Oggi non ho voglia di scrivere un pezzo impegnativo e, soprattutto, sono curioso di scoprire se finalmente inizieranno le mie annotazioni interessanti e divertenti che mi sembrava di aver scritto!
Non mi dilungo oltre e passo immediatamente a copiare da diario a ghiribizzo (*1)
17 gennaio
Quando qualcuno non crede alle mie parole mi offendo per due motivi: il 1° è il mettere in dubbio la mia onestà; il 2° (più grave) è, come conseguenza, che viene messa in dubbio anche la mia abilità di imbrogliare il mio interlocutore qualora ne avessi capriccio.
[Modesto, eh? Avevo poco più di vent'anni dopotutto...
Comunque ammetto che c'è molto di vero in quanto scrissi. Tuttora mi chiedo fuggevolmente se dovrei essere più “furbo” nei miei pezzi, magari in quelli politici, per convincere chi mi legge delle mie idee. Sicuramente sarei in grado di farlo: potrei aggiungere facilmente argomenti speciosi a sostegno delle mie idee, potrei nascondere quelli contrari o, magari, banalizzarli. Alcuni “grandi” giornalisti lo fanno continuamente e, in genere, sono ben consapevole dei loro “trucchi”...
Ma come detto è un pensiero fuggevole: a me non interessa tanto convincere chi mi legge delle mie idee quanto esprimere il più chiaramente possibile ciò che penso.]
Noli equi dentes inspicere donati
Consuetudins magna vis est
[Esatto! Ricordate bene: avevo scritto questo identico detto latino il giorno prima! Ora, come spiegato nella premessa iniziale, non è detto che questi due commenti fossero stati scritti a un giorno di distanza l'uno dall'altro, magari è solo una coincidenza. Però sono a mio avviso indicativi della condizione pietosa in cui versava la mia memoria...]
18 gennaio
VICINI – I vicini (in particolare quelli del piano di sotto) qualunque cosa abbiano fatto, facciano o faranno, erano, sono e saranno sempre dei grossissimi str### e figli di pu###. Fra l'altro sono pure maleducati.
[La serie VICINI è forse la più divertente dell'intero diario. In questo primo caso sono stato semplicemente diretto nell'esprimere il mio pensiero su di loro ma, successivamente, diverrò più creativo. Secondo me sono anche indicativi della mia scarsa socialità (magari avessi fatto lo sforzo di conoscerli sarei potuto divenire loro amico e mi sarei divertito insieme a loro invece di subirli e basta) e della mia ancora più scarsa tolleranza verso chi invade i miei spazi personali.
Non sono poi sicuro che la mia considerazione finale sulla loro “maleducazione” fosse una battuta o no. Probabilmente lo era ma non ne sono più sicuro...]
Dopo lunghe e ponderate riflessioni sono giunto alla seguente conclusione: l'essenza dell'amore è la comprensione.
[Bravo KGB! Confrontare con quanto ho scritto in Amore e verificate quanto la memoria può trarre in inganno!]
Il pregio dominante di Berlusconi è di essere “anti-sinistra” (del Berlusconi politico intendo).
[Non voleva essere un complimento: era per dire che Berlusconi di pregi ne aveva pochi. Invece, già allora, la sinistra mi pareva ipocrita. Ricordo che scrivo nel 1995 e che solo dopo il 2000 inizierò ad astenermi schifato da entrambe le parti politiche (v. il classico Douche & turde)]
«Non si può descrivere l'idiota» - Cristiano
[Questa annotazione è invece del 1998. All'epoca lavoravo in un'azienda di consulenza informatica e Cristiano era un collega livornese, molto simpatico, che era solito ripetere vari detti a mio avviso sintomatici di una bella filosofia tutta sua.]
19 gennaio
Fures privatorum delictorum in nervo atque in compedibus aetatem agunt, fures publici in auro atque in purpura.
[Nella mia ignoranza non riuscivo più a capirne il significato: ho controllato in rete, è una frase di Catone, molto bella e sempre attualissima...]
La lega è una creatura politica con una sola grande testa: quella di Bossi, sfortunatamente non è dotata di cervello.
[Commento forse un po' troppo cattivo che non rende merito al fiuto politico di Bossi. Però, in fondo, considerando tutto ciò che avrebbe potuto fare e non ha fatto, considerando l'abiura dei propri ideali, beh, allora in effetti non avevo sbagliato di troppo il mio giudizio...]
Conclusione: come al solito sono un po' deluso da quanto ho ricopiato. Ma si tratta delle note iniziali, oltretutto scritte in un periodo non molto felice: continuo a confidare in un netto miglioramento!
Nota (*1): ho deciso di provare a usare per un po' (qualche mese?) il termine “ghiribizzo” al posto di “viario”. Poi deciderò che fare...
martedì 31 luglio 2018
lunedì 30 luglio 2018
Cortone
Fra gli spunti per i corti da scrivere avevo anche un “aggiungere riflessione su stortura morale della discussione su FB” (*1). Inizialmente pensavo di aggiungerlo direttamente al pezzo L'opportunità mancata (del 16/7) perché l'idea mi era venuta subito dopo averlo pubblicato ma sul momento non ne ho avuto voglia e, successivamente, sono passato ad altro.
Qualche giorno fa mi sono poi imbattuto nell'articolo Se il diritto di critica sfocia nell'incitamento all'odio di Ginevra Cerrina Feroni (v. Collegamenti accumulati) che ricordava il mio precedente spunto che però ancora non avevo messo nero su bianco (*2).
A quel punto pensavo che non ci fosse altro da aggiungere a questo concetto ma, proprio oggi, mi sono imbattuto in altri due articoli che elaborano sulla stessa idea.
La carta disperata dei progressisti: fare del leader leghista un «mostro» di Paolo Becchi da PaoloBecchi.Wordpress.com
Alcune idee interessanti (*3) di cui però alcune non mi convincono del tutto: in particolare che questi continui attacchi a Salvini siano il frutto di una strategia (disperata o no) (*4).
Sono invece d'accordo con quanto scritto nell'articolo "Abbasso Salvini": Sinistra, cattolici, tutti contro. Ma il suo consenso sale di Marco Zonetti da AffariItaliani.it
L'autore non esprime un giudizio morale/politico sugli attacchi a Salvini ma si limita a constatare che l'effetto che ottengono sembra essere il contrario del voluto: ovvero rafforzano il loro bersaglio. Da questo l'autore trae delle giuste conclusioni (*5).
Conclusione: volevo scrivere un corto... Visto però che mi è venuto un "cortone" adesso lo rileggerò per vedere se posso aggiungere qualcosa e rimpolparlo un po' con qualche nota...
Nota (*1): Lo so: non è chiarissimo ciò che intendo ma la nota era intesa solo come appunto per me stesso e a me bastavano quelle poche parole...
Nota (*2): a commento dell'articolo scrivevo: «Sì, anch'io ho notato, specialmente su FB, la pericolosa tendenza evidenziata dall'autrice.
Alcune persone, probabilmente sobillate dalla retorica e dai luoghi comuni ripetuti incessantemente dai media, non sono semplicemente convinte che la politica di Salvini sia sbagliata: questo sarebbe perfettamente lecito e, alla lunga, benefico per l'intera democrazia italiana; il pericolo è invece che queste persone si arrogano una superiorità morale (che invece non hanno) e che li rende ciechi e sordi a qualsiasi argomentazione razionale. Queste persone ripetono a se stessi e agli altri l'unico mantra “Salvini uccide gli immigrati”: tralasciando l'assenza di qualsiasi dimostrazione della connessione fra causa (politica Salvini) ed effetto (naufragi), l'argomentazione che la politica attuale, disincentivando le partenze, alla lunga salvi più vite non viene presa neppure in considerazione.»
Nota (*3): La lezione di Foucault (non ho idea di cosa si tratti!): l'esistenza di un mostro, o il semplice credere in esso, genera un confine oltre il quale non ci si avventura. Lo scopo di trasformare Salvini in un mostro sarebbe quindi quello di creare un confine morale/politico oltre il quale non sarebbe legittimo andare. Viceversa senza mostro non vi sarebbe confine invalicabile. Ovviamente questo confine lo stabilirebbero arbitrariamente gli intellettuali di sinistra ed escluderebbe la politica della Lega.
Nota (*4): A me paiono le reazioni indipendenti e non coordinate di intellettuali che hanno perso il contatto con la gente comune: non ne comprendono i problemi né, quindi, le reazioni. Mancando questa comprensione, invece di fornirgli delle risposte, la si accusa di essere razzista e/o fascista. In pratica gli intellettuali salgono su un piedistallo e si dichiarano nel giusto mentre gli altri, cioè chi supporta Lega e M5S, sono nell'errore: anzi, come detto, non si discute di giusto o sbagliato ma di bene e di male. Non mi stupisco che questi appelli ottengano scarso consenso.
Nota (*5): ovvero, come ho anch'io scritto, la sinistra italiana non riesce a dare risposte concrete alla gente ma si limita semplicemente ad attaccare sterilmente Salvini e, in misura minore, il M5S...
Qualche giorno fa mi sono poi imbattuto nell'articolo Se il diritto di critica sfocia nell'incitamento all'odio di Ginevra Cerrina Feroni (v. Collegamenti accumulati) che ricordava il mio precedente spunto che però ancora non avevo messo nero su bianco (*2).
A quel punto pensavo che non ci fosse altro da aggiungere a questo concetto ma, proprio oggi, mi sono imbattuto in altri due articoli che elaborano sulla stessa idea.
La carta disperata dei progressisti: fare del leader leghista un «mostro» di Paolo Becchi da PaoloBecchi.Wordpress.com
Alcune idee interessanti (*3) di cui però alcune non mi convincono del tutto: in particolare che questi continui attacchi a Salvini siano il frutto di una strategia (disperata o no) (*4).
Sono invece d'accordo con quanto scritto nell'articolo "Abbasso Salvini": Sinistra, cattolici, tutti contro. Ma il suo consenso sale di Marco Zonetti da AffariItaliani.it
L'autore non esprime un giudizio morale/politico sugli attacchi a Salvini ma si limita a constatare che l'effetto che ottengono sembra essere il contrario del voluto: ovvero rafforzano il loro bersaglio. Da questo l'autore trae delle giuste conclusioni (*5).
Conclusione: volevo scrivere un corto... Visto però che mi è venuto un "cortone" adesso lo rileggerò per vedere se posso aggiungere qualcosa e rimpolparlo un po' con qualche nota...
Nota (*1): Lo so: non è chiarissimo ciò che intendo ma la nota era intesa solo come appunto per me stesso e a me bastavano quelle poche parole...
Nota (*2): a commento dell'articolo scrivevo: «Sì, anch'io ho notato, specialmente su FB, la pericolosa tendenza evidenziata dall'autrice.
Alcune persone, probabilmente sobillate dalla retorica e dai luoghi comuni ripetuti incessantemente dai media, non sono semplicemente convinte che la politica di Salvini sia sbagliata: questo sarebbe perfettamente lecito e, alla lunga, benefico per l'intera democrazia italiana; il pericolo è invece che queste persone si arrogano una superiorità morale (che invece non hanno) e che li rende ciechi e sordi a qualsiasi argomentazione razionale. Queste persone ripetono a se stessi e agli altri l'unico mantra “Salvini uccide gli immigrati”: tralasciando l'assenza di qualsiasi dimostrazione della connessione fra causa (politica Salvini) ed effetto (naufragi), l'argomentazione che la politica attuale, disincentivando le partenze, alla lunga salvi più vite non viene presa neppure in considerazione.»
Nota (*3): La lezione di Foucault (non ho idea di cosa si tratti!): l'esistenza di un mostro, o il semplice credere in esso, genera un confine oltre il quale non ci si avventura. Lo scopo di trasformare Salvini in un mostro sarebbe quindi quello di creare un confine morale/politico oltre il quale non sarebbe legittimo andare. Viceversa senza mostro non vi sarebbe confine invalicabile. Ovviamente questo confine lo stabilirebbero arbitrariamente gli intellettuali di sinistra ed escluderebbe la politica della Lega.
Nota (*4): A me paiono le reazioni indipendenti e non coordinate di intellettuali che hanno perso il contatto con la gente comune: non ne comprendono i problemi né, quindi, le reazioni. Mancando questa comprensione, invece di fornirgli delle risposte, la si accusa di essere razzista e/o fascista. In pratica gli intellettuali salgono su un piedistallo e si dichiarano nel giusto mentre gli altri, cioè chi supporta Lega e M5S, sono nell'errore: anzi, come detto, non si discute di giusto o sbagliato ma di bene e di male. Non mi stupisco che questi appelli ottengano scarso consenso.
Nota (*5): ovvero, come ho anch'io scritto, la sinistra italiana non riesce a dare risposte concrete alla gente ma si limita semplicemente ad attaccare sterilmente Salvini e, in misura minore, il M5S...
domenica 29 luglio 2018
Introduzione al (pezzo sul) fascismo
Ho iniziato a leggere Fascisti di Giordano Bruno Guerri (Ed. Arnoldo Mondadori, 1995) per un motivo molto semplice: capire quale debba essere la definizione di fascismo.
La storia del XX secolo non mi appassiona molto, è troppo vicina a noi e, per questo, colorata politicamente in base all'ideologia dei differenti storici. Però, oggettivamente, un minimo di conoscenza in più oltre alla normale cultura scolastica non può far male.
Per questo motivo sapevo che la scelta di cosa leggere, in base al suo autore, era molto importante. Ho ereditato molti libri sulla materia da parte di mio zio il quale, scegliendoli oculatamente e con consapevolezza, acquistava sempre testi di indiscusso valore. Ma sarò sincero: quello di Giordano Bruno Guerri è stato semplicemente il primo libro sull'argomento in cui mi sono imbattuto e, riconoscendo il nome dell'autore (ho letto un paio di suoi altri libri) non ho cercato oltre.
Se ben ricordo Guerri non è uno storico ma un giornalista che scrive di storia: i suoi libri non hanno quindi la pesantezza dei saggi, in cui ogni affermazione è supportata da note/riferimenti/citazioni, ma è un'interpretazione personale piuttosto scorrevole e facilmente leggibile.
Sono quindi consapevole che quanto sto leggendo sul fascismo non è la Bibbia ma solo una delle tanti interpretazioni possibili dei fatti.
Personalmente mi è sembrata una visione coerente, logica ed equilibrata. Non ho notato dettagli incompatibili con la sua interpretazione degli avvenimenti e questo, in genere, è un buon segnale anche se, è bene ripeterlo, non conoscendo il periodo è più facile “imbrogliarmi”.
Aggiungo un'altra breve premessa. Circa un anno fa scoprii con stupore che Mussolini era dichiaratamente ateo: mi sorprese perché non capivo come gli elettori di un paese cattolico (e sicuramente l'Italia di cento anni fa lo era di più di oggi) potessero accettare un tale atteggiamento religioso. Ne discussi per epistola con un'amica appassionata di storia ed esperta di tale periodo ma non mi chiarii del tutto le idee (anche se, col senno di poi, probabilmente mi aveva evidenziato gli elementi giusti) e sono quindi rimasto col dubbio di come il fascismo sia riuscito effettivamente a prendere il potere.
Nella mia lettura sono stato quindi particolarmente attento a tre elementi: 1. la definizione di fascismo; 2. il rapporto di Mussolini con la religione; 3. come il fascismo abbia preso il potere.
Ancora non ho terminato di leggere il libro ma credo di aver abbastanza informazioni per iniziare a rispondere alle mie domande: sicuramente ci ritornerò una volta conclusa la lettura.
Infine è forse interessante spiegare quali fossero i miei “punti di partenza” sui tre punti appena esposti.
Riguardo alla definizione di fascismo avevo ben chiara in mente la spiegazione di Harari (v. Harari e il fascismo) ovvero che il fascismo è il porre la nazione a propria religione e scopo di vita. Un'interpretazione affascinante ma che avevo ritenuto un po' troppo semplicistica e, forse, volutamente provocatoria (Harari ama provocare!). Io, di mio, considerando il fascismo una dittatura, ci aggiungevo la restrizione della libertà e, in particolare, dell'espressione del proprio pensiero; quindi il controllo, anzi il monopolio, dell'informazione; l'uso della forza per imporre le proprie idee.
Sul rapporto di Mussolini con la religione, anche se come detto ne sapevo già qualcosa, mi sono posto alla lettura con un atteggiamento da tabula rasa, pronto ciò ad assorbire tutto quanto avrei letto senza preconcetti.
Sulla presa del potere del fascismo invece avevo qualche idea in più: ero consapevole di alcuni eventi che sembravano abbastanza casuali, delle opportunità colte al volto, ma a me più della particolare contingenza più o meno irripetibile, mi attraggono e interessano le tendenze che portano inevitabilmente a un certo risultato. Insomma avevo un'idea abbastanza precisa dei fatti, cioè gli eventi con le date, ma molto meno chiara delle tendenze di fondo che, alla fine, sono il terriccio su cui le contingenze si basano: se il terreno non è fertile il caso e la sorte non sono in grado di vincere sulla forza delle tendenze che premono in senso opposto (*1).
Sull'argomento avevo anche scritto un pezzo molto generico, L'origine della dittatura, che alla luce di quanto ho letto mi pare sostanzialmente corretto.
Aggiungo anche che questa mia lettura non mi ha totalmente chiarito le idee. Personalmente ho una mentalità piuttosto analitica: mi piacciono gli elenchi puntati, le definizioni chiare e nette... Invece il libro è molto discorsivo: può capitare di leggere una pagina che dà un'ottima idea di un concetto ma quando poi si cerca di sintetizzarla in poche parole ci si rende conto che è difficile, che qualcosa rimane fuori. È un po' come per i discorsi dei politici: danno l'impressione di fare affermazioni ben precise ma, analizzando quanto detto parola per parola, ci si accorge che non dicono ma niente di inequivocabile!
Insomma anch'io non ho ancora le idee chiare e cosa concludere da questa lettura: spero infatti che, come spesso accade, il riordinare i miei appunti per scriverci un pezzo mi aiuti a far luce sui passaggi più difficili...
Conclusione: non mi azzardo neppure a incominciare a trattare l'argomento del fascismo perché questa introduzione è divenuta già troppo lunga: vorrà dire che nel prossimo pezzo potrò subito scrivere di quanto letto senza perdere tempo in ulteriori premesse.
Nota (*1): Un esempio può essere la rivoluzione russa del 1917 che, come sappiamo, ebbe successo e rovesciò il potere dello zar. I socialisti europei tendevano a pensare che, inevitabilmente, rivoluzioni simili avrebbero avuto successo anche nel resto dell'Europa. Dimenticavano però la particolare condizione della Russia o, se vogliamo, le sue tendenze di fondo: pochi borghesi (evidentemente frutto di particolari tendenze politico/economiche), l'estensione territoriale russa (questa è una caratteristica fissa del paese non certo una contingenza momentanea; comunque anche considerarla una tendenza non è corretto visto che la dimensione della Russia è quel che è!), l'organizzazione statale (tendenza frutto di altre tendenze) e l'incapacità politica dello zar (questa è più una contingenza magari, volendo, frutto di una tendenza politica a una certa forma di governo e potere). Ecco potrei definire questo mio concetto di "tendenza" come una caratteristica che non cambia nel giro di pochi giorni o settimane.
