militare né religioso. Credo veramente che coloro che hanno abbattuto il vecchio regime controlleranno i frutti del loro successo in maniera da ottenere tutto ciò che vogliono. Io sono molto ottimista.
KGB: Non temi che il vecchio establishment possa interferire?
HA: Hai ragione: la rivoluzione è stata combattuta dai giovani e presto essi si renderanno conto che la vecchia guardia non è scomparsa e che è lontana dall'aver perso ogni potere. La vecchia guardia si è resa conta di non poter sconfiggere la gente nelle strade e così hanno iniziato a fare i propri tatticismi politici. Però c'è stato un incredibile mutamento nella coscienza delle persone e nulla sarà più come prima. È nata una nuova realtà che dovrà evolversi da sola fino a quando l'equilibrio non sarà raggiunto. Vedremo come andrà...
KGB: L'Egitto ha avuto eccellenti relazioni diplomatiche con Israele negli ultimi anni ma qual è l'opinione dell'egiziano medio verso tale paese?
HA: All'uomo comune non piace né Israele né la sua condotta, ma al tempo stesso nessuno vuole tornare all'epoca del conflitto {guerra fra Israele ed Egitto}. Sono sicuro che il trattato di pace rimarrà valido con qualsiasi governo. Ma la cooperazione potrebbe non essere più stretta come prima a meno che Israele non diventi più tollerante nei confronti dei palestinesi.
That's it!
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