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mercoledì 8 febbraio 2023

Mercato e omogeneizzati

Andando avanti nella lettura di “Collasso” ho fatto la prima riflessione importante!
Ancora non mi è chiarissima e, siccome non riesco a dormire, ne approfitto per rifletterci sopra scrivendone qui.

Sul momento mi era sembrato che si trattasse di un’analogia o forse di una generalizzazione ma ripensandoci a letto credo che si tratti solo di un’affinità per quanto importante.

L’affinità è fra l’effetto di omogeneizzazione ([E] 5.14) e il libero mercato.
Ma cosa intendo con “libero mercato”?
Ancora, come detto, non ho le idee chiarissime: da una parte intendo l’andamento dei prezzi ma da un’altra anche le scelte strategiche delle aziende.
Il prezzo di vendita di un prodotto non può essere arbitrario ma, al di là della domanda, dovrà essere simile a quello dei concorrenti e preferibilmente minore. Qui vi è quindi una sorta di corsa all’imitazione: lecita se verso il basso, sanzionata se concordata verso l’alto (cartello).
L’azienda che ha costi, e quindi prezzi, troppo elevati rischia di fallire non essendo più competitiva: da questo punto di vista sia la legge del mercato che di omogeneizzazione sembrano cogenti: o le segui e sopravvivi oppure muori.

Nelle strategie aziendali l’effetto di omogeneizzazione è più evidente: le grandi multinazionali, specialmente se direttamente concorrenti, si copiano continuamente.
In questo caso vi è un minimo di libertà in più nel seguire strategie alternative: oltretutto se ogni entità seguisse la stessa strategia allora la potenziale efficacia di quest’ultima potrebbe venire vanificata. Del resto se ci si comporta come la media è lecito aspettarsi un risultato nella media: per essere particolarmente vincenti bisogna uscire dal gregge, ideare qualcosa di diverso, con però tutti i rischi di fallimento associati.
Notare l’analogia con la tragedia della gente comune quando (non è detto che accada) la strategia diviene controproducente se adottata da un numero sufficientemente alto di aziende.

L’effetto di omogeneizzazione consiste nella scelta cosciente di imitare un comportamento ritenuto nel breve termine proficuo: questo porta a minor ridondanza e, quindi, più fragilità ([E] E).

La legge del mercato si applica, appunto, al mercato (oggi spesso globale); l’effetto di omogeneizzazione al sistema di riferimento (oggi spesso globale).

Dov’è quindi l’analogia o almeno l’affinità che avevo percepito?
Mi sembra che l’affinità consista nella coartazione: nell’effetto di omogeneizzazione essa può essere anche illusoria (semplicemente non si vedono alternative ma ciò non esclude che possano esistere); nella logica dei prezzi essa sembra più cogente ma in realtà anche qui vi è un margine di manovra, per esempio nella qualità del prodotto che può giustificare un prezzo più alto.
Precipua è poi la logica del prezzo perché è essa che alla fine guida le strategie aziendali: alla fine l’obiettivo ultimo sarà infatti sempre quello di vendere un prodotto che abbia un prezzo concorrenziale: vuoi perché innovativo, vuoi perché meno costoso da produrre oppure perché con caratteristiche marcatamente superiori alla concorrenza etc. (*1)

Sì: l’affinità decisiva è la coartazione indirettamente indotta dall’andamento dei prezzi. Se un rivale riesce a diminuire significativamente il prezzo dei propri prodotti esso andrà imitato per restare al suo passo e non andare fuori mercato. E questo ovviamene vale anche per i metodi di produzione.
Affinché l'imitazione sia possibile all’interno dello stesso sistema devono valere le stesse regole, in altre parole aziende simili devono avere la possibilità di adottare strategie simili: se ciò non è permesso possono esservi ripercussioni decisive sui prezzi e quindi sulla sopravvivenza stessa delle aziende.

E in effetti, almeno in teoria, queste pari condizioni dovrebbero essere alla base del WTO: ma sulla Cina si è chiuso non un occhio ma entrambi con le conseguenze che conosciamo.
Dalla lettura del libro, per esempio, emerge chiaro che la tutela dell’ambiente ha costi altissimi e se all’interno dello stesso sistema (mercato) le regole sono diverse allora certe aziende possono essere decisivamente avvantaggiate.

Conclusione: vabbè… mi sembrava di aver avuto un’intuizione ancora più significativa ma forse si può comunque concludere che la logica del mercato è indirettamente guidata dall’effetto di omogeneizzazione con tutti i pericoli che ne conseguono sia diretti ([E] v. sezione “Combinazione di globalizzazione ed effetto di omogeneizzazione” in 21.3) che indiretti (fragilità complessiva).
Sicuramente una nota o forse anche un paragrafo all’Epitome li inserirò!

PS: e il libro che c’entra? Beh, ho avuto questa intuizione leggendo dell’industria del legno del Montana: di come un’attività non remunerativa negli USA poteva esserlo nel Canada (e qualche pagina prima avevo letto qualcosa di analogo per l’estrazione mineraria col Cile). Ho pensato allora ai mercati/sistemi, a cosa aveva o no senso in base alla loro estensione; del comportamento che cambiava in base all’esigenza del prezzo…

Nota (*1): vabbè le strategie sono ovviamente molto più numerose: per esempio vi può essere la possibilità di comprare un'azienda rivale, di fare pubblicità per alterare la percezione del prodotto negli acquirenti e chissà quante altre. Ma alla fine lo scopo delle aziende è fare profitto e questo è possibile solo se il prezzo di vendita è “omogeneo” a quello della concorrenza.

2 commenti:

  1. I prodotti redditizi sono sempre più complessi (paragonare una 500 originale con una attuale) e questo richiede investimenti e filiere produttive sempre più complessi.
    Questo richiede economie di scala che richiedono omogeneizzazione.
    Un processo che si autoalimenta.
    Sbirci in rete e vedi che Tizio nella sua casa in Laos ha gli stessi mobili Svedea di Sempronia nel suo maso in Vorarlberg.
    Mobilieri locali annientati, tutto appiattito al discretino, mediocrino, grigino, bruttino indistinto.
    Scalfari, razzista fenomenale (molti suoi discorsi sono molto simili a quelli di certi zootecnici che lavorano sulle razze tramite incroci) ipotizzava un uomo qualunque, meticciato, ugualizzato (quindi sostituibile nel caso non si conformi), con kultura media, conoscenze medie, reddito medio, intelligenza media, spirito medio, blablabla.
    Se vuoi annientare l'eccellenza e avere un gregge di appecoronati medi rimbambiti, punta sulla ugualizzazione al peggior medio comun denominatore.

    Medion, l'omogeinizzato medio per il mediocre medio!

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    1. Grazie per gli spunti!
      Magari scriverò un pezzo sui diversi tipi di omogeneizzazione…

      Riguardo Scalfari il suo atteggiamento è tipico di un’ampia parte degli intellettuali italiani che considerano i propri connazionali non altrettanto istruiti come una massa di stupidi che, quando va bene, vanno trattati con paternalismo.
      In questo pezzo ( https://parole-sante.blogspot.com/2016/07/autorazzismo.html ) riassumo un articolo sull’argomento...

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