La storia del XX secolo non mi appassiona molto, è troppo vicina a noi e, per questo, colorata politicamente in base all'ideologia dei differenti storici. Però, oggettivamente, un minimo di conoscenza in più oltre alla normale cultura scolastica non può far male.
Per questo motivo sapevo che la scelta di cosa leggere, in base al suo autore, era molto importante. Ho ereditato molti libri sulla materia da parte di mio zio il quale, scegliendoli oculatamente e con consapevolezza, acquistava sempre testi di indiscusso valore. Ma sarò sincero: quello di Giordano Bruno Guerri è stato semplicemente il primo libro sull'argomento in cui mi sono imbattuto e, riconoscendo il nome dell'autore (ho letto un paio di suoi altri libri) non ho cercato oltre.
Se ben ricordo Guerri non è uno storico ma un giornalista che scrive di storia: i suoi libri non hanno quindi la pesantezza dei saggi, in cui ogni affermazione è supportata da note/riferimenti/citazioni, ma è un'interpretazione personale piuttosto scorrevole e facilmente leggibile.
Sono quindi consapevole che quanto sto leggendo sul fascismo non è la Bibbia ma solo una delle tanti interpretazioni possibili dei fatti.
Personalmente mi è sembrata una visione coerente, logica ed equilibrata. Non ho notato dettagli incompatibili con la sua interpretazione degli avvenimenti e questo, in genere, è un buon segnale anche se, è bene ripeterlo, non conoscendo il periodo è più facile “imbrogliarmi”.
Aggiungo un'altra breve premessa. Circa un anno fa scoprii con stupore che Mussolini era dichiaratamente ateo: mi sorprese perché non capivo come gli elettori di un paese cattolico (e sicuramente l'Italia di cento anni fa lo era di più di oggi) potessero accettare un tale atteggiamento religioso. Ne discussi per epistola con un'amica appassionata di storia ed esperta di tale periodo ma non mi chiarii del tutto le idee (anche se, col senno di poi, probabilmente mi aveva evidenziato gli elementi giusti) e sono quindi rimasto col dubbio di come il fascismo sia riuscito effettivamente a prendere il potere.
Nella mia lettura sono stato quindi particolarmente attento a tre elementi: 1. la definizione di fascismo; 2. il rapporto di Mussolini con la religione; 3. come il fascismo abbia preso il potere.
Ancora non ho terminato di leggere il libro ma credo di aver abbastanza informazioni per iniziare a rispondere alle mie domande: sicuramente ci ritornerò una volta conclusa la lettura.
Infine è forse interessante spiegare quali fossero i miei “punti di partenza” sui tre punti appena esposti.
Riguardo alla definizione di fascismo avevo ben chiara in mente la spiegazione di Harari (v. Harari e il fascismo) ovvero che il fascismo è il porre la nazione a propria religione e scopo di vita. Un'interpretazione affascinante ma che avevo ritenuto un po' troppo semplicistica e, forse, volutamente provocatoria (Harari ama provocare!). Io, di mio, considerando il fascismo una dittatura, ci aggiungevo la restrizione della libertà e, in particolare, dell'espressione del proprio pensiero; quindi il controllo, anzi il monopolio, dell'informazione; l'uso della forza per imporre le proprie idee.
Sul rapporto di Mussolini con la religione, anche se come detto ne sapevo già qualcosa, mi sono posto alla lettura con un atteggiamento da tabula rasa, pronto ciò ad assorbire tutto quanto avrei letto senza preconcetti.
Sulla presa del potere del fascismo invece avevo qualche idea in più: ero consapevole di alcuni eventi che sembravano abbastanza casuali, delle opportunità colte al volto, ma a me più della particolare contingenza più o meno irripetibile, mi attraggono e interessano le tendenze che portano inevitabilmente a un certo risultato. Insomma avevo un'idea abbastanza precisa dei fatti, cioè gli eventi con le date, ma molto meno chiara delle tendenze di fondo che, alla fine, sono il terriccio su cui le contingenze si basano: se il terreno non è fertile il caso e la sorte non sono in grado di vincere sulla forza delle tendenze che premono in senso opposto (*1).
Sull'argomento avevo anche scritto un pezzo molto generico, L'origine della dittatura, che alla luce di quanto ho letto mi pare sostanzialmente corretto.
Aggiungo anche che questa mia lettura non mi ha totalmente chiarito le idee. Personalmente ho una mentalità piuttosto analitica: mi piacciono gli elenchi puntati, le definizioni chiare e nette... Invece il libro è molto discorsivo: può capitare di leggere una pagina che dà un'ottima idea di un concetto ma quando poi si cerca di sintetizzarla in poche parole ci si rende conto che è difficile, che qualcosa rimane fuori. È un po' come per i discorsi dei politici: danno l'impressione di fare affermazioni ben precise ma, analizzando quanto detto parola per parola, ci si accorge che non dicono ma niente di inequivocabile!
Insomma anch'io non ho ancora le idee chiare e cosa concludere da questa lettura: spero infatti che, come spesso accade, il riordinare i miei appunti per scriverci un pezzo mi aiuti a far luce sui passaggi più difficili...
Conclusione: non mi azzardo neppure a incominciare a trattare l'argomento del fascismo perché questa introduzione è divenuta già troppo lunga: vorrà dire che nel prossimo pezzo potrò subito scrivere di quanto letto senza perdere tempo in ulteriori premesse.
Nota (*1): Un esempio può essere la rivoluzione russa del 1917 che, come sappiamo, ebbe successo e rovesciò il potere dello zar. I socialisti europei tendevano a pensare che, inevitabilmente, rivoluzioni simili avrebbero avuto successo anche nel resto dell'Europa. Dimenticavano però la particolare condizione della Russia o, se vogliamo, le sue tendenze di fondo: pochi borghesi (evidentemente frutto di particolari tendenze politico/economiche), l'estensione territoriale russa (questa è una caratteristica fissa del paese non certo una contingenza momentanea; comunque anche considerarla una tendenza non è corretto visto che la dimensione della Russia è quel che è!), l'organizzazione statale (tendenza frutto di altre tendenze) e l'incapacità politica dello zar (questa è più una contingenza magari, volendo, frutto di una tendenza politica a una certa forma di governo e potere). Ecco potrei definire questo mio concetto di "tendenza" come una caratteristica che non cambia nel giro di pochi giorni o settimane.
venerdì 27 luglio 2018
Fontanella
La notizia: Figli coppie gay, Fontana: “Stop a trascrizione anagrafe dei bimbi nati all’estero”. Di Maio: “No, bimbi da tutelare tutti” da IlFattoQuotidiano.it
Ovviamente, nonostante le sciocche frecciatine propagandistiche del PD, la proposta del ministro Fontana ha una base solida e ben motivata: da piccino cadde dalla culla e batté la testolina.
F1 - 29/7/2018
Vettel è tedesco ma non è Schumacher. Hamilton è più intelligente e questo sta facendo la differenza.
Se son rose... - 31/7/2018
Toh, guarda: Facebook espande il tasto downvote per commenti offensivi da Ansa.it
Bisogna vedere quale sarà l'implementazione finale ma mi pare che la cosa ricordi quanto avevo suggerito in L'opportunità mancata.
Scemo io... - 1/8/2018
In questo periodo va di moda dare del fascista: a me è sembrata quindi una buona idea quella di documentarmi (vedi, per adesso, Introduzione al (pezzo sul) fascismo e Fascismo (1/??))...
Ma ovviamente sono stato sciocco! Molto più facile inventarsi la propria definizione di “fascismo” come in Foa non viene criticato per il suo curriculum, ma per le sue idee: questo è il nuovo fascismo di Alessandro Di Battista da IlBlogDelleStelle.it
Aggiungo che sono già sicuro che, una volta terminata la lettura del libro di Guerri e tratte le mie conclusioni, appena mi azzarderò a dire/scrivere “Questo è/non è fascismo perché...” verrò subito tacciato di fascismo!
Io prima! - 2/8/2018
Nel maggio del 2011, con Democrazia (1/3), iniziai un lungo percorso che, attraverso Democrazia (2/3) (agosto 2011), mi portarono a Democrazia (3a/3) (luglio 2012) e Democrazia (3b/3) (settembre 2012) (*1). Questi pezzi covati e meditati per oltre un anno rappresentano la scaturigine del capitolo 14 della mia Epitome: quello su un nuovo tipo di democrazia che, essenzialmente, dovrebbe essere basato sul sorteggio dei parlamentari invece che sulla loro elezione. Ovviamente nella mia Epitome parto da molto più lontano, da natura e limiti dell'uomo, per arrivare a spiegare come mai la democrazia attuale funzioni sempre peggio anche a causa della globalizzazione...
A quanto pare, circa 6/7 anni dopo di me, anche Grillo è arrivato a conclusioni analoghe alle mie: Elezioni a sorteggio, la proposta di Beppe Grillo non è un’utopia. E ci dobbiamo riflettere di Renzo Rosso da IlFattoQuotidiano.it
Nota (*1): curiosamente non ricordavo che questi pezzi fossero così distanziati nel tempo: nella mia memoria sono infatti le parti di un'unica riflessione.
Ovviamente, nonostante le sciocche frecciatine propagandistiche del PD, la proposta del ministro Fontana ha una base solida e ben motivata: da piccino cadde dalla culla e batté la testolina.
F1 - 29/7/2018
Vettel è tedesco ma non è Schumacher. Hamilton è più intelligente e questo sta facendo la differenza.
Se son rose... - 31/7/2018
Toh, guarda: Facebook espande il tasto downvote per commenti offensivi da Ansa.it
Bisogna vedere quale sarà l'implementazione finale ma mi pare che la cosa ricordi quanto avevo suggerito in L'opportunità mancata.
Scemo io... - 1/8/2018
In questo periodo va di moda dare del fascista: a me è sembrata quindi una buona idea quella di documentarmi (vedi, per adesso, Introduzione al (pezzo sul) fascismo e Fascismo (1/??))...
Ma ovviamente sono stato sciocco! Molto più facile inventarsi la propria definizione di “fascismo” come in Foa non viene criticato per il suo curriculum, ma per le sue idee: questo è il nuovo fascismo di Alessandro Di Battista da IlBlogDelleStelle.it
Aggiungo che sono già sicuro che, una volta terminata la lettura del libro di Guerri e tratte le mie conclusioni, appena mi azzarderò a dire/scrivere “Questo è/non è fascismo perché...” verrò subito tacciato di fascismo!
Io prima! - 2/8/2018
Nel maggio del 2011, con Democrazia (1/3), iniziai un lungo percorso che, attraverso Democrazia (2/3) (agosto 2011), mi portarono a Democrazia (3a/3) (luglio 2012) e Democrazia (3b/3) (settembre 2012) (*1). Questi pezzi covati e meditati per oltre un anno rappresentano la scaturigine del capitolo 14 della mia Epitome: quello su un nuovo tipo di democrazia che, essenzialmente, dovrebbe essere basato sul sorteggio dei parlamentari invece che sulla loro elezione. Ovviamente nella mia Epitome parto da molto più lontano, da natura e limiti dell'uomo, per arrivare a spiegare come mai la democrazia attuale funzioni sempre peggio anche a causa della globalizzazione...
A quanto pare, circa 6/7 anni dopo di me, anche Grillo è arrivato a conclusioni analoghe alle mie: Elezioni a sorteggio, la proposta di Beppe Grillo non è un’utopia. E ci dobbiamo riflettere di Renzo Rosso da IlFattoQuotidiano.it
Nota (*1): curiosamente non ricordavo che questi pezzi fossero così distanziati nel tempo: nella mia memoria sono infatti le parti di un'unica riflessione.
John Lawrence chi?
Per un paio di giorni vado da mio padre però, prima di partire, voglio iniziare a scrivere un pezzo impegnativo (non so se farò in tempo a completarlo): quello sul libro sullo schiavismo.
Più che passa il tempo e più sono i dettagli che dimentico quindi non posso, ad esempio, aspettare il fresco settembrino.
Il libro lo scaricai da Project Gutenberg ed è intitolato The Slavery Question di John Lawrence del 1854.
Cercando in rete ho scoperto che tale libro è relativamente famoso: è considerato cioè una testimonianza importante sulla schiavitù in USA nella metà del XIX secolo. Solo nei capitoli finali del libro si scopre che l'autore doveva essere un uomo di colore. Per questo ero curioso di saperne di più sulla sua vita per scoprire come aveva fatto a studiare (*1) e divenire scrittore.
Stranamente in rete, compresa Wikipedia, non ve n'è traccia: tutto ciò che sono riuscito a scoprire sono gli anni di nascita (1824) e morte (1889). Questi elementi mi hanno però permesso di escludere i vari “John Lawrence” presenti su Wikipedia...
Da notare che questo autore pubblicò A Slavery Question nel 1854, a trent'anni, e che in precedenza aveva già scritto altri libri sull'argomento: insomma un autore anche piuttosto precoce...
Non so bene come procedere: l'idea è quella di seguire le mie note, riassumere quelle più interessanti, e infine trarre le mie conclusioni. Il problema è che quando faccio così mi vengono dei pezzi molto lunghi...
Le mie note:
- nelle argomentazioni degli schiavisti per giustificare lo schiavismo mancano riferimenti a una inferiorità razziale. In genere si tratta invece di motivazioni religiose. Mi chiedo se sia l'autore a non menzionarle o se invece le teorie sulla razza siano successive (vedi nazismo)...
- non ho potuto fare a meno di notare le analogie e le differenze con la schiavitù nell'impero romano. Nell'impero romano lo schiavismo ha attraversato varie tappe: quello americano è simile a quello della sua fase più dura, diciamo del II-I secolo a.C.
Io vi vedo una relazione fra la qualità del lavoro svolto dagli schiavi e come essi venivano trattati dalla società e quindi dalle leggi: più il lavoro è di bassa manovalanza e peggiori sono le condizioni di vita e di trattamento sociale.
- Mi hanno particolarmente colpito tutte le leggi che vietavano e punivano severamente qualsiasi tentativo di fornire un'istruzione agli schiavi. Evidentemente gli schiavi istruiti erano particolarmente temuti: questo sembrerebbe confermare che gli schiavi non fossero ritenuti intellettualmente inferiori. Da notare come, nel mondo romano, perfino delle schiave ci abbiano lasciato dei motti arguti incisi in laterizi.
- Numerosissimi sono poi gli esempi di tribunali dove il giudice, magari a malincuore, autorizza palesi ingiustizie. Questo tanto a ribadire che la Legge spesso non ha niente a che vedere con la Giustizia. Chi pensa che questo oggi non sia più vero è un ingenuo.
- Per una parte significativa del testo l'autore cerca poi di smontare le giustificazioni per la schiavitù degli schiavisti basate su passaggi della Bibbia. Il suo è un lavoro da certosino, estremamente preciso, e che però evidenzia bene la sua visione del mondo incentrata sulla religione: per l'autore la schiavitù è sbagliata non in sé ma perché la Bibbia la vieta. Sfortunatamente per l'autore in realtà gli antichi ebrei avevano schiavi, anche se ovviamente era una schiavitù di tipo diverso, più familiare e non di massa, per capirci simile a quella della Roma antica (V-III sec. a.C.). Inutile riportare tutte le argomentazioni dell'autore, che variano a seconda del passaggio della Bibbia, ma in alcuni casi è costretto ad arrampicarsi sugli specchi con particolari interpretazioni dei vocaboli in greco antico.
- L'autore crede nella storicità del diluvio originale e spesso argomenta in base a tale convinzione! Ad esempio: «L'argomento, credo solidissimo, è che nelle nazioni che sorsero e ripopolarono la Terra immediatamente dopo il diluvio non ci fosse spazio per la schiavitù» e quindi, siccome Abramo e Giacobbe sono di poche generazioni successivi a Noè, allora anch'essi non potevano avere schiavi ma solo servi. Invece, come detto, gli ebrei antichi avevano schiavi e più forme di schiavitù...
- In altri casi il vecchio testamento è liquidato come superato e perfezionato dal nuovo testamento. Diviene quindi fondamentale l'interpretazione del passaggio più evidente a favore e tutela della schiavitù del nuovo testamento: la prima lettera a Timoteo di San Paolo. In tale lettera San Paolo rimanda dal suo padrone (il cristiano Timoteo) uno schiavo (Onesimo) fuggito e gli chiede di perdonarlo e di trattarlo con umanità, questo ovviamente perché la schiavitù è ritenuta giusta e, tutto sommato, irrilevante alla luce della prospettiva della vita eterna.
L'autore cerca di smontare questa lettera spiegando che la traduzione del termine “schiavo” è errata e che si dovrebbe rendere con “servo”. In realtà cambiando “schiavo” con “servo” non si capirebbe più bene perché il servo, e quindi uomo libero, debba essere obbligato a tornare dal padrone: comunque nella traduzione della Bibbia italiana, di oltre un secolo successiva e sicuramente ben accorta nella scelta dei termini, si usa sempre la parola “schiavo”...
- L'autore esamina poi l'atteggiamento delle diverse chiese americane del tempo nei confronti della schiavitù. La prima cosa che impressiona è il loro numero: per noi italiani, abituati alla predominanza cattolica è difficile rendersi conto di come la religione americana nelle sue molte varianti cristiane sia più variegata. Va bene: dire che sono tante non rende l'idea, eccone la lista completa: la chiesa cattolica (in realtà l'autore ne è così disgustato che non gli dedica uno specifico capitolo ma si limita a ribadire che la chiesa cattolica (“ammesso che sia possibile definirla una chiesa”!) è decisamente a favore della schiavitù più della gran parte di chiese protestanti), Presbyterian (old school), Presbyterian (new school), Congregational, Methodist Episcopal Church (north and south), Methodist Protestant Church, Wesleyan Methodist Connection, Baptists (Regular.), Baptists (free-will), Baptists (Seventh-Day), Evangelical Association, The United Brethren in Christ. E poi ci sono le chiese minore (!): Associate Presbytherian, Reformed Presbytherian, Free Presbytherian, i quaccheri, German Reformed, Dutch Reformed, Cumberland Presbyterian, Lutheran e i Disciple o Campbellite oltre naturalmente a varie chiese indipendenti!
La posizione di queste chiese è estremamente variegata: si va da quelle fortemente a favore della schiavitù (e che magari posseggono direttamente centinaia di migliaia di schiavi) a quelle che la ritengono un peccato mortale, più ovviamente tutte le sfumature intermedie. Esiste anche una differenziazione fra nord e sud degli USA (pochi anni dopo scoppierà la guerra civile) ma non sempre è netta.
In realtà non ho conclusioni particolarmente profonde da trarre: come avevo già scritto nel precedente Libri diversi il pregio fondamentale di questo testo, più che le argomentazioni religiose contro la schiavitù (che come detto spesso sono traballanti), sono le testimonianze prese dalla cronaca del tempo (articoli, sentenze, citazioni, leggi etc...) sul disumano trattamento ricevuto dagli schiavi nei modernissimi USA. Si capisce anzi il perché i neri americani siano tutt'ora incazzati per il trattamento subito dai propri avi!
In questo caso è inutile tentare di riassumere tali testimonianze: esse vanno lette direttamente.
