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venerdì 3 febbraio 2023

Tollerare l'intolleranza

Nuovo capitolo di “Una teoria della giustizia” e nuove interessanti riflessioni…

L’argomento era apparentemente comprensibile dato che il titolo del capitolo è “Tolleranza per gli intolleranti”: si tratta di un problema che, in varie salse, è ben noto. “Stranamente” non avevo mai personalmente riflettuto su questa questione: l’idea ha un che di banale che non mi ha mai sufficientemente attirato…

Un aspetto del problema è, per esempio, se sia lecito consentire a un partito che nel suo programma ha l’eliminazione della democrazia di partecipare alle elezioni. Oppure se è giusto permettere il culto di una religione che, avendone la possibilità, eliminerebbe tutte le altre.

Per prima cosa Rawls evidenzia come il partito/setta intollerante NON possa lagnarsi dell’intolleranza nei propri confronti.
Scrive Rawls: «Una lagnanza è una protesta indirizzata in buona fede a un altro. Essa denuncia una violazione di un principio accettato da entrambi le parti.» (*1)
Da cui deriva (*2) che l’intollerante non può protestare dell’intolleranza altrui nei propri confronti!

“Sfortunatamente” (altrimenti avremmo già finito!) la proposizione vista sopra non equivale ad affermare che le religioni tolleranti abbiano il diritto di sopprimere quella intollerante. Il non diritto a dolersi di qualcosa (l’intolleranza in questo caso specifico) non implica che sia giusto imporla.

D’altro canto ognuno ha il diritto di tutelare la propria sopravvivenza (*3) e quindi le religioni che si vedono concretamente minacciate dall’intolleranza di un’altra hanno diritto di difendersi. Ma il pericolo deve essere reale e non solamente ipotetico in un futuro più o meno lontano.

Questo accenno all’autodifesa mi ha decisamente colpito. Nell’ultima versione dell’Epitome, nel capitolo su una democrazia alternativa, ho aggiunto il seguente paragrafo ([E] 18.1):
«Come ho appena scritto il principale dovere è quello di obbedire alle leggi ma esso nasconde un potenziale pericolo: cosa dovrebbe fare il cittadino a cui una legge impone di compiere azioni che egli ritiene inumane?
Io credo che la risposta a questa domanda dovrebbe darla il primo articolo della costituzione, inabrogabile e inemendabile, che dovrebbe esprimere qualcosa di questo genere: “Il cittadino ha il dovere di non obbedire alle leggi o agli ordini inumani”.»
Segue poi una spiegazione dei pro (numerosi) e dei contro (forti) di questo eventuale articolo costituzionale e la mia conclusione della sua utilità soprattutto psicologica in opposizione alla tendenza istintiva all’ubbidienza all’autorità.

Scrive invece Rawls: «Supponiamo che, in un modo o nell’altro, una setta intollerante venga alla luce all’interno di una società bene-ordinata che accetta i due principi di giustizia. In che modo devono agire nei suoi confronti i cittadini di questa società? Sicuramente essi non dovrebbero sopprimerla soltanto perché i membri della setta intollerante non potrebbero dolersene (*4). Piuttosto, poiché esiste una costituzione giusta, tutti i cittadini hanno il dovere naturale di sostenerla. Non si è esentati da questo dovere ogni volta che altri sono disposti ad agire ingiustamente.» (*5)

Io vi vedo una similitudine col mio pensiero il dovere naturale (senza bisogno di leggi) ad agire contro l'intolleranza in questo caso specifico ma, in generale, contro l'ingiustizia. Per Rawls l’articolo che propongo sarebbe semplicemente contraddittorio e non lo prenderebbe neppure in considerazione: da una buona costituzione non può che emergere un governo benevolo che non legifererebbe mai contro il popolo né, tantomeno, proporrebbe leggi inumane.
Scrive infatti Rawls: «Questa è la conseguenza della stabilità delle istituzioni giuste, perché stabilità significa che, quando sorgono tendenze all’ingiustizia, entreranno in gioco altre forze che lavorano per conservare la giustizia dell’intero assetto.» (*6)
Io sono più pratico e pessimista: la costituzione perfetta non esiste e di vari ordini di grandezza peggiore è qualsiasi governo umano: ne consegue che, pur non sapendo come una legge ingiusta possa comunque venire approvata, roitengo sia saggio fornire alla popolazione l’estrema garanzia/protezione dell’articolo che propongo.

