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martedì 29 marzo 2011

Il dilemma del dilemma

Come mi ero ripromesso in Seconda infornata... ho letto uno dei tanti libri di mio zio scritti da Bernard Shaw.
Bernard Shaw, che io non conoscevo (e sono stato pure brontolato per questo: “passerai per ignorante!” mi hanno detto (*1)), è stato uno dei più grandi commediografi del secolo scorso. È a lui che si deve il famoso modo di dire “the shaw must go on”(*2). A giudicare dal numero di libri doveva pure essere molto prolifico.

La scelta di quale opera leggere non è stata molto ponderata e forse neanche troppo brillante (*3). La maggior parte dei suoi libri appartenevano alla stessa collana (“Biblioteca Moderna Mondadori”) e avevano quindi uguale forma e dimensioni.
Però uno di questi libri spiccava per la presenza di una fascetta verde che diceva:
“ da
questo
libro
il grande
film “M.G.M.” con
LESLIE CARON
DIRK BOGARDE
regia di Anthony Asquith” (*4)
Ho pensato che se ci avevano fatto un film doveva essere una delle opere di maggior successo. Non ho considerato che, data la miopia del pubblico, il fatto che la commedia avesse avuto successo al tempo in cui fu scritta probabilmente indica che ormai è superata!
Dimenticavo: la commedia in questione si chiama “Il dilemma del dottore” (*5).

La commedia è anomala in quanto presenta una introduzione lunghissima scritta dallo stesso autore.
Questa introduzione illustra le varie tipologie di dottore esistenti in Inghilterra all'inizio del secolo (primi del 1900) e affronta due concetti evidentemente molto cari all'autore. I dottori del tempo, per la maggior parte privati professionisti, vivevano delle parcelle pagate dai pazienti e quindi era loro interesse che le persone fossero malate piuttosto che sane. I chirurghi, ad esempio, consigliavano sempre una qualche operazione perché eseguendola avrebbero guadagnato molto di più.
Considerando poi che molti pazienti erano poveri e non potevano permettersi di comprare medicinali costosi spesso il dottore si limitava a prescrivere palliativi come, ad esempio, “mangiare molte susine”.
La seconda fissazione dell'autore è sull'inutilità della vaccinazione: per pagine e pagine argomenta come le statistiche sulla sua presunta efficacia siano viziate da vari errori di fondo...
Insomma l'introduzione era molto legata ai problemi del tempo: molte delle sue idee ormai sono obsolete e solo una minoranza ancora attuali.
Inoltre questa introduzione è pesantissima! I periodi non finiscono mai e per seguire le sue elucubrazioni bisogna stare attentissimi altrimenti non si riesce a seguire la logica, spesso sottile, che lega le varie idee l'una all'altra.

Mentre leggevo questa introduzione pensavo che si trattava di un pessimo libro e che le 350 lire (!) del suo prezzo erano buttate...
Poi ho finalmente iniziato a leggere la commedia vera e propria.
I personaggi sono ottimamente descritti e, dopo poche battute, subito ben caratterizzati; i dialoghi filano benissimo e sono di piacevole lettura; tutto sommato anche la trama è coinvolgente.

Insomma la commedia in sé è veramente piacevole. Attenzione però! Per apprezzarla è necessario leggere bene l'introduzione altrimenti, noi lettori di oggi, non possiamo apprezzare le varie caratterizzazioni dei dottori del tempo (il dottore di campagna; quello povero che cura i poveracci; il chirurgo fissato con le operazioni; quello di successo, ricco che cura i ricchi; e il raro dottore a cui sta a cuore il malato e non la parcella e che sa quello che fa).
Senza l'introduzione insomma non avrei apprezzato molte sottigliezze e alcune caratterizzazioni mi sarebbero parse assurde.
La trama poi, per quanto stimoli una certa curiosità, è semplicissima, quasi banale.

L'unico dottore bravo della commedia è appena stato fatto baronetto per una sua scoperta e gli altri dottori suoi amici passano da lui per congratularsi. Una bella e giovane donna si presenta e chiede al dottore bravo di salvare suo marito che, a suo dire, è un genio della pittura. Il dottore dice che, al momento, con la sua cura sperimentale può curare solo dieci pazienti e che se accettasse suo marito dovrebbe sacrificare uno di essi. Viene organizzata una cena a cui partecipano i dottori e la moglie col marito pittore dove quest'ultimo dimostra di essere veramente un pittore geniale ma anche un emerito farabutto che addirittura ruba i soldi alla moglie (che invece l'adora). Il dilemma del titolo si riferisce infatti al fatto se sia giusto salvare un genio, che però è anche un farabutto, al posto di una persona comune senza infamia e senza lode. Il dottore bravo, visto che si è innamorato della giovane donna e considerato anche che il marito di lei è un poco di buono (seppur geniale), decide di non curarlo e prontamente il ciarlatano si offre di prenderlo in cura. Il pittore geniale muore ma la giovane donna si risposa con un altro uomo e non con il dottore bravo.
Sul finale ci sono un paio di belle frasi ma quella che più mi è piaciuta è attribuita a Shakespeare:
“Il bene fatto dagli uomini vive dopo di loro: il male è sotterrato con le loro ossa” (*6)

Il mio dilemma è invece quello di decidere cosa fare con i libri di Shaw visto che, evidentemente, ho letto una sua commedia piuttosto anomala!


Nota (*1): è cosa avrei dovuto scrivere? Che lo conoscevo quando non era vero? Dopotutto non ho mai scritto di non essere ignorante ma mi vanto di essere sincero!
Nota (*2): ok, scherzetto...
Nota (*3): probabilmente avrei dovuto fare un salto su wikipedia e leggere l'opera considerata come il suo capolavoro...
Nota (*4): questa scritta era incuneata fra i profili di un uomo e una donna (Leslie Caron & Dirk Bogarde suppongo...) con la fronte appoggiata l'una su quella dell'altra... Inutile dire che io non ho mai sentito nominare questo film degli anni '50 (e per quanto possa valere, neanche i nomi dei due attori o del regista...)
Nota (*5): “Il dilemma del dottore” di Bernard Shaw, Ed. Mondadori, 1959 (scritta originariamente nel 1906-1909)
Nota (*6): In generale questa affermazione è tutt'altro che vera ma, in questo caso, si adatta perfettamente alla sorte del pittore: una volta morto, i piccoli furti e i tradimenti alla moglie sono subito dimenticati mentre le sue opere restano a testimonianza del suo genio.

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