Conclusione: è incredibile come libri scelti a caso si rivelino poi così interessanti. La conoscenza della schiavitù americana mi sarà poi anche utile per l'Epitome: il rapporto fra complessità del lavoro e trattamento ricevuto non è banale come sembra e, mi pare, abbia conseguenze e applicabilità estremamente generali...
Più che passa il tempo e più sono i dettagli che dimentico quindi non posso, ad esempio, aspettare il fresco settembrino.
Il libro lo scaricai da Project Gutenberg ed è intitolato The Slavery Question di John Lawrence del 1854.
Cercando in rete ho scoperto che tale libro è relativamente famoso: è considerato cioè una testimonianza importante sulla schiavitù in USA nella metà del XIX secolo. Solo nei capitoli finali del libro si scopre che l'autore doveva essere un uomo di colore. Per questo ero curioso di saperne di più sulla sua vita per scoprire come aveva fatto a studiare (*1) e divenire scrittore.
Stranamente in rete, compresa Wikipedia, non ve n'è traccia: tutto ciò che sono riuscito a scoprire sono gli anni di nascita (1824) e morte (1889). Questi elementi mi hanno però permesso di escludere i vari “John Lawrence” presenti su Wikipedia...
Da notare che questo autore pubblicò A Slavery Question nel 1854, a trent'anni, e che in precedenza aveva già scritto altri libri sull'argomento: insomma un autore anche piuttosto precoce...
Non so bene come procedere: l'idea è quella di seguire le mie note, riassumere quelle più interessanti, e infine trarre le mie conclusioni. Il problema è che quando faccio così mi vengono dei pezzi molto lunghi...
Le mie note:
- nelle argomentazioni degli schiavisti per giustificare lo schiavismo mancano riferimenti a una inferiorità razziale. In genere si tratta invece di motivazioni religiose. Mi chiedo se sia l'autore a non menzionarle o se invece le teorie sulla razza siano successive (vedi nazismo)...
- non ho potuto fare a meno di notare le analogie e le differenze con la schiavitù nell'impero romano. Nell'impero romano lo schiavismo ha attraversato varie tappe: quello americano è simile a quello della sua fase più dura, diciamo del II-I secolo a.C.
Io vi vedo una relazione fra la qualità del lavoro svolto dagli schiavi e come essi venivano trattati dalla società e quindi dalle leggi: più il lavoro è di bassa manovalanza e peggiori sono le condizioni di vita e di trattamento sociale.
- Mi hanno particolarmente colpito tutte le leggi che vietavano e punivano severamente qualsiasi tentativo di fornire un'istruzione agli schiavi. Evidentemente gli schiavi istruiti erano particolarmente temuti: questo sembrerebbe confermare che gli schiavi non fossero ritenuti intellettualmente inferiori. Da notare come, nel mondo romano, perfino delle schiave ci abbiano lasciato dei motti arguti incisi in laterizi.
- Numerosissimi sono poi gli esempi di tribunali dove il giudice, magari a malincuore, autorizza palesi ingiustizie. Questo tanto a ribadire che la Legge spesso non ha niente a che vedere con la Giustizia. Chi pensa che questo oggi non sia più vero è un ingenuo.
- Per una parte significativa del testo l'autore cerca poi di smontare le giustificazioni per la schiavitù degli schiavisti basate su passaggi della Bibbia. Il suo è un lavoro da certosino, estremamente preciso, e che però evidenzia bene la sua visione del mondo incentrata sulla religione: per l'autore la schiavitù è sbagliata non in sé ma perché la Bibbia la vieta. Sfortunatamente per l'autore in realtà gli antichi ebrei avevano schiavi, anche se ovviamente era una schiavitù di tipo diverso, più familiare e non di massa, per capirci simile a quella della Roma antica (V-III sec. a.C.). Inutile riportare tutte le argomentazioni dell'autore, che variano a seconda del passaggio della Bibbia, ma in alcuni casi è costretto ad arrampicarsi sugli specchi con particolari interpretazioni dei vocaboli in greco antico.
- L'autore crede nella storicità del diluvio originale e spesso argomenta in base a tale convinzione! Ad esempio: «L'argomento, credo solidissimo, è che nelle nazioni che sorsero e ripopolarono la Terra immediatamente dopo il diluvio non ci fosse spazio per la schiavitù» e quindi, siccome Abramo e Giacobbe sono di poche generazioni successivi a Noè, allora anch'essi non potevano avere schiavi ma solo servi. Invece, come detto, gli ebrei antichi avevano schiavi e più forme di schiavitù...
- In altri casi il vecchio testamento è liquidato come superato e perfezionato dal nuovo testamento. Diviene quindi fondamentale l'interpretazione del passaggio più evidente a favore e tutela della schiavitù del nuovo testamento: la prima lettera a Timoteo di San Paolo. In tale lettera San Paolo rimanda dal suo padrone (il cristiano Timoteo) uno schiavo (Onesimo) fuggito e gli chiede di perdonarlo e di trattarlo con umanità, questo ovviamente perché la schiavitù è ritenuta giusta e, tutto sommato, irrilevante alla luce della prospettiva della vita eterna.
L'autore cerca di smontare questa lettera spiegando che la traduzione del termine “schiavo” è errata e che si dovrebbe rendere con “servo”. In realtà cambiando “schiavo” con “servo” non si capirebbe più bene perché il servo, e quindi uomo libero, debba essere obbligato a tornare dal padrone: comunque nella traduzione della Bibbia italiana, di oltre un secolo successiva e sicuramente ben accorta nella scelta dei termini, si usa sempre la parola “schiavo”...
- L'autore esamina poi l'atteggiamento delle diverse chiese americane del tempo nei confronti della schiavitù. La prima cosa che impressiona è il loro numero: per noi italiani, abituati alla predominanza cattolica è difficile rendersi conto di come la religione americana nelle sue molte varianti cristiane sia più variegata. Va bene: dire che sono tante non rende l'idea, eccone la lista completa: la chiesa cattolica (in realtà l'autore ne è così disgustato che non gli dedica uno specifico capitolo ma si limita a ribadire che la chiesa cattolica (“ammesso che sia possibile definirla una chiesa”!) è decisamente a favore della schiavitù più della gran parte di chiese protestanti), Presbyterian (old school), Presbyterian (new school), Congregational, Methodist Episcopal Church (north and south), Methodist Protestant Church, Wesleyan Methodist Connection, Baptists (Regular.), Baptists (free-will), Baptists (Seventh-Day), Evangelical Association, The United Brethren in Christ. E poi ci sono le chiese minore (!): Associate Presbytherian, Reformed Presbytherian, Free Presbytherian, i quaccheri, German Reformed, Dutch Reformed, Cumberland Presbyterian, Lutheran e i Disciple o Campbellite oltre naturalmente a varie chiese indipendenti!
La posizione di queste chiese è estremamente variegata: si va da quelle fortemente a favore della schiavitù (e che magari posseggono direttamente centinaia di migliaia di schiavi) a quelle che la ritengono un peccato mortale, più ovviamente tutte le sfumature intermedie. Esiste anche una differenziazione fra nord e sud degli USA (pochi anni dopo scoppierà la guerra civile) ma non sempre è netta.
In realtà non ho conclusioni particolarmente profonde da trarre: come avevo già scritto nel precedente Libri diversi il pregio fondamentale di questo testo, più che le argomentazioni religiose contro la schiavitù (che come detto spesso sono traballanti), sono le testimonianze prese dalla cronaca del tempo (articoli, sentenze, citazioni, leggi etc...) sul disumano trattamento ricevuto dagli schiavi nei modernissimi USA. Si capisce anzi il perché i neri americani siano tutt'ora incazzati per il trattamento subito dai propri avi!
In questo caso è inutile tentare di riassumere tali testimonianze: esse vanno lette direttamente.
Conclusione: è incredibile come libri scelti a caso si rivelino poi così interessanti. La conoscenza della schiavitù americana mi sarà poi anche utile per l'Epitome: il rapporto fra complessità del lavoro e trattamento ricevuto non è banale come sembra e, mi pare, abbia conseguenze e applicabilità estremamente generali...
mercoledì 25 luglio 2018
LGBT
Già che sono in vena (v. il corto La crocifessa) ne approfitto per rispondere a un'altra provocazione: non difendo mai gli LGBT!
È vero, non l'ho mai fatto, ma il motivo è che non ne sento il bisogno: io sono fanaticamente per la libertà individuale e, parimenti, rispetto e sostengo tutte le libertà altrui. Non sento quindi la necessità di rimarcare che gli LGBT abbiano gli stessi diritti di tutti: mi pare ovvio.
Per la cronaca questo significa che non ho niente in contrario ai matrimoni fra gay (sono i G di LGBT, giusto?) e lesbiche (*1) (le L, vero?) compresi i vari diritti e doveri associati, quindi anche l'adozione a meno che non ci siano studi che dimostrino pericoli psicologici per i bambini (*2).
La B di LGBT credo che stia per “bisessuale”: per me possono fare quello che vogliono; come sopra quindi.
La T sta per “transessuale”? Bo, non so cosa indichi di preciso il termine “transessuale” comunque, di nuovo, personalmente credo che ognuno possa e debba gestire la propria sessualità come vuole. E se due persone LGBT (o anche altre lettere!) decidono di sposarsi non mi pare giusto impedirlo. Magari in questo caso non mi pronuncio sulla possibilità di adottare figli: ma se non ci fossero problemi psicologici per i bambini allora va bene anche l'adozione...
Nota (*1): ovviamente intendo matrimoni fra omosessuali dello stesso sesso: lo specifico per il mio amico, che non abbia poi ad accusarmi di essere favorevole solo al matrimonio di gay con lesbiche!
Nota (*2): ma al momento, credo, le ricerche non abbiano evidenziato niente di ciò...
Evoluzione - 26/7/2018
Imparando a memoria le definizioni di vocaboli mi è venuta un'idea per sostituire il mio “viario”.
Di “viario” non mi piacciono due aspetti:
1. la sua artificiosità (è dato dalla combinazione di “Virtuale” + “dIARIO”)
2. esiste già e indica una sorta di stradario
Il possibile sostituto è “Ghiribizzo” che, nella seconda definizione indicata dal dizionario Treccani.it, significa “Composizione letteraria, trattatello, operetta che abbia carattere di originalità e di bizzarria, che esprima opinioni personali, senza voler apparire importante” (v. Ghiribizzo).
Ora è ovvio che un blog non ha la forma di una composizione letteraria intesa come opera unitaria: ha infatti il carattere di diario, di annotazioni e idee quotidiane; ma la sostanza di esprimere “opinioni personali” in una forma non “importante” mi pare molto centrata.
Insomma ci penserò ma è possibile che, a partire dall'Epitome, decida di mandare in pensione anticipata il termine “viario”. Certo “ghiribizzo” suona un po' strano ma credo basti farci un po' l'orecchio.
SM - 26/7/2018
Che palle! Ma allora fatelo santo subito...
Valutazione errata - 26/7/2018
Subito dopo le elezioni mi sono divertito molto a cercare di prevedere e analizzare le possibili alleanze fra i partiti per la formazione del governo.
In verità la mia previsione/paura era un governo tecnico stile Monti e, solo in subordine, l'alleanza fra M5S e Lega con le sue varianti. Nel complesso sono comunque soddisfatto dei miei giudizi considerando che non avevo a disposizione tutte le informazioni.
Fra le mie valutazioni corrette è però presente quello che, al momento, sembra essere un grande errore: avevo di gran lunga sottostimato la visibilità che avrebbe ottenuto la Lega, e in particolare Salvini, andando al governo.
Ero cioè consapevole che stare al governo dà visibilità e quindi consenso ma la contrapponevo agli scarsi risultati ottenibili da un'alleanza fra un populismo apparente e uno reale: invece, almeno nel breve termine, la Lega ci sta guadagnando moltissimo anche se i risultati sono al momento pochi e non sostanziali.
Copertine - 27/7/2018
Il seguente mosaico di copertine spiega parecchio:
Copiato e trovato nel seguente cinguettio: QUESTO
Sulla pagina Twitter indicata è possibile anche vedere gli ingrandimenti delle singole copertine più quelle dedicate a Renzi e alla Boschi...
È vero, non l'ho mai fatto, ma il motivo è che non ne sento il bisogno: io sono fanaticamente per la libertà individuale e, parimenti, rispetto e sostengo tutte le libertà altrui. Non sento quindi la necessità di rimarcare che gli LGBT abbiano gli stessi diritti di tutti: mi pare ovvio.
Per la cronaca questo significa che non ho niente in contrario ai matrimoni fra gay (sono i G di LGBT, giusto?) e lesbiche (*1) (le L, vero?) compresi i vari diritti e doveri associati, quindi anche l'adozione a meno che non ci siano studi che dimostrino pericoli psicologici per i bambini (*2).
La B di LGBT credo che stia per “bisessuale”: per me possono fare quello che vogliono; come sopra quindi.
La T sta per “transessuale”? Bo, non so cosa indichi di preciso il termine “transessuale” comunque, di nuovo, personalmente credo che ognuno possa e debba gestire la propria sessualità come vuole. E se due persone LGBT (o anche altre lettere!) decidono di sposarsi non mi pare giusto impedirlo. Magari in questo caso non mi pronuncio sulla possibilità di adottare figli: ma se non ci fossero problemi psicologici per i bambini allora va bene anche l'adozione...
Nota (*1): ovviamente intendo matrimoni fra omosessuali dello stesso sesso: lo specifico per il mio amico, che non abbia poi ad accusarmi di essere favorevole solo al matrimonio di gay con lesbiche!
Nota (*2): ma al momento, credo, le ricerche non abbiano evidenziato niente di ciò...
Evoluzione - 26/7/2018
Imparando a memoria le definizioni di vocaboli mi è venuta un'idea per sostituire il mio “viario”.
Di “viario” non mi piacciono due aspetti:
1. la sua artificiosità (è dato dalla combinazione di “Virtuale” + “dIARIO”)
2. esiste già e indica una sorta di stradario
Il possibile sostituto è “Ghiribizzo” che, nella seconda definizione indicata dal dizionario Treccani.it, significa “Composizione letteraria, trattatello, operetta che abbia carattere di originalità e di bizzarria, che esprima opinioni personali, senza voler apparire importante” (v. Ghiribizzo).
Ora è ovvio che un blog non ha la forma di una composizione letteraria intesa come opera unitaria: ha infatti il carattere di diario, di annotazioni e idee quotidiane; ma la sostanza di esprimere “opinioni personali” in una forma non “importante” mi pare molto centrata.
Insomma ci penserò ma è possibile che, a partire dall'Epitome, decida di mandare in pensione anticipata il termine “viario”. Certo “ghiribizzo” suona un po' strano ma credo basti farci un po' l'orecchio.
SM - 26/7/2018
Che palle! Ma allora fatelo santo subito...
Valutazione errata - 26/7/2018
Subito dopo le elezioni mi sono divertito molto a cercare di prevedere e analizzare le possibili alleanze fra i partiti per la formazione del governo.
In verità la mia previsione/paura era un governo tecnico stile Monti e, solo in subordine, l'alleanza fra M5S e Lega con le sue varianti. Nel complesso sono comunque soddisfatto dei miei giudizi considerando che non avevo a disposizione tutte le informazioni.
Fra le mie valutazioni corrette è però presente quello che, al momento, sembra essere un grande errore: avevo di gran lunga sottostimato la visibilità che avrebbe ottenuto la Lega, e in particolare Salvini, andando al governo.
Ero cioè consapevole che stare al governo dà visibilità e quindi consenso ma la contrapponevo agli scarsi risultati ottenibili da un'alleanza fra un populismo apparente e uno reale: invece, almeno nel breve termine, la Lega ci sta guadagnando moltissimo anche se i risultati sono al momento pochi e non sostanziali.
Copertine - 27/7/2018
Il seguente mosaico di copertine spiega parecchio:
Copiato e trovato nel seguente cinguettio: QUESTO
Sulla pagina Twitter indicata è possibile anche vedere gli ingrandimenti delle singole copertine più quelle dedicate a Renzi e alla Boschi...
martedì 24 luglio 2018
Collegamenti accumulati
Due giorni fa ho scritto il pezzo Corti accumulati dove ho riunito insieme gli spunti per corti che mi ero annotato. Oggi avrei invece da smaltire i collegamenti che avevo salvato direttamente sul navigatore!
Scontrino omofobo, quel ‘sì frocio’ è la prova che l’Italia odia chiunque non sia maschio, etero e bianco di Dario Accolla da IlFattoQuotidiano.it
Il titolo mi aveva insospettito ma anche incuriosito: com'è infatti possibile che lo scontrino omofobo dimostri che l'Italia (tutta) odi “chiunque sia maschio, etero e bianco”?
Cioè posso immaginare che, con un certo sforzo di induzione, si possa arrivare ad argomentare che il singolo caso omofobo implichi che la regola generale sia l'omofobia: ma come arriva l'autore dell'articolo al sesso e al colore della pelle?
Non ci arriva né prova ad arrivarci: l'afferma ma manca la consequenzialità; l'ha scritto così nel titolo perché, forse, adesso è di moda colpevolizzare gli italiani ripetendogli quanto siano brutti, sporchi e razzisti...
Se il diritto di critica sfocia nell'incitamento all'odio di Ginevra Cerrina Feroni da IlMessaggero.it
Sì, anch'io ho notato, specialmente su FB, la pericolosa tendenza evidenziata dall'autrice.
Alcune persone, probabilmente sobillate dalla retorica e dai luoghi comuni ripetuti incessantemente dai media, non sono semplicemente convinte che la politica di Salvini sia sbagliata: questo sarebbe perfettamente lecito e, alla lunga, benefico per l'intera democrazia italiana; il pericolo è invece che queste persone si arrogano una superiorità morale (che invece non hanno) e che li rende ciechi e sordi a qualsiasi argomentazione razionale. Queste persone ripetono a se stessi e agli altri l'unico mantra “Salvini uccide gli immigrati”: tralasciando l'assenza di qualsiasi dimostrazione della connessione fra causa (politica Salvini) ed effetto (naufragi), l'argomentazione che la politica attuale, disincentivando le partenze, alla lunga salvi più vite non viene presa neppure in considerazione.
Vabbè: leggete l'articolo, l'autrice si spiega meglio di quanto non faccia io...
Inps, la dirigente senza concorso resta e prende 10mila euro al mese. Chi l’ha scoperta viene sospesa senza stipendio di Thomas Mackinson da IlFattoQuotidiano.it
In Varie di inizio luglio avevo accennato, prendendo lo spunto da un caso di cronaca, a come in Italia non solo si permettano imbrogli e favoritismi ma si punisca, invece di premiare, chi li denunci.
La vicenda, come spiegato nell'articolo, ha avuto una nuova surreale puntata. Andate a leggere: a me fa schifo anche solo riassumerla. E bravo il “tecnico” Boeri...
Cassazione: dire “Andate via” a stranieri comporta l’aggravante dell’odio razziale da IlFattoQuotidiano.it
Al di là di qualsiasi logica, filosofia e, ovviamente, giustizia.
Se mi capitasse di litigare con uno “straniero” posso dirgli qualcosa che non comporti l'aggravante “dell’odio razziale”?
