Ieri ho scritto Il serpente dell’oblio poi sono andato in bagno e ho subito trovato la risposta alla domanda rimasta in sospeso: come fanno le multinazionali ad avvantaggiarsi di un provvedimento che, in teoria, riguarda i singoli individui?
Immaginiamoci questo scenario ipotetico: la multinazionale Broccolcola non solo brucia la foresta Amazzonica ma il suo spietato alto dirigente per il sud America, chiamiamolo Roger Greg F. J. H. Humberlooft Jr., usa la cenere come additivo per la carne prodotta dall’azienda: ovviamente le bistecche prodotte in questo modo costano molto meno ma, pensa tu, sono anche cancerogene.
Il fattaccio viene scoperto: la Broccolcola licenzia Roger (che nei due anni precedenti aveva ricevuto dei bonus per 30 milioni di $) e spiega di non sapere niente delle nefandezze perpetrate dal suo alto dirigente. L’articolo esce sui media di tutto il mondo…
X anni (mesi?) dopo però la Broccolcola chiede il diritto all’oblio per il suo “povero” ex dirigente e, magia, anche l’onore e la reputazione della Broccolcola tornano candidi. Perché poi, nel dubbio, verranno certo censurati anche gli articoli che menzionavano solo la Broccolcola senza specificare il nome del dirigente: alla fine infatti verranno usati dei programmi semiautomatici per risolvere queste controversie e, per evitare errori, saranno tarati sul “censura il più possibile per non correre rischi”: a censurare troppo infatti non si rischia niente mentre, lasciando qualcosa visibile, ci sarebbe sempre il pericolo di multe salate…
Vabbè, ovviamente bisognerebbe saperne di più ma, personalmente, resto convinto che dal “diritto all’oblio” non saranno le persone comuni a trarne beneficio.
Troppo lungo per essere un corto ormai…
Avrei da fare un commento sulle manifestazioni dei gretini e sul linciaggio preventivo di chi osa criticare (non insultare) la giovane profetessa: che poi, almeno io, su FB di insulti alla Greta non ne ho nemmeno visti solo parecchi amici/conoscenti che, loro sì, insultano chi si azzarda a suggerire che si tratti di un fenomeno mediatico organizzato a tavolino…
Conclusione: sempre per la “prossima volta” una frase di Chico Mendes: «l'ambietalismo senza lotta di classe si chiama giardinaggio».
sabato 28 settembre 2019
venerdì 27 settembre 2019
Il serpente dell'oblìo
[E] Per la comprensione completa di questo pezzo è utile la lettura della mia Epitome (V. 1.3.2 "Westernheim").
Nell’Introduzione all’Epitome delle versioni precedenti alla 1.00 scrivevo:
«Immodestamente trovo che la mia visione complessiva del mondo riesca a spiegare tanti aspetti della nostra realtà altrimenti non facilmente comprensibili. Tutto ha un senso e una propria logica: quando ci si imbatte in qualcosa di misterioso significa solo che ci manca la chiave per leggere con chiarezza quanto sta avvenendo. E io vorrei fornire tante chiavi di lettura inedite e originali.»
Dalla 1.00 in poi invece semplifico tale passaggio in:
«Alla fin fine credo infatti che il pregio maggiore delle mie teorie sia quello di dare numerose e
inedite chiavi di lettura che permettono di interpretare i meccanismi della nostra società in maniera
più completa e profonda.»
Ritengo però che nella nuova versione si perda un concetto importante: ogni situazione apparentemente strana e misteriosa ha, almeno molto spesso, una spiegazione ben precisa di cui la mia Epitome può fornire un’utile, magari inusuale, chiave di lettura. Vedrò, in una prossima versione, di reinserire questo aspetto perché lo ritengo importante.
In più parti dell’Epitome (per esempio in [E] 13.2) scrivo poi di una nuova pericolosa tendenza globale: la riduzione delle libertà del singolo. Il motivo è semplice: ridurre le libertà dei singoli equivale a diminuirne l’autonomia, ridurre l’autonomia dei singoli equivale a ridurre l’autonomia ([E] 3.2), e quindi la forza, della democratastenia ([E] 4.4). Infine, per definizione, la forza sottratta alla democratastenia viene ridistribuita fra i parapoteri ([E] 4.2), in genere sotto forma di denaro.
Le precedenti affermazioni possono apparire arbitrarie ma sono solo la sintesi di oltre 200 pagine di Epitome: chi fosse interessato ai dettagli di queste relazioni sa dove trovarli...
Inoltre nel capitolo sulla giustizia ([E] 18 e in particolare 18.1) spiego che la legge ha anche tre scopi “nascosti”:
«In conclusione la legalità, oltre alla funzione esplicita di giudicare fra individui, ha anche tre funzioni implicite: 1. dare stabilità alla società; 2. tutelare gli interessi dei parapoteri; 3. sancire quella che è percepita essere la moralità del tempo.»
Perché questa lunga premessa?
Ai tempi del liceo un giorno feci sghignazzare l’intera classe quando pronunciai la parola “òblio” invece di “oblìo”. Il motivo è che non mi era capitato di ascoltarla ma l’avevo solo letta come titolo di un libro di fantascienza: “Il serpente dell’oblio”. La professoressa G. ebbe un po’ pietà e venne in mio soccorso dicendo che, effettivamente, la mia pronuncia era quella più naturale…
La faccenda cadde poi nell’oblio ma recentemente proprio l’oblio è ritornato attuale grazie alla UE e al cosiddetto “diritto all’oblio”…
Ora, miei lettori, non notate niente di strano?
Tutti i diritti e libertà individuali sono costantemente sotto attacco, vengono circoscritti e rosicchiati pezzettino per pezzettino. Qualche esempio a casaccio: penso alla censura della libertà d’espressione (e quindi di opinione e quindi di pensiero), alla libertà di scegliere se e come curarsi, alle telecamere che ci seguono e ci identificano in ogni angolo delle città, a come vengono monitorate le nostre attività bancarie o anche, più trivialmente, nel nasconderci la provenienza degli alimenti che mangeremo.
Eppure, grazie alla UE, scopriamo adesso di avere un nuovo diritto, di cui nessuno sentiva il bisogno: il “diritto all’oblio”.
Vi rendete conto dell’anomalia? I diritti e le libertà stanno venendo costantemente erose e limitate però con un’eccezione: il misterioso “diritto all’oblio” che, se ho ben capito, si concretizza nella possibilità di richiedere ai motori di ricerca (come Google o Yahoo) di nascondere alcune pagine/notizie, dopo suppongo un congruo periodo di tempo (*1), che vengono ritenute lesive o comunque negative dai soggetti interessati (in genere si tratta di notizie di precedenti con la giustizia).
Mi chiedo coma mai i grandi filosofi e umanisti del passato non abbiano mai parlato di diritto all’oblio...
Forse è colpa mia che sono ignorante: magari proprio domani mi imbatterò in un passaggio di Sant’Agostino che, lodando e glorificando Dio, elogia il diritto all’oblio come fondamento della virtù cristiana…
Ma ritornando alla domanda iniziale, ovvero perché oggi c’è tutta questa attenzione al diritto all’oblio, la risposta ce la dà l’Epitome o, meglio, ci indica dove guardare: questo “diritto” non è utile ai comuni cittadini ma servirà in qualche modo, non ci interessa neppure esattamente come, agli interessi dei parapoteri.
Inoltre, guardando il “rovescio” di questo presunto diritto, ci ritroviamo la “solita” censura in questo caso dell’informazione. Ricca di spunti la sezione “Critiche” della relativa pagina di wikipedia: Diritto all’oblio: Le critiche (leggetela prima che venga censurata o tagliata...).
Nei prossimi giorni vedrò (forse) di saperne di più: in particolare sarei curioso di sapere quando venga menzionato per la prima volta questo “diritto”.
Comunque, ancora non so esattamente come (*2), ma state certi che il vero scopo di questa nuova regolamentazione UE è quello di favorire i parapoteri a scapito della democratastenia.
Conclusione: il diritto all’oblio non dovrebbe esistere, al contrario esiste il fondamentale diritto a conoscere la verità e la libertà d’informazione. Giudicate voi cosa ritenete più importante: e tenete presente che esistono molti tipi di serpenti...
Nota (*1): Un anno? 2? 5? magari 10?
Nota (*2): Ipotizzo adesso che, forse, si potrebbe usare questa regolamentazione per colpire siti (magari anche di semplici bloggatori) che vari anni prima avevano espresso opinioni su qualcuno; oppure questa regolamentazione, pensata per i singoli individui, sarà in qualche modo estesa e/o applicata anche alle aziende...
Nell’Introduzione all’Epitome delle versioni precedenti alla 1.00 scrivevo:
«Immodestamente trovo che la mia visione complessiva del mondo riesca a spiegare tanti aspetti della nostra realtà altrimenti non facilmente comprensibili. Tutto ha un senso e una propria logica: quando ci si imbatte in qualcosa di misterioso significa solo che ci manca la chiave per leggere con chiarezza quanto sta avvenendo. E io vorrei fornire tante chiavi di lettura inedite e originali.»
Dalla 1.00 in poi invece semplifico tale passaggio in:
«Alla fin fine credo infatti che il pregio maggiore delle mie teorie sia quello di dare numerose e
inedite chiavi di lettura che permettono di interpretare i meccanismi della nostra società in maniera
più completa e profonda.»
Ritengo però che nella nuova versione si perda un concetto importante: ogni situazione apparentemente strana e misteriosa ha, almeno molto spesso, una spiegazione ben precisa di cui la mia Epitome può fornire un’utile, magari inusuale, chiave di lettura. Vedrò, in una prossima versione, di reinserire questo aspetto perché lo ritengo importante.
In più parti dell’Epitome (per esempio in [E] 13.2) scrivo poi di una nuova pericolosa tendenza globale: la riduzione delle libertà del singolo. Il motivo è semplice: ridurre le libertà dei singoli equivale a diminuirne l’autonomia, ridurre l’autonomia dei singoli equivale a ridurre l’autonomia ([E] 3.2), e quindi la forza, della democratastenia ([E] 4.4). Infine, per definizione, la forza sottratta alla democratastenia viene ridistribuita fra i parapoteri ([E] 4.2), in genere sotto forma di denaro.
Le precedenti affermazioni possono apparire arbitrarie ma sono solo la sintesi di oltre 200 pagine di Epitome: chi fosse interessato ai dettagli di queste relazioni sa dove trovarli...
Inoltre nel capitolo sulla giustizia ([E] 18 e in particolare 18.1) spiego che la legge ha anche tre scopi “nascosti”:
«In conclusione la legalità, oltre alla funzione esplicita di giudicare fra individui, ha anche tre funzioni implicite: 1. dare stabilità alla società; 2. tutelare gli interessi dei parapoteri; 3. sancire quella che è percepita essere la moralità del tempo.»
Perché questa lunga premessa?
Ai tempi del liceo un giorno feci sghignazzare l’intera classe quando pronunciai la parola “òblio” invece di “oblìo”. Il motivo è che non mi era capitato di ascoltarla ma l’avevo solo letta come titolo di un libro di fantascienza: “Il serpente dell’oblio”. La professoressa G. ebbe un po’ pietà e venne in mio soccorso dicendo che, effettivamente, la mia pronuncia era quella più naturale…
La faccenda cadde poi nell’oblio ma recentemente proprio l’oblio è ritornato attuale grazie alla UE e al cosiddetto “diritto all’oblio”…
Ora, miei lettori, non notate niente di strano?
Tutti i diritti e libertà individuali sono costantemente sotto attacco, vengono circoscritti e rosicchiati pezzettino per pezzettino. Qualche esempio a casaccio: penso alla censura della libertà d’espressione (e quindi di opinione e quindi di pensiero), alla libertà di scegliere se e come curarsi, alle telecamere che ci seguono e ci identificano in ogni angolo delle città, a come vengono monitorate le nostre attività bancarie o anche, più trivialmente, nel nasconderci la provenienza degli alimenti che mangeremo.
Eppure, grazie alla UE, scopriamo adesso di avere un nuovo diritto, di cui nessuno sentiva il bisogno: il “diritto all’oblio”.
Vi rendete conto dell’anomalia? I diritti e le libertà stanno venendo costantemente erose e limitate però con un’eccezione: il misterioso “diritto all’oblio” che, se ho ben capito, si concretizza nella possibilità di richiedere ai motori di ricerca (come Google o Yahoo) di nascondere alcune pagine/notizie, dopo suppongo un congruo periodo di tempo (*1), che vengono ritenute lesive o comunque negative dai soggetti interessati (in genere si tratta di notizie di precedenti con la giustizia).
Mi chiedo coma mai i grandi filosofi e umanisti del passato non abbiano mai parlato di diritto all’oblio...
Forse è colpa mia che sono ignorante: magari proprio domani mi imbatterò in un passaggio di Sant’Agostino che, lodando e glorificando Dio, elogia il diritto all’oblio come fondamento della virtù cristiana…
Ma ritornando alla domanda iniziale, ovvero perché oggi c’è tutta questa attenzione al diritto all’oblio, la risposta ce la dà l’Epitome o, meglio, ci indica dove guardare: questo “diritto” non è utile ai comuni cittadini ma servirà in qualche modo, non ci interessa neppure esattamente come, agli interessi dei parapoteri.
Inoltre, guardando il “rovescio” di questo presunto diritto, ci ritroviamo la “solita” censura in questo caso dell’informazione. Ricca di spunti la sezione “Critiche” della relativa pagina di wikipedia: Diritto all’oblio: Le critiche (leggetela prima che venga censurata o tagliata...).
Nei prossimi giorni vedrò (forse) di saperne di più: in particolare sarei curioso di sapere quando venga menzionato per la prima volta questo “diritto”.
Comunque, ancora non so esattamente come (*2), ma state certi che il vero scopo di questa nuova regolamentazione UE è quello di favorire i parapoteri a scapito della democratastenia.
Conclusione: il diritto all’oblio non dovrebbe esistere, al contrario esiste il fondamentale diritto a conoscere la verità e la libertà d’informazione. Giudicate voi cosa ritenete più importante: e tenete presente che esistono molti tipi di serpenti...
Nota (*1): Un anno? 2? 5? magari 10?
Nota (*2): Ipotizzo adesso che, forse, si potrebbe usare questa regolamentazione per colpire siti (magari anche di semplici bloggatori) che vari anni prima avevano espresso opinioni su qualcuno; oppure questa regolamentazione, pensata per i singoli individui, sarà in qualche modo estesa e/o applicata anche alle aziende...
mercoledì 25 settembre 2019
Abitudine e necessità
[E] Per la comprensione completa di questo pezzo è utile la lettura della mia Epitome (V. 1.3.2 "Westernheim").
Ricordate la mia discussione sulla censura? Intendo Confronto sulla censura e Le catene della Apple più, forse, un corto o due che non ricordo…
Beh, non ci sono stati più passi avanti e ho lasciato all'amico l’ultima parola: è che improvvisamente (*1) mi sono reso conto che, anche se non lo ammette esplicitamente, non considera la censura in quanto tale, come faccio io, ma ha invece sempre ben chiaro in mente verso chi essa viene applicata: essendo d’accordo, quando non felice, che certi individui o gruppi vengano colpiti, allora la giustifica.
Ma a me questo tipo di discussione, falsata perché basata su principi diversi e inconciliabili, non mi interessa:io giudico la causa, lui l'effetto. È inutile quindi che io dibatta della censura in se stessa quando lui pensa solo che chi viene colpito non la pensa come lui e, proprio per questo, la vede utile e giustificata. Forse cambierebbe qualcosa se FB censurasse un autore, magari un fotografo famoso, stimato dal mio amico (a sua volta artista): in questa maniera capirebbe che non si può giustificare la censura basandoci su chi ne viene colpito…
Comunque, quando ancora ero infervorato dal fuoco della libertà, scrissi anche alla mia amica esperta di legge: molto intelligente, preparata e, soprattutto, paziente con le mie “strane” richieste.
Stavolta però non mi ha dato direttamente particolari spunti utili: è sostanzialmente d’accordo con la posizione del mio amico secondo la quale FB, essendo privato, può fare quello che vuole. Inoltre rigetta la mia obiezione sulla funzione di pubblica utilità (o come avevo stabilito che si dicesse!) di tale rete sociale: lo considera solo un passatempo da usare con prudenza…
La mia risposta alla sua epistola però mi è stata utile: come spesso accade mi ha infatti permesso di mettere a fuoco un concetto importante che, in parte, avevo già intuito ma che non avevo ancora esplicitato.
In Il fascismo per Pasolini accenno a un concetto che poi riprendo e amplio nell’Epitome ([E] 11.3) e che sostanzialmente è il seguente: l’abitudine, il fare quotidiano, determina la morale anticipandola nella sua sostanza. L’uomo infatti deve sempre giustificare, almeno inconsciamente, il proprio comportamento: inevitabilmente quindi arriverà a definirsi una propria “morale” che lo spieghi e, anzi, lo renda degno se non lodevole. Se la maggioranza della popolazione adotta quindi nuovi usi o costumi allora, magari più lentamente, ma anche la morale popolare si adatterà a essi giustificandoli.
Ma chi aveva già scritto, prima di me, dell’abitudine sebbene io lo abbia scoperto solo da pochi giorni? Esatto: Sant’Agostino (v. Le catene della Apple).
Cito dalla mia risposta all’amica:
«...
per Sant'Agostino dalla debolezza della volontà deriva il vizio, dal vizio l'abitudine e dall'abitudine la necessità. È questo passaggio finale a mio avviso quello chiave perché è il meno metafisico e il più psicologico: dall'abitudine deriva la necessità.
Ciò che quindi è usato da tutti abitualmente diviene una necessità e come tale dovrebbe essere trattato. Magari ancora, come del resto tu mi confermi, non ve n'è la percezione conscia ma la tendenza è questa.
Del resto altrove io, ma anche Pasolini, diciamo che è l'abitudine a generare la morale (alla quale, con un ulteriore ritardo, si adegua la legge) anticipandola: per questo trovo forse normale che generi anche una necessità.
...»
In poche parole (mi dispiace farle perdere tempo) ho cercato di sintetizzare il mio ragionamento che ho più ampiamente esposto qui.
Che dall’abitudine derivi la necessità non è un concetto religioso ma una profonda intuizione psicologica: non per niente ho anche vaghi ricordi di aforismi in cui si scherza sul concetto estremo che un lusso, una volta conosciuto, diventi una necessità.
Ma se allora FB, usato da tutti e tutti abituati a esso, è una necessità, per giunta senza alternative ma anzi in una posizione di monopolio delle reti sociali, allora sarebbe giusto considerarlo come un bene essenziale. E questo comporterebbe, sfortunatamente per il privato che lo gestisce, anche importanti obblighi: primo fra tutti, visto che FB è un mezzo di comunicazione, la libertà d’espressione (e quindi di pensiero) di tutti i suoi utenti.
Ovviamente questa mia posizione è un po’ troppo avanti nel tempo: come mi ha dimostrato questa mia amica, ancora molte persone non considerano FB un bene essenziale. Non si rendono conto di quale sia la tendenza.
Sarebbe interessante a questo riguardo fare un sondaggio con le persone che hanno meno di trent’anni con la domanda “Ritenete FB essenziale? Potreste cioè fare a meno di esso?”.
È un po’ come la rete Internet: oramai è, giustamente, considerata un bene essenziale.
Insomma dovremmo aspettare ancora una ventina d’anni, che FB combini cioè qualcosa di veramente grave e che susciti sdegno, prima di intervenire con una regolamentazione adeguata a queste nuove esigenze. Sempre però che allora si abbia ancora la libertà e il potere di fare qualcosa al riguardo…
Conclusione: ecco quindi un nuovo importante concetto: l’abitudine determina la morale e la necessità.