Comunque, tornando a Rawls, l’intervento della società è giustificato solo se il pericolo rappresentato dalla setta è concreto: «Ma quando la costituzione stessa è sicura, non c’è ragione di negare la libertà agli intolleranti.» (*6)

Anzi, spiega poi Rawls, esiste un “principio psicologico” (suppongo intenda quello della reciprocità) tale che la setta intollerante che gode della tolleranza altrui, si persuada a sua volta del valore di tale tolleranza e la faccia propria. Personalmente sono un po’ scettico e non altrettanto ottimista, volendo mi vengono in mente le isole Mascarene (v. La religione di Maurizio) ma mi sembrano più un’eccezione che la regola.
Comunque anche Rawls ammette che occorre molto tempo affinché questi principi di tolleranza passino, come per “osmosi”, da una religione all’altra. E se la setta tollerante cresce troppo in fretta?
A dire il vero Rawls se ne lava le mani: «La situazione presenta un dilemma pratico che la filosofia da sola non è in grado di risolvere.» (*6)

Il punto che non è giusto sopprimere l’intolleranza se non per autodifesa di se stessi o delle istituzioni giuste. In caso contrario è giusto tollerarla.
Sarebbe più facile tagliare la testa al toro ed evitarsi possibili problemi in futuro sopprimendo sul nascere l’intolleranza, no?

Ebbene in questo caso sono totalmente d’accordo con Rawls che, in definitiva, segue l’imperativo categorico di Kant: ovvero fare la cosa giusta indipendentemente dalle possibili conseguenze soprattutto quando nascoste da una coltre di tempo e di imponderabilità.

Altrettanto ovviamente la nostra società sceglie la soluzione più facile soprattutto se questa eventuale soppressione favorisce gli interessi dei potenti. Ma del resto la nostra società è tutt’altro che giusta e nemmeno Rawls si aspetterebbe giustizia da essa.

Conclusione: alla fine, mi sembra, il messaggio più profondo di Rawls è quanto la libertà e la sua difesa siano fondamentali per una società equa e giusta: di come la libertà possa essere limitata solo in casi estremi, dove il pericolo sia certo e che la sicurezza sia altrettanto certamente garantita da tale limitazione. Vi risparmio la mia solita geremiade sulle discutibili decisioni (im)morali prese dai governi occidentali per la gestione della pandemia.

Nota (*1): tratto da “Una teoria della giustizia” di John Rawls, (E.) Feltrinelli, 2021, trad. Ugo Santini, pag. 217.
Nota (*2): in questo caso e in altri Rawls l’argomentazione “concreta” di Rawls è che la posizione originaria (quella in cui i suoi membri sono limitati dal velo d’ignoranza) raggiungerebbe la stessa conclusione e che, quindi, essa è giusta ed è conforme ai due principi di giustizia.
Nota (*3): e su questo era d’accordo perfino Hobbes!
Nota (*4): per quanto detto sopra.
Nota (*5): ibidem, pag. 218.
Nota (*6): ibidem, pag. 219.

10 commenti:

  1. Eheh, bel dilemma, eh!? :)
    La riformulazione su un metalivello (costituzione) non funziona perché ogni artefatto umano ha ambito, contesto storico, sociale e sociologico, di cui è frutto e nel quale funziona.
    Se stravolgi il contesto l'artefatto diventa non solo inutile ma dannoso: che utilità ha una stufa a legna di ghisa quando sei a piedi, a 52gradi sotto il sole nel deserto del Neghev!?
    Si noti che la tolleranza è del tutto farlocca: in Italia non puoi citare una frase dell'Adolfetto ma puoi citarne a josa del Sergino o del Giuseppetto anche se i secondi hanno fatto disastri maggiori.
    Di recente a Cambridge un docente che non si piegava alla dittatura fondamentalistica del coso-gender è stato espulso dalla uni perché una istituzione inklusiva (sigh) non può annoverare una persona così bruttacattivacaccadiavolo.
    Il fatto è che nel luogo de la_scienzah non si sono sccorti della cortocircuitazione logica del fatto e del comunicato arcobalebano.