Ho trovato l'argomentazione dei giudici: [le parole “dovete andare via”] “chiaramente espressive della volontà che le persone offese e gli altri cittadini extracomunitari presenti ai fatti lasciassero il territorio italiano a cagione della loro identità razziale”. Ma la parte “a cagione della loro identità razziale” l'hanno ipotizzata arbitrariamente i giudici: la legge non può basarsi su mere ipotesi o illazioni altrimenti diviene ingiustizia. In altri tempi questo si chiamava “processo alle intenzioni” ed era risaputo che non si poteva fare!
In maniera analoga infatti si potrebbe aggiungere a qualsiasi proposizione la precisazione, arbitraria e puramente ipotetica, “a cagione della loro identità razziale”. Tipo “KGB hamandato a quel paese dato di stronzi a due bengalesi” e se i giudici vi aggiungono arbitrariamente (perché non sono nella mia testa e non sanno quello che penso) “a cagione della loro identità razziale” ecco che anch'io avrei l'aggravante di “odio razziale”.
Avrei ancora ben sette collegamenti da commentare (*1) ma mi sono irritato già abbastanza.
Ecco: questo mia irritazione è in parte l'effetto dell'ostilità a prescindere verso il governo. Anch'io, che generalmente commento vicende analoghe a queste divertito per la loro assurdità, stavolta mi sono lasciato infervorare, magari perdendo anche lucidità, nelle mie osservazioni.
Chi si pone su un piedistallo di superiorità morale non facilità il dialogo ma, anzi, lo rende più difficoltoso esulcerando le differenze invece di aiutare a comporle.
Del resto è un fenomeno ben noto in psicosociologia: si tende a trattare gli altri così come veniamo trattati. Se il nostro interlocutore ci dà del cretino, nonostante la nostra buona volontà, tendiamo poi a fare altrettanto.
Aggiungo un'ultima considerazione completamente irrelata alle precedenti: nessuno di questi collegamenti né dei sette qui non riportati proviene da LaStampa.it
Questa è la conseguenza del loro recente (di qualche mese fa) cambiamento di linea editoriale: attualmente infatti una percentuale altissima di articoli è riservata a chi ha sottoscritto l'abbonamento in linea. La conseguenza è che io non perdo più tempo andando a visitare tale sito.
Era l'effetto voluto? Non so, ma non credo...
Conclusione: ah! Anche se non è un periodo storico che mi interessi particolarmente ho da qualche giorno iniziato a leggere “Fascisti” di Giordano Bruno Guerri. Scorre bene: sono già arrivato a circa un terzo di esso. Appena concludo la parte sulla presa del potere del fascismo credo che ci scriverò un pezzo.
Attualmente molte persone danno con una notevole libertà del fascista a chiunque non la pensi come loro e, in particolare, a Salvini. Inizialmente pensavo che fosse una maniera generica e non troppo fantasiosa per ingiuriarlo ma lentamente mi sono reso conto che con “Salvini fascista” non intendono “Salvini stronzo” ma proprio “Salvini fascista”!
Allora mi sono chiesto quale sia la definizione di fascista e il libro che sto leggendo mi sta aiutando a capirlo. In effetti, a distanza di poco meno che un secolo, ci sono delle analogie fra la situazione attuale e quella dei primi anni '20: la crisi economica, partiti tradizionali non in grado di gestire la crisi, un certo populismo... Ma ci sono anche tante differenze: non abbiamo milioni di reduci di guerra, manca la violenza fisica come strumento politico, la posizione del Vaticano, c'è la EU e la globalizzazione...
Vabbè, non voglio ancora trarre conclusioni ma penso che verrà fuori un pezzo interessante!
Nota (*1): su argomenti vari: stupidamente sono partito dai più recenti invece che dai più vecchi...
Scontrino omofobo, quel ‘sì frocio’ è la prova che l’Italia odia chiunque non sia maschio, etero e bianco di Dario Accolla da IlFattoQuotidiano.it
Il titolo mi aveva insospettito ma anche incuriosito: com'è infatti possibile che lo scontrino omofobo dimostri che l'Italia (tutta) odi “chiunque sia maschio, etero e bianco”?
Cioè posso immaginare che, con un certo sforzo di induzione, si possa arrivare ad argomentare che il singolo caso omofobo implichi che la regola generale sia l'omofobia: ma come arriva l'autore dell'articolo al sesso e al colore della pelle?
Non ci arriva né prova ad arrivarci: l'afferma ma manca la consequenzialità; l'ha scritto così nel titolo perché, forse, adesso è di moda colpevolizzare gli italiani ripetendogli quanto siano brutti, sporchi e razzisti...
Se il diritto di critica sfocia nell'incitamento all'odio di Ginevra Cerrina Feroni da IlMessaggero.it
Sì, anch'io ho notato, specialmente su FB, la pericolosa tendenza evidenziata dall'autrice.
Alcune persone, probabilmente sobillate dalla retorica e dai luoghi comuni ripetuti incessantemente dai media, non sono semplicemente convinte che la politica di Salvini sia sbagliata: questo sarebbe perfettamente lecito e, alla lunga, benefico per l'intera democrazia italiana; il pericolo è invece che queste persone si arrogano una superiorità morale (che invece non hanno) e che li rende ciechi e sordi a qualsiasi argomentazione razionale. Queste persone ripetono a se stessi e agli altri l'unico mantra “Salvini uccide gli immigrati”: tralasciando l'assenza di qualsiasi dimostrazione della connessione fra causa (politica Salvini) ed effetto (naufragi), l'argomentazione che la politica attuale, disincentivando le partenze, alla lunga salvi più vite non viene presa neppure in considerazione.
Vabbè: leggete l'articolo, l'autrice si spiega meglio di quanto non faccia io...
Inps, la dirigente senza concorso resta e prende 10mila euro al mese. Chi l’ha scoperta viene sospesa senza stipendio di Thomas Mackinson da IlFattoQuotidiano.it
In Varie di inizio luglio avevo accennato, prendendo lo spunto da un caso di cronaca, a come in Italia non solo si permettano imbrogli e favoritismi ma si punisca, invece di premiare, chi li denunci.
La vicenda, come spiegato nell'articolo, ha avuto una nuova surreale puntata. Andate a leggere: a me fa schifo anche solo riassumerla. E bravo il “tecnico” Boeri...
Cassazione: dire “Andate via” a stranieri comporta l’aggravante dell’odio razziale da IlFattoQuotidiano.it
Al di là di qualsiasi logica, filosofia e, ovviamente, giustizia.
Se mi capitasse di litigare con uno “straniero” posso dirgli qualcosa che non comporti l'aggravante “dell’odio razziale”?
Ho trovato l'argomentazione dei giudici: [le parole “dovete andare via”] “chiaramente espressive della volontà che le persone offese e gli altri cittadini extracomunitari presenti ai fatti lasciassero il territorio italiano a cagione della loro identità razziale”. Ma la parte “a cagione della loro identità razziale” l'hanno ipotizzata arbitrariamente i giudici: la legge non può basarsi su mere ipotesi o illazioni altrimenti diviene ingiustizia. In altri tempi questo si chiamava “processo alle intenzioni” ed era risaputo che non si poteva fare!
In maniera analoga infatti si potrebbe aggiungere a qualsiasi proposizione la precisazione, arbitraria e puramente ipotetica, “a cagione della loro identità razziale”. Tipo “KGB ha
Avrei ancora ben sette collegamenti da commentare (*1) ma mi sono irritato già abbastanza.
Ecco: questo mia irritazione è in parte l'effetto dell'ostilità a prescindere verso il governo. Anch'io, che generalmente commento vicende analoghe a queste divertito per la loro assurdità, stavolta mi sono lasciato infervorare, magari perdendo anche lucidità, nelle mie osservazioni.
Chi si pone su un piedistallo di superiorità morale non facilità il dialogo ma, anzi, lo rende più difficoltoso esulcerando le differenze invece di aiutare a comporle.
Del resto è un fenomeno ben noto in psicosociologia: si tende a trattare gli altri così come veniamo trattati. Se il nostro interlocutore ci dà del cretino, nonostante la nostra buona volontà, tendiamo poi a fare altrettanto.
Aggiungo un'ultima considerazione completamente irrelata alle precedenti: nessuno di questi collegamenti né dei sette qui non riportati proviene da LaStampa.it
Questa è la conseguenza del loro recente (di qualche mese fa) cambiamento di linea editoriale: attualmente infatti una percentuale altissima di articoli è riservata a chi ha sottoscritto l'abbonamento in linea. La conseguenza è che io non perdo più tempo andando a visitare tale sito.
Era l'effetto voluto? Non so, ma non credo...
Conclusione: ah! Anche se non è un periodo storico che mi interessi particolarmente ho da qualche giorno iniziato a leggere “Fascisti” di Giordano Bruno Guerri. Scorre bene: sono già arrivato a circa un terzo di esso. Appena concludo la parte sulla presa del potere del fascismo credo che ci scriverò un pezzo.
Attualmente molte persone danno con una notevole libertà del fascista a chiunque non la pensi come loro e, in particolare, a Salvini. Inizialmente pensavo che fosse una maniera generica e non troppo fantasiosa per ingiuriarlo ma lentamente mi sono reso conto che con “Salvini fascista” non intendono “Salvini stronzo” ma proprio “Salvini fascista”!
Allora mi sono chiesto quale sia la definizione di fascista e il libro che sto leggendo mi sta aiutando a capirlo. In effetti, a distanza di poco meno che un secolo, ci sono delle analogie fra la situazione attuale e quella dei primi anni '20: la crisi economica, partiti tradizionali non in grado di gestire la crisi, un certo populismo... Ma ci sono anche tante differenze: non abbiamo milioni di reduci di guerra, manca la violenza fisica come strumento politico, la posizione del Vaticano, c'è la EU e la globalizzazione...
Vabbè, non voglio ancora trarre conclusioni ma penso che verrà fuori un pezzo interessante!
Nota (*1): su argomenti vari: stupidamente sono partito dai più recenti invece che dai più vecchi...
lunedì 23 luglio 2018
Dal 1995 (2/?)
Avrei da scrivere dei pezzi impegnativi (fra cui uno sullo schiavismo basato sul libro del 1854 che ho finito di leggere tempo fa) ma oggi sono di corsa e quindi ne approfitto per continuare la serie sui commenti nel diario del 1995: magari iniziano a divenire interessanti!
10 gennaio
Io tendo a preoccuparmi molto in anticipo per il futuro. Ad esempio, all'inizio della 3° liceo, cominciai a intristirmi perché sapevo che in meno di 3 anni molti dei miei compagni non li avrei più rivisti. Analogamente per molti giorni sono rimasto sconvolto alla scoperta che fra qualche decina di miliardi di anni il sistema solare finirà in un buco nero e quindi, probabilmente, si perderà la memoria di me.
[Autoironia con fondo di verità: la prima parte è quella vera...]
11 gennaio
Gli italiani sono profondamente ipocriti, ma così ipocriti che taluni si comportano coerentemente secondo la propria ipocrisia. I politici e i giornalisti della TV non dicono quello che pensano realmente (a parte quelli che non si rendono conto di essere ipocriti) ma quello che l'italiano ipocrita medio direbbe quando vuole apparire saggio, giudizioso, equidistante, tollerante di razze e religioni diverse e naturalmente non ipocrita. A me l'ipocrisia di quando sento chiacchierare alla TV delle carceri, degli emarginati e della solita storia lacrimosa del momento mi dà la nausea.
[L'epanalessi è ovviamente voluta e cercata. Già all'epoca ce l'avevo con l'ipocrisia. Infelice la scelta del termine “emarginati” ma siccome scrivevo per me non mi curavo troppo di scegliere il termine esatto: tanto io mi capivo comunque! Ho trascritto qualche errore così come l'ho trovato.]
12 gennaio
È interessante notare come la mia valutazione di una persona varia nel tempo via via che la sbuccio: ad esempio sentendo un politico alla TV: 1. Propone progetti chiaramente irrealizzabili e demagogici → è uno stupido. 2. Mi rendo conto però che crede realmente (almeno in parte) a quello che dice → è uno sciocco.
[Bo... credo che questo commento non fosse esaurito: vi ho lasciato infatti parecchio spazio e la numerazione lascia pensare che avessi altre idee in mente da aggiungere... Interessante il mio riferimento allo “sbucciare” le persone per conoscerle meglio. Avevo la concezione degli “uomini cipolla a più strati”: adesso non sono sicuro che sia sempre così semplice...]
13 gennaio
[Niente. La cronaca della giornata aveva riempito l'intera pagina]
14 gennaio
[Nessun commento perché la cronaca della giornata aveva riempito l'intera pagina ma ricopio invece un frammento del diario vero e proprio perché accade un fatto importante:
«...
La mamma ha comprato Gaia, una barboncina nera, rachitica e semi-autistica, alla quale voglio subito un gran bene.
...»
Scherzavo ma non troppo: Gaia poverina era stata tenuta in un negozio, esposta in vetrina, per chissà quanto tempo: aveva infatti già oltre sei mesi, era pure un po' denutrita con le zampe deboli perché non aveva mai fatto moto e poi aveva paura di tutto: anche un singolo scalino di pochi centimetri le sembrava un ostacolo insuperabile...]
15 gennaio
Piger ipse sibi obstat.
Malum quidem nullum est, sine aliquo bono.
[Frasi in latino copiate, spero senza errori, da un qualche libro. Credo che l'idea fosse di impararle a memoria ma non lo feci mai: comunque tuttora ne condivido il significato al 100%]
16 gennaio
Memento, homo, quia pulves es et pulverem reverteris.
Consuetudo est altera natura.
Consuetudinis magna vis est.
È più facile ricopiare aforismi di altri piuttosto che inventarne di propri.
[In realtà la prima di queste tre frasi in latino l'imparai a memoria: credo che fu l'unica però...
Adesso riscriverei il mio rozzo aforisma con un'appendice:
«È più facile ricopiare aforismi di altri piuttosto che inventarne di propri. Anche se poi suonano migliori.»]
Conclusione: be questi primi commenti erano ancora di rodaggio, mancano ancora le “serie” di cui avevo accennato nella premessa del pezzo precedente. Però, sbirciando, ho visto che dalla prossima puntata inizia la serie sui “vicini”...
10 gennaio
Io tendo a preoccuparmi molto in anticipo per il futuro. Ad esempio, all'inizio della 3° liceo, cominciai a intristirmi perché sapevo che in meno di 3 anni molti dei miei compagni non li avrei più rivisti. Analogamente per molti giorni sono rimasto sconvolto alla scoperta che fra qualche decina di miliardi di anni il sistema solare finirà in un buco nero e quindi, probabilmente, si perderà la memoria di me.
[Autoironia con fondo di verità: la prima parte è quella vera...]
11 gennaio
Gli italiani sono profondamente ipocriti, ma così ipocriti che taluni si comportano coerentemente secondo la propria ipocrisia. I politici e i giornalisti della TV non dicono quello che pensano realmente (a parte quelli che non si rendono conto di essere ipocriti) ma quello che l'italiano ipocrita medio direbbe quando vuole apparire saggio, giudizioso, equidistante, tollerante di razze e religioni diverse e naturalmente non ipocrita. A me l'ipocrisia di quando sento chiacchierare alla TV delle carceri, degli emarginati e della solita storia lacrimosa del momento mi dà la nausea.
[L'epanalessi è ovviamente voluta e cercata. Già all'epoca ce l'avevo con l'ipocrisia. Infelice la scelta del termine “emarginati” ma siccome scrivevo per me non mi curavo troppo di scegliere il termine esatto: tanto io mi capivo comunque! Ho trascritto qualche errore così come l'ho trovato.]
12 gennaio
È interessante notare come la mia valutazione di una persona varia nel tempo via via che la sbuccio: ad esempio sentendo un politico alla TV: 1. Propone progetti chiaramente irrealizzabili e demagogici → è uno stupido. 2. Mi rendo conto però che crede realmente (almeno in parte) a quello che dice → è uno sciocco.
[Bo... credo che questo commento non fosse esaurito: vi ho lasciato infatti parecchio spazio e la numerazione lascia pensare che avessi altre idee in mente da aggiungere... Interessante il mio riferimento allo “sbucciare” le persone per conoscerle meglio. Avevo la concezione degli “uomini cipolla a più strati”: adesso non sono sicuro che sia sempre così semplice...]
13 gennaio
[Niente. La cronaca della giornata aveva riempito l'intera pagina]
14 gennaio
[Nessun commento perché la cronaca della giornata aveva riempito l'intera pagina ma ricopio invece un frammento del diario vero e proprio perché accade un fatto importante:
«...
La mamma ha comprato Gaia, una barboncina nera, rachitica e semi-autistica, alla quale voglio subito un gran bene.
...»
Scherzavo ma non troppo: Gaia poverina era stata tenuta in un negozio, esposta in vetrina, per chissà quanto tempo: aveva infatti già oltre sei mesi, era pure un po' denutrita con le zampe deboli perché non aveva mai fatto moto e poi aveva paura di tutto: anche un singolo scalino di pochi centimetri le sembrava un ostacolo insuperabile...]
15 gennaio
Piger ipse sibi obstat.
Malum quidem nullum est, sine aliquo bono.
[Frasi in latino copiate, spero senza errori, da un qualche libro. Credo che l'idea fosse di impararle a memoria ma non lo feci mai: comunque tuttora ne condivido il significato al 100%]
16 gennaio
Memento, homo, quia pulves es et pulverem reverteris.
Consuetudo est altera natura.
Consuetudinis magna vis est.
È più facile ricopiare aforismi di altri piuttosto che inventarne di propri.
[In realtà la prima di queste tre frasi in latino l'imparai a memoria: credo che fu l'unica però...
Adesso riscriverei il mio rozzo aforisma con un'appendice:
«È più facile ricopiare aforismi di altri piuttosto che inventarne di propri. Anche se poi suonano migliori.»]
Conclusione: be questi primi commenti erano ancora di rodaggio, mancano ancora le “serie” di cui avevo accennato nella premessa del pezzo precedente. Però, sbirciando, ho visto che dalla prossima puntata inizia la serie sui “vicini”...
sabato 21 luglio 2018
Corti accumulati
Da qualche settimana, dopo quasi 8 anni di viario (!), mi sono organizzato: sul navigatore ho una cartellina con i collegamenti “interessanti” e su un archivio ho una lista di spunti per corti (o presunti tali).
Ovviamente tali elenchi crescono più rapidamente di quanto io riesca a smaltirli e così oggi ne approfitto per fare pulizia raggruppandone un po' in un unico pezzo.
Da lunedì ho ripreso a suonare la chitarra: ero stato fermo esattamente un mese. Mio padre aveva avuto una piccola ricaduta e le esercitazioni con la chitarra, quando ho meno tempo a disposizione, sono la prima cosa che taglio. Anche perché di estate mi fanno anche sudare!
Come al solito non sono particolarmente peggiorato, anzi, alcuni passaggi mi riescono anche un po' meglio; in altri casi avevo invece dei vuoti di memoria totali che però ho risolto in un paio di esercitazioni. La iper-iper-velocità (per il passaggio di Unholy paradise) ancora non mi è tornata ma penso di esserci vicino: ieri mi funzionava a intermittenza!