Nota (*1): In verità ricordo anche il momento esatto in cui mi sono reso conto di questo problema di fondo. Gli avevo segnalato un articolo in cui si spiegava di come anche la pagina del nuovo partito di Diego Fusaro fossa stata censurata e lui la ripubblicò accompagnandola con un commento del tipo “Finalmente!” o roba del genere.
Ricordate la mia discussione sulla censura? Intendo Confronto sulla censura e Le catene della Apple più, forse, un corto o due che non ricordo…
Beh, non ci sono stati più passi avanti e ho lasciato all'amico l’ultima parola: è che improvvisamente (*1) mi sono reso conto che, anche se non lo ammette esplicitamente, non considera la censura in quanto tale, come faccio io, ma ha invece sempre ben chiaro in mente verso chi essa viene applicata: essendo d’accordo, quando non felice, che certi individui o gruppi vengano colpiti, allora la giustifica.
Ma a me questo tipo di discussione, falsata perché basata su principi diversi e inconciliabili, non mi interessa:io giudico la causa, lui l'effetto. È inutile quindi che io dibatta della censura in se stessa quando lui pensa solo che chi viene colpito non la pensa come lui e, proprio per questo, la vede utile e giustificata. Forse cambierebbe qualcosa se FB censurasse un autore, magari un fotografo famoso, stimato dal mio amico (a sua volta artista): in questa maniera capirebbe che non si può giustificare la censura basandoci su chi ne viene colpito…
Comunque, quando ancora ero infervorato dal fuoco della libertà, scrissi anche alla mia amica esperta di legge: molto intelligente, preparata e, soprattutto, paziente con le mie “strane” richieste.
Stavolta però non mi ha dato direttamente particolari spunti utili: è sostanzialmente d’accordo con la posizione del mio amico secondo la quale FB, essendo privato, può fare quello che vuole. Inoltre rigetta la mia obiezione sulla funzione di pubblica utilità (o come avevo stabilito che si dicesse!) di tale rete sociale: lo considera solo un passatempo da usare con prudenza…
La mia risposta alla sua epistola però mi è stata utile: come spesso accade mi ha infatti permesso di mettere a fuoco un concetto importante che, in parte, avevo già intuito ma che non avevo ancora esplicitato.
In Il fascismo per Pasolini accenno a un concetto che poi riprendo e amplio nell’Epitome ([E] 11.3) e che sostanzialmente è il seguente: l’abitudine, il fare quotidiano, determina la morale anticipandola nella sua sostanza. L’uomo infatti deve sempre giustificare, almeno inconsciamente, il proprio comportamento: inevitabilmente quindi arriverà a definirsi una propria “morale” che lo spieghi e, anzi, lo renda degno se non lodevole. Se la maggioranza della popolazione adotta quindi nuovi usi o costumi allora, magari più lentamente, ma anche la morale popolare si adatterà a essi giustificandoli.
Ma chi aveva già scritto, prima di me, dell’abitudine sebbene io lo abbia scoperto solo da pochi giorni? Esatto: Sant’Agostino (v. Le catene della Apple).
Cito dalla mia risposta all’amica:
«...
per Sant'Agostino dalla debolezza della volontà deriva il vizio, dal vizio l'abitudine e dall'abitudine la necessità. È questo passaggio finale a mio avviso quello chiave perché è il meno metafisico e il più psicologico: dall'abitudine deriva la necessità.
Ciò che quindi è usato da tutti abitualmente diviene una necessità e come tale dovrebbe essere trattato. Magari ancora, come del resto tu mi confermi, non ve n'è la percezione conscia ma la tendenza è questa.
Del resto altrove io, ma anche Pasolini, diciamo che è l'abitudine a generare la morale (alla quale, con un ulteriore ritardo, si adegua la legge) anticipandola: per questo trovo forse normale che generi anche una necessità.
...»
In poche parole (mi dispiace farle perdere tempo) ho cercato di sintetizzare il mio ragionamento che ho più ampiamente esposto qui.
Che dall’abitudine derivi la necessità non è un concetto religioso ma una profonda intuizione psicologica: non per niente ho anche vaghi ricordi di aforismi in cui si scherza sul concetto estremo che un lusso, una volta conosciuto, diventi una necessità.
Ma se allora FB, usato da tutti e tutti abituati a esso, è una necessità, per giunta senza alternative ma anzi in una posizione di monopolio delle reti sociali, allora sarebbe giusto considerarlo come un bene essenziale. E questo comporterebbe, sfortunatamente per il privato che lo gestisce, anche importanti obblighi: primo fra tutti, visto che FB è un mezzo di comunicazione, la libertà d’espressione (e quindi di pensiero) di tutti i suoi utenti.
Ovviamente questa mia posizione è un po’ troppo avanti nel tempo: come mi ha dimostrato questa mia amica, ancora molte persone non considerano FB un bene essenziale. Non si rendono conto di quale sia la tendenza.
Sarebbe interessante a questo riguardo fare un sondaggio con le persone che hanno meno di trent’anni con la domanda “Ritenete FB essenziale? Potreste cioè fare a meno di esso?”.
È un po’ come la rete Internet: oramai è, giustamente, considerata un bene essenziale.
Insomma dovremmo aspettare ancora una ventina d’anni, che FB combini cioè qualcosa di veramente grave e che susciti sdegno, prima di intervenire con una regolamentazione adeguata a queste nuove esigenze. Sempre però che allora si abbia ancora la libertà e il potere di fare qualcosa al riguardo…
Conclusione: ecco quindi un nuovo importante concetto: l’abitudine determina la morale e la necessità.
Nota (*1): In verità ricordo anche il momento esatto in cui mi sono reso conto di questo problema di fondo. Gli avevo segnalato un articolo in cui si spiegava di come anche la pagina del nuovo partito di Diego Fusaro fossa stata censurata e lui la ripubblicò accompagnandola con un commento del tipo “Finalmente!” o roba del genere.
martedì 24 settembre 2019
Elezioni calcistiche
Come altre volte in passato mi sono creato una lista di spunti di cui, magari momentaneamente, ho avuto la tentazione di scrivere: la novità è che l’ho creata come “bozza” su Gmail: il vantaggio è che la dovrei ritrovare facilmente…
In cima alla lista ho “Radio Sportiva commenti”… sì, giusto, lo scrissi domenica scorsa, quando andai a trovare mio padre…
Durante il viaggio ascolto sempre “Radio Sportiva” (oltretutto la domenica mattina, dalle 10:30 alle 11:00, c’è sempre ospite Stefano Cecchi che mi piace molto) che spesso dà “la parola” agli ascoltatori che possono intervenire in radio ponendo delle domande.
Periodicamente qualcuno si lamenta spiegando che lo spazio maggiore è dedicato alle “grandi squadre” e troppo poco alle “piccole” oppure che, ad esempio, questa estate hanno parlato troppo della “questione Icardi”.
Il conduttore di turno si giustifica spiegando che le domande sono libere e se la maggior parte dei tifosi sono per le grandi squadre è inevitabile che anche le loro domande siano la maggioranza. In pratica cercano di spiegare intuitivamente cosa sia un campione statistico dell’intera popolazione dei tifosi! Ma non è questo il punto…
I conduttori danno per scontato che, comunque, il loro metodo, proprio perché premia le domande statisticamente più richieste, sia il migliore e che chi si lamenta sia una piccola minoranza trascurabile: in realtà non è proprio così o, almeno, non è certo che sia così.
L’interesse di questa situazione della radio è che si tratta di un ottimo esempio: di cosa? Lo vedremo poi…
Siamo abituati a pensare al voto elettorale in maniera piuttosto univoca: l’elettore va in cabina, sceglie il partito che preferisce sulla scheda, la chiude e la inserisce nello scatolone…
L’elettore, così come l’ascoltatore della radio, sceglie il partito (o la domanda) che preferisce.
Questo sistema ha però un limite: non prende in considerazione l’eventuale partito che NON piaccia all’elettore. Eppure l’elettore stesso, proprio per questo motivo, a volte non vota il partito che vorrebbe ma bensì un altro per non far vincere una terza forza che invece disprezza.
Per questo sono stati proposti molti sistemi alternativi di voto. Così a memoria ne ricordo uno in cui le varie opzioni proposte devono essere ordinate da quella più preferita alla meno oppure, più semplicemente, mi pare ne esista un altro dove si esprimono due voti: uno pro e uno contro un’opzione.
Da un punto di vista politico non saprei dire quanto l’idea possa essere valida, specialmente in Italia: a occhio penalizzerebbe gli estremismi che si voterebbero contro a vicenda e favorirebbe i centristi che voterebbero contro gli estremisti. Ma a volte gli estremismi sono necessari! La propensione dell’uomo a non cambiare niente è già molte forte di natura: l’idea di favorirla ulteriormente non mi convince.
Però forse varrebbe la pena di tentare questo metodo alla radio: chi telefona viene già pre intervistato e poi richiamato per porre la domanda vera e propria. Si potrebbe quindi chiedere a chi telefona due cose: 1. Se la sua domanda è relativa a una particolare squadra (potrebbe anche essere generale); 2. Di quale squadra NON vorrebbe ascoltare domande (chiedere quale domanda non interessi sarebbe troppo complesso!); se la risposta alla prima domanda è stata “generale” allora questa seconda non andrebbe posta: va infatti mantenuto l’equilibrio fra le domande relative a una specifica squadre e i voti contrari a specifiche squadre (la loro differenza dovrebbe essere zero).
3. Dopo un certo periodo di tempo (tipo due settimane o un mese) i voti “scadrebbero” in maniera che il voto di ha telefonato una volta sola NON continui a incidere per sempre sul sistema.
Dovrebbero poi essere richiamati gli ascoltatori la cui domanda è per una squadra per la quale i voti negativi sono minori del numero di domande relative a essa. Insomma: il sistema dovrebbe essere un po’ più complesso ma le sottigliezze che ho in mente diventano rapidamente troppo complicate da spiegare per lo scopo di questo articolo...
L’ho spiegato da cani: magari dopo provo a rileggere e/o a fare un esempio…
Inizialmente immagino che la Juventus verrebbe super penalizzata, poco dopo però (nel giro di una settimana o due), l’esplosione di domande su Milan e Inter, porterebbe molti a votare anche contro di queste. Col tempo si dovrebbe raggiungere un equilibrio incerto che dovrebbe essere più soddisfacente dell’attuale.
L’idea di questo sistema applicato alla radio mi intriga e mi pare valido: in politica no. Perché?
Perché questo sistema, per trovare un buon equilibrio, avrebbe bisogno di varie iterazioni di adattamento: ad esempio qui tutti inizialmente voterebbero contro la Juventus per poi però rendersi conto che altre squadre avrebbero poi troppo spazio.
Ecco, in realtà penso che questo sistema non raggiungerebbe mai un equilibrio stabile e che ci sarebbero costanti e significative fluttuazioni, adattamenti e correzioni. Per questo applicarlo alla politica, magari ogni cinque anni, sarebbe estremamente controproducente e non soddisfacente per la maggioranza degli elettori.
No, probabilmente in politica il sistema dei due voti (uno contro e uno a favore) non potrebbe proprio funzionare: sarebbe il trionfo dei partitini che otterrebbero sì pochi voti a favore ma ancora meno contrari a essi…
In politica FORSE potrebbe invece avere senso il sistema di ordinare ogni partito in base alle proprie preferenze: dovrei ragionarci e magari fare qualche esperimento… anche se, a naso, di nuovo, premierebbe in maniera eccessiva i partiti centristi...
Conclusione: forse proverò a fare una simulazione sia per la politica che per la radio!
In cima alla lista ho “Radio Sportiva commenti”… sì, giusto, lo scrissi domenica scorsa, quando andai a trovare mio padre…
Durante il viaggio ascolto sempre “Radio Sportiva” (oltretutto la domenica mattina, dalle 10:30 alle 11:00, c’è sempre ospite Stefano Cecchi che mi piace molto) che spesso dà “la parola” agli ascoltatori che possono intervenire in radio ponendo delle domande.
Periodicamente qualcuno si lamenta spiegando che lo spazio maggiore è dedicato alle “grandi squadre” e troppo poco alle “piccole” oppure che, ad esempio, questa estate hanno parlato troppo della “questione Icardi”.
Il conduttore di turno si giustifica spiegando che le domande sono libere e se la maggior parte dei tifosi sono per le grandi squadre è inevitabile che anche le loro domande siano la maggioranza. In pratica cercano di spiegare intuitivamente cosa sia un campione statistico dell’intera popolazione dei tifosi! Ma non è questo il punto…
I conduttori danno per scontato che, comunque, il loro metodo, proprio perché premia le domande statisticamente più richieste, sia il migliore e che chi si lamenta sia una piccola minoranza trascurabile: in realtà non è proprio così o, almeno, non è certo che sia così.
L’interesse di questa situazione della radio è che si tratta di un ottimo esempio: di cosa? Lo vedremo poi…
Siamo abituati a pensare al voto elettorale in maniera piuttosto univoca: l’elettore va in cabina, sceglie il partito che preferisce sulla scheda, la chiude e la inserisce nello scatolone…
L’elettore, così come l’ascoltatore della radio, sceglie il partito (o la domanda) che preferisce.
Questo sistema ha però un limite: non prende in considerazione l’eventuale partito che NON piaccia all’elettore. Eppure l’elettore stesso, proprio per questo motivo, a volte non vota il partito che vorrebbe ma bensì un altro per non far vincere una terza forza che invece disprezza.
Per questo sono stati proposti molti sistemi alternativi di voto. Così a memoria ne ricordo uno in cui le varie opzioni proposte devono essere ordinate da quella più preferita alla meno oppure, più semplicemente, mi pare ne esista un altro dove si esprimono due voti: uno pro e uno contro un’opzione.
Da un punto di vista politico non saprei dire quanto l’idea possa essere valida, specialmente in Italia: a occhio penalizzerebbe gli estremismi che si voterebbero contro a vicenda e favorirebbe i centristi che voterebbero contro gli estremisti. Ma a volte gli estremismi sono necessari! La propensione dell’uomo a non cambiare niente è già molte forte di natura: l’idea di favorirla ulteriormente non mi convince.
Però forse varrebbe la pena di tentare questo metodo alla radio: chi telefona viene già pre intervistato e poi richiamato per porre la domanda vera e propria. Si potrebbe quindi chiedere a chi telefona due cose: 1. Se la sua domanda è relativa a una particolare squadra (potrebbe anche essere generale); 2. Di quale squadra NON vorrebbe ascoltare domande (chiedere quale domanda non interessi sarebbe troppo complesso!); se la risposta alla prima domanda è stata “generale” allora questa seconda non andrebbe posta: va infatti mantenuto l’equilibrio fra le domande relative a una specifica squadre e i voti contrari a specifiche squadre (la loro differenza dovrebbe essere zero).
3. Dopo un certo periodo di tempo (tipo due settimane o un mese) i voti “scadrebbero” in maniera che il voto di ha telefonato una volta sola NON continui a incidere per sempre sul sistema.
Dovrebbero poi essere richiamati gli ascoltatori la cui domanda è per una squadra per la quale i voti negativi sono minori del numero di domande relative a essa. Insomma: il sistema dovrebbe essere un po’ più complesso ma le sottigliezze che ho in mente diventano rapidamente troppo complicate da spiegare per lo scopo di questo articolo...
L’ho spiegato da cani: magari dopo provo a rileggere e/o a fare un esempio…
Inizialmente immagino che la Juventus verrebbe super penalizzata, poco dopo però (nel giro di una settimana o due), l’esplosione di domande su Milan e Inter, porterebbe molti a votare anche contro di queste. Col tempo si dovrebbe raggiungere un equilibrio incerto che dovrebbe essere più soddisfacente dell’attuale.
L’idea di questo sistema applicato alla radio mi intriga e mi pare valido: in politica no. Perché?
Perché questo sistema, per trovare un buon equilibrio, avrebbe bisogno di varie iterazioni di adattamento: ad esempio qui tutti inizialmente voterebbero contro la Juventus per poi però rendersi conto che altre squadre avrebbero poi troppo spazio.
Ecco, in realtà penso che questo sistema non raggiungerebbe mai un equilibrio stabile e che ci sarebbero costanti e significative fluttuazioni, adattamenti e correzioni. Per questo applicarlo alla politica, magari ogni cinque anni, sarebbe estremamente controproducente e non soddisfacente per la maggioranza degli elettori.
No, probabilmente in politica il sistema dei due voti (uno contro e uno a favore) non potrebbe proprio funzionare: sarebbe il trionfo dei partitini che otterrebbero sì pochi voti a favore ma ancora meno contrari a essi…
In politica FORSE potrebbe invece avere senso il sistema di ordinare ogni partito in base alle proprie preferenze: dovrei ragionarci e magari fare qualche esperimento… anche se, a naso, di nuovo, premierebbe in maniera eccessiva i partiti centristi...
Conclusione: forse proverò a fare una simulazione sia per la politica che per la radio!
lunedì 23 settembre 2019
Calcistiche
Provo a scrivere questo pezzo di corsa: è da stamani che si alternano temporali piuttosto violenti e io, al primo fulmine/tuono lontano, stacco tutte le spine…
L’argomento sarà quindi forzatamente semplice e poco impegnativo: le mie impressioni sulle prime giornate di calcio.
Premetto che anche questo anno sto seguendo pochissime partite e, ormai, ho imparato che per formulare giudizi minimamente attendibili dovrai guardarne il più possibile io direttamente perché i giudizi spesso mi traggono solo in inganno. Mi limiterò quindi a considerazione sparse e non organiche.
Juventus: ho visto molte partite ma onestamente sono confuso. Sicuramente ancora non si vede il gioco di Sarri o, magari, appare ma solo a tratti. Contro il Parma mi sembrava facesse parecchio schifo però poi è riuscito a vincere contro il Napoli sebbene, in seguito, abbia stentato in tutte le altre partite disputate…
Higuain e Ronaldo non mi convincono: sì, lo so, hanno segnato ma soprattutto l’argentino mi pare fermo. Ronaldo l’anno scorso ha dimostrato di essere ancora un fortissimo giocatore (forse il più forte dell’intero campionato) ma, data l’età, ogni anno è un nuovo esame: per adesso deve ancora riconvincermi.
Il giovane de Ligt ancora non mi pare maturo: strapagato ma mi sembra valga solo come un normale buon difensore (meglio Chiellini, Skriniar, Koulibaly e chissà quanti altri).
C’è da dire che Sarri ha poi bisogno di tempo per far funzionare la squadra: è successo col Napoli e col Chelsea quindi varrà anche con la Juventus. Il mio dubbio è per l’attacco: cosa farà se Ronaldo è bollito ma gli viene imposto di farlo comunque giocare?
Fiorentina: calendario durissimo ma rimango con la convinzione che Montella sia il peggiore allenatore della serie A: con lui temo che resteremo invischiati nella zona retrocessione; se poi trovasse un attaccante che segna allora andrà un poco meglio…
Chiesa secondo me risente degli impegni estivi: succede a tutti i giocatori. Ribery per adesso va bene: io sono sempre scettico riguardo i giocatori molto anziani. Vero è che se è venuto a Firenze e non è andato in Cina o altrove vuol dire che ha voglia di impegnarsi.
Ottimi Castrovilli e Sottil: sugli altri sono ancora incerto. Male Badelj ma già lo conoscevo: non è una sorpresa. Anche Boateng dovrei vederlo un po’ di più per giudicarlo.
Lecce: mi è piaciuto molto! Non per le individualità ma per lo spirito combattivo della squadra: spero che riesca a trovare un giusto equilibrio e si salvi.
Bologna: ho visto solo una partita ma ho notato un gruppetto di 4-5 giocatori molto forti: però non ne ricordo i nomi! Potrebbe essere la sorpresa della stagione.
