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lunedì 30 luglio 2012

Democrazia (3a/3)

Dopo tanto tanto tempo mi sono finalmente deciso a completare la mia trilogia sulla democrazia.
Ovviamente è obbligatorio rileggere Democrazia (1/3) e Democrazia (2/3). Io stesso li ho dovuti riguardare perché non mi ricordavo più cosa vi avessi scritto (*1)!
Sfortunatamente non ricordo più cosa avevo pianificato per questo terzo post, così ci ho riflettuto e sono arrivato alla conclusione che lo spezzerò in due parti: da cui il “3a” del titolo...

Nei post precedenti avevo spiegato come la democrazia comunemente intesa non sia la soluzione migliore né in termini di “efficienza” né di “giustizia” (*2).
Incidentalmente facevo anche notare come la “giustizia” fosse necessaria per distribuire la responsabilità delle scelte del governo sull'intera popolazione (solidarietà sociale).
Avevo spiegato come, passando dagli estremi di “democrazia diretta” a “dittatura (di un singolo)”, si otterrebbe nel primo caso il massimo di “giustizia” mentre, nel secondo, il minimo; ma soprattutto avevo mostrato come nessuno di questi estremi garantirebbe la massima “efficienza”.
E l'“efficienza” è uno degli elementi chiave della mia teoria: infatti non c'è una formula costituzionale che garantisca di riuscire a massimizzarla. Ipotizzavo anche che una popolazione approverebbe qualsiasi forma di governo che garantisse la “massima efficienza” (*3).

Passiamo quindi all'argomento odierno: elencare i problemi genetici, insiti cioè nella sua stessa natura, della democrazia comunemente intesa.

  1. Niente garantisce che una decisione presa dalla maggioranza sia migliore, in termini di “efficienza”, da quanto è sostenuto dalla minoranza.
  2. I partiti possano andare contro l'opinione pubblica solo con estrema difficoltà e solo se le elezioni sono lontane: i politici sono consapevoli che sostenere posizioni invise alla popolazione costerebbe loro molti voti.
  3. Il politico ideale dovrebbe essere una persona preparata e, soprattutto, con la volontà di fare il meglio per la propria comunità; sfortunatamente le caratteristiche che necessita un politico per raggiungere i vertici del potere sono ben altre: cinismo, faccia tosta, spregiudicatezza (per non scrivere di peggio) sono ben più determinanti di onestà, preparazione e serietà...
  4. La popolazione degli elettori deve avere una cultura democratica:
    1. deve cioè essere conscia del meccanismo democratico di dovere premiare col voto chi mantiene gli impegni presi e punire chi li fallisce.
    2. Votare i diversi politici in base ai loro programmi e non, ad esempio, in base all'aspetto, alla simpatia, alla voce o a quanto essi si mostrino sicuri di sé...
  5. Affinché il meccanismo democratico non si inceppi è necessaria anche la mediazione dei media che, specialmente per i provvedimenti più tecnici, spieghino alla popolazione l'operato dei politici: ovviamente i media dovrebbero assolvere questo compito nella maniera più imparziale possibile...
  6. Distanza fra la popolazione e il potere effettivo: siccome è un argomento complesso lo illustrerò a parte di seguito

Distanza fra la popolazione e il potere effettivo: uno dei mantra dei politici, specialmente in campagna elettorale, è quello di ripetere quanto sia importante ogni singolo voto degli elettori. In realtà non è così: il singolo voto vale ben poco, specialmente quando i meccanismi democratici funzionano male, e i cittadini né sono più o meno consapevoli. Questo è il motivo del continuo calo del numero di votanti alle elezioni non solo in Italia ma in tutto il mondo occidentale.
Il cittadino può votare ma poi, quello che il governo eletto realizza, è spesso ben diverso da quanto egli aveva in mente: insomma il controllo che il cittadino esercita col suo voto sui suoi rappresentanti politici è, a dir poco, molto blando.

L'elenco sopra riportato non è un elenco completo dei difetti della democrazia ma mostra solamente i problemi connaturati in essa: cioè, in un sistema democratico che non funzioni, ci potranno essere ulteriori problemi derivati da un incancrenimento dei precedenti. Un esempio: se i media non svolgono adeguatamente il loro compito (vedi problema #5) e se gli elettori mancano di cultura democratica (vedi problema #4) un deputato potrebbe permettersi di non mantenere gli impegni presi con i suoi elettori confidando comunque di venire rieletto. Per altri esempi vedere il post PDI che analizza un caso concreto, sfortunatamente, a noi tutti ben noto...

Conclusione: fin dall'alba della civiltà ogni società ha dovuto trovare una maniera per far convivere la propria popolazione. Quello che forse sfugge a chi, come me, non ha fatto studi approfonditi sull'argomento è che questo “organizzarsi” non avviene mai fra individui allo stesso livello.
Più la società è evoluta e maggiori saranno le distinzioni fra i vari uomini.
Quel che voglio dire è che in ogni società di ogni epoca esistevano gli equivalenti degli attuali “poteri forti”. Consideriamo ad esempio un villaggio medioevale, i poteri forti saranno stati: il feudatario locale e il prete (come singoli individui) e la gilda dei mercanti (come insieme di persone) contrapposti alla massa dei contadini.
Affinché una società funzioni è necessario che si mantenga un equilibrio fra tutte queste componenti.

Ad esempio, nel nostro esempio medievale, cosa impediva al 99% della popolazione di impadronirsi di una fetta maggiore di ricchezza? Da una parte c'era il potere della Chiesa che, alleata con la nobiltà, spiegava ai contadini che lo stato delle cose era voluto da Dio stesso e non andava quindi sovvertito. In cambio la Chiesa aveva mano libera dalla nobiltà per combattere i pagani o gli eretici. Inoltre la nobiltà aveva anche il potere militare che l'aiutava a mantenere il controllo...

Via, via che la società si è evoluta la tipologia di “poteri forti” è aumentata e le interazioni fra le diverse parti in causa sono divenute molto più complesse. Eppure delle tendenze sono chiaramente visibili: il numero dei poteri forti non è mai troppo ampio rispetto alla popolazione (max il 5%?). Più tale percentuale è bassa e più la società è ingiusta e, potenzialmente, irrequieta.

Il problema di ogni società è rimasto però il medesimo: mantenere l'equilibrio fra i “poteri forti”, qualunque essi siano, e la massa della popolazione.
Negli ultimi secoli, almeno nel mondo occidentale, siamo arrivati al compromesso chiamato democrazia.
Ed ecco il mio punto: la democrazia tiene quieta e asservita la maggioranza della popolazione dando a ogni cittadino l'illusione di avere il potere, o almeno una frazione di esso. In realtà i “poteri forti” hanno molto più controllo sulle democrazia di quanto ne abbia il restante 95% della popolazione...

Nel prossimo post un'idea provocatoria ma, a mio avviso, anche molto interessante...

Nota (*1): La punteggiatura e alcuni frasi non mi convincono molto (evidentemente in un anno il mio stile si è evoluto...) ma nella sostanza continuo a essere d'accordo con me stesso!
Nota (*2): per il significato che do a “efficienza” e “giustizia” rileggere i due post precedenti. Brevemente: “efficienza” = capacità di migliorare il tenore di vita della popolazione; “giustizia” = divisione del potere fra i cittadini.
Nota (*3): prendiamo la Cina: al momento, nonostante ci sia pochissima democrazia ed enormi squilibri di ricchezza, la popolazione è soddisfatta perché il tenore di vita medio sta comunque migliorando. Beh, ci sarebbe molto altro da dire: magari ci scriverò un post ad hoc...

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