L'altra settimana (?) ho letto un libro di fantascienza di Iain M. Banks (L'impero di Azad).
Dello stesso autore avevo letto La mente di Shar che mi aveva lasciato delle strane sensazioni (v. Un libro strano) in quanto alla fine i protagonisti vengono sconfitti, l'amore non trionfa e l'unica sopravvissuta opta per l'eutanasia. Un libro sulla follia della guerra a mio avviso piuttosto efficace.
Ero quindi curioso di leggere questa nuova opera che è ambientata nello stesso universo (da alcuni accenni mi pare di capire qualche millennio dopo gli eventi dell'altro libro).
Qui il buono trionfa ma c'è comunque una punta di dolce-amaro: un amore fallito, l'eutanasia del protagonista e un senso di insensatezza nelle vicende umane dove anche gli eventi che sul momento sembrano più importanti alla fine, nella scala cosmica, divengono insignificanti.
Interessante l'ambientazione di una società galattica iper-paternalistica dove all'uomo è concesso praticamente tutto ma è sempre controllato e guidato da intelligenze artificiali avanzatissime.
Sono arrivato a riguardare il capitolo 9 dell'Epitome: mi sto sforzando parecchio per rileggere e correggere e probabilmente al termine avrò una crisi di rigetto. Per adesso sta andando tutto come previsto: solo piccole correzioni o, al massimo, qualche nota in più. Decisamente meno errori che nella versione precedente anche se ogni tanto ne trovo qualcuno abbastanza grosso...
Ripensavo al corso sulla contrattazione. Credo che la nozione fondamentale che ho imparato è che la forza in una negoziazione è data dalle alternative che si hanno a disposizione.
In realtà è un risultato abbastanza intuitivo ma solo dopo il corso ne comprendo pienamente l'importanza. Probabilmente una nota finirà anche nell'Epitome: l'autonomia di un potere permette in genere più alternative e, quindi, maggiore forza nelle contrattazioni. Per la serie i forti sempre più forti...
Una sciocchezza: ma com'è che nelle pellicole o nelle serie televisive quando qualcuno si intrufola in una stanza e si mette a cercare qualcosa, magari anche volontariamente nascosta, dopo pochi tentativi salta subito fuori?
Vabbè che io sono disordinatissimo ma, anche sapendo quello che cerco e con una vaga idea della sua posizione, mi occorrono a volte settimane per ritrovare qualcosa...
Io credo che chi non ha visto la mia scrivania non ha idea di cosa sia il disordine!
Mi piacerebbe recuperare una vecchia foto di quando lavoravo in Olanda: avevo fotografato la mia scrivania e quella del mio amico Filipe, una di fronte all'altra, a contatto fra loro. La sua super ordinatissima mentre la mia era un guazzabuglio di fogli e aggeggi vari alto diversi centimetri!
Conclusione: uhmm... gli altri spunti mi sembrano troppo impegnativi: probabilmente, se e quando proverò a metterli nero su bianco, mi verranno dei pezzi normali...
Ovviamente tali elenchi crescono più rapidamente di quanto io riesca a smaltirli e così oggi ne approfitto per fare pulizia raggruppandone un po' in un unico pezzo.
Da lunedì ho ripreso a suonare la chitarra: ero stato fermo esattamente un mese. Mio padre aveva avuto una piccola ricaduta e le esercitazioni con la chitarra, quando ho meno tempo a disposizione, sono la prima cosa che taglio. Anche perché di estate mi fanno anche sudare!
Come al solito non sono particolarmente peggiorato, anzi, alcuni passaggi mi riescono anche un po' meglio; in altri casi avevo invece dei vuoti di memoria totali che però ho risolto in un paio di esercitazioni. La iper-iper-velocità (per il passaggio di Unholy paradise) ancora non mi è tornata ma penso di esserci vicino: ieri mi funzionava a intermittenza!
L'altra settimana (?) ho letto un libro di fantascienza di Iain M. Banks (L'impero di Azad).
Dello stesso autore avevo letto La mente di Shar che mi aveva lasciato delle strane sensazioni (v. Un libro strano) in quanto alla fine i protagonisti vengono sconfitti, l'amore non trionfa e l'unica sopravvissuta opta per l'eutanasia. Un libro sulla follia della guerra a mio avviso piuttosto efficace.
Ero quindi curioso di leggere questa nuova opera che è ambientata nello stesso universo (da alcuni accenni mi pare di capire qualche millennio dopo gli eventi dell'altro libro).
Qui il buono trionfa ma c'è comunque una punta di dolce-amaro: un amore fallito, l'eutanasia del protagonista e un senso di insensatezza nelle vicende umane dove anche gli eventi che sul momento sembrano più importanti alla fine, nella scala cosmica, divengono insignificanti.
Interessante l'ambientazione di una società galattica iper-paternalistica dove all'uomo è concesso praticamente tutto ma è sempre controllato e guidato da intelligenze artificiali avanzatissime.
Sono arrivato a riguardare il capitolo 9 dell'Epitome: mi sto sforzando parecchio per rileggere e correggere e probabilmente al termine avrò una crisi di rigetto. Per adesso sta andando tutto come previsto: solo piccole correzioni o, al massimo, qualche nota in più. Decisamente meno errori che nella versione precedente anche se ogni tanto ne trovo qualcuno abbastanza grosso...
Ripensavo al corso sulla contrattazione. Credo che la nozione fondamentale che ho imparato è che la forza in una negoziazione è data dalle alternative che si hanno a disposizione.
In realtà è un risultato abbastanza intuitivo ma solo dopo il corso ne comprendo pienamente l'importanza. Probabilmente una nota finirà anche nell'Epitome: l'autonomia di un potere permette in genere più alternative e, quindi, maggiore forza nelle contrattazioni. Per la serie i forti sempre più forti...
Una sciocchezza: ma com'è che nelle pellicole o nelle serie televisive quando qualcuno si intrufola in una stanza e si mette a cercare qualcosa, magari anche volontariamente nascosta, dopo pochi tentativi salta subito fuori?
Vabbè che io sono disordinatissimo ma, anche sapendo quello che cerco e con una vaga idea della sua posizione, mi occorrono a volte settimane per ritrovare qualcosa...
Io credo che chi non ha visto la mia scrivania non ha idea di cosa sia il disordine!
Mi piacerebbe recuperare una vecchia foto di quando lavoravo in Olanda: avevo fotografato la mia scrivania e quella del mio amico Filipe, una di fronte all'altra, a contatto fra loro. La sua super ordinatissima mentre la mia era un guazzabuglio di fogli e aggeggi vari alto diversi centimetri!
Conclusione: uhmm... gli altri spunti mi sembrano troppo impegnativi: probabilmente, se e quando proverò a metterli nero su bianco, mi verranno dei pezzi normali...
giovedì 19 luglio 2018
Dal 1995 (1/?)
Ho un vecchio diario del 1995 dove, oltre al riassunto in genere insulso della mia giornata, sono presenti delle mie brevi riflessioni che aggiungevo fino a riempire completamente ogni pagina.
Si tratta quindi di pochi paragrafi che solo eccezionalmente si estendono per più giorni/fogli.
Siccome mi sembrano piuttosto divertenti ho deciso di copiarli un po' per volta qui sul viario. Probabilmente qualcosa la censurerò e correggerò gli errori più evidenti ma l'idea è quella di pubblicarne il più possibile: credo che sia interessante, anche per chi non mi conosce direttamente, confrontare il modo di pensare ed esprimermi attuale con quello di oltre vent'anni fa!
Già all'epoca tendevo a catalogare/classificare tutto e spesso le mie note sono contraddistinte da delle sigle che ne identificano il genere: ovviamente le riporterò pari pari.
Ah, i miei commenti (non quelli giornalieri!) partano dal 1995 e si protraggono fino al 1998: non scrivevo tutti i giorni e, siccome dovevo cercare uno spazio sufficiente per esprimere ciò che avevo pensato non sono neppure in rigoroso ordine cronologico. Soprattutto i frammenti più corti potrebbero essere più recenti: vabbè, oramai cambia poco se fossero del 1995 o degli anni immediatamente seguenti...
Quando mi parrà il caso aggiungerò dei commenti fra parentesi quadre.
1 gennaio
[Niente. La cronaca della giornata aveva riempito l'intera pagina]
2 gennaio
CdG [Commento del Giorno] Per iniziare ricorderò una verità tanto banale e triviale che con stupore spesso mi accorgo che qualcuno la dimentica. La ragione e il torto sono come due innamorati: l'uno è causa dell'altro; litigano spesso ma di solito stanno sempre insieme. Così chi dice di avere ragione ha anche la sua dose di colpa e, viceversa, chi ha colpa ha pure il suo pezzettino di ragione.
3 gennaio
CdG È difficile stabilire che cosa mi piace di preciso in una musica. La sensazione che ho ascoltando un accordo è come un bacio o una carezza all'interno dell'orecchio. La musica è cioè per me un piacere fisico mediato dall'orecchio, ma a volte (raramente) essa scende giù raggiungendo il cuore e io mi commuovo. Un altro tipo di musica invece trascina la mia fantasia in sogni e avventure.
[la pagina finiva altrimenti avrei continuato a lungo!]
4 gennaio
CdG Perché sto scrivendo questo diario? Perché cerco di definire e di annotare il riflesso di me stesso? Per illudermi di non vivere una vita inutile? No! Scrivo nella speranza che qualcuno che mi conosce trovi questo diario e lo legga. Questo perché la mia vera speranza è di trovare qualcuno che finalmente mi capisca. E io così non sarei più né solo né “strano”.
[Vabbè, leggendo cosa succedeva in quei giorni non era un bel periodo per me. Posso comunque tranquillizzare i lettori affermando che i commenti melodrammatici come questo sono molto rari]
5 gennaio
SSM [Strana Scritta sul Muro: mi divertivo a copiare le scritte sui muri che mi colpivano. In genere perché le trovavo involontariamente divertenti. La maggior parte provengono dai muri di Pisa dove studiavo ma il seguente mi pare di averlo letto sulla superstrada FI-PI-LI...]
“Anconetani pedofilo”
[Mi sembrava un'offesa talmente incongrua che la trovai divertente. Non credo che l'autore volesse essere ironico, mi pare invece il tentativo ingenuo di cercare qualcosa di altamente offensivo che però poi suona totalmente ridicolo.
Aggiungo che mi dissocio totalmente da tale insulto: per la cronaca io non avevo niente contro Anconetani che, anzi, mi stava pure simpatico...]
6-7-8 gennaio
[Niente: i primi giorni mi dilungavo nella cronaca delle giornate e questo lasciava poco spazio ai miei commenti]
9 gennaio
CdG A. [un amico] pecca di orgoglio e superbia ma io, da saggio e acuto amico, gli faccio notare che chi vede il crepuscolo nell'occhio altrui spesso non vede il clavicembalo nel proprio.
[Un esempio della mia autoironia e tendenza al surreale]
Conclusione: vabbè, per adesso mi fermo qui. Come inizio non è un granché ma poi miglioro...
Si tratta quindi di pochi paragrafi che solo eccezionalmente si estendono per più giorni/fogli.
Siccome mi sembrano piuttosto divertenti ho deciso di copiarli un po' per volta qui sul viario. Probabilmente qualcosa la censurerò e correggerò gli errori più evidenti ma l'idea è quella di pubblicarne il più possibile: credo che sia interessante, anche per chi non mi conosce direttamente, confrontare il modo di pensare ed esprimermi attuale con quello di oltre vent'anni fa!
Già all'epoca tendevo a catalogare/classificare tutto e spesso le mie note sono contraddistinte da delle sigle che ne identificano il genere: ovviamente le riporterò pari pari.
Ah, i miei commenti (non quelli giornalieri!) partano dal 1995 e si protraggono fino al 1998: non scrivevo tutti i giorni e, siccome dovevo cercare uno spazio sufficiente per esprimere ciò che avevo pensato non sono neppure in rigoroso ordine cronologico. Soprattutto i frammenti più corti potrebbero essere più recenti: vabbè, oramai cambia poco se fossero del 1995 o degli anni immediatamente seguenti...
Quando mi parrà il caso aggiungerò dei commenti fra parentesi quadre.
1 gennaio
[Niente. La cronaca della giornata aveva riempito l'intera pagina]
2 gennaio
CdG [Commento del Giorno] Per iniziare ricorderò una verità tanto banale e triviale che con stupore spesso mi accorgo che qualcuno la dimentica. La ragione e il torto sono come due innamorati: l'uno è causa dell'altro; litigano spesso ma di solito stanno sempre insieme. Così chi dice di avere ragione ha anche la sua dose di colpa e, viceversa, chi ha colpa ha pure il suo pezzettino di ragione.
3 gennaio
CdG È difficile stabilire che cosa mi piace di preciso in una musica. La sensazione che ho ascoltando un accordo è come un bacio o una carezza all'interno dell'orecchio. La musica è cioè per me un piacere fisico mediato dall'orecchio, ma a volte (raramente) essa scende giù raggiungendo il cuore e io mi commuovo. Un altro tipo di musica invece trascina la mia fantasia in sogni e avventure.
[la pagina finiva altrimenti avrei continuato a lungo!]
4 gennaio
CdG Perché sto scrivendo questo diario? Perché cerco di definire e di annotare il riflesso di me stesso? Per illudermi di non vivere una vita inutile? No! Scrivo nella speranza che qualcuno che mi conosce trovi questo diario e lo legga. Questo perché la mia vera speranza è di trovare qualcuno che finalmente mi capisca. E io così non sarei più né solo né “strano”.
[Vabbè, leggendo cosa succedeva in quei giorni non era un bel periodo per me. Posso comunque tranquillizzare i lettori affermando che i commenti melodrammatici come questo sono molto rari]
5 gennaio
SSM [Strana Scritta sul Muro: mi divertivo a copiare le scritte sui muri che mi colpivano. In genere perché le trovavo involontariamente divertenti. La maggior parte provengono dai muri di Pisa dove studiavo ma il seguente mi pare di averlo letto sulla superstrada FI-PI-LI...]
“Anconetani pedofilo”
[Mi sembrava un'offesa talmente incongrua che la trovai divertente. Non credo che l'autore volesse essere ironico, mi pare invece il tentativo ingenuo di cercare qualcosa di altamente offensivo che però poi suona totalmente ridicolo.
Aggiungo che mi dissocio totalmente da tale insulto: per la cronaca io non avevo niente contro Anconetani che, anzi, mi stava pure simpatico...]
6-7-8 gennaio
[Niente: i primi giorni mi dilungavo nella cronaca delle giornate e questo lasciava poco spazio ai miei commenti]
9 gennaio
CdG A. [un amico] pecca di orgoglio e superbia ma io, da saggio e acuto amico, gli faccio notare che chi vede il crepuscolo nell'occhio altrui spesso non vede il clavicembalo nel proprio.
[Un esempio della mia autoironia e tendenza al surreale]
Conclusione: vabbè, per adesso mi fermo qui. Come inizio non è un granché ma poi miglioro...
mercoledì 18 luglio 2018
Cavissimo vento
Quando vado da mio padre si guarda sempre DMAX o Focus. Qualche giorno fa abbiamo visto un documentario su delle “mega costruzioni” dove, per ogni scelta ingegneristica, ne venivano spiegate le origini storiche.
Durante il pranzo guardavamo quindi un documentario sul ponte, lungo oltre 3 Km, che unisce il Peloponneso alla Grecia sullo stretto di Corinto.
Il particolare che mi ha colpito riguardava gli stralli dei ponti sospesi, ovvero i grandi cavi di acciaio che ne sostengono l'impalcato. Anche essi sono infatti soggetti al vento e, anzi, normalmente inizierebbero a oscillare quando questo spira forte.
In quel momento sul video c'era un semplice grafico che mostrava la sezione di un cavo e il vento che lo colpiva lateralmente formando turbolenze.
In quei secondi sono prima rimasto colpito dal fatto che un cavo non fosse “aerodinamico”, cioè neutro, rispetto al vento; poi mi ha stupito il fatto che iniziasse a oscillare su e giù; infine ho iniziato a ipotizzare che la forma simmetrica facesse sì che piccole differenze di forza fra il “sopra” e il “sotto” divenissero determinanti (invece di annullarsi fra loro); più o meno contemporaneamente ho concluso che dovesse verificarsi una sorta di effetto elastico che invertisse poi il movimento del cavo.
Ma ovviamente il documentario non è rimasto ad aspettare i miei ragionamenti ed è proseguito: mi chiedo se avrei intuito che la soluzione al problema consista nel creare una piccola asimmetria nel cavo tale però da spezzare le minime differenze di forza fra “sopra” e “sotto”. Io credo che con qualche attimo in più ci sarei arrivato ma, ovviamente, non ne ho la riprova.
Per la cronaca la soluzione, scoperta negli anni '50 del secolo scorso da uno scienziato inglese, consiste nell'avvolgere intorno al cavo un minuscolo cavetto che però spezzi l'uniformità della superficie del primo: questa piccolissima modifica è sufficiente per annullare quasi del tutto le vibrazioni provocate dal vento!
Questo concetto, apparentemente controintuitivo, mi ha profondamente impressionato e, ora, credo di averlo fatto mio.
Il documentario successivo, sempre della stessa serie, mostrava la realizzazione di un gigantesco grattacielo a Shanghai. Ho immediatamente notato la forma a spirale e ipotizzato che fosse ottima per il vento a causa della rottura della simmetria. E infatti, quando il documentario ha affrontato l'argomento, ha confermato che fosse proprio questo il caso.
In più il documentario ha chiarito che “l'effetto elastico” dipende, almeno in parte, dalla risonanza: una prima soluzione, rispetto ai grattacieli progettati come parallelepipedi, consiste quindi nel rastremarli in maniera tale che la frequenza di risonanza non sia costante ma vari con l'altezza. Ovviamente la forma tortile è ancora più efficace.
Conclusione: volevo scrivere un corto su quella che mi pareva una curiosità ingegneristica interessante a causa della sua controintuitività (una piccola modifica, che altera piccole forze, produce complessivamente grandi effetti) ma spiegare con un minimo di chiarezza i vari passaggi mi ha richiesto più spazio del previsto. Alla fine sembra un'esaltazione della mia intuizione della quale, del resto, mi sono sempre vantato considerandola superiore alla mia intelligenza: però anche i miei rapidi passi logici/intuitivi mi sembravano degni di nota anche se, ovviamente, nella realtà non erano così espliciti come, per chiarezza, li ho resi. Dopotutto si pensa in parallelo con idee e relazioni fra concetti che sono contemporaneamente sia più generici ma anche più articolati e complessi di quanto si possa esprimere linearmente a parole...
Durante il pranzo guardavamo quindi un documentario sul ponte, lungo oltre 3 Km, che unisce il Peloponneso alla Grecia sullo stretto di Corinto.
Il particolare che mi ha colpito riguardava gli stralli dei ponti sospesi, ovvero i grandi cavi di acciaio che ne sostengono l'impalcato. Anche essi sono infatti soggetti al vento e, anzi, normalmente inizierebbero a oscillare quando questo spira forte.
In quel momento sul video c'era un semplice grafico che mostrava la sezione di un cavo e il vento che lo colpiva lateralmente formando turbolenze.