Atalanta: è partita male però ho fiducia in Gasperini: ormai ha dimostrato di essere un ottimo allenatore, i giocatori sono gli stessi dell’anno scorso (più qualche rinforzo) quindi non può far male. Ipotizzo che abbiano ancora il peso della preparazione estiva sulle gambe.
Napoli: questo anno avrà forse l’occasione migliore per superare la Juventus. La squadra sembra già in forma al secondo anno con Ancelotti; però dovrà guadagnare terreno nel girone di andata perché da gennaio-febbraio la squadra di Sarri dovrebbe iniziare a carburare.
Milan: non l’ho guardato!
Torino: solita fiducia in Mazzarri. Nella partita con il Lecce deve essere stato sorpreso. Credo che riuscirà a riconfermarsi in zona UEFA.
Roma: non l’ho ancora guardata: sono un po’ scettico sulla scelta di un allenatore straniero: è un rischio, una scommessa che una grande squadra non dovrebbe correre. Se però funziona allora tutto bene…
Inter: devo aver visto uno spezzone di partita, non ricordo neppure cosa, ma è evidente che i giocatori sentono la “frusta” di Conte e stanno dando il massimo. Non sono sicuro che sia già pronta per lottare per lo scudetto ma, se Napoli e Juventus dovessero fare dei passi falsi, sicuramente l’Inter sarà pronta ad approfittarne.
Conclusione: quest’anno non farò previsioni: per fare valutazioni sensate bisogna guardare le partite e se ciò diventasse un dovere non sarebbe più un divertimento. E poi finivo per tifare contro la mia natura ma affinché le mie previsioni si avverassero: non era divertente!
L’argomento sarà quindi forzatamente semplice e poco impegnativo: le mie impressioni sulle prime giornate di calcio.
Premetto che anche questo anno sto seguendo pochissime partite e, ormai, ho imparato che per formulare giudizi minimamente attendibili dovrai guardarne il più possibile io direttamente perché i giudizi spesso mi traggono solo in inganno. Mi limiterò quindi a considerazione sparse e non organiche.
Juventus: ho visto molte partite ma onestamente sono confuso. Sicuramente ancora non si vede il gioco di Sarri o, magari, appare ma solo a tratti. Contro il Parma mi sembrava facesse parecchio schifo però poi è riuscito a vincere contro il Napoli sebbene, in seguito, abbia stentato in tutte le altre partite disputate…
Higuain e Ronaldo non mi convincono: sì, lo so, hanno segnato ma soprattutto l’argentino mi pare fermo. Ronaldo l’anno scorso ha dimostrato di essere ancora un fortissimo giocatore (forse il più forte dell’intero campionato) ma, data l’età, ogni anno è un nuovo esame: per adesso deve ancora riconvincermi.
Il giovane de Ligt ancora non mi pare maturo: strapagato ma mi sembra valga solo come un normale buon difensore (meglio Chiellini, Skriniar, Koulibaly e chissà quanti altri).
C’è da dire che Sarri ha poi bisogno di tempo per far funzionare la squadra: è successo col Napoli e col Chelsea quindi varrà anche con la Juventus. Il mio dubbio è per l’attacco: cosa farà se Ronaldo è bollito ma gli viene imposto di farlo comunque giocare?
Fiorentina: calendario durissimo ma rimango con la convinzione che Montella sia il peggiore allenatore della serie A: con lui temo che resteremo invischiati nella zona retrocessione; se poi trovasse un attaccante che segna allora andrà un poco meglio…
Chiesa secondo me risente degli impegni estivi: succede a tutti i giocatori. Ribery per adesso va bene: io sono sempre scettico riguardo i giocatori molto anziani. Vero è che se è venuto a Firenze e non è andato in Cina o altrove vuol dire che ha voglia di impegnarsi.
Ottimi Castrovilli e Sottil: sugli altri sono ancora incerto. Male Badelj ma già lo conoscevo: non è una sorpresa. Anche Boateng dovrei vederlo un po’ di più per giudicarlo.
Lecce: mi è piaciuto molto! Non per le individualità ma per lo spirito combattivo della squadra: spero che riesca a trovare un giusto equilibrio e si salvi.
Bologna: ho visto solo una partita ma ho notato un gruppetto di 4-5 giocatori molto forti: però non ne ricordo i nomi! Potrebbe essere la sorpresa della stagione.
Atalanta: è partita male però ho fiducia in Gasperini: ormai ha dimostrato di essere un ottimo allenatore, i giocatori sono gli stessi dell’anno scorso (più qualche rinforzo) quindi non può far male. Ipotizzo che abbiano ancora il peso della preparazione estiva sulle gambe.
Napoli: questo anno avrà forse l’occasione migliore per superare la Juventus. La squadra sembra già in forma al secondo anno con Ancelotti; però dovrà guadagnare terreno nel girone di andata perché da gennaio-febbraio la squadra di Sarri dovrebbe iniziare a carburare.
Milan: non l’ho guardato!
Torino: solita fiducia in Mazzarri. Nella partita con il Lecce deve essere stato sorpreso. Credo che riuscirà a riconfermarsi in zona UEFA.
Roma: non l’ho ancora guardata: sono un po’ scettico sulla scelta di un allenatore straniero: è un rischio, una scommessa che una grande squadra non dovrebbe correre. Se però funziona allora tutto bene…
Inter: devo aver visto uno spezzone di partita, non ricordo neppure cosa, ma è evidente che i giocatori sentono la “frusta” di Conte e stanno dando il massimo. Non sono sicuro che sia già pronta per lottare per lo scudetto ma, se Napoli e Juventus dovessero fare dei passi falsi, sicuramente l’Inter sarà pronta ad approfittarne.
Conclusione: quest’anno non farò previsioni: per fare valutazioni sensate bisogna guardare le partite e se ciò diventasse un dovere non sarebbe più un divertimento. E poi finivo per tifare contro la mia natura ma affinché le mie previsioni si avverassero: non era divertente!
sabato 21 settembre 2019
Il monolite
18 anni fa, secondo una pellicola di 33 anni prima, l’uomo affrontò un’odissea per raggiungere un gigantesco iPhone nero dimenticato su un satellite di Giove.
Mi riferisco ovviamente a “2001 odissea nello spazio”: lo hanno inserito nel palinsesto di Netflix e mio padre l’ha subito voluto riguardare tutto mentre io mi sono limitato ai primi venti minuti con gli scimmioni pre-umani. Cercavo di comprenderne il significato e sono arrivato alle seguenti conclusioni.
- Il monolite nero rappresenta la coscienza di sé: nel primo caso degli uomini e nel secondo dell’IA.
- La coscienza porta alla guerra: nel primo caso gli uomini uccidono i fagoceri (prima convivevano insieme), nel secondo l’IA uccide gli uomini.
- La scena in cui l’astronauta ritorna feto e poi anziano (vado a memoria di venti o più anni fa) potrebbe invece essere un accenno alla teoria della palingenesi: dove l’ontogenesi riassume in sé le tappe della filogenesi (da intendere qui come evoluzione della razza umana).
- Infine, ci pensavo adesso, perché il titolo “Odissea”? Io credo possa essere un riferimento alla poesia Itaca (v. Itaca – Cavafy 1911) ovvero all'eterna ricerca dell’uomo di se stesso.
Montessori ++ - 27/9/2019
Sant’Agostino, convertitosi, decide di tornare in Africa per dedicarsi alla religione in maggiore tranquillità. A Ostia però la madre Monica muore improvvisamente: Sant’Agostino coglie quindi l’occasione per descriverne la personalità partendo dall’infanzia.
Racconta che decisiva per la formazione del suo carattere non furono tanto i genitori quanto una vecchia serva che la educò con severità: in particolare permetteva a Monica e alle sorelle di bere acqua solo durante i pasti. La logica della vecchia serva era che ora le bambine avevano sete d’acqua ma, una volta maritate, con le chiavi della cantina a propria disposizione, avrebbero avuto sete di vino. Quindi, imparando adesso a controllare la propria sete d’acqua, sarebbero poi state in grado di resistere alle tentazioni del vino.
Sant’Agostino elogia sinceramente l’acume della serva cristiana e il suo rigore ma, poche righe dopo…
...si scopre che Monica, che veniva mandata in cantina a prendere il vino dai genitori, decide di provarne a bere: inizialmente poche gocce ma via via ne beve sempre di più fino ad arrivare a una coppa (*1)!
Direi quindi che il metodo “Montessori++” funziona benissimo!
Nota (*1): smetterà solo quando verrà presa in giro da una servetta che la chiama “ubriacona”...
Errore allegro - 4/10/2019
Sto inserendo nel programma Anki le parole “ignote” che voglio memorizzare tratte dai racconti di Lovecraft. Fra queste sto trovando numerosi errori: ovvero parole inventate di sana pianta dal traduttore, probabilmente calchi storpiate delgli originali in inglese.
Fra queste un errore “divertente”: ho trovato la parola “gaietto”nel contesto di “pareti di gaietto lisce come vetro”. Io davo per scontato (*1) che si trattasse di un minerale di colore nero ma, in questi casi, aggiungo comunque il termine alla mia base dati e ne approfitto per impararne di più.
Invece ho trovato solo: gaietto…
Insospettito ho cercato meglio e ho scoperto che la pietra nera che avevo in mente io (e, credo, anche il traduttore) è il “giaietto”!
Comunque, credo erroneamente, su alcuni siti si usa anche il termine “gaietto” per lo stesso minerale...
Nota (*1): è probabile che io abbia imparato il termine errato proprio “grazie” a questo libro che possiedo dai primi anni ‘90 e che ho letto più volte!
Faticosamente - 7/10/2019
Oggi ho finalmente iniziato la stesura vera e propria del nuovo capitolo sull’Italia (v. Capitolo 16). Lavoro lento e faticoso: devo controllare date e numeri, confrontare diverse fonti e, generalmente, procedere con piedi di piombo…
Però mi pare che stia venendo molto bene!
Cartoni censurati - 7/10/2019
Sto riguardando la prima stagione di South Park con mio padre: ho notato che, almeno le prime puntate, sono state pesantemente censurate in italiano!
E ovviamente la versione originale è almeno 2 o 3 volte più divertente della traduzione: senza considerare le volte in cui (magari per la censura) la traduzione in italiano è priva di significato…
Così su due piedi ricordo di preciso solo un esempio: Kyle, il bambino ebreo, gioca a football e corre veloce. Allora il commentatore tivvù dice [versione censurata] “non vedevo un ragazzo ebreo correre così veloce dai tempi del liceo” / [versione originale] “non vedevo un ragazzo ebreo correre così veloce dai tempi di Polonia 1938”...
Mi riferisco ovviamente a “2001 odissea nello spazio”: lo hanno inserito nel palinsesto di Netflix e mio padre l’ha subito voluto riguardare tutto mentre io mi sono limitato ai primi venti minuti con gli scimmioni pre-umani. Cercavo di comprenderne il significato e sono arrivato alle seguenti conclusioni.
- Il monolite nero rappresenta la coscienza di sé: nel primo caso degli uomini e nel secondo dell’IA.
- La coscienza porta alla guerra: nel primo caso gli uomini uccidono i fagoceri (prima convivevano insieme), nel secondo l’IA uccide gli uomini.
- La scena in cui l’astronauta ritorna feto e poi anziano (vado a memoria di venti o più anni fa) potrebbe invece essere un accenno alla teoria della palingenesi: dove l’ontogenesi riassume in sé le tappe della filogenesi (da intendere qui come evoluzione della razza umana).
- Infine, ci pensavo adesso, perché il titolo “Odissea”? Io credo possa essere un riferimento alla poesia Itaca (v. Itaca – Cavafy 1911) ovvero all'eterna ricerca dell’uomo di se stesso.
Montessori ++ - 27/9/2019
Sant’Agostino, convertitosi, decide di tornare in Africa per dedicarsi alla religione in maggiore tranquillità. A Ostia però la madre Monica muore improvvisamente: Sant’Agostino coglie quindi l’occasione per descriverne la personalità partendo dall’infanzia.
Racconta che decisiva per la formazione del suo carattere non furono tanto i genitori quanto una vecchia serva che la educò con severità: in particolare permetteva a Monica e alle sorelle di bere acqua solo durante i pasti. La logica della vecchia serva era che ora le bambine avevano sete d’acqua ma, una volta maritate, con le chiavi della cantina a propria disposizione, avrebbero avuto sete di vino. Quindi, imparando adesso a controllare la propria sete d’acqua, sarebbero poi state in grado di resistere alle tentazioni del vino.
Sant’Agostino elogia sinceramente l’acume della serva cristiana e il suo rigore ma, poche righe dopo…
...si scopre che Monica, che veniva mandata in cantina a prendere il vino dai genitori, decide di provarne a bere: inizialmente poche gocce ma via via ne beve sempre di più fino ad arrivare a una coppa (*1)!
Direi quindi che il metodo “Montessori++” funziona benissimo!
Nota (*1): smetterà solo quando verrà presa in giro da una servetta che la chiama “ubriacona”...
Errore allegro - 4/10/2019
Sto inserendo nel programma Anki le parole “ignote” che voglio memorizzare tratte dai racconti di Lovecraft. Fra queste sto trovando numerosi errori: ovvero parole inventate di sana pianta dal traduttore, probabilmente calchi storpiate delgli originali in inglese.
Fra queste un errore “divertente”: ho trovato la parola “gaietto”nel contesto di “pareti di gaietto lisce come vetro”. Io davo per scontato (*1) che si trattasse di un minerale di colore nero ma, in questi casi, aggiungo comunque il termine alla mia base dati e ne approfitto per impararne di più.
Invece ho trovato solo: gaietto…
Insospettito ho cercato meglio e ho scoperto che la pietra nera che avevo in mente io (e, credo, anche il traduttore) è il “giaietto”!
Comunque, credo erroneamente, su alcuni siti si usa anche il termine “gaietto” per lo stesso minerale...
Nota (*1): è probabile che io abbia imparato il termine errato proprio “grazie” a questo libro che possiedo dai primi anni ‘90 e che ho letto più volte!
Faticosamente - 7/10/2019
Oggi ho finalmente iniziato la stesura vera e propria del nuovo capitolo sull’Italia (v. Capitolo 16). Lavoro lento e faticoso: devo controllare date e numeri, confrontare diverse fonti e, generalmente, procedere con piedi di piombo…
Però mi pare che stia venendo molto bene!
Cartoni censurati - 7/10/2019
Sto riguardando la prima stagione di South Park con mio padre: ho notato che, almeno le prime puntate, sono state pesantemente censurate in italiano!
E ovviamente la versione originale è almeno 2 o 3 volte più divertente della traduzione: senza considerare le volte in cui (magari per la censura) la traduzione in italiano è priva di significato…
Così su due piedi ricordo di preciso solo un esempio: Kyle, il bambino ebreo, gioca a football e corre veloce. Allora il commentatore tivvù dice [versione censurata] “non vedevo un ragazzo ebreo correre così veloce dai tempi del liceo” / [versione originale] “non vedevo un ragazzo ebreo correre così veloce dai tempi di Polonia 1938”...
venerdì 20 settembre 2019
Le catene della Apple
Il seguente pezzo ha il potenziale per essere molto bello ma anche, se non sarò all’altezza di quanto mi propongo, una porcheria: incrociamo quindi le dita e speriamo bene.
Nella lettura delle Confessioni sono arrivato al momento in cui Sant’Agostino è vicinissimo alla conversione e ha comunque già iniziato a elaborare la sua filosofia morale.
Ieri ne parlavo con mio padre e gli raccontavo della “catena del male”: secondo Sant’Agostino alla sua origine vi è la deficienza di volontà, questa fa cedere alla libidine (che io “traduco” con pulsioni), che a sua volta crea l’abitudine la quale, inevitabilmente, porta dipendenza e necessità.
È un concetto molto interessante che pone domande e dà spunti: ma per il momento teniamolo in sospeso…
Oggi, segnalato da Bagnai su Twitter, ho letto l’articolo: Apple locked me out of its walled garden. It was a nightmare di Luke Kurtis da QZ.com
L’articolo descrive nel dettaglio l’esperienza di un fedele utente Apple da oltre 10 anni che, a causa di un errore non suo, si è ritrovato con il proprio profilo prima sospeso e poi definitivamente chiuso. L’autore si è così reso conto di quanto dipendesse dai sistemi integrati basati sul suo profilo visto che poi tutte le applicazioni che era solito usare erano divenute inutilizzabili in quanto non aggiornabili. Alla fine, dopo due mesi di estenuanti contatti col muro di gomma dell’assistenza clienti Apple, è riuscito a farsi riattivare il profilo con tanto di scuse e rimborsi da parte della compagnia. Prudentemente ha deciso comunque di passare a un sistema più aperto come Android in maniera da non rimanere più tagliato fuori dal “proprio mondo”.
In questa esperienza il Bagnai vi vede un’analogia col pericolo dell’eliminazione del contante.
Io, al contrario ma non troppo, vi vedo il pericolo dell’abuso del proprio potere da parte di una multinazionale nei confronti di un singolo utente: inevitabilmente questo mi porta a pensare alla censura di FB.
Del resto ognuno si concentra su ciò che gli sta più a cuore: Bagnai è un economista, mentre io… bo non so, sono “altro” direi…
Così ho segnalato l’articolo al solito amico/conoscente di FB col quale ho da diversi giorni un dialogo sulla censura di FB (v. Confronto sulla censura). Anzi, al riguardo dovrei fare un aggiornamento: il dialogo col secondo amico, quello tutto orientato sul fatto che la censura di un privato è sempre lecita, era poi andato avanti (l’altro tizio invece non mi ha più risposto). Gli avevo segnalato altri esempi di censura di FB (e vi avevo addirittura scritto un nuovo pezzo che mi sono dimenticato di pubblicare!) come quella di una giornalista russa (evidentemente per motivi politici) e quella di un altro mio amico/conoscente NO-Vax. Anche questi esempi non l’avevano scosso: addirittura si diceva lieto della censura del NO-Vax: evidentemente si focalizza su CHI venga censurato e non sui rischi del processo che porta alla censura: non si rende conto che così giustifica la censura solo perché colpisce persone o organizzazione che disprezza senza però valutare che, con la stessa facilità, un giorno la censura potrebbe oscurare gruppi che invece gli stanno a cuore.
Non so: forse scambia anche la ricerca del profitto del privato per moralità…
Comunque oggi ho pubblicato l’articolo riportato qui sopra con questo commento:
«Articolo lunghetto: ma la morale della vicenda è che quando ci si mette totalmente nelle mani di un privato non ci si deve aspettare giustizia ma che questo faccia il suo interesse, a volte anche a nostro danno.
Delegare funzioni e responsabilità, che dovrebbero rimanere pubbliche, a un privato è un errore e un grande rischio.»
Poi, in un commento a parte, notificando l’amico gli ho specificatamente scritto:
«ti segnalo l'articolo che ho pubblicato qui sopra: non è direttamente sulla censura né su FB ma io vi vedo comunque una forte correlazione.
Fammi sapere se continui a ritenere giusto che un privato possa, sempre e comunque, fare quanto stabilito dai termini di servizio accettati dall'utente soprattutto quando è una multinazionale a essere il giudice che stabilisce come, cosa e quando applicare del contratto...»
Il nodo della questione è infatti lo stesso: secondo questo mio amico il privato che accetta i termini di servizio di FB non ha alcun diritto se questo li applica.
Con l’esempio in questione ho cercato di fargli notare che quando è la stessa multinazionale a vigilare e decidere dell’applicazione del contratto allora gli abusi diventano non solo possibili ma anche facili e non c’è apparentemente difesa contro di essi.
