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lunedì 13 febbraio 2023

Colpo di coda!

Stamani ho letto un capitolo lunghetto di “Miseria dello storicismo” e, visto che mi rimanevano poche pagine, nel pomeriggio l’ho finito.

Con mia sorpresa sul finale ho trovato un paio di concetti che mi sono piaciuti.

Il primo passaggio è piuttosto lungo. Fa parte di una sua convoluta dimostrazione che non approfondirò perché mi ero ripromesso di non criticare più la logica di Popper…

«Come potremmo arrestare il progresso scientifico e industriale? Chiudendo o controllando i laboratori di ricerca, sopprimendo o controllando le riviste scientifiche e altri mezzi di discussione, sopprimendo i congressi e le conferenze scientifiche, sopprimendo le università e altre scuole, sopprimendo i libri, i mezzi di stampa, lo scrivere, e infine il parlare. Tutte queste cose che dovrebbero essere soppresse (o controllate) sono istituzioni sociali. La lingua è un’istituzione sociale senza la quale il progresso scientifico non è concepibile, poiché senza di essa non può esservi né scienza né una tradizione viva e progressiva. [...] Lo scrivere è un’istituzione sociale, e così pure lo sono le organizzazioni tipografiche ed editoriali e tutti gli strumenti istituzionali del metodo scientifico. Lo stesso metodo scientifico ha degli aspetti sociali. La scienza e in particolar modo il progresso scientifico, non sono il risultato di sforzi isolati, ma della libera concorrenza del pensiero. […] E queste istituzioni devono essere finanziate e protette dalla legge. In ultima analisi il progresso dipende in larghissima misura da fattori politici; da istituzioni politiche che garantiscono la libertà di pensiero: dipende dalla democrazia.» (*1)

È un discorso piuttosto astratto e di per sé, senza il contesto, non è troppo chiaro.
Vabbè, un minimo devo spiegare: Popper vuole trovare quali siano le condizioni che permettono il progresso e, con logica “popperiana”, conclude che ciò è equivalente a individuare la ragioni che lo bloccano.
Vediamo di elencare i punti individuati da Popper:
- laboratori di ricerca
- mezzi di discussione
- università
- lingua
- la scrittura (per far sopravvivere la conoscenza nel tempo)
- finanziamento
- protezione politica
- libertà di pensiero

Ora, lo so che questo è un mio piacere intellettualmente onanistico (*2), ma nel mio capitolo dell’Epitome 9.5, intitolato “Necessità e pericoli per la scienza”, propongo questo elenco di fattori necessari per lo sviluppo della scienza:
- libertà di pensiero
- comunicazione (spazio e tempo: quindi, per esempio, università e scrittura)
- lingua
- ricchezza (mantenimento scienziato, materiali, laboratori)
- stabilità sociale
- sostegno del potere politico
- metodo scientifico

Mi sembra che le similitudini siano evidenti. Poi io elenco direttamente i criteri necessari per la scienza ed ecco quindi il “metodo scientifico” non menzionato da Popper…

Un altro concetto interessante: l’epistemologia delle scienze sociali è tale che non si arriva a teorie in grado di prevedere con sicurezza l’evoluzione di una certa società. Nonostante questo grosso limite la teoria è però in grado di escludere particolari risultati. In un certo senso quindi la sociologia e altre scienze analoghe permettono una sorta di conoscenza negativa, apofatica direi, di ciò che sicuramente non sarà.

Non so: io ho trovato il concetto (che ovviamente non è di Popper ma di un tale professor Hayek) interessante. Vi vedo una similitudine con la mia definizione dell’uomo basata sui suoi limiti. Ne ho già scritto, mi pare, in un pezzo su Taleb e la sua teoria della “via negativa” (v. Tre antifragili)…

Nel penultimo capitoletto Popper cerca di definire quali siano le istituzioni necessarie al progresso (è da qui che ho estratto il paragrafo visto sopra) e sul finale di questo divaga su cosa potrebbe concretamente bloccarlo. Per esempio ipotizza un’epidemia (culturale) di misticismo in cui la popolazione non crede più nella razionalità (questo è Popper!). Ma proprio negli ultimi due paragrafi esprime un concetto più interessante: la necessità che lo stato mantenga e protegga le differenze di pensiero (*3).
Lo stato non dovrà quindi mai cercare di uniformare il pensiero della popolazione: «Anche un appello all’unità di intenti, sia pure ottimi, e benché tanto appaghi le emozioni, è un appello ad abbandonare le opinioni morali alternative, le critiche imbarazzanti e gli argomenti a cui esse danno origine. È un appello ad abbandonare il pensiero razionale.» (*4)
E poi conclude con: «Il controllo olistico, cioè il livellamento non dei diritti umani, ma delle menti umane, significherebbe la fine del progresso.» (*4)

Vi risparmio la mia consueta geremiade su come in Italia, ma anche in tutto l’occidente, sia durante la pandemia che con la guerra in Ucraina si sia cercato di imporre un pensiero unico con la conseguenza, come dice Popper, di aver abdicato il pensiero razionale.

Conclusione: su GoodReads.com alla fine ho dato 2 stelline a questo libro. Nonostante che le mie critiche siano state prevalenti rispetto ai complimenti vi ho anche trovato qualche idea buona (a dire il vero in genere di Popper ma di altri autori da lui citati!). Insomma non è un libro che consiglio ma qualcosa si impara anche da esso. Popper poi mi rimane un mistero: sostanzialmente l’ho trovato di grande cultura ma incapace di un pensiero logico coerente; i paralogismi sono la norma. Non so: forse ho letto un’opera scadente e secondaria: magari esiste un Popper migliore più profondo e razionale. Di sicuro però, almeno nel breve termine, non intendo leggere altro di suo...
Ah! Il mistero, dal mio punto di vista, è a cosa siano dovuti il suo successo e la sua fama!

Nota (*1): tratto da “Miseria dello storicismo” di Karl R. Popper, (E.) Universale Economica Feltrinelli, 2019, trad. Carlo Montaleone, pag. 153-154.
Nota (*2): probabilmente questo mio bisogno è dovuto alla mancanza di riscontri da parte dei lettori: nonostante che io sia molto sicuro delle mie idee mi conforta e mi dà soddisfazione scoprire che altri hanno pensato/scritto idee simili alle mie. Per questo mi “accontento” anche di Popper!
Nota (*3): questo per evitare che, per esempio, “l’epidemia di misticismo” possa colpire tutta la popolazione... (questa è la logica di Popper!)
Nota (*4): ibidem, pag. 158.

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