Prudente: Avevo quattro, massimo cinque, anni ed ero con la mamma, e un bimbetto di 3-4 anni più grande di me, a visitare un museo, non ricordo quale. Il problema era che la mamma mi trascurava un po' e commentava solo col bambino più grande le varie opere (a me pare di ricordare animali imbalsamati ma non sono sicuro...).
Per quanto io non sia mai stato portato per la gelosia o l'invidia, dopo un po', iniziai anch'io a voler un po' di attenzione: il problema era che questo bambino più grande, immagino che andasse alle elementari, mi “sovrastava” come cultura e io non sapevo bene cosa inventarmi per dire qualcosa di altrettanto intelligente che la mamma potesse apprezzare...
Infine arrivammo a uno scheletro, o di un uomo o di un orso non so, ma comunque di una creatura molto alta. Subito il ragazzino e la mamma iniziarono a commentare fra loro osservando che era molto alto; a quel punto presi la palla al balzo e tirai la manica della mamma per avere la sua attenzione. Poi, con voce stentorea e tono da intenditore, ma senza in realtà ben sapere a quanto corrispondesse, dissi - “Sarà alto un metro!” - pensando appunto che un metro fosse molto alto...
In effetti ottenni l'attenzione che desideravo perché la mamma si mise a ridere a crepapelle e anche il bimbetto seguì, con un po' di esitazione (credo non avesse l'idee molto più chiare di me su quanto fosse un metro), il suo esempio.
Io ci rimasi molto male: il tentativo di simulare una conoscenza che non possedevo era fallito miseramente...
Da allora sono molto prudente quando esprimo un parere: soprattutto se riguarda un argomento che conosco poco ci vado con i piedi di piombo. Inoltre, ma non so quanto questo sia collegato con l'episodio specifico, trovo sciocco cercare di attirare l'attenzione.
Forzuto: Avevo sette anni quando mi resi conto che ero molto più forte degli altri bambini (vedi anche il post Bug d'altezza). È strano perché ero uno dei due bambini più bassi della mia classe e non ero soggetto assolutamente a sviluppo precoce (tipo barba a 10 anni!).
Eppure ero, non un po', ma molto più forte degli altri bambini. Lo scoprii al compleanno di una nostra compagna di classe: finiti i giochi organizzati dalle mamme, noi maschietti ne inventammo uno molto bello. Si stava sopra un divano letto molto ampio e vinceva chi riusciva a spingere giù tutti gli altri bambini. Ovviamente io vincevo senza difficoltà.
Per tutte le elementari ricordo che non avevo rivali fra i compagni di classe di pari età. Poi alle medie decisi che ormai ero troppo “grande” per fare la lotta e smisi di confrontarmi con i miei compagni.
Ricordo solo che in seconda o terza media, per gioco, mi scrollai di dosso un compagno di classe che mi stringeva alle spalle: usai pochissima forza ma lo spinsi via un po' brutalmente e lui si fece male.
Con l'adolescenza le cose cambiarono: non ero anoressico ma magrissimo. Mi bastava fare qualche sforzo e subito rimanevo spossato. Inoltre non mi applicai a nessun sport e quindi il mio sviluppo fisico ne risentì e rimasi esile e mingherlino.
Comunque sono e rimango molto più forte di quello che potrebbe sembrare: ovviamente per essere un omino il cui peso forma è poco più di 60Kg!
Non sono sicuro se questa mia caratteristica abbia avuto un impatto significativo sulla mia personalità. In particolare non so se la mia forza abbia influenzato il mio coraggio. Non credo: ci sono persone molto forti che non sono coraggiose. Forse comunque la mia forza ha accresciuto la mia autostima e mi ha dato una certa sicurezza, magari mal riposta, sulle mie capacità fisiche.
Odia il flauto: Eh! Eh! Tranquilli: ho scritto così solo per avere un titolo divertente! L'aneddoto infantile chiarirà cosa intendo!
Avevo sei o sette anni e, come forse ho già spiegato, frequentavo una scuola privata gestita dalle monache. La scuola, per quei tempi, era piuttosto moderna e organizzava delle attività extra per i bambini. Una di queste attività era un corso di musica: di flauto per la precisione.
Come al solito, senza venir assolutamente interpellato, fui prontamente iscritto da mia madre. Non so perché ma ero l'unico della mia classe e tutti gli altri bambini erano di un anno o due più grandi di me.
Ricordo che la lezione si svolgeva nell'aula di disegno: un'aula con le lavagne sulle pareti completamente ricoperte da scene agresti disegnate con gessetti colorati. A me sembravano bellissimi.
Comunque mi ritrovai in un banchino al centro della classe circondato da ragazzini che non conoscevo.
L'insegnante, una ragazza che non poteva avere più di 30 anni, iniziò a tenerci un discorso su quanto la nostra decisione fosse impegnativa. Facendo il corso avremmo dovuto studiare ed esercitarci regolarmente perché altrimenti sarebbe stato tempo perso. Dopo circa un dieci minuti di sermone concluse dicendo: “Chi non crede di riuscire a impegnarsi a fondo è meglio che si alzi adesso e lasci l'aula!”. Io ci pensai un attimo e mi dissi - “No, a me suonare il flauto proprio non interessa...” - così presi l'insegnante alla lettera, mi alzai e senza rivolgerle la parola o salutarla me ne andai!
Eppure è un peccato perché, nonostante che i miei genitori non lo siano per niente, credo di essere portato per la musica. In particolare ricordo con estrema precisione le musiche che mi colpiscono e, se voglio, riesco a risentirle dentro la mente... Insomma, se mi fossi avvicinato alla musica da piccolo, credo che avrei potuto sviluppare il mio talento e, magari, adesso potrei suonare la chitarra (o un altro strumento serio: non certo un piffero bavoso con i suoi brutti fischi!) decentemente...
alla prima stazione
1 ora fa
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