Così come la Apple aveva chiuso per due mesi ingiustificatamente il profilo di un utente, applicando sì i termini di servizio ma avendo anche indipendentemente (cioè da sola: con i propri criteri e algoritmi) stabilito il comportamento fraudolento dell’utente (invece del tutto innocente), così anche FB potrebbe, sempre applicando il contratto, censurare arbitrariamente (in quanto FB sarebbe il giudice che stabilisce cosa sia censurabile) qualsiasi suo iscritto. È giusto? a me pare di no…
Vedo adesso che l’amico è tutt’altro che convinto: mi ha replicato che ci sono delle differenze sostanziali nei due casi. Nel primo, quello con la Apple, c’è di mezzo il denaro: l’utente paga per ottenere un servizio e questo gli dà dei diritti che invece l’utente di FB, usando la piattaforma gratuitamente, non ha…
A me non sembra un ragionamento valido, vi vedo anzi il riflesso della deriva morale ([E] 13.3) che pone al centro dell’etica non l’uomo con i suoi diritti, ma il profitto con le sue logiche economiche.
Un contratto dovrebbe essere ugualmente valido e vincolante independentemente dal fatto che sia sancito da uno scambio di denaro o no: anzi l'idea della "maggior validità" del primo tipo contratto mi ricorda un po’ il medievale, forse romanzesco, patto firmato col sangue… solo che adesso ciò che rende un contratto “sacro”, "più valido", non sarebbe il sangue ma il denaro. A me ciò pare una perversione della morale…
In definitiva secondo il mio amico la Apple non può abusare dei termini di servizio perché l’utente ha pagato del denaro; al contrario FB potrebbe anche abusarne perché comunque l’utente di questa piattaforma non ha pagato niente…
Per completezza devo aggiungere che l’amico ha argomentato questo suo ragionamento portando un paio di esempi/analogie: io posso fare usare la mia casa gratuitamente a chi voglio ma, se qualcuno fa qualcosa che non mi sta bene, allora lo posso buttare fuori perché io, proprietario, non ho obblighi mentre l’ospite sì; oppure in una moschea si deve entrare scalzi: a chi non sta bene non è consentito l’ingresso.
A me onestamente i suoi esempi sembrano impropri: nel primo esempio, quello della casa in prestito, non c’è contratto ma solo la volizione di un proprietario potenzialmente lunatico; nel secondo si può, con un po’ di fantasia, supporre un contratto implicito fra mullah e turista: ma in questo caso non c’è arbitrarietà: le scarpe si hanno o non si hanno.
E in più, in entrambi questi esempi, c’è la possibilità di contatto diretto fra le parti in causa che facilita la comprensione ed eventuali accordi di compromesso: non c’è cioè il muro di gomma che subito si erge fra multinazionale e semplice utente dove il secondo ha scarse, quando non nulle, possibilità di far valere le proprie ragioni.
Vabbè, ci penserò meglio poi gli farò sapere...
Riallacciandoci all'inizio di questo mio pezzo mi hanno colpito alcuni commenti, su Twitter in risposta a Bagnai, che trattano con un certo disprezzo e sufficienza l'autore dell'articolo sullodato: ricordo parole del tipo “Non capisco tutta questa sua angoscia”, “Ma perché non se ne va a farsi una corsa?” e simili.
La risposta a queste perplessità, a mio parere dovute a scarsa sensibilità ed empatia, ce l’ha data quasi due millenni fa Sant’Agostino: l’abitudine causa dipendenza e necessità. Per chi è abituato ad avere Apple come parte integrante della propria vita diventa difficile farne improvvisamente a meno. In effetti Sant’Agostino chiama la sua costruzione la “catena del male” ma oggi la definiremmo “catena psicologica” solo che all’epoca del santo mancava proprio il concetto di psicologia, tutto il conflitto fra io e super-io collassava su volontà e religione con le inevitabili distorsioni…
Conclusione: pezzo sicuramente lungo e forse non bello: il fatto che l’amico mi abbia prontamente risposto ha scombussolato la linearità che avevo in mente. Forse sono troppo parte in causa per giudicare ma, comunque, mi pare una discussione interessante, no?
Nella lettura delle Confessioni sono arrivato al momento in cui Sant’Agostino è vicinissimo alla conversione e ha comunque già iniziato a elaborare la sua filosofia morale.
Ieri ne parlavo con mio padre e gli raccontavo della “catena del male”: secondo Sant’Agostino alla sua origine vi è la deficienza di volontà, questa fa cedere alla libidine (che io “traduco” con pulsioni), che a sua volta crea l’abitudine la quale, inevitabilmente, porta dipendenza e necessità.
È un concetto molto interessante che pone domande e dà spunti: ma per il momento teniamolo in sospeso…
Oggi, segnalato da Bagnai su Twitter, ho letto l’articolo: Apple locked me out of its walled garden. It was a nightmare di Luke Kurtis da QZ.com
L’articolo descrive nel dettaglio l’esperienza di un fedele utente Apple da oltre 10 anni che, a causa di un errore non suo, si è ritrovato con il proprio profilo prima sospeso e poi definitivamente chiuso. L’autore si è così reso conto di quanto dipendesse dai sistemi integrati basati sul suo profilo visto che poi tutte le applicazioni che era solito usare erano divenute inutilizzabili in quanto non aggiornabili. Alla fine, dopo due mesi di estenuanti contatti col muro di gomma dell’assistenza clienti Apple, è riuscito a farsi riattivare il profilo con tanto di scuse e rimborsi da parte della compagnia. Prudentemente ha deciso comunque di passare a un sistema più aperto come Android in maniera da non rimanere più tagliato fuori dal “proprio mondo”.
In questa esperienza il Bagnai vi vede un’analogia col pericolo dell’eliminazione del contante.
Io, al contrario ma non troppo, vi vedo il pericolo dell’abuso del proprio potere da parte di una multinazionale nei confronti di un singolo utente: inevitabilmente questo mi porta a pensare alla censura di FB.
Del resto ognuno si concentra su ciò che gli sta più a cuore: Bagnai è un economista, mentre io… bo non so, sono “altro” direi…
Così ho segnalato l’articolo al solito amico/conoscente di FB col quale ho da diversi giorni un dialogo sulla censura di FB (v. Confronto sulla censura). Anzi, al riguardo dovrei fare un aggiornamento: il dialogo col secondo amico, quello tutto orientato sul fatto che la censura di un privato è sempre lecita, era poi andato avanti (l’altro tizio invece non mi ha più risposto). Gli avevo segnalato altri esempi di censura di FB (e vi avevo addirittura scritto un nuovo pezzo che mi sono dimenticato di pubblicare!) come quella di una giornalista russa (evidentemente per motivi politici) e quella di un altro mio amico/conoscente NO-Vax. Anche questi esempi non l’avevano scosso: addirittura si diceva lieto della censura del NO-Vax: evidentemente si focalizza su CHI venga censurato e non sui rischi del processo che porta alla censura: non si rende conto che così giustifica la censura solo perché colpisce persone o organizzazione che disprezza senza però valutare che, con la stessa facilità, un giorno la censura potrebbe oscurare gruppi che invece gli stanno a cuore.
Non so: forse scambia anche la ricerca del profitto del privato per moralità…
Comunque oggi ho pubblicato l’articolo riportato qui sopra con questo commento:
«Articolo lunghetto: ma la morale della vicenda è che quando ci si mette totalmente nelle mani di un privato non ci si deve aspettare giustizia ma che questo faccia il suo interesse, a volte anche a nostro danno.
Delegare funzioni e responsabilità, che dovrebbero rimanere pubbliche, a un privato è un errore e un grande rischio.»
Poi, in un commento a parte, notificando l’amico gli ho specificatamente scritto:
«ti segnalo l'articolo che ho pubblicato qui sopra: non è direttamente sulla censura né su FB ma io vi vedo comunque una forte correlazione.
Fammi sapere se continui a ritenere giusto che un privato possa, sempre e comunque, fare quanto stabilito dai termini di servizio accettati dall'utente soprattutto quando è una multinazionale a essere il giudice che stabilisce come, cosa e quando applicare del contratto...»
Il nodo della questione è infatti lo stesso: secondo questo mio amico il privato che accetta i termini di servizio di FB non ha alcun diritto se questo li applica.
Con l’esempio in questione ho cercato di fargli notare che quando è la stessa multinazionale a vigilare e decidere dell’applicazione del contratto allora gli abusi diventano non solo possibili ma anche facili e non c’è apparentemente difesa contro di essi.
Così come la Apple aveva chiuso per due mesi ingiustificatamente il profilo di un utente, applicando sì i termini di servizio ma avendo anche indipendentemente (cioè da sola: con i propri criteri e algoritmi) stabilito il comportamento fraudolento dell’utente (invece del tutto innocente), così anche FB potrebbe, sempre applicando il contratto, censurare arbitrariamente (in quanto FB sarebbe il giudice che stabilisce cosa sia censurabile) qualsiasi suo iscritto. È giusto? a me pare di no…
Vedo adesso che l’amico è tutt’altro che convinto: mi ha replicato che ci sono delle differenze sostanziali nei due casi. Nel primo, quello con la Apple, c’è di mezzo il denaro: l’utente paga per ottenere un servizio e questo gli dà dei diritti che invece l’utente di FB, usando la piattaforma gratuitamente, non ha…
A me non sembra un ragionamento valido, vi vedo anzi il riflesso della deriva morale ([E] 13.3) che pone al centro dell’etica non l’uomo con i suoi diritti, ma il profitto con le sue logiche economiche.
Un contratto dovrebbe essere ugualmente valido e vincolante independentemente dal fatto che sia sancito da uno scambio di denaro o no: anzi l'idea della "maggior validità" del primo tipo contratto mi ricorda un po’ il medievale, forse romanzesco, patto firmato col sangue… solo che adesso ciò che rende un contratto “sacro”, "più valido", non sarebbe il sangue ma il denaro. A me ciò pare una perversione della morale…
In definitiva secondo il mio amico la Apple non può abusare dei termini di servizio perché l’utente ha pagato del denaro; al contrario FB potrebbe anche abusarne perché comunque l’utente di questa piattaforma non ha pagato niente…
Per completezza devo aggiungere che l’amico ha argomentato questo suo ragionamento portando un paio di esempi/analogie: io posso fare usare la mia casa gratuitamente a chi voglio ma, se qualcuno fa qualcosa che non mi sta bene, allora lo posso buttare fuori perché io, proprietario, non ho obblighi mentre l’ospite sì; oppure in una moschea si deve entrare scalzi: a chi non sta bene non è consentito l’ingresso.
A me onestamente i suoi esempi sembrano impropri: nel primo esempio, quello della casa in prestito, non c’è contratto ma solo la volizione di un proprietario potenzialmente lunatico; nel secondo si può, con un po’ di fantasia, supporre un contratto implicito fra mullah e turista: ma in questo caso non c’è arbitrarietà: le scarpe si hanno o non si hanno.
E in più, in entrambi questi esempi, c’è la possibilità di contatto diretto fra le parti in causa che facilita la comprensione ed eventuali accordi di compromesso: non c’è cioè il muro di gomma che subito si erge fra multinazionale e semplice utente dove il secondo ha scarse, quando non nulle, possibilità di far valere le proprie ragioni.
Vabbè, ci penserò meglio poi gli farò sapere...
Riallacciandoci all'inizio di questo mio pezzo mi hanno colpito alcuni commenti, su Twitter in risposta a Bagnai, che trattano con un certo disprezzo e sufficienza l'autore dell'articolo sullodato: ricordo parole del tipo “Non capisco tutta questa sua angoscia”, “Ma perché non se ne va a farsi una corsa?” e simili.
La risposta a queste perplessità, a mio parere dovute a scarsa sensibilità ed empatia, ce l’ha data quasi due millenni fa Sant’Agostino: l’abitudine causa dipendenza e necessità. Per chi è abituato ad avere Apple come parte integrante della propria vita diventa difficile farne improvvisamente a meno. In effetti Sant’Agostino chiama la sua costruzione la “catena del male” ma oggi la definiremmo “catena psicologica” solo che all’epoca del santo mancava proprio il concetto di psicologia, tutto il conflitto fra io e super-io collassava su volontà e religione con le inevitabili distorsioni…
Conclusione: pezzo sicuramente lungo e forse non bello: il fatto che l’amico mi abbia prontamente risposto ha scombussolato la linearità che avevo in mente. Forse sono troppo parte in causa per giudicare ma, comunque, mi pare una discussione interessante, no?
giovedì 19 settembre 2019
Sullo scisma di Renzi
In questi giorni si è realizzato uno scisma: non quello che mi aspettavo io nel M5S ma nel PD.
Renzi si è dissociato da questo governo: ovviamente non è ancora pronto a tornare alle elezioni e ha assicurato che continuerà a sostenerlo dall’esterno.
È evidente che cercherà di capitalizzare sui probabili errori del governo per rosicchiare voti al PD e ritagliarsi uno spazio alternativo a esso per poi, al momento opportuno, staccargli la spina. Insomma Renzi farà esattamente quello che, secondo me, la logica politica avrebbe imposto di compiere a Di Maio ma che, da politico inesperto e insicuro, non ha avuto il coraggio di fare.
Se Di Maio avesse buon senso (politico), ma ormai ne dubito, dovrebbe prendere subito le distanze da questa barca che, evidentemente sta già iniziando ad affondare: ovviamente la sua sarebbe risultata una scelta più seria e credibile se l’avesse fatto subito, prima della formazione del governo e non andando a rimorchio di Renzi, però sarebbe probabilmente meglio che venire coinvolto nei pasticci che questo governo si sta chiaramente preparando a combinare.
L’opposizione non sarà infatti docile e virtuale, sostanzialmente inutile, come quella del M5S nella passata legislatura ma sarà pronta a colpire questo governo a ogni passo falso: sia da parte della Lega che, adesso, anche da Renzi (ovviamente con sottili distinguo). Oltretutto è molto più pericoloso il nemico che si ha in casa che quello esterno: Renzi conosce bene il PD e sa bene come, dove e quando colpirlo…
Il lettore polemico potrebbe accusarmi di non avere previsto questa scissione: verissimo, non l’avevo prevista. Ma il motivo è che il PD non mi interessa perché non è un partito utile al futuro dell’Italia: è quanto di più sistemico possa esserci e, anche da una sua scissione, non potrà venire niente di buono perché gli uomini (e le donne) sono quelli che sono.
Ovviamente registro la scelta di Renzi che, politicamente, mi sembra ben pensata: dopotutto, restando nel PD, Renzi e i suoi uomini sarebbero stati decimati da Zingaretti alle future elezioni (dove il partito difficilmente crescerà): in questa maniera invece, presentandosi da solo, probabilmente ne raccatterà di più anche se io, personalmente, non credo molti…
Potrà accusare il PD degli errori fatti al governo e prendersi il merito per le "cose buone" (dal suo punto di vista) realizzate: insomma ha tutto da guadagnarci.
Non mi stupirei poi se Berlusconi, mollato da Salvini, si presentasse proprio con Renzi per costituire una sorta di “grande-centro”.
Detto questo, lo scisma di Renzi, può essere visto come un altro segnale di debolezza di questo governo dove due forze politiche, che sulla carta hanno poco o niente in comune (ma che in realtà sono entrambe sistemiche), dovranno fingere di collaborare ma, è già chiaro adesso, cercheranno continuamente di darsi coltellate alle spalle…
Conclusione: vedremo; io comunque seguirò Renzi con scarso interesse...
Renzi si è dissociato da questo governo: ovviamente non è ancora pronto a tornare alle elezioni e ha assicurato che continuerà a sostenerlo dall’esterno.
È evidente che cercherà di capitalizzare sui probabili errori del governo per rosicchiare voti al PD e ritagliarsi uno spazio alternativo a esso per poi, al momento opportuno, staccargli la spina. Insomma Renzi farà esattamente quello che, secondo me, la logica politica avrebbe imposto di compiere a Di Maio ma che, da politico inesperto e insicuro, non ha avuto il coraggio di fare.
Se Di Maio avesse buon senso (politico), ma ormai ne dubito, dovrebbe prendere subito le distanze da questa barca che, evidentemente sta già iniziando ad affondare: ovviamente la sua sarebbe risultata una scelta più seria e credibile se l’avesse fatto subito, prima della formazione del governo e non andando a rimorchio di Renzi, però sarebbe probabilmente meglio che venire coinvolto nei pasticci che questo governo si sta chiaramente preparando a combinare.
L’opposizione non sarà infatti docile e virtuale, sostanzialmente inutile, come quella del M5S nella passata legislatura ma sarà pronta a colpire questo governo a ogni passo falso: sia da parte della Lega che, adesso, anche da Renzi (ovviamente con sottili distinguo). Oltretutto è molto più pericoloso il nemico che si ha in casa che quello esterno: Renzi conosce bene il PD e sa bene come, dove e quando colpirlo…
Il lettore polemico potrebbe accusarmi di non avere previsto questa scissione: verissimo, non l’avevo prevista. Ma il motivo è che il PD non mi interessa perché non è un partito utile al futuro dell’Italia: è quanto di più sistemico possa esserci e, anche da una sua scissione, non potrà venire niente di buono perché gli uomini (e le donne) sono quelli che sono.
Ovviamente registro la scelta di Renzi che, politicamente, mi sembra ben pensata: dopotutto, restando nel PD, Renzi e i suoi uomini sarebbero stati decimati da Zingaretti alle future elezioni (dove il partito difficilmente crescerà): in questa maniera invece, presentandosi da solo, probabilmente ne raccatterà di più anche se io, personalmente, non credo molti…
Potrà accusare il PD degli errori fatti al governo e prendersi il merito per le "cose buone" (dal suo punto di vista) realizzate: insomma ha tutto da guadagnarci.
Non mi stupirei poi se Berlusconi, mollato da Salvini, si presentasse proprio con Renzi per costituire una sorta di “grande-centro”.
Detto questo, lo scisma di Renzi, può essere visto come un altro segnale di debolezza di questo governo dove due forze politiche, che sulla carta hanno poco o niente in comune (ma che in realtà sono entrambe sistemiche), dovranno fingere di collaborare ma, è già chiaro adesso, cercheranno continuamente di darsi coltellate alle spalle…
Conclusione: vedremo; io comunque seguirò Renzi con scarso interesse...
mercoledì 18 settembre 2019
Armatura e frecce
Mi sono imbattuto per caso in un video molto interessante su Youtube: ARROWS vs ARMOUR - Medieval Myth Busting
Un gruppo di esperti di armi medievali, guidati da uno storico, hanno cercato di ricreare le armature, le frecce e gli archi della battaglia di Agincourt, all’inizio del XV secolo, fra inglesi e francesi.
La battaglia è famosa perché, "tradizionalmente", si dice che gli archi lunghi inglesi sconfissero i cavalieri in armatura francese segnandone l’inizio del declino militare.
L’esperimento voleva verificare se le frecce fossero effettivamente in grado di trapassare le armature. Ovviamente le incognite sono moltissime, soprattutto per gli archi e le frecce, visto che non ci sono rimasti esemplari intatti del tempo né sono note le esatte forme di produzione.
Sull’armatura invece si hanno maggiori informazioni a partire dallo spessore variabile del metallo fino alla quantità di carbonio (che rende il ferro acciaio aumentandone di molto la durezza).
Alla fine l’esperimento è fallito: le frecce non sono riuscite minimamente a penetrare l’armatura ma ho trovato il video molto interessante perché evidenzia bene quante siano le incertezze storiche a partire dalla domanda se è vero che la vittoria inglese dipese così tanto dagli archi lunghi. Oppure se c’è un difetto importante nelle repliche di arco e frecce usate o magari altro ancora…
Per curiosità mi sono letto la pagina di Wikipedia sulla battaglia (Battle of Agincourt) ed è confermato che gli storici hanno dubbi sulla reale efficacia delle frecce contro le armature: apparentemente le frecce avrebbero potuto avere la meglio sulle armature di ferro (non su quelle di acciaio) oppure potrebbero essere stati colpiti i cavali (protetti solo sulla testa da un’armatura) incapacitando di fatto i cavalieri. Questa secondo ipotesi mi pare verosimile: credo fosse disonorevole in uno scontro fra cavalieri colpire il cavallo avversario ma è chiaro che quando divenne più importante vincere che mantenere il proprio onore allora anche il cavallo divenne un bersaglio lecito.