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  2. La realtà se la ride bellamente dei paradossi e continua a proporceli. Una società intelligente osserva i nuovi problemi, la storia e cerca di fornire soluzioni. Una società di stupidi rimane insarcofagata nei propri anacronismi e collassa (uno dei cinque fattori di collasso secondo Diamond).
    Tutti coloro che trombonano da mane a sera i fantastici imperativi del progresso, infatti, evitano come la peste i risultati che tale progresso creano, li applicano agli inferiori razzisti fascinazileghisti.
    Ahah, già Pasolini si era accorto del fassismo degli antifassisti, la scoperta dell'acqua calda.
    Tolleranza farlocca e a senso unico.
    Manca, la definizione del dominio per il sistema: fuori da quello esso non funziona, ha comportamenti non deterministici.

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    1. Rispondo insieme a questi tuoi commenti a blocchetti

      > Eheh, bel dilemma, eh!? :)
      > La riformulazione su un metalivello (costituzione) non funziona perché ogni artefatto umano ha ambito, contesto storico, sociale e sociologico, di cui è frutto e nel quale funziona.

      La pensi come Popper allora! :-)

      > Se stravolgi il contesto l'artefatto diventa non solo inutile ma dannoso: che utilità ha una stufa a legna di ghisa quando sei a piedi, a 52gradi sotto il sole nel deserto del Neghev!?

      Popper attacca lo storicismo con argomenti simili: ogni epoca e società ha le proprie peculiarità; non è possibile inferire delle leggi generali e le tendenze sono troppo inaffidabili per ricaverne previsioni affidabili.

      Ma Rawls ragiona a un livello ancora super astratto (spero che prima o poi divenga più concreto) e ancora non si pone problemi concreti.
      Il governo che segue i suoi principi non potrà che essere il migliore possibile: se poi per qualche motivo imponderabile qualcosa dovesse andare storto le parti sane delle istituzioni farebbero in modo di risolvere il problema secondo giustizia.

      > Si noti che la tolleranza è del tutto farlocca: in Italia non puoi citare una frase dell'Adolfetto ma puoi citarne a josa del Sergino o del Giuseppetto anche se i secondi hanno fatto disastri maggiori.
      > Di recente a Cambridge un docente che non si piegava alla dittatura fondamentalistica del coso-gender è stato espulso dalla uni perché una istituzione inklusiva (sigh) non può annoverare una persona così bruttacattivacaccadiavolo.
      > Il fatto è che nel luogo de la_scienzah non si sono sccorti della cortocircuitazione logica del fatto e del comunicato arcobalebano.

      Personalmente niente mi irrita di più dell’ipocrisia e in Italia ve ne è in abbondanza.

      Ho trovato/letto tempo fa una ricerca interessantissima sul rapporto psicologico vaccinati/non vaccinati durante la pandemia. È risultato che fra i vaccinati vi era un pregiudizio contro i non vaccinati (incoraggiato dalle istituzioni) tre volte superiore a quello verso gli immigrati e grosso modo equivalente a quello contro i tossicodipendenti.
      Il mio punto è che lo stato da una parte non perde l’occasione per invocare tolleranza verso questo e quello ma è poi esso stesso che incita a discriminazioni gravissime rivelatesi poi irrazionali e antiscientifiche.

      > La realtà se la ride bellamente dei paradossi e continua a proporceli. Una società intelligente osserva i nuovi problemi, la storia e cerca di fornire soluzioni. Una società di stupidi rimane insarcofagata nei propri anacronismi e collassa (uno dei cinque fattori di collasso secondo Diamond).

      Mi è arrivato il libro oggi!

      > Tutti coloro che trombonano da mane a sera i fantastici imperativi del progresso, infatti, evitano come la peste i risultati che tale progresso creano, li applicano agli inferiori razzisti fascinazileghisti.
      > Ahah, già Pasolini si era accorto del fassismo degli antifassisti, la scoperta dell'acqua calda.
      > Tolleranza farlocca e a senso unico.

      Sono d’accordo…
      Tornando a Rawls comunque lui ragione a un livello ancora super astratto. Personalmente penso però che anche queste astrazioni siano molto importanti perché ci danno la direzione teorica in cui si dovrebbe andare tenendo poi presente che, nella pratica, si dovranno fare delle deviazioni anche significative.

      > Manca, la definizione del dominio per il sistema: fuori da quello esso non funziona, ha comportamenti non deterministici.

      Qui non sono sicuro di aver capito cosa intendi...

