È di pochi giorni fa, in opportuna coincidenza con la festa della Mimosa, la nuova proposta di legge passata alla Camera: introdurre l'obbligo del 30% di composizione femminile nei consigli di amministrazione delle società quotate in borsa. Se queste, a partire dal 2015 (mi pare), non si adeguano allora riceveranno un “avvertimento”, poi una multa e, se rimangano inadempienti, il consiglio d'amministrazione verrà sciolto automaticamente.
Sì, ho scritto bene: ho ritrovato l'articolo del corriere.it (Quote rosa)...
Legge rivoluzionaria. Parlamentari di destra e di sinistra si abbracciano. Le ministresse si spintonano davanti alle telecamere per reclamare la loro parte di gloria. Plausi istituzionali di autocompiacimento.
Io però non mi unisco a questi cori di giubilo.
Le donne sono più o meno discriminate sul lavoro? Vero.
Questa legge favorirà le donne? Vero.
E allora perché sono contro questa legge? Perché è ingiusta.
Per vari motivi.
Il principale è che questa legge, imponendo dall'alto il sesso di un determinato numero di persone, è discriminatoria. A mio avviso non ha senso combattere una discriminazione con un'altra.
Secondo, il partire dall'alto, dai consigli di amministrazione, è ipocrita. Tutti i politici si fanno belli davanti alle telecamere ma poi, per la maggior parte delle donne, non cambierà niente. Sì, avremo il 30% dei manager donna, ma il problema (ad esempio!) di dove lasciare i bambini piccoli per le donne che lavorano sarà risolto? Io penso di no.
Terzo, il problema fondamentale del mondo del lavoro (*1) è la mancanza di meritocrazia. Se la nuova legge avesse richiesto che il 30% dei posti nei consigli di amministrazione fosse riservato ai meritevoli (indipendentemente dal sesso) non avrei avuto niente da dire! Ovviamente questa è una provocazione in quanto è impossibile stabilire dei criteri generali per definire chi è meritevole. Stando così le cose però, prevedo un forte aumento di figlie di papà e igieniste dentali nei consigli di amministrazione.
Sono un maschilista rozzo e dalle vedute ristrette? No: come ho scritto riconosco che le donne sono discriminate e che bisogna fare qualcosa ma, semplicemente, non credo che quella proposta sia la maniera giusta di procedere.
Anzi la ECJ è ancora più draconiana di me sull'abolizione della discriminazione uomo/donna (cioè il motivo principale per cui considero questa legge 'quote rosa' ingiusta).
E cosa è la ECJ? Un'oscura associazione maschilista tunisina? No: si tratta della European Court of Justice. Recentemente la ECJ ha preso una decisione molto interessante e che, prima o poi, dovrebbe ripercuotersi anche in Italia. Stranamente non ne ho trovato traccia sui giornali italiani (chissà perché...) ma solo sul sito della bbc (vedi Insurance gender ruling and you).
Secondo l'articolo, una recente decisione dell'ECJ ha dichiarato illegale che le assicurazioni per l'auto abbiano costi diversi in base al sesso dell'assicurato. Il motivo è che statisticamente le donne (fra i 20 e 30 anni) hanno molti meno incidenti dei pari età uomini: per questo il costo per assicurare l'auto era notevolmente inferiore per UNA neopatentata che per UN neopatentato.
Non solo. Anche le pensioni non potranno avere importi mensili differenti in base alla diversa attesa di durata della vita di uomini e donne. Non so in Italia come funziona ma in Inghilterra, a parità di contributi versati, un uomo prende una pensione un po' più alta di una donna perché statisticamente vivrà meno a lungo.
A mio avviso quando c'è in ballo la statistica non si può parlare di discriminazione ma di matematica. Ma la ECJ, formata da uomini e donne molto più saggi di me, ha deciso così.
A maggior ragione, la nuova legge italiana che non ha nemmeno l'appoggio della statistica per giustificare l'imposizione delle quote rosa, mi pare destinata a essere bocciata dalla ECJ appena qualcuno vi farà ricorso (*2).
Vedremo: se son rose fioriranno (e comunque le mimose torneranno il prossimo 8 marzo (*3)...)
Nota (*1): Beh, probabilmente il problema più grave del mondo del lavoro italiano è il suo alto costo visto che, su di esso, ricadono le inefficienze della nostra amministrazione pubblica in senso lato. Comunque anche la mancanza di meritocrazia è molto grave!
Nota (*2): E poi sbaglio o sono ormai molti anni che l'Europa ci “brontola” per la diversa età alla quale uomini e donne possono andare in pensione in Italia?
Nota (*3): Spiego questa mia frase forse troppo criptica. Con la solita ipocrisia italiana si parla dei problemi del mondo femminile solo intorno all'8 marzo. I politici esprimono i loro buoni propositi, gli uomini regalano mimose e le donne festeggiano. Poi non cambia nulla e avanti come prima... Leggere anche il mio vecchio post Sono un boscimane come raffronto.
giovedì 10 marzo 2011
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