È ormai da moltissimo tempo che non pubblico nessun nuovo post della serie “KGB le origini”. Un po' mi sono bloccato per mancanza di ispirazione ma soprattutto perché volevo scrivere un post più impegnativo del solito e non ne avevo voglia...
Il post in questione avrebbe un titolo del tipo “KGB le origini: coraggioso” oppure “KGB le origini: pauroso”. Al riguardo avevo posto ai miei amici e conoscenti un interessante sondaggio (vedi Risultato sondaggio) dove una delle domande riguardava il mio presunto coraggio.
In realtà era una domanda sciocca in quanto il coraggio non è una caratteristica molto evidente: affinché sia possibile notarlo ci vuole l'occasione giusta. Inoltre ci sono diversi tipi di coraggio e non era chiaro quale io intendessi. In realtà, come spiegato nel sopraddetto post, l'obiettivo del sondaggio era rivolto a una sola domanda mentre tutte le altre servivano per “mimetizzarla”.
Involontariamente era comunque emerso un dato interessante: la quasi totalità dei voti si era divisa su due valori piuttosto dissimili 4 e 7. Mentre alcune persone mi vedono come un fifone altre mi giudicano piuttosto coraggioso.
Ho quindi riflettuto e indagato sul coraggio dei genitori e dei nonni di KGB e ho notato che anche fra essi era presente una sorta di dicotomia fra coraggiosi e fifoni.
Mia mamma era molto coraggiosa: ricordo innumerevoli episodi dove ella affrontava faccia a faccia una o più persone dicendole chiaramente quello che pensava. Forse non è evidente ma il periodo precedente è una perifrasi per dire che non esitava a fare partacce quando pensava fosse il caso. E poi come ha affrontato la malattia e la morte: a testa alta e senza paura ma solo col rimpianto di quello che non avrebbe potuto fare. È sciocco ma ne sono orgoglioso.
Mio padre (*1) al contrario è, anche a suo dire, piuttosto pauroso: mentre mia mamma, se stuzzicata, non esitava a dare battaglia non ho invece nessun ricordo di mio padre che, non dico litighi, ma alzi la voce con qualcuno. Parte del motivo è il suo carattere molto razionale e riflessivo dove mia mamma era emotiva e impulsiva ma, sicuramente, anche il coraggio gioca il suo ruolo.
Per i miei genitori ho ricordi personali ben precisi e non ho avuto bisogno di chiedere ad altri. Per i nonni invece il discorso è diverso. Soprattutto i nonni paterni li ho conosciuti poco e non avrei saputo dire se fossero coraggiosi o paurosi. Ho quindi dovuto chiedere qua e là.
A sentire mio padre, mio nonno paterno non era molto coraggioso. Non mi ha saputo specificare nessun episodio rivelatore, piuttosto una sua sensazione. Burbero con i dipendenti e pieno di riguardi per i forti. Mio zio però, in una delle mie ultime conversazioni con lui, mi disse che il nonno si era arruolato volontario nella prima guerra mondiale e questo parrebbe una prova di sicuro coraggio. Mio padre però afferma che non andò così e che anzi, avendo già dei fratelli arruolati, il nonno avesse sperato fino all'ultimo di non dover partire. In definitiva non sono sicuro di come doverlo considerare ma prenderò per buono il giudizio di mio padre (*2).
Mio padre giudica anche la mia nonna paterna non troppo coraggiosa: certo le riconosce un notevole spirito pratico e molto buon senso ma non coraggio vero e proprio. Come al solito non ha però episodi significativi che ne mettano in luce la presunta viltà. Fortunatamente ho una cugina che era molto intima con la nonna e, anche a causa della sua empatia, reputo il suo giudizio molto significativo. Siccome scrive molto bene copio e incollo qui di seguito la sua email censurando qualche nome.
“...
Dai miei ricordi, la nonna XXX era un tipo coraggioso e fuori dagli schemi; lo dico sulla base dei suoi racconti: che a 7 o 8 anni, con un'amica, scappò dal collegio/orfanotrofio per emigrare in America (ovviamente furono subito entrambe riacchiappate e rimesse in collegio); che a 11 anni, stufa del collegio, salì sul tetto e disse che se non la lasciavano andare si sarebbe buttata; la vicenda ebbe come conseguenza la sua uscita dal collegio e l'andare a vivere con la sorellastra maggiore cartomante (alla quale lei era legatissima, e che era la mamma della YYY); e poi mi ricordo come ai tempi del mostro di Scandicci (hai presente?) una sera prese me e ZZZ adolescenti da parte e ci disse: mi raccomando, ragazzi, non pomiciate in macchina che è pericoloso; andate in soffitta che c'avete la casa grande. (Noi rimanemmo stravolti). E infine che una volta, ridacchiando, mi raccontò di essere rimasta incinta dello zio Gip a 17 anni, e non fecero in tempo a sposarsi, cosicché il loro matrimonio fu dopo la nascita dello zio (mi fece giurare di non dire niente alla mamma; dopo la sua morte lo raccontai alla mamma che si fece una grossissima risata e disse: ecco perché c'era sempre un gran mistero sul loro anniversario di matrimonio!!!).