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    2. Poiché non ho letto alcunché di Popper, potrei dire che ... egli la pensa come me! :)

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    3. Sulle astrazioni su questioni inerenti le società umane... occhio! Più volte successe e succede che in base a tali astrazioni si arrivasse alla disumanizzazione che persegue il Bene Comune, il Nuovo Mondo, elimina il Male Assoluto, gli inferiori immondi, etc. .
      Piccolo assaggio recente la menata della tessera verde e relative reclusioni e repressioni imposte per la Salute Comune dagli Alfieri della Scienzah

      I greci resero Eros figlio di Afrodite e... di Chaos!
      Emmenomale che c'è il caos: non siamo automi programmabili.

      Non ci può essere una super etica astratra che valga in una tribù di aborigeni, in una città egiziana, in una contea californiana, in un paesino contadino in Cambogia.

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    4. Io riporto il pensiero di Rawls: è lui che è super astratto!
      Più volte ho infatti scritto che aspetto con ansia di scoprire andando al sodo cosa avrebbe avuto intenzione di fare per affrontare problematiche concrete...

      Curiosamente quando qualche anno fa mi imbattei per la prima volta in Rawls scrissi un pezzo in cui affermavo che le sue teorie, per cui le avevo capite, portavano paradossalmente alla disumanizzazione dell'uomo: https://parole-sante.blogspot.com/2016/06/dubbi-su-rawls.html

      Comunque anche la teoria di Rawls è legata a specifiche società in quanto fra le varie precondizioni vi è quella di un'assemblea iniziale i cui membri hanno una conoscenza parziale di se stessi (non sanno che ruolo avrebbero nella società e altri elementi che potrebbero condizionarne le decisioni) ma sanno come funziona la loro società e, suppongo, ne condividono alcuni valori...

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    5. Torniamo al dilemma tra Jung e Freud: dobbiamo essere ciò che siamo, come sostiene il primo, o dobbiamo essere ciò che dobbiamo essere, come vuole il secondo?
      Morale e norme per le società o società che devono obbedire a morale e norme?
      Mi lascia molto perplesso questa volontà di astrazione: è l'errore poi diventato orrore e orrori dall'illuminismo, poi comunismo e quindi ora con l'arcobalenghismo (alla Bibbiano, tu non allevi i figli vome vuole la Santa e Giusta Ortodossia, te li togliamo, inferiore, razzista e meschino, per affidarli a qualche costellazione di Superiori Esseri LGBT).
      Sono quelle cose occidentali come le dichiarazioni universali del mio cortile che i condomini vogliono imporre a tutto il resto del mondo! Ad esempio bombardando la democrazia, sconfiggendo il Grande Male siriano, libico, giapponese, nazista, comunista, cubano, talebano, leghista, reazionario, novax, iraniano, retrogrado, russo, razzista, antiscienzah, blablabla blabla.

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    6. Forse l'ho già scritto altrove ma nel dubbio mi ripeto...

      Io credo che la teoria vada tenuta ben separata dalla pratica: bisogna cioè essere consci che passando dalla prima alla seconda si dovrà necessariamente scendere a dei compromessi.

      Però credo anche che la teoria filosofica sia un'utile bussola quando ci troviamo nella selva della realtà quotidiana.
      La soluzione di una problematica reale corrisponde ad attraversare una macchia selvaggia piena di arbusti e rovi che ti impediscono il passaggio: provi a girarci intorno, magari ti infili in una traccia degli animali ma dopo un po' devi tornare indietro, ti fai strada con un bastone, eviti la pozza, aggiri l’erta troppo ripida etc. In queste condizioni alla fine è facile perdere l'orientamento: non sapere cioè più dove si trovi il giusto che vogliamo raggiungere. Ma se si ha con sé una bussola, ovvero la soluzione teorica, basta un rapido controllo, non importa a quanti alberi si sia girato intorno e subito si capisce quale sia la direzione dove dobbiamo dirigerci.

      Nel mio piccolo mi capita sempre più spesso di riportare una situazione concreta a una teorica che già conosco: in questa maniera non mi lascio confondere dalla pressione della maggioranza o dalle bugie dei media ma mi oriento da solo con in più la ragionevole sicurezza fornita dalla teoria.

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    7. Mio papà :- "La (buona dovrebbe essere, in teoria :), pleonastico) è come un faro con la sua luce quando il mare è in burrasca, ti orienta verso la metà, un buon porto!".

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    8. Sì, è quello che intendevo io! ;-)

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