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martedì 10 maggio 2016

Ricordo 4

Ritratto di zia
Non posso certo dire di aver vissuto in una famiglia "vicina", di quelle che fanno pranzi e cene con zii e parentame vario una volta ogni 2-3 settimane.
La mia famiglia, cioè la somma delle famiglie di mio babbo e di mia mamma, ma anche le loro prese singolarmente, si riunivano davvero o solo nei momenti troppo felici o troppo tristi per poter instaurare una discussione vera e propria.
Vorrei parlare del lato di famiglia, da parte di mamma, e in particolare di una persona.
Quello che scrivo è frutto di ricordi di più di trent'anni fa, visti con gli occhi di un bambino, che ogni tanto passava dei pomeriggi a casa dei nonni materni, e di lì conservo queste immagini e queste sensazioni.
Innanzitutto: i miei nonni materni.
Nonno Oris e Nonna Rita avevano un negozio di mobili nel centro del paese. Mio nonno era una persona affabile, dai racconti degli altri mi ricordo che veniva definito "uno a cui vogliono tutti bene", e mia nonna invece la ricordo un po' più imprenditrice e ministro dell'economia della famiglia.
Ah, e i negozi di mobili degli anni 60-90 non erano proprio l'ikea, erano botteghe artigianali, con mobili spesso fatti su misura, o adattando modelli esistenti. Erano mobili molto pesanti, o almeno nei miei ricordi di bambino coi riccioli che provava a sollevare le ante di nascosto, lo erano.
Mia mamma era la mediana di tre, sua sorella maggiore viveva vicino al mare, e nei miei ricordi è sempre stata la zia saggia. Faceva l'insegnante, sapeva sempre un sacco di cose, e le raccontava col tono pacato ma sicuro di chi fa il suo mestiere. Portava sempre a me e mia sorella pancalate di libri con l'angolo di quarta di copertina tagliato, perché, quelli sì, erano campioni dimostrativi per insegnanti.
Nel mezzo, appunto, mia mamma, che faceva la casalinga, e per certi periodi "portava il lavoro" a delle confezioni di Empoli (amico lettore, sai vero che s'intende con "confezione"? vabbè, è un posto dove vengono fatti, quindi confezionati i vestiti. Forse è lessico familiare. Dunno.), e si è sempre prodigata a portarmi dagli amici, a calcio, tennis, e tutte le cose che ho fatto negli anni.
E poi c'era mia zia Grazia. Non l'ho mai saputa inquadrare bene. Forse senza saperlo la consideravo un po' un'allegra fricchettona. E' sempre stato buffo e spiazzante parlare con lei.
Era una persona di grande cultura, era bella, elegante, quando parlava mi sembrava che avesse vissuto in tutti gli angoli del mondo. Nella mia testa di bambino sentivo parlare di Cleopatra, io le davo le sembianze di mia zia Grazia.
Ci sono diverse cose che mi ricordo di lei, tipo che intorno al 1990 faceva l'assicuratrice per l'INA Assitalia, perché ci regalò un ombrello da pioggia grandissimo con sopra "Ciao" l'omino-mascotte di Italia '90. Credo di non aver avuto mai un ombrello grande come quello. Quando lo aprivo a Montelupo, riparavo anche quasi tutti i bambini di Empoli. Mi dava un senso di protezione, potevo diventare invisibile là sotto.
Ah, portava la canina nera (la Barbie) da mia nonna, ed è stata l'unico cane con cui mi sono interfacciato dai 3 ai 30 anni (e non credo di averlo fatto complessivamente per più di due ore).
Parlava di Formula 1, mia zia. Non era appassionata, ma argomentava sempre in maniera competente. Parlavamo di quel pilota tedesco che sembrava tanto forte, che l'anno dopo avrebbe cominciato a correre con la Benetton.
Mi ricordo un po' del periodo della malattia in cui faceva l'elastico fra casa e l'ospedale, che (direi nell'unica volta che sono andato a trovarla in quel periodo) ci raccontava di discussioni piccate con le infermiere, che rimanevano sbigottite dalle sue risposte.
Ma la cosa per cui la ricordo sicuramente di più sono i regali, d'altronde se ti vuoi accaparrare le simpatie di un bambino, nulla funziona come i regali.
Spesso mi regalava cose, tipo il cubo di rubik e un altro rompicapo con le mani, forse pensando che fossi intelligente come mio cugino, e invece io coi regoli in colore ci facevo le partite di calcio simulato sul banco. Quindi il cubo di rubik lo lasciai intonso, e a chi mi chiedeva quanto ci avessi messo a farlo, rispondevo che mia zia me l'aveva già regalato così, anche gonfiando un po' il petto. Ma soprattutto le uova di pasqua. Io sono stato un bambino che col calcio non ci son proprio andato d'amore e d'accordo. Quando ero piccino per qualche mese tifai Juve, e quando mia zia lo seppe mi regalò l'uovo di pasqua della Juve. L'anno dopo però arrivò il Milan più forte di sempre, quello a trazione olandese, quindi che si vinca o che si perda juvemerdajuvemerda e forzamilansemprenelcuore.
L'anno dopo mia zia mi regalò un uovo di pasqua.
Della Juve.
Io, che son goloso all'inverosimile, la ringraziai, e le dissi che ero stato folgorato sulla via di San Siro, e che nel mio cuore c'era posto soltanto per il magico Milan.
Lei mi chiese se volevo che mi cambiasse l'uovo, io rifiutai.
L'anno dopo mi regalò un uovo di pasqua.
Della Juve.
"Ciao Zia, ti ricordi quando ti ho detto del Milan?? ecco sì son milanista, la Juve mi fa schifissimo mega"
E niente, ogni anno un uovo della Juve.
E questo è forse il ricordo più bello, perché tutti gli anni quando vedo un uovo di cioccolata della Juve, il ricordo va a quella zia così difficile da inquadrare, che forse avrei voluto conoscere di più.

Smells like teen spirit – Tori Amos

Matrimonio
C'è un giorno che porterò sempre scolpito nei miei ricordi. Il giorno del secondo matrimonio di mia zia: lo sposo che semplicemente si vedeva che l'amava, che era lì con lei.
E' stato un giorno agrodolce, perché a me sembrava che quel matrimonio servisse per facilitare dei passaggi burocratici che sarebbero stati necessari di lì a poco.
E mi sembrava di percepire una gioiosa tristezza nell'aria, per quello che avrebbe potuto essere e non sarebbe stato.
Per quel che mi ricordo mia zia era sempre un po' tormentata, anche le risate più sguaiate sembravano misurate. E quel tormento forse un po' ce l'abbiamo sparso nel dna.
Io penso di averla vissuta poco, e forse non ho fatto in tempo a affezionarmi molto a lei, ma penso di aver capito nel corso degli anni quanto fosse "lei" nel vuoto che è rimasto negli occhi delle persone per cui era veramente speciale il marito, KGB, mia sorella, Patrizia.

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