Se fosse così allora la sconfitta dei cavalieri sarebbe dovuta essenzialmente a motivi culturali. Poi, certo, poco dopo le armi da fuoco avrebbero scompigliato di nuovo tutte le carte in tavola rivoluzionando strategia e tattica militare.
A proposito di archi e frecce mi è tornato in mente che in epoca romana il successo degli unni fu, almeno secondo alcune teorie, dovuto ai loro archi compositi che erano usabili a cavallo come archi corti ma avevano la potenza di archi lunghi e, soprattutto, erano in grado di penetrare nelle corazze antiche che, all’epoca, non erano di acciaio.
Comunque, tornando al video, l’ho trovato ben fatto e consapevole dei limiti di conoscenza che abbiamo sulle molteplici incognite storiche. Peccato che non abbiano fatto un esperimento con una corazza di ferro per verificare che venisse trapassata...
Interessanti poi dei piccoli dettagli: le armature sono stondate per evidentemente deflettere meglio le frecce ma quella usata nell’esperimento aveva anche sotto il collo un’ampia “V” rialzata che sembrava puramente decorativa: invece si è visto, osservando gli impatti delle frecce al rallentatore, che la loro punta metallica schizzava in tutte le direzioni spesso seguendo la superficie dell’armatura. In un colpo si vede chiaramente la punta di freccia schizzare verso l’alto (ovvero verso il collo dell’ipotetico cavaliere) ma venire deviata dalla “V” in rilievo: insomma piccoli ma efficaci accorgimenti dell’ingegneria antica…
Conclusione: cercherò di vedere altri video di questo gruppo perché quello odierno mi è piaciuto molto.
Un gruppo di esperti di armi medievali, guidati da uno storico, hanno cercato di ricreare le armature, le frecce e gli archi della battaglia di Agincourt, all’inizio del XV secolo, fra inglesi e francesi.
La battaglia è famosa perché, "tradizionalmente", si dice che gli archi lunghi inglesi sconfissero i cavalieri in armatura francese segnandone l’inizio del declino militare.
L’esperimento voleva verificare se le frecce fossero effettivamente in grado di trapassare le armature. Ovviamente le incognite sono moltissime, soprattutto per gli archi e le frecce, visto che non ci sono rimasti esemplari intatti del tempo né sono note le esatte forme di produzione.
Sull’armatura invece si hanno maggiori informazioni a partire dallo spessore variabile del metallo fino alla quantità di carbonio (che rende il ferro acciaio aumentandone di molto la durezza).
Alla fine l’esperimento è fallito: le frecce non sono riuscite minimamente a penetrare l’armatura ma ho trovato il video molto interessante perché evidenzia bene quante siano le incertezze storiche a partire dalla domanda se è vero che la vittoria inglese dipese così tanto dagli archi lunghi. Oppure se c’è un difetto importante nelle repliche di arco e frecce usate o magari altro ancora…
Per curiosità mi sono letto la pagina di Wikipedia sulla battaglia (Battle of Agincourt) ed è confermato che gli storici hanno dubbi sulla reale efficacia delle frecce contro le armature: apparentemente le frecce avrebbero potuto avere la meglio sulle armature di ferro (non su quelle di acciaio) oppure potrebbero essere stati colpiti i cavali (protetti solo sulla testa da un’armatura) incapacitando di fatto i cavalieri. Questa secondo ipotesi mi pare verosimile: credo fosse disonorevole in uno scontro fra cavalieri colpire il cavallo avversario ma è chiaro che quando divenne più importante vincere che mantenere il proprio onore allora anche il cavallo divenne un bersaglio lecito.
Se fosse così allora la sconfitta dei cavalieri sarebbe dovuta essenzialmente a motivi culturali. Poi, certo, poco dopo le armi da fuoco avrebbero scompigliato di nuovo tutte le carte in tavola rivoluzionando strategia e tattica militare.
A proposito di archi e frecce mi è tornato in mente che in epoca romana il successo degli unni fu, almeno secondo alcune teorie, dovuto ai loro archi compositi che erano usabili a cavallo come archi corti ma avevano la potenza di archi lunghi e, soprattutto, erano in grado di penetrare nelle corazze antiche che, all’epoca, non erano di acciaio.
Comunque, tornando al video, l’ho trovato ben fatto e consapevole dei limiti di conoscenza che abbiamo sulle molteplici incognite storiche. Peccato che non abbiano fatto un esperimento con una corazza di ferro per verificare che venisse trapassata...
Interessanti poi dei piccoli dettagli: le armature sono stondate per evidentemente deflettere meglio le frecce ma quella usata nell’esperimento aveva anche sotto il collo un’ampia “V” rialzata che sembrava puramente decorativa: invece si è visto, osservando gli impatti delle frecce al rallentatore, che la loro punta metallica schizzava in tutte le direzioni spesso seguendo la superficie dell’armatura. In un colpo si vede chiaramente la punta di freccia schizzare verso l’alto (ovvero verso il collo dell’ipotetico cavaliere) ma venire deviata dalla “V” in rilievo: insomma piccoli ma efficaci accorgimenti dell’ingegneria antica…
Conclusione: cercherò di vedere altri video di questo gruppo perché quello odierno mi è piaciuto molto.
martedì 17 settembre 2019
Giuseppi
Curiosamente Giuseppi è plurale eppure, ormai, ce n’è solo uno...
Mistero autunnale - 20/9/2019
Le foglie cadono dagli alberi, no? Quindi si depositano semplicemente una sopra l’altra, giusto?
Ma se è così allora come fa il mio albero a infilarle sotto i tergicristalli della macchina dove mi restano incastrate anche viaggiando a 90Km/h??
CAPTCHA - 20/9/2019
Non so quanto sia normale ma a mi dà una grande soddisfazione risolvere i CAPTCHA: non quelli dove basta mettere un click ma quelli più complessi dove, di volta in volta, viene chiesto di identificare semafori, autovetture, bus, etc…
Mi fanno sentire molto abile e intelligente a risolverli al primo colpo!
Troppo zucchero? - 20/9/2019
Negli ultimi giorni sto dormendo male e, quando dormo, tendo a fare sogni vividi che spesso degenerano in incubi.
Come al solito, quasi meccanicamente, sto ripensando a tutto ciò che possa causarmi questo disturbo: attualmente i miei sospetti maggiori sono appuntati su un vasetto di “simil-Nutella”, di cui non oso guardare la composizione, ma che sospetto essere a base di zucchero e grasso marrone.
Temo che questa improvvisa iniezione di zucchero (che normalmente ho praticamente eliminato) nella dieta causi un’alterazione del mio metabolismo: accelerandolo e provocandomi una sorta di ansia indefinibile che poi si traduce in insonnia.
Oltretutto ieri, ho controllato da mio padre, le pulsazioni erano salite da circa 85 a circa 95…
Fuggi fuggi - 20/9/2019
Oggi nella spazzatura di Blogger ho trovato questo testo a commento del mio pezzo Sullo scisma di Renzi:
Secondo Google Translate si tratta di persiano e secondo la traduzione automatica significa:
«Last night I dreamed my wife had a plane ticket for myself and myself and the boy :) Coming to the family said Halal. Many wouldn't believe it and I was shocked: / PNP: We decided to migrate Now when and when God knows»
Evidentemente questa notizia ha generato il panico anche fra la comunità degli immigrati in Italia che adesso, con l’aiuto di Dio, si preparano a fuggire lasciandoci ad affrontare Italia Viva da soli.
Mi chiedo comunque perché Blogger abbia inserito questo messaggio nella spazzatura: e infatti l'ho pubblicato!
Mistero autunnale - 20/9/2019
Le foglie cadono dagli alberi, no? Quindi si depositano semplicemente una sopra l’altra, giusto?
Ma se è così allora come fa il mio albero a infilarle sotto i tergicristalli della macchina dove mi restano incastrate anche viaggiando a 90Km/h??
CAPTCHA - 20/9/2019
Non so quanto sia normale ma a mi dà una grande soddisfazione risolvere i CAPTCHA: non quelli dove basta mettere un click ma quelli più complessi dove, di volta in volta, viene chiesto di identificare semafori, autovetture, bus, etc…
Mi fanno sentire molto abile e intelligente a risolverli al primo colpo!
Troppo zucchero? - 20/9/2019
Negli ultimi giorni sto dormendo male e, quando dormo, tendo a fare sogni vividi che spesso degenerano in incubi.
Come al solito, quasi meccanicamente, sto ripensando a tutto ciò che possa causarmi questo disturbo: attualmente i miei sospetti maggiori sono appuntati su un vasetto di “simil-Nutella”, di cui non oso guardare la composizione, ma che sospetto essere a base di zucchero e grasso marrone.
Temo che questa improvvisa iniezione di zucchero (che normalmente ho praticamente eliminato) nella dieta causi un’alterazione del mio metabolismo: accelerandolo e provocandomi una sorta di ansia indefinibile che poi si traduce in insonnia.
Oltretutto ieri, ho controllato da mio padre, le pulsazioni erano salite da circa 85 a circa 95…
Fuggi fuggi - 20/9/2019
Oggi nella spazzatura di Blogger ho trovato questo testo a commento del mio pezzo Sullo scisma di Renzi:
Secondo Google Translate si tratta di persiano e secondo la traduzione automatica significa:
«Last night I dreamed my wife had a plane ticket for myself and myself and the boy :) Coming to the family said Halal. Many wouldn't believe it and I was shocked: / PNP: We decided to migrate Now when and when God knows»
Evidentemente questa notizia ha generato il panico anche fra la comunità degli immigrati in Italia che adesso, con l’aiuto di Dio, si preparano a fuggire lasciandoci ad affrontare Italia Viva da soli.
Mi chiedo comunque perché Blogger abbia inserito questo messaggio nella spazzatura: e infatti l'ho pubblicato!
Dal casaccio alle stalle
È un po’ che non scrivo: o almeno ho questa percezione…
Butto giù qualche idea che mi frulla per la testa, così, per pulirmi la coscienza…
Due giorni fa ho fatto un (nuovo) sogno strano. Un incubo che, come al solito, prende inizio nella casa dei miei zii a Pisa (*1). Ero in casa con altre persone e c’era un bestia feroce e astuta che ci inseguiva. Usciamo da una finestra da cui ci arrampichiamo sul tetto per saltare poi sul muretto del giardino e scappare così in strada. Siamo abbastanza tranquilli perché abbiamo chiuso la porta alle spalle: la bestia però ci sorprende e la riesce ad aprire poco dopo.
Comunque riusciamo a fuggire ma la situazione è più complessa del solito: anche le bestie (lupi ma non solo) sono riuscite a scappare e adesso inseguono e uccidono i passanti un po’ a casaccio.
Ora sono solo e il mio scopo è quello di allontanarmi il più possibile dalla città: una volta ottengo un passaggio, poi sfrutto i negozi per nascondermi all’interno ed evitare i pericoli, etc…
L’aspetto “strano” del sogno è che ero molto titubante nell’affrontare questi animali: di solito nei sogni sono abbastanza mortifero: un singolo lupo lo uccido a mani nude mentre per un leone mi basta una penna Bic! Non ricordo come sia finito: suppongo di essere scappato per un po’ e poi essermi svegliato visto che, altrimenti, difficilmente avrei ricordato questo sogno…
Da FB: un amico protesta che Mattarella non lo rappresenta e che vorrebbe votare. Gli scrivo: «Mattarella non è peggio dei suoi predecessori. Il problema (come spiego nell'Epitome) sono tutte le elezioni di secondo livello. Il delegato di secondo livello è fedele ai politici che lo hanno eletto e non al ruolo e funzioni che dovrebbe svolgere.
Questo in qualsiasi paese e in qualsiasi epoca.»
Normalmente non cito mai la mia Epitome su FB ma in questo caso lui, in un momento di debolezza, mi disse che l’avrebbe letta e, quindi, ne approfitto per ricordarglielo e per fargli capire che la mia opinione al riguardo è ben più articolata e approfondita all’interno di essa…
Un altro conoscente (quello ancora fedelissimo alla linea ufficiale del M5S) ha condiviso un articolo, di IlFattoQuotidiano.it mi pare, il cui titolo diceva qualcosa del tipo “Dopo le ultime novità giudiziarie adesso nemmeno il PD difende più i Benetton”.
Ne ho allora approfittato per esprimergli un mio dubbio/paura: non vorrei che adesso le concessioni venissero tolte ai Benetton, magari pagandogli anche un bonus di uscita, che poi lo Stato si accollasse tutte le spese per la manutenzione non fatta e che infine, regalasse di nuovo la gestione delle strutture a qualche altro privato che, inevitabilmente, cercherebbe di lucrarci come fatto dai precedenti gestori (*2).
Invece lo Stato dovrebbe sì togliere le concessioni ai Benetton ma senza dargli nessun rimborso e, soprattutto, facendogli pagare tutti i lavori non effettuati con gli interessi e soprattutto una bella multa all’americana (ovvero una decina di volte più salata del danno causato) a causa della malafede e del pericolo in cui hanno potenzialmente messo gli automobilisti.
Ovviamente qui c’è di mezzo il potere giudiziario: saranno i magistrati a dover valutare eventuali multe e penali. Ed è anche per questo che sono preoccupato: sappiamo di chi sono amici i Benetton e chi sono gli amici del PD (*3). Per questo mi aspetto il peggio: ovvero oltre al danno la beffa.
Finalmente le Confessioni di Sant’Agostino stanno divenendo interessanti: ora sta iniziando a vedere la “luce” e si è chiarito, ad esempio, cosa sia il male e perché Dio lo permetta (teodicea). Secondo lui il male è non sostanza: tutto ciò che è creato da Dio è bene. Al massimo ammette una sorta di “appropriatezza” fra cosa creata e sistema in cui è inserita: fuori da quel sistema la cosa può risultare scomoda o sfavorevole. Un (mio) esempio: un leone libero all’interno di una città.
Prevedibilmente all’interno della catena di ragionamenti di Sant’Agostino c’è un passaggio logico che non torna: da qui la mia mancanza di entusiasmo per la “rivelazione” del santo.
Ah! E invece la malvagità sarebbe la perversione della volontà di Dio: ovvero il volgere le cose a usi e scopi non voluti da Dio. Secondo Sant’Agostino l’uomo malvagio opera seguendo il suo “ventre” che io, fresco di Freud, ho tradotto con “pulsioni”.
Ci sarebbe da chiedersi chi ha creato queste “pulsioni” (per Freud naturali e, quindi, create da Dio) ma suppongo che Sant’Agostino risolva attribuendole completamente alla volontà dell’uomo: e in effetti la morale cristiana è tutta qui: il controllo completo e anzi la repressione totale delle proprie pulsioni, soprattutto sessuali (*4).
In cerca di ispirazione ieri ho letto gli ultimi due articoli del Bagnai: Come (non) funziona: prima lezione e Come (non) funziona: seconda lezione.
Ma non li ho trovati particolarmente illuminanti.
Nel primo pezzo spiega quale possa e debba essere il suo rapporto con gli utenti del suo sito. Non può condividere con ciascuno di loro le strategie della Lega: il generale non discute col soldato semplice come condurre la guerra. Chi vota deve aver fiducia e giudicare a fine mandato cosa siano riusciti a ottenere.
Aggiungo io che il generale non pubblica su un sito i piani di battaglia perché altrimenti il nemico li conoscerebbe e prenderebbe le contromisure adeguate.
Io che i rapporti fra Bagnai tramite Goofynomics sarebbero dovuti cambiare lo capii da solo praticamente da subito osservando il diradamento degli articoli del sito. Mi sembrava di averlo anche scritto esplicitamente ma così, a un controllo sommario, ne ho trovato solo un breve accenno nella nota 2 di La regola del 3% del dicembre 2018.
Comunque tutto logico e niente di sconvolgente. Personalmente preferirei che Bagnai fosse paradossalmente meno onesto: proprio perché fa politica dovrebbe un po’ blandire i propri lettori/sostenitori, ovviamente senza snaturarsi ma neanche allontanando i potenziali nuovi lettori con una sincerità caustica.
Temo che Bagnai in questo caso ragioni con la logica che io chiamo del “post hoc”: ovvero “siccome ho avuto successo significa che il mio atteggiamento è vincente” senza considerare che il suo successo sia dipeso da altri fattori o, comunque, potrebbe essere maggiore (*5).
Il secondo pezzo (quello più recente) è maggiormente interessante.
Parla della “Verità”. Il ragionamento segue due strade parallele: una politica e una, direi, più morale.
Il ragionamento politico è la consapevolezza che non sia sufficiente proporre la “verità” agli elettori affinché questi la capiscano e ti votino: ci sono molti altri fattori che l’impediscono. A mio avviso, ormai da anni la penso così, sono predominanti quelli psicologici: in particolare il limite che io chiamo dell’“anti-resipiscenza”: l’uomo preferisce non abbandonare le proprie illusioni se su queste ha edificato la struttura della propria vita: ricostruire tutto da capo è un lavoro (una palingenesi come scrive giustamente Bagnai) che pochi hanno la forza di compiere.
Il ragionamento morale è che il ripetere solo la Verità o, peggio, l’imporre la propria Verità la svuota di valore, la rende un dogma e, questo sì, corrisponderebbe a un vero e proprio fascismo. Anche qui niente di nuovo: io ci sento riecheggiare il solito John Stuart Mill e, ovviamente, sono d’accordo.
Alla fine il “succo” di questo secondo articolo è che, banalmente, si deve avere pazienza, che non c’è la bacchetta magica e che occorre tempo per cambiare le coscienze.
Bagnai fa comunque giustamente notare che intanto il dibattito sulla UE è decisamente salito di livello e, non per niente, su importanti giornali internazionali (meno in Italia) si iniziano a trovare concetti e idee presenti sul suo sito un 5-6 anni fa…
Conclusione: partito a casaccio, mi pare di aver scritto abbastanza...
Nota (*1): tutti gli incubi da bambino erano ambientati nella casa dei miei nonni; da quando avevo vent’anni sono invece ambientati nella casa dei miei zii. Non so perché: è un vero mistero…
Nota (*2): perché, sorpresa, i privati che gestiscono cose pubbliche cercano di guadagnarci il più possibile: vi riescono facendo pagare il prezzo più alto agli utenti e, contemporaneamente, tagliano sui costi come, ad esempio, la manutenzione. Non per nulla lo stesso accade, pari pari, con la gestione dell’acqua…
Nota (*3): ricordate ancora le riunioni per le nomine nel CSM? Io sì…
Nota (*4): da cui Freud fa derivare le nevrosi.
Nota (*5): ovvero portare più voti al proprio partito e diffondere ulteriormente il minimo di cultura economica sufficiente a far comprendere, anche al non tecnico, le storture abnormi di questa UE...
Butto giù qualche idea che mi frulla per la testa, così, per pulirmi la coscienza…
Due giorni fa ho fatto un (nuovo) sogno strano. Un incubo che, come al solito, prende inizio nella casa dei miei zii a Pisa (*1). Ero in casa con altre persone e c’era un bestia feroce e astuta che ci inseguiva. Usciamo da una finestra da cui ci arrampichiamo sul tetto per saltare poi sul muretto del giardino e scappare così in strada. Siamo abbastanza tranquilli perché abbiamo chiuso la porta alle spalle: la bestia però ci sorprende e la riesce ad aprire poco dopo.
Comunque riusciamo a fuggire ma la situazione è più complessa del solito: anche le bestie (lupi ma non solo) sono riuscite a scappare e adesso inseguono e uccidono i passanti un po’ a casaccio.