In quei secondi sono prima rimasto colpito dal fatto che un cavo non fosse “aerodinamico”, cioè neutro, rispetto al vento; poi mi ha stupito il fatto che iniziasse a oscillare su e giù; infine ho iniziato a ipotizzare che la forma simmetrica facesse sì che piccole differenze di forza fra il “sopra” e il “sotto” divenissero determinanti (invece di annullarsi fra loro); più o meno contemporaneamente ho concluso che dovesse verificarsi una sorta di effetto elastico che invertisse poi il movimento del cavo.
Ma ovviamente il documentario non è rimasto ad aspettare i miei ragionamenti ed è proseguito: mi chiedo se avrei intuito che la soluzione al problema consista nel creare una piccola asimmetria nel cavo tale però da spezzare le minime differenze di forza fra “sopra” e “sotto”. Io credo che con qualche attimo in più ci sarei arrivato ma, ovviamente, non ne ho la riprova.
Per la cronaca la soluzione, scoperta negli anni '50 del secolo scorso da uno scienziato inglese, consiste nell'avvolgere intorno al cavo un minuscolo cavetto che però spezzi l'uniformità della superficie del primo: questa piccolissima modifica è sufficiente per annullare quasi del tutto le vibrazioni provocate dal vento!
Questo concetto, apparentemente controintuitivo, mi ha profondamente impressionato e, ora, credo di averlo fatto mio.
Il documentario successivo, sempre della stessa serie, mostrava la realizzazione di un gigantesco grattacielo a Shanghai. Ho immediatamente notato la forma a spirale e ipotizzato che fosse ottima per il vento a causa della rottura della simmetria. E infatti, quando il documentario ha affrontato l'argomento, ha confermato che fosse proprio questo il caso.
In più il documentario ha chiarito che “l'effetto elastico” dipende, almeno in parte, dalla risonanza: una prima soluzione, rispetto ai grattacieli progettati come parallelepipedi, consiste quindi nel rastremarli in maniera tale che la frequenza di risonanza non sia costante ma vari con l'altezza. Ovviamente la forma tortile è ancora più efficace.
Conclusione: volevo scrivere un corto su quella che mi pareva una curiosità ingegneristica interessante a causa della sua controintuitività (una piccola modifica, che altera piccole forze, produce complessivamente grandi effetti) ma spiegare con un minimo di chiarezza i vari passaggi mi ha richiesto più spazio del previsto. Alla fine sembra un'esaltazione della mia intuizione della quale, del resto, mi sono sempre vantato considerandola superiore alla mia intelligenza: però anche i miei rapidi passi logici/intuitivi mi sembravano degni di nota anche se, ovviamente, nella realtà non erano così espliciti come, per chiarezza, li ho resi. Dopotutto si pensa in parallelo con idee e relazioni fra concetti che sono contemporaneamente sia più generici ma anche più articolati e complessi di quanto si possa esprimere linearmente a parole...
martedì 17 luglio 2018
De Ronaldo
Oggi un pezzo defatigante sul calcio e, in particolare, su Ronaldo.
Sul portoghese ho varie perplessità, ma procediamo con ordine.
La prima riguarda la usa integrità fisica: se si trattasse di un altro giocatore direi che a 33 anni è ormai finito. Conoscendo però la cura maniacale con cui Ronaldo si allena non sono così sicuro. È cioè possibile che abbia ancora nelle gambe un altro anno ad altissimo livello: ma ormai non dipende più solo da lui ma anche dalla fortuna. Un infortunio, anche non troppo grave, potrebbe essere decisivo nel determinare la sua condizione...
La seconda perplessità riguarda il suo inserimento tecnico nella squadra e, soprattutto, con Allegri. L'allenatore juventino non mi sembra il più adatto a Ronaldo. Non ce lo vedo CR7 a tornare indietro per coprire quando la squadra non ha il possesso palla. Con Ronaldo la squadra deve giocare per lui: questo deve essere chiaro all'allenatore e ai compagni.
A me pare che nello spogliatoio si siano presi una bomba con un elevatissimo potenziale destabilizzante soprattutto se i risultati (cioè i gol di Ronaldo) non dovessero arrivare fin da subito.
La terza perplessità è il costo dell'operazione: probabilmente il costo del cartellino la Juventus potrà recuperarlo dalla cessione di Higuain e, magari, Rugani (onestamente spero che Sarri non faccia svenare il Chelsea per acquistarli: l'attaccante sembra un po' cotto ma soprattutto il difensore è pessimo!). Ma è il costo dello stipendio che mi sembra altissimo: gli esperti dicono che si “ripagherà” da solo e magari hanno ragione ma io resto con le mie perplessità.
Di nuovo poi, il divario abissale di stipendio fra lui e i compagni di squadra potrebbe creare malumore soprattutto se, mi ripeto, i risultati (cioè i gol di Ronaldo) non dovessero arrivare fin da subito.
In definitiva ho la sensazione che la Juventus abbia fatto una grossa scommessa puntando su questo (cioè ormai 33enne) Ronaldo. Se la scommessa sarà vinta potrebbe essere un trionfo, magari con l'agognato titolo in Champion's; se però sarà persa le ripercussioni potrebbero essere pesanti...
Vedremo: come detto le mie sono perplessità non certezze.
Infine ho anche una quarta perplessità di ordine morale e, per questo, la commento qui a parte. È davvero moralmente lecito pagare un calciatore 30 milioni netti?
La difesa che Ronaldo si ripaga da solo, anche se fosse la verità (come detto precedentemente è un'altra mia perplessità), è solo una parziale giustificazione perché si regge sul principio che il profitto giustifichi tutto. Questa aberrazione morale la ascoltiamo sempre più spesso, ovvero: è più importante il profitto che l'uomo. Che equivale a “è giusto far pagare di più beni essenziali, come l'acqua o la salute, perché deve esserci profitto”: ma il profitto, sfortunatamente, spesso va contro la giustizia, contro la dignità umana. Siamo passati dal fine al profitto che giustifica i mezzi: giudicate voi se si tratti di un miglioramento.
Allargando ancora di più l'orizzonte di questa riflessione si arriva alla conclusione che per la morale attuale gli uomini sono tutti uguali eppure le differenze di ricchezza (anche abissali), non solo sono ritenute lecite, ma si discrimina sempre più pesantemente in base a esse: i diritti diminuiscono e aumenta solo ciò che può essere acquistato col denaro.
Conclusione: quante Panda deve vendere la FIAT per pagare lo stipendio a Ronaldo?
Sul portoghese ho varie perplessità, ma procediamo con ordine.
La prima riguarda la usa integrità fisica: se si trattasse di un altro giocatore direi che a 33 anni è ormai finito. Conoscendo però la cura maniacale con cui Ronaldo si allena non sono così sicuro. È cioè possibile che abbia ancora nelle gambe un altro anno ad altissimo livello: ma ormai non dipende più solo da lui ma anche dalla fortuna. Un infortunio, anche non troppo grave, potrebbe essere decisivo nel determinare la sua condizione...
La seconda perplessità riguarda il suo inserimento tecnico nella squadra e, soprattutto, con Allegri. L'allenatore juventino non mi sembra il più adatto a Ronaldo. Non ce lo vedo CR7 a tornare indietro per coprire quando la squadra non ha il possesso palla. Con Ronaldo la squadra deve giocare per lui: questo deve essere chiaro all'allenatore e ai compagni.
A me pare che nello spogliatoio si siano presi una bomba con un elevatissimo potenziale destabilizzante soprattutto se i risultati (cioè i gol di Ronaldo) non dovessero arrivare fin da subito.
La terza perplessità è il costo dell'operazione: probabilmente il costo del cartellino la Juventus potrà recuperarlo dalla cessione di Higuain e, magari, Rugani (onestamente spero che Sarri non faccia svenare il Chelsea per acquistarli: l'attaccante sembra un po' cotto ma soprattutto il difensore è pessimo!). Ma è il costo dello stipendio che mi sembra altissimo: gli esperti dicono che si “ripagherà” da solo e magari hanno ragione ma io resto con le mie perplessità.
Di nuovo poi, il divario abissale di stipendio fra lui e i compagni di squadra potrebbe creare malumore soprattutto se, mi ripeto, i risultati (cioè i gol di Ronaldo) non dovessero arrivare fin da subito.
In definitiva ho la sensazione che la Juventus abbia fatto una grossa scommessa puntando su questo (cioè ormai 33enne) Ronaldo. Se la scommessa sarà vinta potrebbe essere un trionfo, magari con l'agognato titolo in Champion's; se però sarà persa le ripercussioni potrebbero essere pesanti...
Vedremo: come detto le mie sono perplessità non certezze.
Infine ho anche una quarta perplessità di ordine morale e, per questo, la commento qui a parte. È davvero moralmente lecito pagare un calciatore 30 milioni netti?
La difesa che Ronaldo si ripaga da solo, anche se fosse la verità (come detto precedentemente è un'altra mia perplessità), è solo una parziale giustificazione perché si regge sul principio che il profitto giustifichi tutto. Questa aberrazione morale la ascoltiamo sempre più spesso, ovvero: è più importante il profitto che l'uomo. Che equivale a “è giusto far pagare di più beni essenziali, come l'acqua o la salute, perché deve esserci profitto”: ma il profitto, sfortunatamente, spesso va contro la giustizia, contro la dignità umana. Siamo passati dal fine al profitto che giustifica i mezzi: giudicate voi se si tratti di un miglioramento.
Allargando ancora di più l'orizzonte di questa riflessione si arriva alla conclusione che per la morale attuale gli uomini sono tutti uguali eppure le differenze di ricchezza (anche abissali), non solo sono ritenute lecite, ma si discrimina sempre più pesantemente in base a esse: i diritti diminuiscono e aumenta solo ciò che può essere acquistato col denaro.
Conclusione: quante Panda deve vendere la FIAT per pagare lo stipendio a Ronaldo?
La relatività apparente
Nella vita è sempre tutto relativo...
A noi stessi.
Sogno fra le nuvole - 25/6/2018
Nei giorni scorsi ho visto un documentario che mi ha ricordato un incubo ricorrente: beh, non proprio un incubo perché più che paura mi causa tensione e, probabilmente non mi sveglia; per questo lo ricordo solo ora (e abbastanza parzialmente).
Il documentario era semplicemente su fulmini, temporali e nuvole. In particolare mi aveva colpito una rara formazione nuvolosa che, mi pare, nel documentario fosse detta "a conchiglia" (*1).
Nel mio sogno sono in una specie di grattacielo: le pareti sono delle vetrate da cui si vede benissimo il cielo fino all'orizzonte. Da un lato avanza un'enorme temporale: le nuvole sono nerissime e sembra quasi un foro nel cielo. Il contrasto col resto del cielo, in genere colorato come fosse al tramonto, è netto. Non ricordo fulmini ma credo che ci fossero. Ma la caratteristica più evidente di questa nube è la grande velocità con cui avanza: quasi non lascia spazio alla paura perché in pochi secondi ci è addosso. Mi pare di ricordare un vento fortissimo con l'acqua che colpisce le finestre orizzontalmente, ma a questo punto devo svegliarmi o comunque cambiare sogno...
Nota (*1): con “nuvole a conchiglia” in italiano, su Google, ho trovato immagini di nuvole a forma di conchiglia. Cercando però “shell cloud” si vedono quelle del documentario: nubi che avanzano con un fronte particolarmente ben delineato e minaccioso.
Stamani invece - 25/6/2018
Ne ricordo solo un frammento:
Una donna malata di mente si dirige in una stanza, forse di ospedale, per uccidere un uomo. In precedenza avevo visto il risultato, ovvero, l'uomo ucciso.
Ma è una trappola! La donna deve essere incastrata! Arrivata nella stanza infatti non c'è nessuno: mentre si guarda intorno, da un armadio esce un altro uomo (non la vittima designata), che la sorprende alle spalle tramortendola/addormentandola. A quel punto intervengo io che avevo seguito la donna a distanza. Lotto con l'uomo, l'adrenalina sale e mi sento pieno di forze: “sfortunatamente” lo scontro finisce subito! Lo colpisco infatti in faccia con una bottiglietta trovata su un ripiano: l'uomo cade all'indietro ma non si rialza. La bottiglia doveva contenere un acido fortissimo e già adesso al posto della fronte e del naso ha un buco che arriva al cervello.
Ricordo di aver pensato che l'uomo fremeva scosso da tremiti, anche se morto, perché il cerveletto, trovandosi sulla nuca, non era ancora stato raggiunto dall'acido!
Svolta inattesa - 25/6/2018
La donna (*1) è intanto distesa su un lettino e si sta riprendendo. Io sono accanto a lei ma non sono più solo: ci sono almeno altre due persone, probabilmente, vecchi amici di scuola.
La donna adesso è sorprendentemente tranquilla: forse era stata ipnotizzata ma ora è pienamente consapevole di quanto è successo. Ci racconta chi è: si tratta della sorella maggiore (*2) di un mio amico delle elementari! Non so perché, né ricordo come, ma inizia a raccontarci dei vecchi aneddoti. In particolare ci racconta che sua madre fosse in gioventù straordinariamente disinibita. Ci spiega che parlando in libertà in ufficio aveva fatto arrossire fino alle orecchie una collega: le aveva detto che nel fine settimana era “uscita” con undici (11) uomini ma che nessuno di questi fosse stato “decente”!
Ricordo di aver fatto due considerazioni: 1. che era buffo come, a distanza di tanti anni, si parlasse liberamente di questi episodi che invece prima si sarebbero tenuti nascosti con imbarazzo; 2. che la sorella del mio amico era ancora sorprendentemente bella (*3)!
Nota (*1): in realtà non sono sicuro che sia la stessa donna, probabilmente anzi non è così, ma per “romanzare” maggiormente il corto...
Nota (*2): nella realtà ho solo un fugace ricordo della sorella del mio amico: era sensibilmente più anziana di lui. Quando noi eravamo dei bambini lei era già una ragazzina e raramente stava in casa. Mi pare di ricordarla, abbigliata in perfetto stile anni '80, che si prepara a uscire bisticciando a voce con la madre.
Nota (*3): Pelle bianca e liscia, lunghi capelli rosso Tiziano e forme ben delineate: ma il suo vero segreto è che sembrava essere più vicina ai 30 che ai 60!
La crocifessa - 25/7/2016
Per far contento un amico, e come labile prova della mia obiettività politica, vi segnalo una proposta di legge idiota della Lega: Lega, proposta di legge per introdurre il crocifisso obbligatorio in tutti i luoghi pubblici. Porti compresi da IlFattoQuotidiano.it
Un'idea anacronistica, un passo indietro invece che avanti. Personalmente credo sia l'iniziativa balzana di una singola parlamentare. Dubito fortemente, anzi sono sicuro che questa proposta non diverrà mai legge: uno spreco di carta utile forse al Lercio.it per sfornare qualche battuta divertente.
A noi stessi.
Sogno fra le nuvole - 25/6/2018
Nei giorni scorsi ho visto un documentario che mi ha ricordato un incubo ricorrente: beh, non proprio un incubo perché più che paura mi causa tensione e, probabilmente non mi sveglia; per questo lo ricordo solo ora (e abbastanza parzialmente).
Il documentario era semplicemente su fulmini, temporali e nuvole. In particolare mi aveva colpito una rara formazione nuvolosa che, mi pare, nel documentario fosse detta "a conchiglia" (*1).
Nel mio sogno sono in una specie di grattacielo: le pareti sono delle vetrate da cui si vede benissimo il cielo fino all'orizzonte. Da un lato avanza un'enorme temporale: le nuvole sono nerissime e sembra quasi un foro nel cielo. Il contrasto col resto del cielo, in genere colorato come fosse al tramonto, è netto. Non ricordo fulmini ma credo che ci fossero. Ma la caratteristica più evidente di questa nube è la grande velocità con cui avanza: quasi non lascia spazio alla paura perché in pochi secondi ci è addosso. Mi pare di ricordare un vento fortissimo con l'acqua che colpisce le finestre orizzontalmente, ma a questo punto devo svegliarmi o comunque cambiare sogno...
Nota (*1): con “nuvole a conchiglia” in italiano, su Google, ho trovato immagini di nuvole a forma di conchiglia. Cercando però “shell cloud” si vedono quelle del documentario: nubi che avanzano con un fronte particolarmente ben delineato e minaccioso.
Stamani invece - 25/6/2018
Ne ricordo solo un frammento:
Una donna malata di mente si dirige in una stanza, forse di ospedale, per uccidere un uomo. In precedenza avevo visto il risultato, ovvero, l'uomo ucciso.
Ma è una trappola! La donna deve essere incastrata! Arrivata nella stanza infatti non c'è nessuno: mentre si guarda intorno, da un armadio esce un altro uomo (non la vittima designata), che la sorprende alle spalle tramortendola/addormentandola. A quel punto intervengo io che avevo seguito la donna a distanza. Lotto con l'uomo, l'adrenalina sale e mi sento pieno di forze: “sfortunatamente” lo scontro finisce subito! Lo colpisco infatti in faccia con una bottiglietta trovata su un ripiano: l'uomo cade all'indietro ma non si rialza. La bottiglia doveva contenere un acido fortissimo e già adesso al posto della fronte e del naso ha un buco che arriva al cervello.
Ricordo di aver pensato che l'uomo fremeva scosso da tremiti, anche se morto, perché il cerveletto, trovandosi sulla nuca, non era ancora stato raggiunto dall'acido!
Svolta inattesa - 25/6/2018
La donna (*1) è intanto distesa su un lettino e si sta riprendendo. Io sono accanto a lei ma non sono più solo: ci sono almeno altre due persone, probabilmente, vecchi amici di scuola.
La donna adesso è sorprendentemente tranquilla: forse era stata ipnotizzata ma ora è pienamente consapevole di quanto è successo. Ci racconta chi è: si tratta della sorella maggiore (*2) di un mio amico delle elementari! Non so perché, né ricordo come, ma inizia a raccontarci dei vecchi aneddoti. In particolare ci racconta che sua madre fosse in gioventù straordinariamente disinibita. Ci spiega che parlando in libertà in ufficio aveva fatto arrossire fino alle orecchie una collega: le aveva detto che nel fine settimana era “uscita” con undici (11) uomini ma che nessuno di questi fosse stato “decente”!
Ricordo di aver fatto due considerazioni: 1. che era buffo come, a distanza di tanti anni, si parlasse liberamente di questi episodi che invece prima si sarebbero tenuti nascosti con imbarazzo; 2. che la sorella del mio amico era ancora sorprendentemente bella (*3)!
Nota (*1): in realtà non sono sicuro che sia la stessa donna, probabilmente anzi non è così, ma per “romanzare” maggiormente il corto...
Nota (*2): nella realtà ho solo un fugace ricordo della sorella del mio amico: era sensibilmente più anziana di lui. Quando noi eravamo dei bambini lei era già una ragazzina e raramente stava in casa. Mi pare di ricordarla, abbigliata in perfetto stile anni '80, che si prepara a uscire bisticciando a voce con la madre.
Nota (*3): Pelle bianca e liscia, lunghi capelli rosso Tiziano e forme ben delineate: ma il suo vero segreto è che sembrava essere più vicina ai 30 che ai 60!
