Oggi voglio raccontare qualcosa non solo interessante ma anche, spero, utile.
Chi ha seguito un po' il mio viario (*1) sa già che periodicamente sono soggetto a episodi di insonnia piuttosto intensi. Non mi sono mai però addentrato in spiegazioni su come io viva questo malessere e quale sia stata la sua evoluzione nel tempo.
Brevemente posso dire di aver sempre avuto problemi a prendere sonno: già da quando avevo poco più di un anno non dormivo mai di giorno, durante le elementari iniziai ad avere problemi anche ad addormentarmi, in seguito a svegliarmi più volte durante la notte e ad avere grosse difficoltà a riaddormentarmi dopo aver dormito un paio di ore...
Insomma si trattò di un lento crescendo che culminò quando iniziai ad andare all'università e che ebbe per me esiti disastrosi: di questo prima o poi mi deciderò a parlarne ma per oggi basti dire che da allora, per una decina d'anni, fui ossessionato dal sonno.
La mia giornata era condizionata in funzione del riposo notturno e prendevo anche molti medicinali (sotto prescrizione medica (*2)) ma i risultati erano risibili. Comunque dormivo poco e male ed ero perseguitato dall'ansia di ciò che non riuscivo a fare bene perché non mi sentivo riposato.
Soprattutto odiavo la domanda “Come hai dormito?” perché, inconsciamente, mi generava ulteriore stress e, forse, mi faceva anche sentire colpevole: come se il non dormire fosse una mia scelta. Inutile dire che questi problemi di sonno ebbero ripercussioni anche sullo studio e sulla mia vita in generale (*2): per dare l'idea dormivo sulle tre ore o poco più per notte, non belle consecutive, ma separate da un irrequieto dormiveglia nell'arco di una nottata di otto o più ore...
Un giorno la mamma, come era solita fare, mi fece trovare come regalino l'ennesimo libro sul sonno: qualche strana tecnica che prometteva di riuscire a insegnare la capacità di addormentarsi a richiesta.
Ovviamente lo guardai con sospetto: avevo già provato libri simili... Non dubito che un maestro di yoga possa addormentarsi solo concentrandosi per qualche attimo: sono però altresì sicuro che per acquisire tale capacità non basti leggere in dieci minuti pochi paragrafi di un insulso libretto.
In genere quando provai tali tecniche mi ritrovai sempre, invece che beatamente addormentato, completamente sveglio, vigile e pure molto nervoso!
Comunque, più per noia che per reale curiosità, lo aprii per dargli un'occhiata. Contrariamente al mio solito lessi l'introduzione e fu allora che la magia si compì...
No! non imparai nessuna straordinariamente efficace tecnica di rilassamento!
Lessi però una frase attribuita a Napoleone che mi fece aprire gli occhi. La frase non la ricordo esattamente (sicuramente la mia citazione è sbagliata) ma il senso era più o meno questo:
«Vecchi e bambini devono dormire otto ore per notte, le donne sette e gli uomini sei». Una nota poi spiegava che Napoleone, a causa di un disturbo gastrico, aveva gravi problemi d'insonnia e dormiva solo cinque ore a notte (*8).
E io mi dissi: «Se io dormo solo tre ore mentre Napoleone aveva ben cinque ore di sonno per notte allora sono meglio di lui!»
Ovviamente era una battuta (*3) ma questa fece completamente cambiare il mio atteggiamento verso l'insonnia.
Mi resi conto che l'importante non erano tanto le effettive ore di sonno ma piuttosto come vivessi e affrontassi il mio disagio. Giocando a illudermi che la mia insonnia fosse un vanto (“ehi, ragazzi! Sapete che dormo tot ore meno di Napoleone!!”) riuscii a far crollare anche l'ansia associata ad essa.
Invece di alzarmi da letto disperato e già stanco iniziai a ignorare la cosa dicendomi che non importava, che tre ore mi bastavano (molto meglio di Napoleone!) e che avrei dormito di più la notte successiva o quella dopo ancora...
Addirittura feci una cosa che non si dovrebbe fare e smisi di prendere di colpo tutte le medicine (*4). Da allora la mia situazione è più o meno rimasta la solita.
Talvolta mi capita di passare una notte o due in bianco (*5) ma per esperienza so che inizio a risentirne mentalmente solo dalla terza notte quando però in genere crollo e, anche nella peggiore delle ipotesi, dormo qualche ora. Al contrario mi capitano anche serie di notti di buon sonno anche per svariati giorni consecutivi...
L'importante è che quando poi non dormo (*6) non ne faccio un dramma né mi preoccupo: è un po' come alzarsi al mattino e scoprire che fuori sta piovendo. Pazienza se piove: prima o poi ci sarà una bella giornata di sole!
Questa stessa tecnica, ovvero il cambiare la prospettiva dalla quale si vede un problema l'applicai anche per il dentista!
Tanti anni fa mi capitò di farmi fare la “pulizia dei denti” (all'epoca non veniva fatta sistematicamente come oggi) e quando la dottoressa iniziò a stuzzicarmi le gengive pensai: “Accidenti che tortura, sarà una mezz'ora molto lunga...”
Il dolore infatti era minimo ma il sentirmi pizzicare a sorpresa mi faceva sobbalzare...
Poi però mi dissi: «Non è la dottoressa che mi “tortura” ma sono io che mi “gratto” i denti»
E improvvisamente le stesse sensazioni che prima mi erano estremamente fastidiose mi diventarono addirittura piacevoli, paragonabili a quando la lingua va a battere “dove il dente duole”...
La conclusione è che, a volte, cioè che rende una situazione un problema è solo la percezione che noi abbiamo di essa. Se ci si convince che essa sia un problema allora abbiamo realmente un problema con tutti i grattacapi annessi; se però non la viviamo come tale allora possiamo risparmiarci molta fatica sia fisica che, soprattutto, mentale e magari sfruttarla a nostro vantaggio.
Per riassumere il mio pensiero suggerisco il seguente motto (forse eccessivamente ottimista): “Non esistono problemi ma solo opportunità” oppure “un problema è reale solo se noi lo consideriamo tale” (*7).
Nota (*1): “viario” = vi-(rtuale) + (di)-ario = blog; v. il corto Viario.
Nota (*2): ma questo fa parte di ciò di cui non scriverò oggi!
Nota (*3): anche nelle situazioni disgraziate sono solito ridere di me...
Nota (*4): e fu così che riuscii a finire l'università...
Nota (*5): e nel mio caso significa da zero a mezz'ora di sonno!
Nota (*6): mi succede immancabilmente quando l'indomani ho un impegno che mi causa ansia e tensione...
Nota (*7): me li sono inventati sul momento ma potrebbero esistere già: in particolare la prima frase sembra uno slogan da businessman americano!
Nota (*8): inoltre lessi (sempre in quel periodo ma non sono sicuro dove) che l'unico disturbo provocato dalla mancanza di sonno è il calo della concentrazione mentre tutte le altre facoltà rimangono inalterate...
L'esempio di Benjamin Franklin
8 ore fa
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