Ora sono solo e il mio scopo è quello di allontanarmi il più possibile dalla città: una volta ottengo un passaggio, poi sfrutto i negozi per nascondermi all’interno ed evitare i pericoli, etc…
L’aspetto “strano” del sogno è che ero molto titubante nell’affrontare questi animali: di solito nei sogni sono abbastanza mortifero: un singolo lupo lo uccido a mani nude mentre per un leone mi basta una penna Bic! Non ricordo come sia finito: suppongo di essere scappato per un po’ e poi essermi svegliato visto che, altrimenti, difficilmente avrei ricordato questo sogno…
Da FB: un amico protesta che Mattarella non lo rappresenta e che vorrebbe votare. Gli scrivo: «Mattarella non è peggio dei suoi predecessori. Il problema (come spiego nell'Epitome) sono tutte le elezioni di secondo livello. Il delegato di secondo livello è fedele ai politici che lo hanno eletto e non al ruolo e funzioni che dovrebbe svolgere.
Questo in qualsiasi paese e in qualsiasi epoca.»
Normalmente non cito mai la mia Epitome su FB ma in questo caso lui, in un momento di debolezza, mi disse che l’avrebbe letta e, quindi, ne approfitto per ricordarglielo e per fargli capire che la mia opinione al riguardo è ben più articolata e approfondita all’interno di essa…
Un altro conoscente (quello ancora fedelissimo alla linea ufficiale del M5S) ha condiviso un articolo, di IlFattoQuotidiano.it mi pare, il cui titolo diceva qualcosa del tipo “Dopo le ultime novità giudiziarie adesso nemmeno il PD difende più i Benetton”.
Ne ho allora approfittato per esprimergli un mio dubbio/paura: non vorrei che adesso le concessioni venissero tolte ai Benetton, magari pagandogli anche un bonus di uscita, che poi lo Stato si accollasse tutte le spese per la manutenzione non fatta e che infine, regalasse di nuovo la gestione delle strutture a qualche altro privato che, inevitabilmente, cercherebbe di lucrarci come fatto dai precedenti gestori (*2).
Invece lo Stato dovrebbe sì togliere le concessioni ai Benetton ma senza dargli nessun rimborso e, soprattutto, facendogli pagare tutti i lavori non effettuati con gli interessi e soprattutto una bella multa all’americana (ovvero una decina di volte più salata del danno causato) a causa della malafede e del pericolo in cui hanno potenzialmente messo gli automobilisti.
Ovviamente qui c’è di mezzo il potere giudiziario: saranno i magistrati a dover valutare eventuali multe e penali. Ed è anche per questo che sono preoccupato: sappiamo di chi sono amici i Benetton e chi sono gli amici del PD (*3). Per questo mi aspetto il peggio: ovvero oltre al danno la beffa.
Finalmente le Confessioni di Sant’Agostino stanno divenendo interessanti: ora sta iniziando a vedere la “luce” e si è chiarito, ad esempio, cosa sia il male e perché Dio lo permetta (teodicea). Secondo lui il male è non sostanza: tutto ciò che è creato da Dio è bene. Al massimo ammette una sorta di “appropriatezza” fra cosa creata e sistema in cui è inserita: fuori da quel sistema la cosa può risultare scomoda o sfavorevole. Un (mio) esempio: un leone libero all’interno di una città.
Prevedibilmente all’interno della catena di ragionamenti di Sant’Agostino c’è un passaggio logico che non torna: da qui la mia mancanza di entusiasmo per la “rivelazione” del santo.
Ah! E invece la malvagità sarebbe la perversione della volontà di Dio: ovvero il volgere le cose a usi e scopi non voluti da Dio. Secondo Sant’Agostino l’uomo malvagio opera seguendo il suo “ventre” che io, fresco di Freud, ho tradotto con “pulsioni”.
Ci sarebbe da chiedersi chi ha creato queste “pulsioni” (per Freud naturali e, quindi, create da Dio) ma suppongo che Sant’Agostino risolva attribuendole completamente alla volontà dell’uomo: e in effetti la morale cristiana è tutta qui: il controllo completo e anzi la repressione totale delle proprie pulsioni, soprattutto sessuali (*4).
In cerca di ispirazione ieri ho letto gli ultimi due articoli del Bagnai: Come (non) funziona: prima lezione e Come (non) funziona: seconda lezione.
Ma non li ho trovati particolarmente illuminanti.
Nel primo pezzo spiega quale possa e debba essere il suo rapporto con gli utenti del suo sito. Non può condividere con ciascuno di loro le strategie della Lega: il generale non discute col soldato semplice come condurre la guerra. Chi vota deve aver fiducia e giudicare a fine mandato cosa siano riusciti a ottenere.
Aggiungo io che il generale non pubblica su un sito i piani di battaglia perché altrimenti il nemico li conoscerebbe e prenderebbe le contromisure adeguate.
Io che i rapporti fra Bagnai tramite Goofynomics sarebbero dovuti cambiare lo capii da solo praticamente da subito osservando il diradamento degli articoli del sito. Mi sembrava di averlo anche scritto esplicitamente ma così, a un controllo sommario, ne ho trovato solo un breve accenno nella nota 2 di La regola del 3% del dicembre 2018.
Comunque tutto logico e niente di sconvolgente. Personalmente preferirei che Bagnai fosse paradossalmente meno onesto: proprio perché fa politica dovrebbe un po’ blandire i propri lettori/sostenitori, ovviamente senza snaturarsi ma neanche allontanando i potenziali nuovi lettori con una sincerità caustica.
Temo che Bagnai in questo caso ragioni con la logica che io chiamo del “post hoc”: ovvero “siccome ho avuto successo significa che il mio atteggiamento è vincente” senza considerare che il suo successo sia dipeso da altri fattori o, comunque, potrebbe essere maggiore (*5).
Il secondo pezzo (quello più recente) è maggiormente interessante.
Parla della “Verità”. Il ragionamento segue due strade parallele: una politica e una, direi, più morale.
Il ragionamento politico è la consapevolezza che non sia sufficiente proporre la “verità” agli elettori affinché questi la capiscano e ti votino: ci sono molti altri fattori che l’impediscono. A mio avviso, ormai da anni la penso così, sono predominanti quelli psicologici: in particolare il limite che io chiamo dell’“anti-resipiscenza”: l’uomo preferisce non abbandonare le proprie illusioni se su queste ha edificato la struttura della propria vita: ricostruire tutto da capo è un lavoro (una palingenesi come scrive giustamente Bagnai) che pochi hanno la forza di compiere.
Il ragionamento morale è che il ripetere solo la Verità o, peggio, l’imporre la propria Verità la svuota di valore, la rende un dogma e, questo sì, corrisponderebbe a un vero e proprio fascismo. Anche qui niente di nuovo: io ci sento riecheggiare il solito John Stuart Mill e, ovviamente, sono d’accordo.
Alla fine il “succo” di questo secondo articolo è che, banalmente, si deve avere pazienza, che non c’è la bacchetta magica e che occorre tempo per cambiare le coscienze.
Bagnai fa comunque giustamente notare che intanto il dibattito sulla UE è decisamente salito di livello e, non per niente, su importanti giornali internazionali (meno in Italia) si iniziano a trovare concetti e idee presenti sul suo sito un 5-6 anni fa…
Conclusione: partito a casaccio, mi pare di aver scritto abbastanza...
Nota (*1): tutti gli incubi da bambino erano ambientati nella casa dei miei nonni; da quando avevo vent’anni sono invece ambientati nella casa dei miei zii. Non so perché: è un vero mistero…
Nota (*2): perché, sorpresa, i privati che gestiscono cose pubbliche cercano di guadagnarci il più possibile: vi riescono facendo pagare il prezzo più alto agli utenti e, contemporaneamente, tagliano sui costi come, ad esempio, la manutenzione. Non per nulla lo stesso accade, pari pari, con la gestione dell’acqua…
Nota (*3): ricordate ancora le riunioni per le nomine nel CSM? Io sì…
Nota (*4): da cui Freud fa derivare le nevrosi.
Nota (*5): ovvero portare più voti al proprio partito e diffondere ulteriormente il minimo di cultura economica sufficiente a far comprendere, anche al non tecnico, le storture abnormi di questa UE...
sabato 14 settembre 2019
La terza legge della psicologia
Ho finito di “riguardare” il libro di Freud: ho cioè ricontrollato i miei appunti, aggiornata la lista delle potenziali epigrafi, valutato gli spunti per questo ghiribizzo, etc…
Avendone la voglia avrei materiale per scrivere diversi pezzi piuttosto interessanti ma, (s)fortunatamente, non me la sento di sobbarcarmi un compito che ormai, per esperienza, so essere molto faticoso. Mi limiterò quindi a qualche osservazione sparsa…
Sicuramente l’elemento psicoanalitico per me “nuovo” è la pulsione di Morte e le sue molteplici implicazioni.
Per Freud le pulsioni di amore e morte non agiscono da sole ma sempre insieme ma io me ne sono già fatto un’idea leggermente diversa: le vedo in relazione fra loro come le forze nella terza legge della dinamica: ovvero ad ogni forza se ne contrappone un’altra eguale e contraria.
Da una parte mi immagino che il cervello debba avere un suo equilibrio chimico e che l’uso di certe sue funzioni provochi automaticamente l’attivazione di altre; ma anche filosoficamente, come ho già scritto altrove, il bene non può esistere senza il male che faccia da contrasto: per dare quindi senso a una pulsione d’amore ne deve corrispondere una d’odio (*1). Non vi può essere amore senza odio (*2).
Tornando a Freud l’altro elemento interessante di queste due pulsioni è che queste si possono rivolgere non solo verso l’esterno ma anche all’interno, ovvero su noi stessi.
L’uomo che rivolge la propria pulsione sessuale (entrambe le pulsioni vanno intese in senso estremamente ampio) verso se stesso è detto narcisista ed ecco quindi che, per reazione, esercita la sua pulsione distruttiva su chi gli è vicino.
Chi rivolge la pulsione distruttiva verso se stesso è invece vittima del proprio senso di colpa, magari di un’angoscia continua non meglio identificata: in compenso riesce a rivolgere la propria pulsione affettiva verso l’esterno ed è quindi un sostegno e aiuto per chi gli è vicino.
Mi hanno colpito molto delle pagine in cui Freud spiega che se un bambino viene allevato nell’amore egli allora non riuscirà a rivolgere la propria funzione distruttiva verso i genitori ma la riverserà al proprio interno creandosi una coscienza (il super-io) fortissima. Non dovendo ubbidire alle regole dei genitori ecco che il bimbo si creerà le proprie regole che saranno poi per lui una prigione ben più opprimente. Sembra paradossale no? Io addirittura stenterei a crederci se non fosse che io stesso ho provato sulla mia pelle questo fenomeno. Tutta la mia rigidità, i miei principi vengono in effetti dall’interno: me li sono autoimposti. Che poi la ragione sia proprio quella intuita da Freud non posso esserne certo: vero è che la sua teoria è molto credibile…
Conclusione: non ho reso giustizia a Freud: avrei dovuto dedicargli molto più spazio considerato il numero di spunti che mi ha dato. Posso ad esempio dire che, normalmente, da un libro riesco a trarre, al massimo, un paio di frasi adatte per le mie epigrafi: con Freud, complice anche l’argomento dei saggi, ne ho trovate una decina!
Ad esempio non ne ho scritto ma mi ha colpito e divertito l’ateismo di Freud: ci sono diversi passaggi molto ironici e pungenti. Ma, dopotutto, Freud considera la religione una sorte di nevrosi della società!
Non mi credete? Via, vedo di trovare un passaggio significativo… ecco: «Alcune di esse [dottrine religiose; e Freud ha in mente il cristianesimo e il giudaismo] sono a tal punto inverosimili, talmente antitetiche a tutto ciò che faticosamente abbiamo appreso circa la realtà dell’universo, che, tenuto il debito conto delle differenze psicologiche, possono venir paragonate ai deliri.» (*3)
Nota (*1): mi vengono in mente i cosiddetti “buonisti” che, legittimamente preoccupati per la sorte degli immigrati provenienti dall’Africa, si scagliano con furiose parole d’odio contro Salvini: un odio che va oltre la semplice disapprovazione delle sue idee e politiche ma che, evidentemente, deve avere una base psicologica.
Nota (*2): e i santi allora? La loro pulsione distruttrice era tutta rivolta verso se stessi: non è un caso che si imponessero regole e privazioni severissime
Nota (*3): da “L’avvenire di un’illusione” di Freud, trad. Sandro Candreva e E. A. Panaitescu, incluso in “Il disagio della civiltà e altri saggi”, (E.) Bollati Boringhieri, 2012.
Avendone la voglia avrei materiale per scrivere diversi pezzi piuttosto interessanti ma, (s)fortunatamente, non me la sento di sobbarcarmi un compito che ormai, per esperienza, so essere molto faticoso. Mi limiterò quindi a qualche osservazione sparsa…
Sicuramente l’elemento psicoanalitico per me “nuovo” è la pulsione di Morte e le sue molteplici implicazioni.
Per Freud le pulsioni di amore e morte non agiscono da sole ma sempre insieme ma io me ne sono già fatto un’idea leggermente diversa: le vedo in relazione fra loro come le forze nella terza legge della dinamica: ovvero ad ogni forza se ne contrappone un’altra eguale e contraria.
Da una parte mi immagino che il cervello debba avere un suo equilibrio chimico e che l’uso di certe sue funzioni provochi automaticamente l’attivazione di altre; ma anche filosoficamente, come ho già scritto altrove, il bene non può esistere senza il male che faccia da contrasto: per dare quindi senso a una pulsione d’amore ne deve corrispondere una d’odio (*1). Non vi può essere amore senza odio (*2).
Tornando a Freud l’altro elemento interessante di queste due pulsioni è che queste si possono rivolgere non solo verso l’esterno ma anche all’interno, ovvero su noi stessi.
L’uomo che rivolge la propria pulsione sessuale (entrambe le pulsioni vanno intese in senso estremamente ampio) verso se stesso è detto narcisista ed ecco quindi che, per reazione, esercita la sua pulsione distruttiva su chi gli è vicino.
Chi rivolge la pulsione distruttiva verso se stesso è invece vittima del proprio senso di colpa, magari di un’angoscia continua non meglio identificata: in compenso riesce a rivolgere la propria pulsione affettiva verso l’esterno ed è quindi un sostegno e aiuto per chi gli è vicino.
Mi hanno colpito molto delle pagine in cui Freud spiega che se un bambino viene allevato nell’amore egli allora non riuscirà a rivolgere la propria funzione distruttiva verso i genitori ma la riverserà al proprio interno creandosi una coscienza (il super-io) fortissima. Non dovendo ubbidire alle regole dei genitori ecco che il bimbo si creerà le proprie regole che saranno poi per lui una prigione ben più opprimente. Sembra paradossale no? Io addirittura stenterei a crederci se non fosse che io stesso ho provato sulla mia pelle questo fenomeno. Tutta la mia rigidità, i miei principi vengono in effetti dall’interno: me li sono autoimposti. Che poi la ragione sia proprio quella intuita da Freud non posso esserne certo: vero è che la sua teoria è molto credibile…
Conclusione: non ho reso giustizia a Freud: avrei dovuto dedicargli molto più spazio considerato il numero di spunti che mi ha dato. Posso ad esempio dire che, normalmente, da un libro riesco a trarre, al massimo, un paio di frasi adatte per le mie epigrafi: con Freud, complice anche l’argomento dei saggi, ne ho trovate una decina!
Ad esempio non ne ho scritto ma mi ha colpito e divertito l’ateismo di Freud: ci sono diversi passaggi molto ironici e pungenti. Ma, dopotutto, Freud considera la religione una sorte di nevrosi della società!
Non mi credete? Via, vedo di trovare un passaggio significativo… ecco: «Alcune di esse [dottrine religiose; e Freud ha in mente il cristianesimo e il giudaismo] sono a tal punto inverosimili, talmente antitetiche a tutto ciò che faticosamente abbiamo appreso circa la realtà dell’universo, che, tenuto il debito conto delle differenze psicologiche, possono venir paragonate ai deliri.» (*3)
Nota (*1): mi vengono in mente i cosiddetti “buonisti” che, legittimamente preoccupati per la sorte degli immigrati provenienti dall’Africa, si scagliano con furiose parole d’odio contro Salvini: un odio che va oltre la semplice disapprovazione delle sue idee e politiche ma che, evidentemente, deve avere una base psicologica.
Nota (*2): e i santi allora? La loro pulsione distruttrice era tutta rivolta verso se stessi: non è un caso che si imponessero regole e privazioni severissime
Nota (*3): da “L’avvenire di un’illusione” di Freud, trad. Sandro Candreva e E. A. Panaitescu, incluso in “Il disagio della civiltà e altri saggi”, (E.) Bollati Boringhieri, 2012.
venerdì 13 settembre 2019
Sogno macabro
L’altra notte ho sognato moltissimo e a lungo: chiaramente, ormai a un giorno e mezzo di distanza, ricordo solo gli aspetti principali…
Sognavo che avevo un tumore: al momento stavo bene ma non c’era speranza. Tutto sommato l’avevo presa bene: decido quindi di andare a salutare un amico e spiegargli con tatto la situazione.
Invece che alla sua villetta abitava adesso in un palazzo modernissimo: tante vetrate, pavimenti lucidi, ascensori e perfino scale mobili.
Gli dico che gli devo parlare e lo attiro fuori casa. Mentre scendiamo incrociamo due omoni dell’est che bonariamente ci dicono che preparano un furto nel palazzo: e infatti sono già impegnati a preparare un sacco di utensili per sfondare una parete o chissà cosa.
Io sarei semplicemente uscito e avrei poi chiamato la polizia invece, correndo a mio parere un rischio inutile, l’amico va ad affrontarli direttamente per dirgli di smettere e andarsene.
Non ricordo cosa succede ma nella “scena” successiva l’amico è festeggiato ed è anche intervistato da una tivvù locale. In particolare ricordo che il padre, un ex poliziotto, è felicissimo. A questo punto decido che non è il caso di rischiare di guastargli la festa dicendogli della mia malattia e me la svigno.
Nei paraggi abita una mia ex collega, di cui ero stato innamoratissimo, e decido di andarla a trovare. È ben disposta nei miei confronti: ridiamo e scherziamo. Dal sogno sparisce l’elemento della malattia.
Diventiamo intimi ma poi… il colpo di scena!
Le chiedo, oppure è lei a dirmelo, il suo nome e scopro che non è la persona che pensavo io (a meno che non avesse cambiato nome!). Mi sveglio…
A parte il finale buffo il sogno è stato abbastanza strano: questa cosa della malattia è anomala. Non mi sento peggio del solito: probabilmente l’unico “sintomo” che dovrei investigare è una costante tachicardia che ho da, direi, circa un annetto. Non credo possa avere niente a che fare con possibili tumori…
Non so: l’unico elemento che mi viene in mente sono le riflessioni su Eros e Thanatos (morte), dovute alla lettura di Freud, fatte in questi giorni: magari mi hanno condizionato… che poi questo, in effetti, spiegherebbe anche la parte conclusiva con la ragazza: insomma, nel sogno, prima Thanatos e poi Eros...
Conclusione: lo so… già in genere quello che scrivo non è molto interessante: figuriamoci quindi poi i miei sogni! Però mi è capitato un paio di volte, a distanza di anni, di andare a rileggerli e mi è sempre piaciuto: mi dà una strana sensazione di emozioni profonde seppure dimenticate...
Sognavo che avevo un tumore: al momento stavo bene ma non c’era speranza. Tutto sommato l’avevo presa bene: decido quindi di andare a salutare un amico e spiegargli con tatto la situazione.
Invece che alla sua villetta abitava adesso in un palazzo modernissimo: tante vetrate, pavimenti lucidi, ascensori e perfino scale mobili.
