In questo lungo pezzo ho riassunto (molto malamente e basandomi sulla memoria di libri letti anche oltre un anno fa) la guerra fra Sparta e Atene inserendovi però delle riflessioni molto generali sul potere e su alcune sue dinamiche. Come ho spiegato nella nota (*0) da tempo sto scrivendo un pezzo molto impegnativo proprio sull'essenza del potere e le considerazioni di questo articolo ne sono le naturali conseguenze: suppongo che prima o poi mi deciderò a terminarlo e, allora, farò molti riferimenti a questo intervento!
Inoltre tengo a sottolineare, per chi non mi conoscesse e “inciampasse” per caso in questo pezzo, che io NON sono uno storico e che mi baso principalmente solo sulla lettura di Tucidide e Senofonte: non mi sono preso nemmeno la briga di controllare cosa dice Wikipedia sulla guerra del Peloponneso!
Può quindi darsi che ci siano anche degli errori di una certa entità nella mia sintesi anche se credo che, nella sostanza, le mie considerazioni siano corrette.
Per chi non ricordasse la situazione storica che fa da preambolo alla guerra fra Sparta e Atene faccio un rapido riassunto partendo dal film “300” che, come tutti sanno, descrive l'eroica battaglia alle Termopili del re spartano Leonida (*1) con i suoi 300 uomini che, al prezzo della morte, riesce a tenere per lungo tempo in scacco l'esercito persiano.
Nella scena finale del film c'è l'accenno alla battaglia di Platea (479 a.C.) dove l'esercito persiano è battuto da un'alleanza greca a guida spartana. È il trionfo della fanteria pesante greca (gli opliti): un arma devastante contro la quale i persiani non hanno contromisure adeguate.
Comunque, oltre alla battaglia di Platea, è fondamentale la battaglia terrestre/navale di Micale (*2) dove la flotta ateniese (sempre a guida spartana) sconfigge quella persiana e, di fatto, “libera” le città greche della costa dell'Asia minore e delle numerosissime isole del mar Egeo. In pratica è la nascita dell'impero ateniese.
La particolarità di tale impero è la sua asimmetria: da una parte Atene, una metropoli con i suoi territori limitrofi dell'Attica; dall'altra le isole e le città costiere dell'Asia minore e dell'Ellesponto che versano alla prima (cioè alla lega di Delo ma in pratica Atene) dei tributi annui.
Cosa tiene in piedi questo alleanza/impero dove Atene la fa da padrone?
Da una parte, specialmente le città dell'Asia minore, preferiscono essere governate da Atene che dai persiani (*3), dall'altra la flotta ateniese, ovvero la forza: se una città si ribellasse la flotta ateniese sarebbe in grado di assediarla e punirla. Inoltre nelle varie città alleate di Atene c'è un fenomeno (credo!) nuovo nella storia: un cambio di regime (*4), al posto delle varie oligarchie vengono instaurate delle democrazie (*5). Nella sostanza Atene impone nella varie città dei governanti locali a lei favorevoli perché le debbono il loro potere e ne condividono gli interessi commerciali. Poi, ovviamente, quando ad Atene ci si rendeva conto che in una certa città il partito avverso stava diventando pericoloso, veniva prontamente inviata una guarnigione di opliti (la fanteria pesante del tempo) a rafforzare la “democrazia”.
Qui si vede già uno schema del potere (*0): l'equilibrio delle forze, ovvero poteri diversi che si alleano fra loro per contrastarne altri e aumentare il proprio. Esempio: i democratici (mercanti) di una città si alleano con Atene (guidata da mercanti) per estromettere dal potere le oligarchie (nobili). Esempio: le città dell'Asia minore si alleano ad Atene per contrastare i persiani.
Ma non solo: Corinto alleata con Atene contro Argo (beh, questo accadrà dopo gli eventi che descrivo...) o Platea alleata con Atene contro Tebe.
Insomma il proverbio “Il nemico del mio nemico è mio amico” è più che mai valido.
È in questa situazione che, nel 431 a.C., inizia la guerra fra Sparta e Atene. Domanda per i miei lettori: chi saranno gli alleati di Sparta?
Ovviamente tutte le città guidate da un'oligarchia che temono che l'ingerenza ateniese ponga al loro posta una democrazia...
In effetti, per la stessa logica, gli alleati naturali di Sparta sarebbero i persiani ma, in questa fase iniziale, era politicamente inconcepibile per dei greci cercare l'alleanza con l'ex nemico...
Da una parte c'è quindi Atene, ricchissima per i proventi dell'impero e per questo munita (e in grado di mantenere) di una flotta imponente. Dall'altra c'è Sparta, città dal peculiare carattere militare che si sostiene sul lavoro degli schiavi iloti (quindi agricoltura) in teoria più forte per terra.
Scrivo in teoria perché è di Tucidide la dicotomia Sparta più forte sulla terra e Atene più forte sul mare: se ben ricordo mette in bocca a Pericle (*6) questa divisione sui ruoli delle due potenze.
In realtà, mentre sicuramente Atene era più forte sul mare, non sono sicuro che la forza di Sparta sulla terra fosse chiaramente maggiore. Insomma 10 opliti spartani non erano più forti di 20 opliti ateniesi.
