Oggi scrivo un po’ per me: ho letto il capitolo 36 di “Una teoria della giustizia” e voglio metterne nero su bianco la sintesi.
In “La giustizia politica e la costituzione” Rawls fa un altro micropasso verso un’organizzazione concreta delle istituzioni.
In particolare la costituzione dovrà rispettare i suoi due principi di equità e in particolare le uguali libertà. Per Rawls l’uguale libertà si trasforma nell’uguale partecipazione politica che deve essere garantita dalla costituzione.
A sua volta l’eguale partecipazione assume tre aspetti che devono essere tutti rispettati: il significato, l’estensione e il valore (*1).
Uguale significato indica che ogni voto deve avere lo stesso peso degli altri: questo per esempio significa che le circoscrizioni dovranno essere delle stesse dimensioni come numero di elettori.
Uguale estensione: premetto che non sono sicuro di aver capito bene ma mi pare che il concetto sia che la minoranza non debba imporsi sulla maggioranza. Questo significa che nelle votazioni decide chi ha un voto in più.
Il massimo della “estensione” si ha quindi quando la maggioranza decide per un singolo voto in più: tutte le limitazioni a questo principio (per esempio maggioranza di 2/3) sono considerate da Rawls come diminuzione del principio di estensione e, quindi, dovrebbero essere ben ponderate.
Personalmente non sono troppo d’accordo: secondo me è la minoranza che deve essere tutelata non la maggioranza…
Uguale valore indica che tutte le persone devono avere la stessa possibilità di essere elette. Nei sistemi dove sono ammesse significative differenza di ricchezza i più poveri dovrebbero avere degli aiuti economici qualora volessero candidarsi.
Tutto qui.
Mentre leggevo queste pagine non facevo che ripetermi che il sistema ideale pensato da Rawls non poteva funzionare nella pratica. E infatti avevo annotato: «[KGB] Tutta questa teoria mi pare falsata alla base da una concezione dell’uomo che non tiene conto dei suoi limiti. A partire dalla razionalità.»
Apparentemente Rawls mi stava ascoltando perché in fondo alla stessa pagina (io avevo messo la mia nota in cima) infatti, dopo aver elencato una serie di problemi concreti, scrive: «Tuttavia questi problemi appartengono alla sociologia politica. Li ho menzionati ora per sottolineare che la nostra discussione fa parte della teoria della giustizia, e non va confusa con una teoria del sistema politico.» (*2)
Insomma Rawls teorizza in astratto immaginandosi istituzioni perfette, politici ideali ed elettori razionali. Ma alla fine che c’entra tutto questo con la realtà?
Rawls lo spiega poco dopo: «Stiamo descrivendo un assetto ideale; i confronti con esso definiscono uno standard per giudicare le istituzioni reali, e indicano ciò che deve essere sostenuto per giustificare gli allontanamenti da esso.» (*3)
Il caso vuole che ieri o ierlaltro abbia risposto a un commento di UnUomo.InCammino cercando di spiegare perché io ritenga importante la teoria. A commento di Tollerare l’intolleranza avevo scritto: «Io credo che la teoria vada tenuta ben separata dalla pratica: bisogna cioè essere consci che passando dalla prima alla seconda si dovrà necessariamente scendere a dei compromessi.
Però credo anche che la teoria filosofica sia un'utile bussola quando ci troviamo nella selva della realtà quotidiana.
La soluzione di una problematica reale corrisponde ad attraversare una macchia selvaggia piena di arbusti e rovi che ti impediscono il passaggio: provi a girarci intorno, magari ti infili in una traccia degli animali ma dopo un po' devi tornare indietro, ti fai strada con un bastone, eviti la pozza, aggiri l’erta troppo ripida etc. In queste condizioni alla fine è facile perdere l'orientamento: non sapere cioè più dove si trovi il giusto che vogliamo raggiungere. Ma se si ha con sé una bussola, ovvero la soluzione teorica, basta un rapido controllo, non importa a quanti alberi si sia girato intorno e subito si capisce quale sia la direzione dove dobbiamo dirigerci.»
Già che ci sono aggiungo che la mia proposta di democrazia alternativa ([E] 18) soddisfa i tre criteri di Rawls per l’uguaglianza di partecipazione politica.
Perlomeno i criteri di significato e di valore sono perfettamente rispettati: su quello di estensione (che forse ho frainteso) si può discutere: volendo lo si può introdurre perfetto oppure “corretto”.
E poi ho trovato almeno tre potenziali epigrafi!
Conclusione: pezzo corto oggi. Meglio così suppongo...
Nota (*1): a me queste tre definizioni non sembrano molto azzeccate, comunque… magari in inglese suonano meglio…
Nota (*2): tratto da “Una teoria della giustizia” di John Rawls, (E.) Feltrinelli, 2021, trad. Ugo Santini, pag. 225-226.
Nota (*3): ibidem pag. 226.
alla prima stazione
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