Gli dico che gli devo parlare e lo attiro fuori casa. Mentre scendiamo incrociamo due omoni dell’est che bonariamente ci dicono che preparano un furto nel palazzo: e infatti sono già impegnati a preparare un sacco di utensili per sfondare una parete o chissà cosa.
Io sarei semplicemente uscito e avrei poi chiamato la polizia invece, correndo a mio parere un rischio inutile, l’amico va ad affrontarli direttamente per dirgli di smettere e andarsene.
Non ricordo cosa succede ma nella “scena” successiva l’amico è festeggiato ed è anche intervistato da una tivvù locale. In particolare ricordo che il padre, un ex poliziotto, è felicissimo. A questo punto decido che non è il caso di rischiare di guastargli la festa dicendogli della mia malattia e me la svigno.
Nei paraggi abita una mia ex collega, di cui ero stato innamoratissimo, e decido di andarla a trovare. È ben disposta nei miei confronti: ridiamo e scherziamo. Dal sogno sparisce l’elemento della malattia.
Diventiamo intimi ma poi… il colpo di scena!
Le chiedo, oppure è lei a dirmelo, il suo nome e scopro che non è la persona che pensavo io (a meno che non avesse cambiato nome!). Mi sveglio…
A parte il finale buffo il sogno è stato abbastanza strano: questa cosa della malattia è anomala. Non mi sento peggio del solito: probabilmente l’unico “sintomo” che dovrei investigare è una costante tachicardia che ho da, direi, circa un annetto. Non credo possa avere niente a che fare con possibili tumori…
Non so: l’unico elemento che mi viene in mente sono le riflessioni su Eros e Thanatos (morte), dovute alla lettura di Freud, fatte in questi giorni: magari mi hanno condizionato… che poi questo, in effetti, spiegherebbe anche la parte conclusiva con la ragazza: insomma, nel sogno, prima Thanatos e poi Eros...
Conclusione: lo so… già in genere quello che scrivo non è molto interessante: figuriamoci quindi poi i miei sogni! Però mi è capitato un paio di volte, a distanza di anni, di andare a rileggerli e mi è sempre piaciuto: mi dà una strana sensazione di emozioni profonde seppure dimenticate...
mercoledì 11 settembre 2019
Confronto sulla censura
Avrei un pezzo ormai quasi pronto sulla collezione di saggi di Freud che ho finito di leggere ma ieri sera mi sono imbarcato in una discussione su FB un po’ più attuale: rimanderò quindi il primo per presentare la seconda…
Un paio di amici/conoscenti avevano pubblicato sul proprio profilo, commentando con un “Finalmente!” entusiastico, la notizia che FB aveva rimosso le pagine pubbliche di “Casa Pound” e “Forza Nuova”.
Chi mi segue conosce benissimo la mia posizione sulla censura (ho pure disegnato la vignetta per l'apposito marcatore!) e sa che io sono contro di essa in ogni sua forma, così, un po’ timidamente, aggiunsi su entrambi i profili un commento del tipo “Io comunque sono contro ogni forma di censura...”. Niente di più forte perché è inutile incendiare una discussione con toni troppo decisi…
Su un profilo è nata una bella discussione mentre nel secondo ho avuto solo un breve scambio di opinioni con il suo proprietario ma niente di particolarmente interessante: anzi, diciamo che è venuto fuori una discussione che però era solo un sottoinsieme dell’altra più approfondita.
Mi limiterò quindi a descrivere quella più interessante. Al mio commento aveva inizialmente risposto l’autore stesso chiedendomi con curiosità “Anche quelli che incitano all’odio?”.
Quindi gli avevo risposto:
«Se fosse qualcosa di illegale dovrebbe intervenire la magistratura, non un privato...»
Mi rendo conto che anch’io su FB non mi esprimo benissimo: quello che volevo dire era che se “l’incitamento all’odio” fosse stato reale allora avrebbe dovuto occuparsene la magistratura e che un privato non può sostituirsi a essa. Niente di nuovo: questo concetto l’ho sempre ribadito più e più volte.
A questo punto è intervenuta però una terza persona che mi ha replicato con un lungo commento, educato, ben strutturato e articolato. Siccome non voglio chiedere il permesso di pubblicarlo mi limito a riassumerne il contenuto:
{RIASSUNTO}
1. FB ha tutto il diritto di censurare chi vuole perché l’utente che si iscrivi sulla sua piattaforma ne accetta le condizioni di utilizzo.
2. Esiste una censura del “linguaggio” ovvero dei termini usati, come “caz##” al posto di “pene”, che va interpretata anche dal contesto.
3. Esiste una censura dei “contenuti”, ovvero delle idee che in alcuni casi, come questo di FB con “Casa Pound” e “Forza Nuova”, è giusta.
4. Argomentava col fatto che, delle menti labili e influenzabili, avrebbero potuto essere portate a commettere dei reati in virtù di quanto letto su tali pagine. Era quindi non solo legalmente corretto ma anche moralmente giustificato l’intervento di FB.
{FINE RIASSUNTO}
Spero di aver reso bene le idee del mio interlocutore: a me, ovviamente, pare così ma ancora non mi ha replicato quindi potrebbe essermi sfuggita qualche sfumatura…
Comunque ho preso la palla al balzo e gli ho risposto abbastanza formalmente (cercando di imitare il suo registro educato):
«Prima di tutto la ringrazio per il commento lungo e articolato: per esperienza so bene quanto tempo costi e, di conseguenza, quanto le importi dell’argomento e quanto le stia a cuore segnalarmi il suo punto di vista.
Sicuramente ha ragione scrivendo che FB abbia tutti i diritti di censurare chi gli pare e piace: ma la mia obiezione alla censura non era legale ma morale. Avevo infatti scritto che trovo la censura sempre sbagliata non che FB abbia agito illegalmente.
Sulla censura del linguaggio non ho altro da aggiungere a quanto lei ha ben spiegato: personalmente questo tipo di censura mi pare solo una forma, talvolta ipocrita, di bigottismo.
Invece sulla censura dei contenuti non mi trovo d’accordo con lei. Ora lasciamo per un attimo perdere “Casa Pound” e “Forza Nuova” e le loro idee: ci tornerò poi.
Consideriamo invece la censura di messaggi/opinioni/idee e quali siano i suoi possibili svantaggi.
Lasciamo pure perdere la possibilità, per quanto remota, che alcuni dei messaggi censurati possano avere una loro validità e, quindi, una loro utilità. Mi pare che lei si concentri troppo sul potenziale negativo di un’idea, per quanto errata, e tralasci invece l’utilità che, pur nella sua inesattezza, essa possa comunque avere. Infatti:
1) Il dover confrontare un'opinione vera contro una sbagliata mantiene la prima vitale e non la fa diventare una "superstizione": una verità cioè che si impara a memoria, come fosse un dogma, e che così finisce per divenire un guscio vuoto.
2) Il confronto fra l'opinione vera e quella sbagliata permette di capire veramente l'essenza della prima. È un concetto apparentemente simile al precedente ma comunque distinto da esso: nel primo caso si mantiene “viva” la verità mentre nel secondo la si comprende meglio.
3) I due punti precedenti considerano l'opinione avversa come se fosse totalmente sbagliata: a maggior ragione sono quindi validi se nessuna delle due opinioni a confronto è completamente giusta o errata. In generale la situazione sarà proprio questa: dal confronto fra un'opinione "più giusta" e una "meno giusta" la prima ne verrà comunque arricchita e perfezionata.
Se questi argomenti dimostrano che la censura, anche di idee errate, sia sempre sbagliata allora non si dovrebbe censurare neppure “Casa Pound” e “Forza nuova”: le eccezioni infatti non vanno d’accordo con la morale o, volendo, una morale che ammetta eccezioni non è una buona morale!
Che qualcuno possa venire “traviato” da messaggi errati è probabilmente possibile: ma questa è la norma della nostra quotidianità! La pubblicità alla tivvù non ci bombarda continuamente cercando di convincerci a fare acquisti spesso inutili? Oppure gli alcoolici non vengono venduti liberamente? Eppure ci sono persone che ne abusano fino a morirne: se volessimo proteggere i più “deboli” dovremmo vietarne la vendita, no? Oppure perché non si impone un limitatore alla velocità delle auto a 50Km/h? In questa maniera eviteremmo tutti gli incidenti dovuti all’alta velocità…
Potrei fare molti altri esempi di questo tipo ma il punto è che non imponiamo queste cose perché riteniamo la libertà più importante dei rischi che essa, inevitabilmente, comporta. Dopotutto la libertà è anche quella di sbagliare: le risparmio le divagazioni sul libero arbitrio!
Insomma, alla fine ho scritto molto più di quello che volevo e spero, se ha avuto la pazienza di leggermi, di non averla annoiata troppo: il mio punto è che la censura sia un’eccezionale limitazione della libertà d’espressione, un qualcosa di gravissimo e, io personalmente, non me la sentirei mai di censurare qualcuno anche se giudicassi le sue idee completamente sbagliate, fuorvianti e deleterie: a maggior ragione mi piace pochissimo che un privato (in questo caso FB) decida per me cosa io possa leggere (e quindi, indirettamente, pensare) e cosa no. Perché poi, ricordiamocelo, i privati fanno i propri interessi non quelli della comunità...»
Ho scritto la mia risposta abbastanza in automatico: non si trattava infatti di considerazioni per me nuove ma di argomenti che, più o meno, avevo già affrontato da vari punti di vista.
Rileggendo in maniera più distaccata, a freddo, quanto scritto mi accorgo di aver vampirizzato qua e là, dalle mie letture, quanto ho poi argomentato!
- Che la legge non equivalga alla giustizia lo scrivono praticamente tutti: ad esempio recentemente ho riletto lo stesso concetto in Freud (legge = violenza della comunità sul singolo, NON giustizia) ma, insomma, tutti gli autori con un minimo di buon senso sono concordi su questo…
- La divagazione sulla censura del “linguaggio” non mi sembrava pertinente e ho quindi tagliato corto.
- Tutta la parte centrale del mio ragionamento contro la censura, anche di idee ERRATE, proviene ovviamente da John Stuart Mill. Ho pure riadattato la conclusione del mio pezzo Libertà d’opinione (2/2): chiaramente ho dovuto semplificare un po’ ma mi sembra di aver comunque sottolineato le argomentazioni chiave…
- “le eccezioni infatti non vanno d’accordo con la morale o, volendo, una morale che ammetta eccezioni non è una buona morale!” è invece una semplificazione del pensiero di Kant sugli imperativi categorici: se qualcosa è giusto non ammette eccezioni.
- I vari esempi di comportamenti sociali che potrebbero avere conseguenze nefaste ma che comunque sono considerati ammissibili dalla società è invece farina del mio sacco. La conclusione sulla libertà di sbagliare e il libero arbitrio proviene invece dritta dritta da Sant’Agostino…
- Che io non me la sentirei, avendone il potere, di censurare nessuno (compresi Monti o Renzi) è semplicemente vero. Davvero il mio rispetto per le opinioni altrui, anche quando le considero totalmente sbagliate, è assoluto: proprio per questo, e di nuovo sono stato sincero, non mi piace quando qualcuno si arroga il diritto di censurare terzi.
- La conclusione finale, ovvero che il privato fa i propri interessi e non quelli della comunità, riecheggia fortemente Gramsci e il suo attacco ai giornali “borghesi” tutti intenti a dimostrare una realtà contraria agli interessi del proletariato. Sostituendo FB ai giornali e gli utenti al proletariato si ottiene un ragionamento analogo, o almeno affine, al mio…
Ma è poi vero che ho costruito la mia risposta semplicemente appiccicando insieme le idee di questi grandi pensatori?
Non proprio: ormai questi loro pensieri li ho fatti miei, fanno parte di me e del mio modo di pensare. La maniera in cui ho rielaborato queste idee di autori diversi, fondendoli insieme e riadattandoli alle nuove esigenze, dimostra che, nel mio piccolo, non mi sono limitato a ripetere a pappagallo opinioni altrui ma le ho fatte invece divenire parte di me.
Non a caso Plutarco ha scritto che “la conoscenza non un secchio da riempire ma un fuoco da accendere”: e io ho infatti acceso il fuoco delle idee e non riempito il secchio della memoria.
Conclusione: di nuovo è una banalità (v. I libri formano) ma davvero credo che le letture “importanti” ci rendano migliori o, almeno, più consapevoli della realtà che ci circonda...
Un paio di amici/conoscenti avevano pubblicato sul proprio profilo, commentando con un “Finalmente!” entusiastico, la notizia che FB aveva rimosso le pagine pubbliche di “Casa Pound” e “Forza Nuova”.
Chi mi segue conosce benissimo la mia posizione sulla censura (ho pure disegnato la vignetta per l'apposito marcatore!) e sa che io sono contro di essa in ogni sua forma, così, un po’ timidamente, aggiunsi su entrambi i profili un commento del tipo “Io comunque sono contro ogni forma di censura...”. Niente di più forte perché è inutile incendiare una discussione con toni troppo decisi…
Su un profilo è nata una bella discussione mentre nel secondo ho avuto solo un breve scambio di opinioni con il suo proprietario ma niente di particolarmente interessante: anzi, diciamo che è venuto fuori una discussione che però era solo un sottoinsieme dell’altra più approfondita.
Mi limiterò quindi a descrivere quella più interessante. Al mio commento aveva inizialmente risposto l’autore stesso chiedendomi con curiosità “Anche quelli che incitano all’odio?”.
Quindi gli avevo risposto:
«Se fosse qualcosa di illegale dovrebbe intervenire la magistratura, non un privato...»
Mi rendo conto che anch’io su FB non mi esprimo benissimo: quello che volevo dire era che se “l’incitamento all’odio” fosse stato reale allora avrebbe dovuto occuparsene la magistratura e che un privato non può sostituirsi a essa. Niente di nuovo: questo concetto l’ho sempre ribadito più e più volte.
A questo punto è intervenuta però una terza persona che mi ha replicato con un lungo commento, educato, ben strutturato e articolato. Siccome non voglio chiedere il permesso di pubblicarlo mi limito a riassumerne il contenuto:
{RIASSUNTO}
1. FB ha tutto il diritto di censurare chi vuole perché l’utente che si iscrivi sulla sua piattaforma ne accetta le condizioni di utilizzo.
2. Esiste una censura del “linguaggio” ovvero dei termini usati, come “caz##” al posto di “pene”, che va interpretata anche dal contesto.
3. Esiste una censura dei “contenuti”, ovvero delle idee che in alcuni casi, come questo di FB con “Casa Pound” e “Forza Nuova”, è giusta.
4. Argomentava col fatto che, delle menti labili e influenzabili, avrebbero potuto essere portate a commettere dei reati in virtù di quanto letto su tali pagine. Era quindi non solo legalmente corretto ma anche moralmente giustificato l’intervento di FB.
{FINE RIASSUNTO}
Spero di aver reso bene le idee del mio interlocutore: a me, ovviamente, pare così ma ancora non mi ha replicato quindi potrebbe essermi sfuggita qualche sfumatura…
Comunque ho preso la palla al balzo e gli ho risposto abbastanza formalmente (cercando di imitare il suo registro educato):
«Prima di tutto la ringrazio per il commento lungo e articolato: per esperienza so bene quanto tempo costi e, di conseguenza, quanto le importi dell’argomento e quanto le stia a cuore segnalarmi il suo punto di vista.
Sicuramente ha ragione scrivendo che FB abbia tutti i diritti di censurare chi gli pare e piace: ma la mia obiezione alla censura non era legale ma morale. Avevo infatti scritto che trovo la censura sempre sbagliata non che FB abbia agito illegalmente.
Sulla censura del linguaggio non ho altro da aggiungere a quanto lei ha ben spiegato: personalmente questo tipo di censura mi pare solo una forma, talvolta ipocrita, di bigottismo.
Invece sulla censura dei contenuti non mi trovo d’accordo con lei. Ora lasciamo per un attimo perdere “Casa Pound” e “Forza Nuova” e le loro idee: ci tornerò poi.
Consideriamo invece la censura di messaggi/opinioni/idee e quali siano i suoi possibili svantaggi.
Lasciamo pure perdere la possibilità, per quanto remota, che alcuni dei messaggi censurati possano avere una loro validità e, quindi, una loro utilità. Mi pare che lei si concentri troppo sul potenziale negativo di un’idea, per quanto errata, e tralasci invece l’utilità che, pur nella sua inesattezza, essa possa comunque avere. Infatti:
1) Il dover confrontare un'opinione vera contro una sbagliata mantiene la prima vitale e non la fa diventare una "superstizione": una verità cioè che si impara a memoria, come fosse un dogma, e che così finisce per divenire un guscio vuoto.
2) Il confronto fra l'opinione vera e quella sbagliata permette di capire veramente l'essenza della prima. È un concetto apparentemente simile al precedente ma comunque distinto da esso: nel primo caso si mantiene “viva” la verità mentre nel secondo la si comprende meglio.
3) I due punti precedenti considerano l'opinione avversa come se fosse totalmente sbagliata: a maggior ragione sono quindi validi se nessuna delle due opinioni a confronto è completamente giusta o errata. In generale la situazione sarà proprio questa: dal confronto fra un'opinione "più giusta" e una "meno giusta" la prima ne verrà comunque arricchita e perfezionata.
Se questi argomenti dimostrano che la censura, anche di idee errate, sia sempre sbagliata allora non si dovrebbe censurare neppure “Casa Pound” e “Forza nuova”: le eccezioni infatti non vanno d’accordo con la morale o, volendo, una morale che ammetta eccezioni non è una buona morale!
Che qualcuno possa venire “traviato” da messaggi errati è probabilmente possibile: ma questa è la norma della nostra quotidianità! La pubblicità alla tivvù non ci bombarda continuamente cercando di convincerci a fare acquisti spesso inutili? Oppure gli alcoolici non vengono venduti liberamente? Eppure ci sono persone che ne abusano fino a morirne: se volessimo proteggere i più “deboli” dovremmo vietarne la vendita, no? Oppure perché non si impone un limitatore alla velocità delle auto a 50Km/h? In questa maniera eviteremmo tutti gli incidenti dovuti all’alta velocità…
Potrei fare molti altri esempi di questo tipo ma il punto è che non imponiamo queste cose perché riteniamo la libertà più importante dei rischi che essa, inevitabilmente, comporta. Dopotutto la libertà è anche quella di sbagliare: le risparmio le divagazioni sul libero arbitrio!
Insomma, alla fine ho scritto molto più di quello che volevo e spero, se ha avuto la pazienza di leggermi, di non averla annoiata troppo: il mio punto è che la censura sia un’eccezionale limitazione della libertà d’espressione, un qualcosa di gravissimo e, io personalmente, non me la sentirei mai di censurare qualcuno anche se giudicassi le sue idee completamente sbagliate, fuorvianti e deleterie: a maggior ragione mi piace pochissimo che un privato (in questo caso FB) decida per me cosa io possa leggere (e quindi, indirettamente, pensare) e cosa no. Perché poi, ricordiamocelo, i privati fanno i propri interessi non quelli della comunità...»
Ho scritto la mia risposta abbastanza in automatico: non si trattava infatti di considerazioni per me nuove ma di argomenti che, più o meno, avevo già affrontato da vari punti di vista.
Rileggendo in maniera più distaccata, a freddo, quanto scritto mi accorgo di aver vampirizzato qua e là, dalle mie letture, quanto ho poi argomentato!
- Che la legge non equivalga alla giustizia lo scrivono praticamente tutti: ad esempio recentemente ho riletto lo stesso concetto in Freud (legge = violenza della comunità sul singolo, NON giustizia) ma, insomma, tutti gli autori con un minimo di buon senso sono concordi su questo…
- La divagazione sulla censura del “linguaggio” non mi sembrava pertinente e ho quindi tagliato corto.