Nelle prime fasi della guerra infatti gli spartani si limitano a invadere l'attica per devastarne il territorio (e rientrando ogni anno nel proprio) ma non provano nemmeno ad assediare Atene: c'è da dire che le mura non proteggevano solo Atene stessa ma anche il porto del Pireo dal quale quindi, anche in caso di assedio, sarebbero potuti continuare ad arrivare i rifornimenti.
Si potrebbe obiettare: perché gli ateniesi allora non accettavano la battaglia campale in attica se erano di forza comparabile? Semplicemente perché non avevano bisogno di prendersi questo rischio: grazie all'enorme liquidità le risorse dell'attica non erano necessarie e tutto il fabbisogno poteva essere acquistato all'estero (tipo il grano dall'Egitto).
Dal mio punto di vista la vittoria di Atene era inevitabile (*7) e senza grossi rischi nel lungo periodo: si doveva solo eliminare (o far passare dalla propria parte) uno a uno gli alleati di Sparta.
E in effetti gli eventi stavano andando in questa direzione: Tucidide è molto preciso nel descrivere ogni singola battaglia così che, se lo si legge superficialmente come me, è facile perdersi nei dettagli. A un certo punto però si ha la netta sensazione che la guerra si sposti nella penisola Calcidica.
Dal punto di vista di Atene (e mio) la scelta strategica è giustissima: come si può vedere dalla mappa (tratta da Wikipedia.org e di pubblico dominio) in tale penisola sono concentrate le città alleate a Sparta più lontane. Per Sparta era logisticamente difficile difenderle perché le proprie truppe dovevano muoversi via terra lungo l'intera Grecia mentre per gli ateniesi potevano raggiungerle via mare in breve tempo.
In altre parole Sparta non avrebbe potuto proteggerle indefinitamente mentre Atene, una volta avuta la regione sotto controllo, avrebbe potuto passare ad obiettivi più vicini.
In questo quadro strategico ben definito si inserisce però l'elemento umano: il generale spartano Brasida. Oltre a essere un eccellente condottiero (e quindi in grado di sconfiggere forze superiori alle proprie) ha anche un'intuizione politica: offre alle varie città alleate di Atene la possibilità di divenire “libere”, ovvero, se si impegnano a sostenere gli spartani non dovranno più pagare nessun tributo.
Queste città, a differenze di quelle dell'Asia minore, non erano sotto la costante minaccia persiana e, per questo, la protezione ateniese non era così necessaria.
Si capisce quindi che l'offerta di Brasida era estremamente vantaggiosa per le città della Calcidica ma, è possibile anche vederne il limite: cosa faranno queste città una volta che Atene sia stata sconfitta? Che motivi avranno per rimanere fedeli a Sparta?
Contemporaneamente si vede il limite della visione politica ateniese. Come detto la classe dominante di Atene (attraverso il regime democratico) era quella mercantile. Come secoli dopo accadrà a Cartagine nel suo scontro con Roma, il limite di questa classe politica è la scarsa lungimiranza che raramente riesce a vedere oltre gli immediati vantaggi (o svantaggi!) economici.
Nota (*0): qui ci starebbe bene rimandare a un pezzo sul “potere” in senso lato che però non ho terminato!
Nota (*1): Sparta aveva, contrariamente a quanto potrebbe sembrare dalla visione della pellicola “300”, sempre avuto due re che, oltre a tenersi d'occhio vicendevolmente, erano supervisionati dagli efori, in realtà cinque magistrati e non i vecchietti pervertiti mostrati in “300”...
Nota (*2): che si dice fu combattuta esattamente lo stesso giorno di quella di Platea: quella che si dice una giornata “no” per i persiani!
Nota (*3): cioè solo rimanendo alleate con Atene potevano sperare di non essere sopraffate una ad una dai persiani.
Nota (*4): adesso questa è la prassi: basta considerare i governi filo statunitensi in Iraq e Afganistan... Altra considerazione: da un punto di vista commerciale è molto più conveniente avere una città alleata che spontaneamente, perché nel suo interesse, collabori piuttosto che una città soggiogata, che necessiti di una guarnigione per mantenere l'ordine, e che dia di malavoglia il minimo indispensabile...
Nota (*5): ovviamente le democrazie del tempo non erano “universali” come quelle attuali: i diritti politici erano riservati solo agli uomini con un certo reddito (quindi con una vasta rappresentanza di mercanti) in contrapposizione ai regimi oligarchici che corrispondevano invece alla nobiltà.
Nota (*6): ironicamente non ho mai avuto occasione di discutere con mio zio, esperto di storia e soprattutto specializzato nell'età di Pericle, queste mie idee. Sicuramente avrebbe avuto da darmi indicazioni molto interessanti. Magari ne ristudierò la tesi: quando la lessi la prima volta non sapevo niente delle vicende descritte e, l'unica cosa che mi ricordo, è che presso Atene venne scoperta una miniera d'argento!
Nota (*7): “inevitabile” da un punto di vista strategico ma non bisogna scordare i capricci della sorte: certamente non dovette giovare alla causa ateniese la peste che colpì Atene molto duramente. Immagino che la peste si diffuse ad Atene più facilmente a causa della natura commerciale e della vasta popolazione della stessa e che, per lo stesso motivo, ebbe numerose recrudescenze.
L'esempio di Benjamin Franklin
7 ore fa
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