La crocifessa - 25/7/2016
Per far contento un amico, e come labile prova della mia obiettività politica, vi segnalo una proposta di legge idiota della Lega: Lega, proposta di legge per introdurre il crocifisso obbligatorio in tutti i luoghi pubblici. Porti compresi da IlFattoQuotidiano.it
Un'idea anacronistica, un passo indietro invece che avanti. Personalmente credo sia l'iniziativa balzana di una singola parlamentare. Dubito fortemente, anzi sono sicuro che questa proposta non diverrà mai legge: uno spreco di carta utile forse al Lercio.it per sfornare qualche battuta divertente.
lunedì 16 luglio 2018
L'opportunità mancata
In riferimento a quanto scritto in Gioco e pallio la mia esperienza del microcosmo di FB che conosco, ovvero quello di un limitato numero (<100) di amici, parenti e conoscenti, è di un aumento della conflittualità invece che del dialogo.
Forse influirà il fatto che vivo in Toscana ma ho notato la formazione di gruppi piuttosto chiusi e polarizzati composti da chi sostiene il governo e chi è contro di esso.
Io sono il tipico elemento “ponte” fra gruppi diversi: ho un piede in gruppi che appoggiano Di Maio/Salvini senza esitazione e l'altro in gruppi dove tutti coloro che non sono di sinistra (e, per capirsi, il PD NON lo considerano tale) sono “fascisti”.
A me pare, sentendo quotidianamente entrambe le campane, di avere posizioni moderate e di mediazione ma se azzardo qualche commento di non totale approvazione (e ogni tanto lo faccio anche se poi me ne pento) vengo contestato piuttosto aggressivamente: questo perché, a causa della polarizzazione, i commenti sono in genere totalmente a favore di quanto viene scritto, magari entusiasticamente con tanto di faccine ridenti. Alcuni affermano esplicitamente di togliere “l'amicizia” a coloro che la pensano diversamente: ovviamente i “moderati” che magari in circostanze normali esprimerebbero la propria opinione preferiscono non rischiare di guastare un'amicizia e, invece di dire la propria, preferiscono tenersela per sé.
Alla fine l'effetto è che le posizioni si estremizzano (temo con venature anche di fanatismo) e i membri di questi gruppi, si convincono a vicenda di aver ragione (totale e senza incertezze) e, soprattutto, perdono completamente di vista l'opinione avversa. Chi la pensa diversamente diviene infatti un cretino oppure qualcuno in totale malafede: svanisce completamente l'idea che ci possa essere del buono anche nelle posizioni diverse dalle nostre. Ovviamente partendo da queste premesse qualsiasi ipotesi di mediazione e conciliazione dei diversi punti di vista non ha speranza perché il presupposto è che noi si abbia totalmente ragione e la parte a noi avversa totalmente torto.
È un peccato perché potenzialmente le rete sociali darebbero la possibilità a persone con opinioni diverse, che magari non si conoscono direttamente ma solo per interposta persona, di scambiarsi idee e punti di vista. L'ideale sarebbe smorzare le posizioni estreme (raramente corrette) e aumentare i punti di contatto, magari le condivisioni di obiettivi se non di mezzi per raggiungerli...
Ho invece la netta sensazione che FB stia ottenendo l'effetto opposto: invece di una mediazione fra le diverse posizioni porta a un'estremizzazione delle stesse (*1).
Intuizione: mi chiedo se il motivo di fondo non possa essere che FB dà modo solo di approvare (con diverse declinazioni) quanto pubblicato da altri. Se prevedesse anche la possibilità di attribuire un parere neutro o di disapprovazione allora, FORSE, si eviterebbero alcuni eccessi. Magari i pareri neutri e contrari potrebbero essere resi anonimi...
In questa maniera a chi scrive una cazz###, invece di convincersi di aver totalmente ragione vedendo solo l'approvazione entusiastica di una dozzina di altri utenti, potrebbe sorgere qualche dubbio osservando che un numero magari cinque o più volte maggiore di amici/parenti/conoscenti lo disapprova totalmente o parzialmente.
Conclusione: FB (ma lo stesso vale per Twitter) funziona male, divide invece di unire, e tutto questo al netto della possibili (e probabili) manipolazioni con cui i vari commenti vengono mostrati e propagati fra i vari utenti.
Nota (*1): che magari sia un effetto voluto?
Forse influirà il fatto che vivo in Toscana ma ho notato la formazione di gruppi piuttosto chiusi e polarizzati composti da chi sostiene il governo e chi è contro di esso.
Io sono il tipico elemento “ponte” fra gruppi diversi: ho un piede in gruppi che appoggiano Di Maio/Salvini senza esitazione e l'altro in gruppi dove tutti coloro che non sono di sinistra (e, per capirsi, il PD NON lo considerano tale) sono “fascisti”.
A me pare, sentendo quotidianamente entrambe le campane, di avere posizioni moderate e di mediazione ma se azzardo qualche commento di non totale approvazione (e ogni tanto lo faccio anche se poi me ne pento) vengo contestato piuttosto aggressivamente: questo perché, a causa della polarizzazione, i commenti sono in genere totalmente a favore di quanto viene scritto, magari entusiasticamente con tanto di faccine ridenti. Alcuni affermano esplicitamente di togliere “l'amicizia” a coloro che la pensano diversamente: ovviamente i “moderati” che magari in circostanze normali esprimerebbero la propria opinione preferiscono non rischiare di guastare un'amicizia e, invece di dire la propria, preferiscono tenersela per sé.
Alla fine l'effetto è che le posizioni si estremizzano (temo con venature anche di fanatismo) e i membri di questi gruppi, si convincono a vicenda di aver ragione (totale e senza incertezze) e, soprattutto, perdono completamente di vista l'opinione avversa. Chi la pensa diversamente diviene infatti un cretino oppure qualcuno in totale malafede: svanisce completamente l'idea che ci possa essere del buono anche nelle posizioni diverse dalle nostre. Ovviamente partendo da queste premesse qualsiasi ipotesi di mediazione e conciliazione dei diversi punti di vista non ha speranza perché il presupposto è che noi si abbia totalmente ragione e la parte a noi avversa totalmente torto.
È un peccato perché potenzialmente le rete sociali darebbero la possibilità a persone con opinioni diverse, che magari non si conoscono direttamente ma solo per interposta persona, di scambiarsi idee e punti di vista. L'ideale sarebbe smorzare le posizioni estreme (raramente corrette) e aumentare i punti di contatto, magari le condivisioni di obiettivi se non di mezzi per raggiungerli...
Ho invece la netta sensazione che FB stia ottenendo l'effetto opposto: invece di una mediazione fra le diverse posizioni porta a un'estremizzazione delle stesse (*1).
Intuizione: mi chiedo se il motivo di fondo non possa essere che FB dà modo solo di approvare (con diverse declinazioni) quanto pubblicato da altri. Se prevedesse anche la possibilità di attribuire un parere neutro o di disapprovazione allora, FORSE, si eviterebbero alcuni eccessi. Magari i pareri neutri e contrari potrebbero essere resi anonimi...
In questa maniera a chi scrive una cazz###, invece di convincersi di aver totalmente ragione vedendo solo l'approvazione entusiastica di una dozzina di altri utenti, potrebbe sorgere qualche dubbio osservando che un numero magari cinque o più volte maggiore di amici/parenti/conoscenti lo disapprova totalmente o parzialmente.
Conclusione: FB (ma lo stesso vale per Twitter) funziona male, divide invece di unire, e tutto questo al netto della possibili (e probabili) manipolazioni con cui i vari commenti vengono mostrati e propagati fra i vari utenti.
Nota (*1): che magari sia un effetto voluto?
venerdì 13 luglio 2018
Milioni buttati?
Qualche settimana fa i giornalisti sportivi si domandavano, rigorosamente con circa un anno di ritardo, il perché della strategia di Yonghong Li nell'acquisto e gestione del Milan visto che, almeno apparentemente, ci ha rimesso molti milioni...
La spiegazione per me è semplice: non erano soldi suoi! Impossibile poi indovinare gli intrallazzi che dovevano esserci dietro...
La pittima - 13/7/2018
Guardando “Mai dire mondiali” ho scoperto una curiosità molto interessante: a Genova la “pittima” era una persona appositamente ingaggiata per seguire costantemente un debitore per rammentargli continuamente che doveva saldare il proprio debito.
In verità ciò che mi ha colpito è che “pittima” veniva usato moltissimo da mia nonna, nativa di un paesino nei pressi di Firenze, sebbene con un significato diverso. Ovviamente non ne ho la definizione ma, a sensazione, la pittima era una persona che parlava troppo e che, soprattutto, aveva una lingua tagliente e irritante. Scherzosamente chiamava anche me così! O forse al maschile (non ricordo con certezza) “pittimo” o “pittimino”...
Ora vado a verificare in rete se c'è qualche informazione aggiuntiva. Ecco, su Treccani.it c'è questa definizione di pittima: il secondo significativo mi sembra compatibile con l'uso che ne faceva mia nonna...
Van Helsing - 14/7/2018
Da tempo Netflix mi suggeriva la serie “Van Helsing” ma io non mi fidavo: temevo un misto fra la pellicola (più o meno) omonima hollywoodiana e i vari “Blade” 1, 2 e 3. Avventure senza senso dove si massacrano vampiri come fossero piccioni...
Invece no, la trama è ben fatta, col giusto equilibrio fra personaggi, azione, colpi di scena e realismo (con la necessaria sospensione dell'incredulità).
In alcuni momenti, in cui gli umani cercano di sopravvivere in un mondo che gli si è rivoltato contro, ricorda un po' “The walking death” solo che non fa sbadigliare come tale serie dalla trama inconcludente.
Insomma, in pochi giorni, facendo le ore piccole, ho guardato interamente due stagioni. La seconda sul finale peggiora un po' mettendo, a mio avviso, troppa carne al fuoco, però comunque rimanendo molto buona.
Aforismi persistenti - 14/7/2018
Alcuni aforismi sul momento mi lasciano indifferente ma poi mi rimangono in mente, come dei rumori di sottofondo, e alla fine ritorno a pensarci.
Un esempio (da me parafrasato e non ricordo l'autore) è “Non vale la pena leggere un libro che non meriti una seconda lettura”. Apparentemente è banale ma valutandolo più attentamente non riesco a decidermi se sia corretto o sbagliato: probabilmente è proprio questa incertezza che non me lo fa dimenticare...
Due buone notizie - 17/7/2018
Beh, la prima è ormai piuttosto vecchia: il PE ha bocciato (o forse rimandato) la legge bavaglio a Internet. È incredibile come le persone non si rendono conto delle priorità: chi protesta contro i vaccini, chi ha da ridire su ogni parola di Salvini, chi vuole che l'acqua resti un bene comune, chi esalta Potere al Popolo o Liberi e Uguali lo può fare grazie alla libertà d'espressione. Ne dovrebbe conseguire che la priorità di tutti dovrebbe esserne la difesa totale senza se e senza ma, invece...
L'altra notizia è l'abolizione dei vitalizi: sull'economia italiana il suo impatto è irrilevante ma è comunque importante come segnale di giustizia sociale. Semmai spero che tale privilegio sia davvero sepolto: non mi stupirei se qualche giudice o burocrate lo resuscitasse ordinando il pagamento degli arretrati non percepiti con gli interessi...
La spiegazione per me è semplice: non erano soldi suoi! Impossibile poi indovinare gli intrallazzi che dovevano esserci dietro...
La pittima - 13/7/2018
Guardando “Mai dire mondiali” ho scoperto una curiosità molto interessante: a Genova la “pittima” era una persona appositamente ingaggiata per seguire costantemente un debitore per rammentargli continuamente che doveva saldare il proprio debito.
In verità ciò che mi ha colpito è che “pittima” veniva usato moltissimo da mia nonna, nativa di un paesino nei pressi di Firenze, sebbene con un significato diverso. Ovviamente non ne ho la definizione ma, a sensazione, la pittima era una persona che parlava troppo e che, soprattutto, aveva una lingua tagliente e irritante. Scherzosamente chiamava anche me così! O forse al maschile (non ricordo con certezza) “pittimo” o “pittimino”...
Ora vado a verificare in rete se c'è qualche informazione aggiuntiva. Ecco, su Treccani.it c'è questa definizione di pittima: il secondo significativo mi sembra compatibile con l'uso che ne faceva mia nonna...
Van Helsing - 14/7/2018
Da tempo Netflix mi suggeriva la serie “Van Helsing” ma io non mi fidavo: temevo un misto fra la pellicola (più o meno) omonima hollywoodiana e i vari “Blade” 1, 2 e 3. Avventure senza senso dove si massacrano vampiri come fossero piccioni...
Invece no, la trama è ben fatta, col giusto equilibrio fra personaggi, azione, colpi di scena e realismo (con la necessaria sospensione dell'incredulità).
In alcuni momenti, in cui gli umani cercano di sopravvivere in un mondo che gli si è rivoltato contro, ricorda un po' “The walking death” solo che non fa sbadigliare come tale serie dalla trama inconcludente.
Insomma, in pochi giorni, facendo le ore piccole, ho guardato interamente due stagioni. La seconda sul finale peggiora un po' mettendo, a mio avviso, troppa carne al fuoco, però comunque rimanendo molto buona.
Aforismi persistenti - 14/7/2018
Alcuni aforismi sul momento mi lasciano indifferente ma poi mi rimangono in mente, come dei rumori di sottofondo, e alla fine ritorno a pensarci.
Un esempio (da me parafrasato e non ricordo l'autore) è “Non vale la pena leggere un libro che non meriti una seconda lettura”. Apparentemente è banale ma valutandolo più attentamente non riesco a decidermi se sia corretto o sbagliato: probabilmente è proprio questa incertezza che non me lo fa dimenticare...
Due buone notizie - 17/7/2018
Beh, la prima è ormai piuttosto vecchia: il PE ha bocciato (o forse rimandato) la legge bavaglio a Internet. È incredibile come le persone non si rendono conto delle priorità: chi protesta contro i vaccini, chi ha da ridire su ogni parola di Salvini, chi vuole che l'acqua resti un bene comune, chi esalta Potere al Popolo o Liberi e Uguali lo può fare grazie alla libertà d'espressione. Ne dovrebbe conseguire che la priorità di tutti dovrebbe esserne la difesa totale senza se e senza ma, invece...
L'altra notizia è l'abolizione dei vitalizi: sull'economia italiana il suo impatto è irrilevante ma è comunque importante come segnale di giustizia sociale. Semmai spero che tale privilegio sia davvero sepolto: non mi stupirei se qualche giudice o burocrate lo resuscitasse ordinando il pagamento degli arretrati non percepiti con gli interessi...
giovedì 12 luglio 2018
Libri diversi
Una premessa: ieri ho accompagnato un parente in giro per ospedali e, prevedendo lunghe attese, avevo riesumato il mio lettore di e-libri.
Non mi ero preoccupato di scaricarmi qualcosa di nuovo perché tanto sapevo di aver già molto materiale ancora da leggere.
Alla fine, nelle molte ore di attesa, ho iniziato a leggere due libri. Chi mi conosce può provare a cercare di indovinare di cosa si tratti sebbene difficilmente vi riuscirà: ma secondo me l'essere spiazzati dalle mie scelte fa parte del divertimento: provateci!
Ecco qui:
The slavery question. di John Lawrence, Ed. Vonnieda & Kumler, 1854
e
Psicologia criminale di Avv. Michele Longo, Ed. Fratelli Bocca, 1906
Di uno di questi libri ho poi letto oltre 50 pagine, su un totale di 120 circa, dell'altro appena 5 o 6 perché illeggibili. A quali libri mi sto riferendo? A quello scritto in inglese nel XIX secolo o a quello in italiano del XX?
Esatto, questa domanda era facile, il libro in inglese è facile da leggere e godibilissimo, quello in italiano semplicemente illeggibile.
Mi ritorna in mente un aforisma che non ho voglia di ricercare e che quindi parafraso:
«Alcuni scrivono per essere compresi, altri per mostrare quanto sanno» (pseudo Goethe).
Il Longo è il classico esempio dello scrittore che scrive (forse) per una cerchia limitatissima di persone in grado di comprendere i suoi riferimenti: ma il lettore occasionale come me non è in grado di ricavarne niente.
Questo è il limite dello stile della cultura italiana, specialmente dei libri, dedicati sempre a pochi o pochissimi e non al popolo evidentemente ritenuto troppo ignorante. A questo si sovrappone l'ipocrisia italica dove la critica letteraria, magari, invece di stroncare le opere illeggibili le esalta come “profonde, colte e raffinatissime” (v. la parte iniziale di Donini e Goethe).
Vabbè, un esempio tratto dall'introduzione che mi sono sforzato di leggere (per mia comodità inserirò nel testo dei commenti che evidenzino le mie perplessità):
«[KGB: il punto 1 era ancora faticosamente comprensibile] 2.—Qualunque fenomeno progressivo, quello del pensiero compreso, non è che distinzione operata su precedenti fenomeni meno distinti [KGB: vago]. Dalla formazione naturale del sistema solare alle più alte manifestazioni della umana intelligenza il principio è costante e si concreta nell’accrescimento di precisione e coerenza con maggiore integrazione dell’effetto prodotto [KGB: si intuisce qualcosa]. La scienza può concepirsi come conoscenza definita in opposizione alle conoscenze indefinite del volgo [KGB: gli italiani, il popolo, notare la sfumatura denigratoria], e però il suo carattere essenziale di progresso sta nell’accrescimento di precisione; di guisa che—secondo Spencer—se la scienza è stata, com’è indubitabile, uno sviluppo graduale delle cognizioni indefinite del volgo, compiutosi attraverso i secoli, è necessario che la conquista graduale della grande precisione che oggi la distingue sia stato il tratto principale della sua evoluzione [KGB: non sono d'accordo ma non sto a spiegare i miei motivi].
Il vero, che è l’obbietto della mente, dapprima lo percepiamo confuso con la esistenza delle cose; poscia grado a grado lo apprendiamo determinato nei rapporti di spazio e di tempo, per indi sottoporlo al potere riflessivo e precisarlo, distinguendolo, nelle molteplici attinenze dell’attività del pensiero scientifico [KGB: si intuisce]. Nè suppongasi che la distinzione interrompa la continuità dei processi formativi, chè a ciò si oppone la legge di persistenza di qualunque specie di energia [KGB ??]; nè che l’unità del fenomeno impedisca che questo si decomponga negli elementi primigenî [KGB ??]. Quindi, al dire di Ardigò, «il pensiero è, effettivamente, e molteplice e uno; poichè anch’esso, il pensiero, è natura, ossia una formazione naturale, come tutte le altre cose. È molteplice come l’aggregazione degli atomi dell’organismo, del quale è la funzione. È uno, come la legge per la quale gli atomi stessi non possono sottrarsi all’azione dell’uno sull’altro. Il pensiero è una formazione, ossia un effetto determinato, per la legge della distinzione, in un punto dell’universo, per la forza risiedente nel tutto, come ogni altra cosa. La contraddizione fra i due termini, della unità e della molteplicità, non è che la conseguenza d’una idea falsa e ormai discacciata definitivamente dalla scienza positiva; l’idea, cioè, della sostanza metafisica, sottoposta ai fenomeni del pensiero e della materia» [KGB: vabbè, qui è l'autore che ne cita un altro ma credo di aver reso l'idea di questo scritto...]»