Però credo che la mia sensazione venga soprattutto dal modo rilassato e privo di pregiudizi con il quale ha educato i suoi figli, secondo me molto progressista e solare, per i tempi, il che mi fa necessariamente pensare ad una persona senza paure e inibizioni.
Ma chissà, forse le persone viste dagli occhi dei nipoti sono molto diverse da quelle dei figli...
...”
Su mio nonno materno non ci sono dubbi: era paurosissimo di tutto: persone, animali e cose. Con i nonni materni ho passato molto tempo e, anche io ricordo un paio di episodi nei quali non fece mostra di particolare coraggio (*3). Durante la guerra poi aveva il terrore dei tedeschi e fuggiva via appena questi si avvicinavano. Mi dispiace un po' fare un ritratto così negativo di questo nonno (*4) e per questo aggiungo (andando fuori tema ma non importa) che egli era minimo tre volte più buono e generoso di quanto fosse pauroso (e, come detto, era MOLTO pauroso...).
Anche sulla nonna materna non ho dubbi: era decisamente coraggiosa. Personalmente la ricordo in un confronto “testa a testa” contro un omone nostro vicino di casa. L'aneddoto è interessante e vale la pena descriverlo. Io avevo 4 o 5 anni ma, come ormai sapete, già allora “registravo” tutto ciò che avveniva intorno a me. Ricordo che l'omone e la nonna stavano litigando in strada, piegati avanti l'uno contro l'altra (però la nonna era più bassa e gli arrivava al petto). La nonna teneva le braccia indietro e i pugni stretti mentre l'omone si teneva le mani allacciate dietro la schiena. I miei genitori erano all'interno del nostro giardino, il babbo dietro al cancelletto. Ricordo che la mamma esortò (un po' seccata forse) il babbo a fare qualcosa ma lui replicò prudentemente che l'omone (*5) non avrebbe fatto niente alla nonna perché era una donna...
Con questo avrei finito il post ma, raccogliendo informazioni sui nonni materni, ho fatto la conoscenza di un personaggio notevole che merita almeno un paragrafetto...
Si tratta della mamma della nonna materna: Giulia Del Seta vedova Checcucci.
Era una donnona robusta e piena di energia che si vantava di aver amministrato ben 16 poderi (di solito un lavoro fatto da uomini). Andava in giro a controllare i poderi a cavallo e sempre armata di fucile che, si racconta, sapeva utilizzare con estrema destrezza.
Modificato 17/8/2016: anzi, uccise pure un ladro a fucilate. Altri tempi...
Ovviamente era il terrore dei ragazzini che osavano rubare qualche frutto dagli alberi tanto che questi, quando la vedevano, gridavano “Attenzione! C'è la Giulia del Checcuccio che porta il diavolo a cavalluccio!”
Particolarmente significativo un aneddoto avvenuto durante la seconda guerra mondiale. Una sera si presentò a casa un soldato tedesco completamente ubriaco (il nonno, che aveva sposato la figlia di Giulia, mia nonna cioè, era ovviamente già scappato a nascondersi nel fienile...) che, in un italiano stentato, chiese di vedere una “signorina”. La Giulia tutta seria gli disse “Gliela do io la signorina, venga!” e lo condusse su per le scale nella cameretta di mia zia. A quel punto aprì una cassapanca piena di bambole e gli disse “Eccole le signorine!”. Il soldato, sentendosi preso per i fondelli, si arrabbiò e diventò rosso in volto come un peperone. Poi prese una sedia di legno e la spaccò tutta sbattendola ripetutamente sul pavimento...
E io allora, dati tali antenati, sono coraggioso o pauroso? Lo saprete in una prossima puntata!
Nota (*1): Chiamo la mamma “mamma” e il babbo “padre” solo perché “babbo” mi suona poco serio in un post. Cioè non voglio sottendere di essere più legato, rispettoso o intimo dell'uno o dell'altra...
Nota (*2): Magari era coraggioso prima della guerra mentre, dopo di essa, ha cambiato carattere? Oltretutto andò giovanissimo a Parigi a imparare il mestiere di sarto: visto che non lo fece per ragioni di mera sopravvivenza (il mio bisnonno non era ricco ma nemmeno se la passava male...) mi pare che anche questo possa essere considerato un indice di coraggio...
Nota (*3): Mi appare adesso evidente che, mentre la persona coraggiosa non teme di porsi in situazioni rischiose, al contrario la persona paurosa le evita sul nascere. Per questo è più facile trovare episodi significativi che evidenziano il coraggio piuttosto che la paura.
Nota (*4): Senza scendere nei dettagli ho anche scoperto che il padre del mio nonno materno, Aristodemo, era molto coraggioso (Modificato 17/8/2016: si tuffò in Arno per salvare una donna che stava annegando) mentre sua moglie, Giovanna, era paurosissima.
Nota (*5): L'omone era in effetti un tizio poco raccomandabile e infatti, qualche anno dopo, finì in carcere perché legato alla camorra.
lunedì 28 marzo 2011
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