Consiglio la rilettura dei suddetti post ma, in poche parole, in essi avevo espresso le seguenti considerazioni:
- Definizione di “efficienza” come capacità di un governo di migliorare il benessere dei propri cittadini
- Definizione di “giustizia” come equità nella distribuzione del potere
- “Dittatura” e “democrazia diretta” come forme di governo caratterizzate rispettivamente da giustizia minima e massima
- Nessuna forma di governo garantisce la massima "efficienza"
- Problemi democrazia
- Nulla garantisce che la maggioranza abbia ragione e la minoranza torto
- Il politico ideale (che dovrebbe avere a cuore il bene comune) è ben diverso dal politico reale (che, soprattutto quando raggiunge i vertici del potere, è cinico, scaltro e, a volte, moralmente compromesso)
- Il meccanismo di autoregolazione della democrazia si inceppa facilmente
- I cittadini devono avere una cultura democratica
- Difficoltà dei politici ad andare contro l'opinione pubblica (specialmente prima delle elezioni!)
Concludevo il post Democrazia (3a/3) affermando di aver avuta un'idea provocatoria molto interessante. Oggi l'ho sottoposta a mio padre e anche lui non è riuscito a trovarne dei punti veramente deboli...
È buffo perché l'idea è talmente semplice e innovativa che, leggendola, la prima reazione che si ha è quella di considerarla un'assurdità. Riflettendoci però, anche alla luce dei post succitati, bisogna riconoscere che eliminerebbe di netto tutta una serie di problemi congeniti alla democrazia.
Consiglio quindi i lettori di avere pazienza e di leggere tutte le mie argomentazioni a favore di questa nuova forma di governo.
Il potere è costituito da un'unica camera composta da 1000 rappresentanti e rinnovata di 250 membri ogni anno (quindi ogni membro resta in carica 4 anni).
I 1000 rappresentanti non vengono eletti ma sono sorteggiati casualmente sull'intera popolazione nazionale: l'unico requisito è quello di effettuare un test che dimostri la capacità del soggetto di saper interpretare e capire del testo scritto.
Prima di procedere oltre iniziamo a vedere i vantaggi di questa soluzione:
- Il massimo potere non sarebbe più tenuto da politici di professione che spesso hanno, per la natura stessa della politica, dubbie qualità morali
- “Giustizia” quasi massima: chiunque potrebbe essere estratto a far parte del parlamento e la semplice statistica garantirebbe che ogni fascia sociale fosse equamente rappresentata
- In particolare le donne otterrebbero statisticamente più seggi degli uomini (semplicemente perché sono un po' di più); analogamente anche giovani e anziani sarebbero equamente rappresentati
- Fine dei partiti
- Meno corruzione: sono convinto che una selezione casuale di italiani sarebbe molto più onesta dei politici attuali. Questo perché un politico di professione deve scendere a compromessi: chiedere e restituire favori, preoccuparsi di ottenere il massimo consenso per essere rieletto, etc...Invece, dei parlamentari estratti a sorte, non avrebbero da convivere con questi “fardelli morali”
- Il bisogno di “cultura democratica” sarebbe minimo se non nullo: il popolo, non avendo più il dovere di votare con cognizione di causa, potrebbe permettersi di seguire meno scrupolosamente il lavoro del parlamento
- Questo tipo di governo potrebbe anche permettersi di andare contro l'opinione pubblica perché: 1) i parlamentari non devono preoccuparsi di essere rieletti 2) essendo un espressione più diretta della popolazione (maggiore “giustizia”) credo che la gente sarebbe più convinta della buona fede dei parlamentari
L'unico problema che questa forma di governo non risolverebbe automaticamente è quello di “efficienza”. Nulla garantisce che questi cittadini scelti a caso siano in grado di prendere, nonostante tutta la buona volontà, le scelte migliori.
Come ho spiegato non esiste una formula magica che garantisca la massima “efficienza”. È però logico pensare che dei medici potrebbero proporre delle leggi sulla sanità con estrema cognizione di causa; analogamente gli insegnanti potrebbero fare altrettanto per l'istruzione etc...
Ovviamente anche una legge preparata da esperti del settore non potrebbe garantire di essere la soluzione migliore ma sicuramente avrebbe meno probabilità di essere sballata e quindi avere esiti disastrosi.
La mia idea è che delle commissioni apposite, composte da esperti del settore (in carica per 5 anni e scelti con un concorso pubblico), scrivano le leggi e le illustrino al parlamento che poi deciderà se approvarle o chiederne delle modifiche.
Già a questo livello sarebbero possibili mille varianti: il numero di commissioni, il numero di componenti, le modalità di illustrazione di una proposta di legge al parlamento (tipo: per ogni articolo di una legge indicare il numero di esperti a favore di esso ma anche il numero e la posizione della minoranza di esperti contrari a esso), tipo del concorso per entrare a far parte di queste commissioni e requisiti richiesti, composizione delle commissioni (ad esempio dei ragionieri sarebbero sempre necessari in tutte le commissioni per far quadrare i conti; idem degli esperti di diritto per evitare di scrivere leggi contraddittorie, etc)
In particolare l'interazione fra commissioni e parlamento sarebbe critica: sono però sicuro che ragionandoci con calma e con un pizzico di fantasia si potrebbero trovare delle ottime soluzioni.
Ovviamente sarebbe possibile divertirsi a ipotizzare diverse varianti e suggerire svariati dettagli aggiuntivi ma credo che non avrebbe molto senso e non sarebbe neppure troppo interessante: senza un esame accurato dei pro e dei contro è impossibile aggiungere soluzioni valide...
Quello che mi preme sottolineare è come l'idea di fondo, che a primo acchito sembra paradossale, abbia però moltissimi pregi difficili da confutare. Sfortunatamente questa idea è destinata a rimanere un utopia: il potere costituito (in questo caso i politici) non rinuncia ma spontaneamente alle proprie prerogative...
Inutile dire che mi piacerebbe sapere cosa ne pensano i miei lettori e che ogni commento è particolarmente ben accetto...
Nessun commento:
Posta un commento