Da notare l'idea implicita di come la conoscenza sia incompatibile col “volgo”, tanto a ribadire la mia teoria sugli intellettuali italiani: un gruppo chiuso i cui membri si celebrano a vicenda e guardano con disprezzo chi non fa altrettanto, cioè gli ignoranti.
The slavery question è invece molto facile da leggere: per dare l'idea l'unico termine che ho dovuto ricercare sul vocabolario è chattel cioè merce.
Il libro non è comunque privo di difetti: ho trovato i principi religiosi dell'autore un po' invadenti, con giudizi morali che si sovrappongono e si confondono con le sue argomentazioni logiche/scientifiche (ad esempio appare chiaro che l'autore credeva nella storicità del diluvio universale!); alcuni elementi storici sono molto inesatti: è ad esempio assente il ruolo dei mercanti di schiavi arabi oppure il parallelismo con la schiavitù in epoca romana, valido fondamentalmente solo per i secoli II e I a.C.
Ma la vera forza di questo testo sono le numerose citazioni prese da fonti disparate come le leggi di vari stati americani, articoli di cronaca, sentenze di tribunali. Queste testimonianze dirette chiariscono, più di tante parole, l'orrore abietto della schiavitù in USA.
Vediamo se riesco a ritrovare gli esempi che più mi hanno impressionato.
Sul trasporto via mare degli schiavi (ne moriva oltre la metà nel viaggio):
«Permit me to direct your attention to a single slave ship which sailed only a few years ago. This ship was examined by the officers of a British man-of-war. The following is from the pen of Mr. Walsh, an eye witness of what he relates.
“The ship had taken in, on the coast of Africa, 336 males and 226 females, making in all 562, and had been out 17 days, during which she had thrown overboard fifty five!
“The slaves were all enclosed under grated hatchways between decks. The space was so low, that they sat between each other’s legs, and they were stowed so close together, that there was no possibility of their lying down, or at all changing their position by night or day. As they belonged to, and were shipped on account of different individuals, they were all branded like sheep, with the owner’s marks of different forms. These were impressed under their breasts or on their arms, and as the mate informed me, with perfect indifference, quiemados pelo ferro quento—burnt with the red hot iron. Over the hatchway stood a ferocious looking fellow with a scourge of many twisted thongs in his hand, who was the slave driver of the ship; and whenever he heard the slightest noise below, he shook it over them, and seemed eager to exercise it. As soon as the poor creatures saw us looking down at them their dark and melancholy visages brightened up. They perceived something of sympathy and kindness in our looks which they had not been accustomed to, and feeling instinctively, that we were friends, they immediately began to shout and clap their hands. One or two had picked up a few Portuguese words, and cried out Viva! viva! The women were particularly excited. They all held up their arms; and when we bent down and shook hands with them, they could not contain their delight, they endeavored to scramble upon their knees, stretching up to kiss our hands; and we understood that they knew we had come to liberate them. Some, however, hung down their heads, in apparently hopeless dejection, some were greatly emaciated, and some, particularly children, seemed dying. But the circumstance which struck us most forcibly, was, how it was possible for such a number of human beings to exist, packed up and wedged together as tight as they could cram, in low cells, three feet high, the greater part of which, except that immediately under the hatchways, was shut out from light or air, and this when the thermometer, exposed to the open sky, was stand-in the shade, on our deck at 89°. The space between the decks was divided into two compartments, three feet, three inches high; the size of one was 16 feet by 18 feet, and of the other 40 feet by 21 feet; into the first there were crammed the women and girls, into the second the men and boys; 226 fellow beings were thus thrust into one space 288 feet square, and 336 into another 800 feet square, giving to the whole an average of 23 inches, and to each of the women, not more than thirteen. The heat of these horrid places was so great and the odor so offensive, that it was quite impossible to enter them even had there been room. They were measured as above when the slaves had left them. The officers insisted that the poor suffering creatures should be admitted on deck to get air and water. This was opposed by the mate of the slaver, who, from a feeling that they deserved it, declared they would murder them all. The officers (of the Eng. ship,) however, persisted, and the poor beings were all turned up together. It is impossible to conceive the effect of this eruption; 507 fellow creatures of all ages and sizes, some children, some adults, old men and women, all in a state of total nudity, scrambling out together to taste a little pure air and water. They came swarming up like bees from the aperture of a hive, till the whole deck was crowded to suffocation, from stem to stern; so that it was impossible to imagine where they could all have come from, or how they could all have been stowed away. On looking into the places where they had been crammed, there were found some children next the sides of the ship, in the places most remote from light and air; they were lying in nearly a torpid state, after the rest had turned out. The little creatures seemed indifferent as to life or death; and when they were carried on deck, many of them could not stand. After enjoying, for a short time, the unusual luxury of air, some water was brought; it was then that the extent of their sufferings was exposed in a fearful manner. They all rushed like maniacs toward it. No entreaties, or threats, or blows could restrain them; they shrieked, and struggled, and fought with one another, for a drop of this precious liquid, as if they grew rabid at the sight of it. When the poor creatures were ordered down again, several of them came, and pressed their heads against our knees, with looks of the greatest anguish, at the prospect of returning to the horrid place of suffering below.”»
Sulle punizioni degli schiavi:
«In 1842 a negro was burned at Union Point, Mississippi. The Natchez Free Trader gives the following account of the horrible work.
“The body was taken and chained to a tree immediately on the bank of the Mississippi, on what is called Union Point. Fagots were then collected, and piled around him to which he appeared quite indifferent. When the work was completed, he was asked what he had to say. He then warned all to take example by him, and asked the prayers of all around; he then called for a drink of water, which was handed to him; he drank it, and said, ‘Now set fire—I am ready to go in peace!’ The torches were lighted and placed in the pile, which soon ignited. He watched unmoved the curling flame, that grew until it began to entwine itself around and feed upon his body: then he sent forth cries of agony painful to the ear, begging some one to blow his brains out; at the same time surging with almost superhuman strength, until the staple with which the chain was fastened to the tree (not being well secured) drew out, and he leaped from the burning pile. At that moment the sharp ringing of several rifles was heard: the body of the negro fell a corpse on the ground. He was picked up by some two or three, and again thrown into the fire and consumed—not a vestige remaining to show that such a being ever existed.”
...
Hear the venerable John Rankin, a native and long resident of Tennessee. (See Elliot pp. 225.)
“Many poor slaves are stripped naked, stretched and tied across barrels, or large bags, and tortured with the lash during hours, and even whole days, till their flesh is mangled to the very bones. Others are stripped and hung up by the arms, their feet are tied together, and the end of a heavy piece of timber is put between their legs in order to stretch their bodies, and so prepare them for the torturing lash—and in this situation they are often whipped till their bodies are covered with blood and mangled flesh—and, in order to add the greatest keenness to their sufferings, their wounds are washed with liquid salt! And some of the miserable creatures are permitted to hang in that position till they actually expire; some die under the lash, others linger about for a time, and at length die of their wounds, and many survive, and endure again similar torture. These bloody scenes areconstantly exhibiting in every slaveholding country—thousands of whips are every day stained in African blood! Even the poor females are not permitted to escape these shocking cruelties.”»
Ovviamente il libro è ricco di molti spunti su cui riflettere ma su questi ritornerò in separata sede...
Conclusione: non entro nel merito ma ho nuovo materiale per la mia Epitome.
Non mi ero preoccupato di scaricarmi qualcosa di nuovo perché tanto sapevo di aver già molto materiale ancora da leggere.
Alla fine, nelle molte ore di attesa, ho iniziato a leggere due libri. Chi mi conosce può provare a cercare di indovinare di cosa si tratti sebbene difficilmente vi riuscirà: ma secondo me l'essere spiazzati dalle mie scelte fa parte del divertimento: provateci!
Ecco qui:
The slavery question. di John Lawrence, Ed. Vonnieda & Kumler, 1854
e
Psicologia criminale di Avv. Michele Longo, Ed. Fratelli Bocca, 1906
Di uno di questi libri ho poi letto oltre 50 pagine, su un totale di 120 circa, dell'altro appena 5 o 6 perché illeggibili. A quali libri mi sto riferendo? A quello scritto in inglese nel XIX secolo o a quello in italiano del XX?
Esatto, questa domanda era facile, il libro in inglese è facile da leggere e godibilissimo, quello in italiano semplicemente illeggibile.
Mi ritorna in mente un aforisma che non ho voglia di ricercare e che quindi parafraso:
«Alcuni scrivono per essere compresi, altri per mostrare quanto sanno» (pseudo Goethe).
Il Longo è il classico esempio dello scrittore che scrive (forse) per una cerchia limitatissima di persone in grado di comprendere i suoi riferimenti: ma il lettore occasionale come me non è in grado di ricavarne niente.
Questo è il limite dello stile della cultura italiana, specialmente dei libri, dedicati sempre a pochi o pochissimi e non al popolo evidentemente ritenuto troppo ignorante. A questo si sovrappone l'ipocrisia italica dove la critica letteraria, magari, invece di stroncare le opere illeggibili le esalta come “profonde, colte e raffinatissime” (v. la parte iniziale di Donini e Goethe).
Vabbè, un esempio tratto dall'introduzione che mi sono sforzato di leggere (per mia comodità inserirò nel testo dei commenti che evidenzino le mie perplessità):
«[KGB: il punto 1 era ancora faticosamente comprensibile] 2.—Qualunque fenomeno progressivo, quello del pensiero compreso, non è che distinzione operata su precedenti fenomeni meno distinti [KGB: vago]. Dalla formazione naturale del sistema solare alle più alte manifestazioni della umana intelligenza il principio è costante e si concreta nell’accrescimento di precisione e coerenza con maggiore integrazione dell’effetto prodotto [KGB: si intuisce qualcosa]. La scienza può concepirsi come conoscenza definita in opposizione alle conoscenze indefinite del volgo [KGB: gli italiani, il popolo, notare la sfumatura denigratoria], e però il suo carattere essenziale di progresso sta nell’accrescimento di precisione; di guisa che—secondo Spencer—se la scienza è stata, com’è indubitabile, uno sviluppo graduale delle cognizioni indefinite del volgo, compiutosi attraverso i secoli, è necessario che la conquista graduale della grande precisione che oggi la distingue sia stato il tratto principale della sua evoluzione [KGB: non sono d'accordo ma non sto a spiegare i miei motivi].
Il vero, che è l’obbietto della mente, dapprima lo percepiamo confuso con la esistenza delle cose; poscia grado a grado lo apprendiamo determinato nei rapporti di spazio e di tempo, per indi sottoporlo al potere riflessivo e precisarlo, distinguendolo, nelle molteplici attinenze dell’attività del pensiero scientifico [KGB: si intuisce]. Nè suppongasi che la distinzione interrompa la continuità dei processi formativi, chè a ciò si oppone la legge di persistenza di qualunque specie di energia [KGB ??]; nè che l’unità del fenomeno impedisca che questo si decomponga negli elementi primigenî [KGB ??]. Quindi, al dire di Ardigò, «il pensiero è, effettivamente, e molteplice e uno; poichè anch’esso, il pensiero, è natura, ossia una formazione naturale, come tutte le altre cose. È molteplice come l’aggregazione degli atomi dell’organismo, del quale è la funzione. È uno, come la legge per la quale gli atomi stessi non possono sottrarsi all’azione dell’uno sull’altro. Il pensiero è una formazione, ossia un effetto determinato, per la legge della distinzione, in un punto dell’universo, per la forza risiedente nel tutto, come ogni altra cosa. La contraddizione fra i due termini, della unità e della molteplicità, non è che la conseguenza d’una idea falsa e ormai discacciata definitivamente dalla scienza positiva; l’idea, cioè, della sostanza metafisica, sottoposta ai fenomeni del pensiero e della materia» [KGB: vabbè, qui è l'autore che ne cita un altro ma credo di aver reso l'idea di questo scritto...]»
Da notare l'idea implicita di come la conoscenza sia incompatibile col “volgo”, tanto a ribadire la mia teoria sugli intellettuali italiani: un gruppo chiuso i cui membri si celebrano a vicenda e guardano con disprezzo chi non fa altrettanto, cioè gli ignoranti.
The slavery question è invece molto facile da leggere: per dare l'idea l'unico termine che ho dovuto ricercare sul vocabolario è chattel cioè merce.
Il libro non è comunque privo di difetti: ho trovato i principi religiosi dell'autore un po' invadenti, con giudizi morali che si sovrappongono e si confondono con le sue argomentazioni logiche/scientifiche (ad esempio appare chiaro che l'autore credeva nella storicità del diluvio universale!); alcuni elementi storici sono molto inesatti: è ad esempio assente il ruolo dei mercanti di schiavi arabi oppure il parallelismo con la schiavitù in epoca romana, valido fondamentalmente solo per i secoli II e I a.C.
Ma la vera forza di questo testo sono le numerose citazioni prese da fonti disparate come le leggi di vari stati americani, articoli di cronaca, sentenze di tribunali. Queste testimonianze dirette chiariscono, più di tante parole, l'orrore abietto della schiavitù in USA.
Vediamo se riesco a ritrovare gli esempi che più mi hanno impressionato.
Sul trasporto via mare degli schiavi (ne moriva oltre la metà nel viaggio):
«Permit me to direct your attention to a single slave ship which sailed only a few years ago. This ship was examined by the officers of a British man-of-war. The following is from the pen of Mr. Walsh, an eye witness of what he relates.
“The ship had taken in, on the coast of Africa, 336 males and 226 females, making in all 562, and had been out 17 days, during which she had thrown overboard fifty five!
“The slaves were all enclosed under grated hatchways between decks. The space was so low, that they sat between each other’s legs, and they were stowed so close together, that there was no possibility of their lying down, or at all changing their position by night or day. As they belonged to, and were shipped on account of different individuals, they were all branded like sheep, with the owner’s marks of different forms. These were impressed under their breasts or on their arms, and as the mate informed me, with perfect indifference, quiemados pelo ferro quento—burnt with the red hot iron. Over the hatchway stood a ferocious looking fellow with a scourge of many twisted thongs in his hand, who was the slave driver of the ship; and whenever he heard the slightest noise below, he shook it over them, and seemed eager to exercise it. As soon as the poor creatures saw us looking down at them their dark and melancholy visages brightened up. They perceived something of sympathy and kindness in our looks which they had not been accustomed to, and feeling instinctively, that we were friends, they immediately began to shout and clap their hands. One or two had picked up a few Portuguese words, and cried out Viva! viva! The women were particularly excited. They all held up their arms; and when we bent down and shook hands with them, they could not contain their delight, they endeavored to scramble upon their knees, stretching up to kiss our hands; and we understood that they knew we had come to liberate them. Some, however, hung down their heads, in apparently hopeless dejection, some were greatly emaciated, and some, particularly children, seemed dying. But the circumstance which struck us most forcibly, was, how it was possible for such a number of human beings to exist, packed up and wedged together as tight as they could cram, in low cells, three feet high, the greater part of which, except that immediately under the hatchways, was shut out from light or air, and this when the thermometer, exposed to the open sky, was stand-in the shade, on our deck at 89°. The space between the decks was divided into two compartments, three feet, three inches high; the size of one was 16 feet by 18 feet, and of the other 40 feet by 21 feet; into the first there were crammed the women and girls, into the second the men and boys; 226 fellow beings were thus thrust into one space 288 feet square, and 336 into another 800 feet square, giving to the whole an average of 23 inches, and to each of the women, not more than thirteen. The heat of these horrid places was so great and the odor so offensive, that it was quite impossible to enter them even had there been room. They were measured as above when the slaves had left them. The officers insisted that the poor suffering creatures should be admitted on deck to get air and water. This was opposed by the mate of the slaver, who, from a feeling that they deserved it, declared they would murder them all. The officers (of the Eng. ship,) however, persisted, and the poor beings were all turned up together. It is impossible to conceive the effect of this eruption; 507 fellow creatures of all ages and sizes, some children, some adults, old men and women, all in a state of total nudity, scrambling out together to taste a little pure air and water. They came swarming up like bees from the aperture of a hive, till the whole deck was crowded to suffocation, from stem to stern; so that it was impossible to imagine where they could all have come from, or how they could all have been stowed away. On looking into the places where they had been crammed, there were found some children next the sides of the ship, in the places most remote from light and air; they were lying in nearly a torpid state, after the rest had turned out. The little creatures seemed indifferent as to life or death; and when they were carried on deck, many of them could not stand. After enjoying, for a short time, the unusual luxury of air, some water was brought; it was then that the extent of their sufferings was exposed in a fearful manner. They all rushed like maniacs toward it. No entreaties, or threats, or blows could restrain them; they shrieked, and struggled, and fought with one another, for a drop of this precious liquid, as if they grew rabid at the sight of it. When the poor creatures were ordered down again, several of them came, and pressed their heads against our knees, with looks of the greatest anguish, at the prospect of returning to the horrid place of suffering below.”»
Sulle punizioni degli schiavi:
«In 1842 a negro was burned at Union Point, Mississippi. The Natchez Free Trader gives the following account of the horrible work.
“The body was taken and chained to a tree immediately on the bank of the Mississippi, on what is called Union Point. Fagots were then collected, and piled around him to which he appeared quite indifferent. When the work was completed, he was asked what he had to say. He then warned all to take example by him, and asked the prayers of all around; he then called for a drink of water, which was handed to him; he drank it, and said, ‘Now set fire—I am ready to go in peace!’ The torches were lighted and placed in the pile, which soon ignited. He watched unmoved the curling flame, that grew until it began to entwine itself around and feed upon his body: then he sent forth cries of agony painful to the ear, begging some one to blow his brains out; at the same time surging with almost superhuman strength, until the staple with which the chain was fastened to the tree (not being well secured) drew out, and he leaped from the burning pile. At that moment the sharp ringing of several rifles was heard: the body of the negro fell a corpse on the ground. He was picked up by some two or three, and again thrown into the fire and consumed—not a vestige remaining to show that such a being ever existed.”
...
Hear the venerable John Rankin, a native and long resident of Tennessee. (See Elliot pp. 225.)
“Many poor slaves are stripped naked, stretched and tied across barrels, or large bags, and tortured with the lash during hours, and even whole days, till their flesh is mangled to the very bones. Others are stripped and hung up by the arms, their feet are tied together, and the end of a heavy piece of timber is put between their legs in order to stretch their bodies, and so prepare them for the torturing lash—and in this situation they are often whipped till their bodies are covered with blood and mangled flesh—and, in order to add the greatest keenness to their sufferings, their wounds are washed with liquid salt! And some of the miserable creatures are permitted to hang in that position till they actually expire; some die under the lash, others linger about for a time, and at length die of their wounds, and many survive, and endure again similar torture. These bloody scenes areconstantly exhibiting in every slaveholding country—thousands of whips are every day stained in African blood! Even the poor females are not permitted to escape these shocking cruelties.”»
Ovviamente il libro è ricco di molti spunti su cui riflettere ma su questi ritornerò in separata sede...
Conclusione: non entro nel merito ma ho nuovo materiale per la mia Epitome.
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