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mercoledì 9 marzo 2011

Traslochi

Nella vita ho già fatto moltissimi traslochi: undici direi, se non erro...
Eppure soltanto gli ultimi due sono stati organizzati da me medesimo.

Il primo, quando ho lasciato l'Olanda, non è stato niente di particolare: in pratica ho messo le mie poche cose in degli scatoloni (+ qualche mobile) e ho affidato il tutto a una ditta di traslocatori. Questi mi hanno tenuto il tutto (a pagamento ovviamente) in un loro magazzino e, una volta sistematomi in Spagna, li ho ricontattati per farmi consegnare i miei pacchi. In realtà non è filato tutto così liscio e la mia roba ha fatto due volte il viaggio andata e ritorno Amsterdam-Madrid: ma questo è un aneddoto che magari racconterò un'altra volta.

Il secondo trasloco è stato molto più istruttivo. Dalla Spagna volevo tornare a casa in Italia ma non volevo organizzare un trasloco tramite una ditta. Per prima cosa non avrei saputo dove sistemare i vari mobili e secondo, anche a causa della lingua, non ero riuscito a trovare una ditta di traslochi internazionali conveniente: anche avendo poche cose mi sarebbe comunque costato un'esagerazione portarle in Italia.
Decisi allora di riempire la mia macchina di tutto ciò a cui ero più affezionato e di vendere o regalare il resto. Grazie a un sito usatissimo a Madrid riuscii a (s)vendere in pochi giorni tutto quello che volevo (2 o 3 mobiletti, un letto nuovo, un frigo grande e una lavatrice).
Il problema era decidere cosa portare via con me visto che la mia macchina era (ed è!) molto piccola.
A malincuore lasciai la mia bici olandese tutta scassata a un amico: in Olanda era stata il mio fedele mezzo di locomozione ma anche in Spagna avevamo passato delle (brutte!) avventure insieme. Comunque non ho rimpianti: dove sono adesso non avrei potuta usarla...
Invece mi dispiace molto per due mobiletti che mi aveva regalato la mamma durante la sua ultima visita in Olanda. Si trattava di una seggiolina strana, con le gambe corte e lo schienale altissimo, e un tavolino basso e tondo da tè. Mi aveva comprato questi mobiletti in un negozio di antiquariato/usato a Leiden e, per portarmeli a casa, se li era trascinati dietro: quando era stanca si era seduta sulla sedia incurante degli sguardi divertiti dei solitamente impassibili olandesi. Davvero mi è dispiaciuto tanto lasciarli in Spagna ma nella macchina, veramente piena come un proverbiale uovo, era impossibile farceli stare. A pensarci li rimpiango ancora.
In definitiva mi portai via pochissime cose e ognuna fu scelta con estrema cura.

A malincuore abbandonai molte cose a cui ero affezionato.
Ed è questa la parte istruttiva: il dover scegliere, il dover fare una selezione estrema delle proprie cose. Ci si rende conto di ciò che veramente si considera importante.
Da un certo punto di vista un trasloco nel quale non si può portare niente con sé equivale a una piccola morte. Nel mio caso qualcosa potetti portare via ma, comunque, ebbi un assaggio di questa sensazione. Una sorta di catarsi: si perde tutto ciò che non è importante e si rinasce ripartendo da se stessi.
Personalmente mi resi conto che, a parte le eccezioni descritte sopra (soprattutto i due mobiletti regalo della mamma), non ero affezionato quasi per niente a nessun oggetto.
Stranamente i tre (beh quattro...) oggetti che non esitai a caricare in macchina furono un tagliere e relativo coltello Ikea che avevo comprato in Olanda e le mie due tazze preferite per il tè che erano state lasciate nel mio appartamento a Leiden dai precedenti inquilini. Questi oggetti di uso quotidiano mi erano più cari di tante altre cose ben più costose...

Qualcosa di simile, ma catastroficamente più grave, accadde ai miei nonni durante la seconda guerra mondiale. Firenze era stata dichiarata “città libera” e questo significava che le truppe naziste l'avrebbero lasciata. Prima di ritirarsi però, i tedeschi pensarono bene di ritardare l'avanzata degli alleati distruggendo tutti i ponti della città. A causa del suo grande valore artistico decisero però di risparmiare il Ponte Vecchio. Per questo ponte decisero di far saltare solamente le case alle sue estremità per ostruirne l'accesso. Una di queste case era abitata dai miei nonni con i tre figlioletti ed essi, in poche ore, dovettero lasciarla portandosi dietro solamente il poco che potevano.
Ovviamente molte cose care furono abbandonate ma, a mio parere con una certa ironia, il seguente avviso fu conservato...

3 commenti:

  1. Bel racconto. Ma come si commenta un racconto? Con gli strumenti (che non ho) della critica letteraria, forse. Ma un racconto non si discute, o ti piace, o non ti piace.

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  2. Stai bene Eug?
    Hai bevuto di nuovo?
    ...
    A parte gli scherzi, mi sembrano complimenti eccessivi, comunque grazie! ;-)

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  3. Va be', ma un bel racconto e' facile. Sara' poi difficile quando tra qualche tempo dovrai trasformare il blog in Romanzo. Allora si che saranno cavoli. Hic! :-)

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