- Tutta la parte centrale del mio ragionamento contro la censura, anche di idee ERRATE, proviene ovviamente da John Stuart Mill. Ho pure riadattato la conclusione del mio pezzo Libertà d’opinione (2/2): chiaramente ho dovuto semplificare un po’ ma mi sembra di aver comunque sottolineato le argomentazioni chiave…
- “le eccezioni infatti non vanno d’accordo con la morale o, volendo, una morale che ammetta eccezioni non è una buona morale!” è invece una semplificazione del pensiero di Kant sugli imperativi categorici: se qualcosa è giusto non ammette eccezioni.
- I vari esempi di comportamenti sociali che potrebbero avere conseguenze nefaste ma che comunque sono considerati ammissibili dalla società è invece farina del mio sacco. La conclusione sulla libertà di sbagliare e il libero arbitrio proviene invece dritta dritta da Sant’Agostino…
- Che io non me la sentirei, avendone il potere, di censurare nessuno (compresi Monti o Renzi) è semplicemente vero. Davvero il mio rispetto per le opinioni altrui, anche quando le considero totalmente sbagliate, è assoluto: proprio per questo, e di nuovo sono stato sincero, non mi piace quando qualcuno si arroga il diritto di censurare terzi.
- La conclusione finale, ovvero che il privato fa i propri interessi e non quelli della comunità, riecheggia fortemente Gramsci e il suo attacco ai giornali “borghesi” tutti intenti a dimostrare una realtà contraria agli interessi del proletariato. Sostituendo FB ai giornali e gli utenti al proletariato si ottiene un ragionamento analogo, o almeno affine, al mio…
Ma è poi vero che ho costruito la mia risposta semplicemente appiccicando insieme le idee di questi grandi pensatori?
Non proprio: ormai questi loro pensieri li ho fatti miei, fanno parte di me e del mio modo di pensare. La maniera in cui ho rielaborato queste idee di autori diversi, fondendoli insieme e riadattandoli alle nuove esigenze, dimostra che, nel mio piccolo, non mi sono limitato a ripetere a pappagallo opinioni altrui ma le ho fatte invece divenire parte di me.
Non a caso Plutarco ha scritto che “la conoscenza non un secchio da riempire ma un fuoco da accendere”: e io ho infatti acceso il fuoco delle idee e non riempito il secchio della memoria.
Conclusione: di nuovo è una banalità (v. I libri formano) ma davvero credo che le letture “importanti” ci rendano migliori o, almeno, più consapevoli della realtà che ci circonda...
martedì 10 settembre 2019
Nomi di paesi toscani
Qualche giorno fa avevo iniziato a buttare giù delle idee per un racconto che avevo, molto tiepidamente, intenzione di scrivere. Volevo quindi ricreare anche una zona immaginaria nella Toscana completa di qualche paese fittizio e così…
...e così sono partito per la tangente e ho deciso di scrivere un programma che generasse nomi casuali di cittadine basandosi su un elenco di nomi reali: l’obiettivo era sempre il solito, ovvero impratichirmi col Python.
Lo so, apparentemente ricorda un po’ il programma PornoNomi presentato qualche settimana fa (v. Porno nomi (*1)) ma in realtà quello era un programma semplicissimo che io avevo reso arbitrariamente complicato aggiungendovi nuove funzionalità, casi particolari e usando librerie esterne (ad esempio quella per identificare aggettivi, nomi, etc…).
Era un programmino semplice perché sostanzialmente mi limitavo a scegliere un nome e un cognome a caso.
In questo caso ho invece deciso di complicare le cose: ho deciso di creare una struttura dati che, a ogni singola lettera, vi associasse tutte le possibili lettere successive (ovviamente in base alle possibilità date dalla lista di nomi di città reali). Durante la generazione di un nuovo nome, casualmente, il programma avrebbe quindi scelto la lettera successiva in base alla frequenza data dai nomi reali. Se ad esempio una “A” fosse seguita da 3 “S” e 5 “R” allora il programma sceglierebbe la “S” con probabilità 3/8 e la “R” con 5/8.
Inoltre per complicare ulteriormente le cose, ma anche per rendere i nomi generati più verosimili, ho stabilito che le parole precedute da un asterisco avrebbero dovuto essere considerate come singole lettere. Ad esempio nella lista ho inserito nomi del tipo “Montecatini *Terme” o “*Forte_dei Marmi” col risultato che il programma può generarmi “NOME-CASUALE Terme” o “Forte_dei NOME_CASUALE”.
Questo è il programma:
Mi limiterò a commentare brevemente le novità Python che ho introdotto e imparato a usare.
Linea 4-12 definisco un oggetto Python che sarà l’elemento basilare della struttura dati necessaria per realizzare ciò che avevo in mente. Ogni singolo elemento, oltre al proprionome/codice ha una lista che contiene tutte le possibili continuazioni e una variabile con il loro numero totale. Ridefinisco anche la funzione __str__() perché mi faceva comodo per stampare poi il nome generato…
Linea 14-32 definisco la funzione parsa() che sfrutta il comando “yield”. Difficile spiegare tale comando: è molto “pitonesco” e non è facile spiegarne il significato senza entrare in dettagli noiosi e/o complicati. Userò la funzione per spezzettare i nomi di città negli opportuni frammenti: le singole lettere oppure le parole intere precedute da * (che viene rimosso).
Linea 38-40 inizializzo la mia struttura base con due elementi (“inizio” e “fine”) e carico in memoria la lista delle città.
Linea 42-72 il ciclo principale che per ogni nome di città caricato in memoria usa la funzione parsa() per creare la meta struttura che verrà poi usata per generare i nomi. Da notare nelle linee 45, 52 e 64 l’uso del comando lambda che definisce una funzione in linea che adopero per filtrare le liste (quella generale e quella specifica di ogni elemento).
Ah! Avrei potuto essere più furbo e aggiungere un carattere speciale (tipo “#”) alla fine di ogni parola in maniera da potermi evitare le linee di codice dopo il for più interno (64-72)...
Linea 74-84 genera() è la funzione che, usando la struttura dati costruita precedentemente, la percorre casualmente creando, passo passo, il nome casuale.
Linea 86-87 semplicemente chiama la funzione genera() 30 volte per creare altrettanti nomi casuali.
L’elenco di cittadine usato è il seguente:
Il risultato è il seguente:
Ad occhio un nome su 5 è decente. Un problema evidente sono i nomi cortissimi di 2 o addirittura 1 lettera: questo è inevitabile per la struttura del programma: qualsiasi finale di un nome di città può essere seguito dalla terminazione del nome. Volendo potrei semplicemente ricalcolare i nomi troppo corti (meno di 4 lettere) ma non è particolarmente interessante.
Un altro problema sono le sequenze impronunciabili di consonanti: vedi “CISISCCA” o “GLLLDAINO”…
Per limitare quest’ultimo problema ho scritto una seconda versione del programma: invece di considerare le singole lettere (o le sequenze precedute dall’asterisco) ho deciso di usare le coppie di lettere. Fortunatamente per implementare questo cambiamento non ho dovuto stravolgere il programma: me la sono cavato introducendo una nuova funzione di parsing, parsa2() che riusa la parsa(), e ho dovuto riscrivere la stampa della funzione di generazione in maniera da eliminare le lettere doppie.
In realtà c’è anche un piccolo baco nel codice: le sequenze precedute da “*” inserite nel mezzo di un nome vengono ripetute due volte: lascio al lettore il divertimento di correggere opportunamente il codice!
Ecco la versione modificata:
E un nuovo esempio di risultato:
Decisamente meglio!
Almeno le sequenze illeggibile sono sparite anche se, effettivamente, “CORETONTERTASCAREGGIULIONE DELLADELLA PESOLTELLO” (notare il baco che raddoppia il “DELLA” nel mezzo al nome) non è proprio facile da pronunciare!
Ovviamente restano i nomi cortissimi (adesso il minimo è 2 lettere) ma, come detto, questo non è un problema che mi interessa correggere.
Ah! Dalla linea 85 a 90 mi è rimasta la definizione di una funzione, possibilita(), che ho usato per sbacare il programma ma che nella sua versione finale non è usata...
Conclusione: probabilmente il nome più buffo generato dal mio programma è stato “Ano Fiorentino”: suppongo che i suoi ipotetici abitanti si chiamerebbero “stronzetti”…
Nota (*1): a dire il vero anni fa scrissi un programma ancora diverso per generare nomi casuali basato sulla scomposizione in sillabe. I nomi risultanti erano estremamente realistici e credibili ma, comunque, lo scopo di questo programma è solo prendere familiarità col Python e non che il risultato ottenuto sia particolarmente buono: per questo ho preferito cimentarmi con un metodo completamente nuovo...
...e così sono partito per la tangente e ho deciso di scrivere un programma che generasse nomi casuali di cittadine basandosi su un elenco di nomi reali: l’obiettivo era sempre il solito, ovvero impratichirmi col Python.
Lo so, apparentemente ricorda un po’ il programma PornoNomi presentato qualche settimana fa (v. Porno nomi (*1)) ma in realtà quello era un programma semplicissimo che io avevo reso arbitrariamente complicato aggiungendovi nuove funzionalità, casi particolari e usando librerie esterne (ad esempio quella per identificare aggettivi, nomi, etc…).
Era un programmino semplice perché sostanzialmente mi limitavo a scegliere un nome e un cognome a caso.
In questo caso ho invece deciso di complicare le cose: ho deciso di creare una struttura dati che, a ogni singola lettera, vi associasse tutte le possibili lettere successive (ovviamente in base alle possibilità date dalla lista di nomi di città reali). Durante la generazione di un nuovo nome, casualmente, il programma avrebbe quindi scelto la lettera successiva in base alla frequenza data dai nomi reali. Se ad esempio una “A” fosse seguita da 3 “S” e 5 “R” allora il programma sceglierebbe la “S” con probabilità 3/8 e la “R” con 5/8.
Inoltre per complicare ulteriormente le cose, ma anche per rendere i nomi generati più verosimili, ho stabilito che le parole precedute da un asterisco avrebbero dovuto essere considerate come singole lettere. Ad esempio nella lista ho inserito nomi del tipo “Montecatini *Terme” o “*Forte_dei Marmi” col risultato che il programma può generarmi “NOME-CASUALE Terme” o “Forte_dei NOME_CASUALE”.
Questo è il programma:
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45 46 47 48 49 50 51 52 53 54 55 56 57 58 59 60 61 62 63 64 65 66 67 68 69 70 71 72 73 74 75 76 77 78 79 80 81 82 83 84 85 86 87 | import random import string class Elemento(): def __init__(self, nome): self.nome=nome self.seguiti=[] self.totSeguiti=0 def __str__(self): if self.nome=="STOP": return "" return self.nome def parsa(p): flag=False for i in range(0, len(p)): if p[i]=="*": flag=True blocco="" continue if flag: if p[i]==" ": flag=False yield blocco yield " " else: blocco=blocco+p[i] continue else: yield p[i] if flag: yield blocco inizio=Elemento("VIA") fine=Elemento("STOP") base=[inizio, fine] with open("ListaPaesi.txt") as f: content3 = f.readlines() lista_paesi=[l.rstrip('\n').upper() for l in content3] for paese in lista_paesi: corr=inizio for c in parsa(paese): val=list(filter(lambda x: x.nome==c , base)) if len(val)==0: nuovo=Elemento(c) base.append(nuovo) corr.seguiti.append((nuovo,1)) corr.totSeguiti=corr.totSeguiti+1 else: valseg=list(filter(lambda x: x[0].nome==c , corr.seguiti)) if len(valseg)==0: nuovo=val.pop() corr.seguiti.append((nuovo,1)) corr.totSeguiti=corr.totSeguiti+1 else: pa, nu =valseg.pop() corr.totSeguiti=corr.totSeguiti+1 corr.seguiti.remove((pa, nu)) corr.seguiti.append((pa, nu+1)) nuovo=pa corr=nuovo val=list(filter(lambda x: x[0].nome=="STOP" , corr.seguiti)) if len(val)==0: corr.seguiti.append((fine,1)) corr.totSeguiti=corr.totSeguiti+1 else: pa, nu =val.pop() corr.totSeguiti=corr.totSeguiti+1 corr.seguiti.remove((pa, nu)) corr.seguiti.append((pa, nu+1)) def genera(): corr=inizio while corr.totSeguiti>0: num=random.randint(1,corr.totSeguiti) for ele in corr.seguiti: num=num-ele[1] if num<=0: print(ele[0],end='') corr=ele[0] break print() for i in range(1,30): genera() |
Mi limiterò a commentare brevemente le novità Python che ho introdotto e imparato a usare.
Linea 4-12 definisco un oggetto Python che sarà l’elemento basilare della struttura dati necessaria per realizzare ciò che avevo in mente. Ogni singolo elemento, oltre al proprionome/codice ha una lista che contiene tutte le possibili continuazioni e una variabile con il loro numero totale. Ridefinisco anche la funzione __str__() perché mi faceva comodo per stampare poi il nome generato…
Linea 14-32 definisco la funzione parsa() che sfrutta il comando “yield”. Difficile spiegare tale comando: è molto “pitonesco” e non è facile spiegarne il significato senza entrare in dettagli noiosi e/o complicati. Userò la funzione per spezzettare i nomi di città negli opportuni frammenti: le singole lettere oppure le parole intere precedute da * (che viene rimosso).
Linea 38-40 inizializzo la mia struttura base con due elementi (“inizio” e “fine”) e carico in memoria la lista delle città.
Linea 42-72 il ciclo principale che per ogni nome di città caricato in memoria usa la funzione parsa() per creare la meta struttura che verrà poi usata per generare i nomi. Da notare nelle linee 45, 52 e 64 l’uso del comando lambda che definisce una funzione in linea che adopero per filtrare le liste (quella generale e quella specifica di ogni elemento).
Ah! Avrei potuto essere più furbo e aggiungere un carattere speciale (tipo “#”) alla fine di ogni parola in maniera da potermi evitare le linee di codice dopo il for più interno (64-72)...
Linea 74-84 genera() è la funzione che, usando la struttura dati costruita precedentemente, la percorre casualmente creando, passo passo, il nome casuale.
Linea 86-87 semplicemente chiama la funzione genera() 30 volte per creare altrettanti nomi casuali.
L’elenco di cittadine usato è il seguente:
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45 46 47 48 49 50 51 52 53 54 55 56 57 58 59 60 61 62 63 64 65 66 67 68 69 70 71 72 73 74 75 76 77 78 79 80 81 | Prato Livorno Arezzo Pisa Pistoia Lucca Grosseto Massa Carrara Viareggio Siena Scandicci Sesto *Fiorentino Empoli *Campi Bisenzio Capannori Cascina Piombino Camaiore *San Giuliano *Terme Rosignano *Marittimo Pontedera Poggibonsi Cecina Montelupo *San Casciano Matassino Ghezzano Calci Osmannoro Fiesole Prulli Firenze Rosano Reggello Figline Incisa *Lido_di Camaiore *Marina_di Pietrasanta Capraia Limite *Punta Ala Bibbona *Forte_dei Marmi Radda Gaiole Roselle Capalbio Cecina Barberino Poggibonsi Castiglioncello Piombino Montespertoli Volterra Certaldo Cerreto Guidi Panzano Antella Mercatale Faella Casellina Castiglion *Fiorentino Cortona Montepulciano Chianciano *Terme *Bagni *San Filippo *Terme_di Saturnia Castiglione *della Pescaia Massa *Marittima Montecatini *Terme Poppi Bibbiena Abetone *San Gimignano Montalcino Stia Tirrenia *San Miniato Camaldoli *Ponte_a Elsa |
Il risultato è il seguente:
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 | GIA A PI TERME LLI CIMO CASSANO MO BORESTORANTO CATO SAN FIORENTINO VIOLIENILINO CAMPI TERME CA MI SANE CISISCCA CO MAPALI TERME_DI TERME GLLLDAINO BIBE PA SAN TERME LIMONATI ASA SAN CIUINORELLI FINO CIGINA GIBBIA |
Ad occhio un nome su 5 è decente. Un problema evidente sono i nomi cortissimi di 2 o addirittura 1 lettera: questo è inevitabile per la struttura del programma: qualsiasi finale di un nome di città può essere seguito dalla terminazione del nome. Volendo potrei semplicemente ricalcolare i nomi troppo corti (meno di 4 lettere) ma non è particolarmente interessante.
Un altro problema sono le sequenze impronunciabili di consonanti: vedi “CISISCCA” o “GLLLDAINO”…
Per limitare quest’ultimo problema ho scritto una seconda versione del programma: invece di considerare le singole lettere (o le sequenze precedute dall’asterisco) ho deciso di usare le coppie di lettere. Fortunatamente per implementare questo cambiamento non ho dovuto stravolgere il programma: me la sono cavato introducendo una nuova funzione di parsing, parsa2() che riusa la parsa(), e ho dovuto riscrivere la stampa della funzione di generazione in maniera da eliminare le lettere doppie.
In realtà c’è anche un piccolo baco nel codice: le sequenze precedute da “*” inserite nel mezzo di un nome vengono ripetute due volte: lascio al lettore il divertimento di correggere opportunamente il codice!
Ecco la versione modificata:
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45 46 47 48 49 50 51 52 53 54 55 56 57 58 59 60 61 62 63 64 65 66 67 68 69 70 71 72 73 74 75 76 77 78 79 80 81 82 83 84 85 86 87 88 89 90 91 92 93 94 95 96 97 98 99 100 101 102 103 104 105 106 107 108 109 110 | import random import string class Elemento(): def __init__(self, nome): self.nome=nome self.seguiti=[] self.totSeguiti=0 def __str__(self): if self.nome=="STOP": return "" return self.nome def parsa2(p): primo="" secon="" for cc in parsa(p): if primo=="": primo=cc continue secondo=cc yield primo+secondo primo=secondo def parsa(p): flag=False for i in range(0, len(p)): if p[i]=="*": flag=True blocco="" continue if flag: if p[i]==" ": flag=False yield blocco yield " " else: blocco=blocco+p[i] continue else: yield p[i] if flag: yield blocco inizio=Elemento("VIA") fine=Elemento("STOP") base=[inizio, fine] with open("ListaPaesi.txt") as f: content3 = f.readlines() lista_paesi=[l.rstrip('\n').upper() for l in content3] for paese in lista_paesi: corr=inizio for c in parsa2(paese): val=list(filter(lambda x: x.nome==c , base)) if len(val)==0: nuovo=Elemento(c) base.append(nuovo) corr.seguiti.append((nuovo,1)) corr.totSeguiti=corr.totSeguiti+1 else: valseg=list(filter(lambda x: x[0].nome==c , corr.seguiti)) if len(valseg)==0: nuovo=val.pop() corr.seguiti.append((nuovo,1)) corr.totSeguiti=corr.totSeguiti+1 else: pa, nu =valseg.pop() corr.totSeguiti=corr.totSeguiti+1 corr.seguiti.remove((pa, nu)) corr.seguiti.append((pa, nu+1)) nuovo=pa corr=nuovo val=list(filter(lambda x: x[0].nome=="STOP" , corr.seguiti)) if len(val)==0: corr.seguiti.append((fine,1)) corr.totSeguiti=corr.totSeguiti+1 else: pa, nu =val.pop() corr.totSeguiti=corr.totSeguiti+1 corr.seguiti.remove((pa, nu)) corr.seguiti.append((pa, nu+1)) def possibilita(lista): num=0 for l,n in lista: print(l.nome, num, "-", num+n) num=num+n print() def genera(): corr=inizio while corr.totSeguiti>0: num=random.randint(1,corr.totSeguiti) for ele in corr.seguiti: num=num-ele[1] if num<=0: par=ele[0].nome if par!="STOP": print(par[:1] if len(par)==2 else par,end='') prec=par corr=ele[0] break if len(prec)==2: print(prec[-1:],end='') print() for i in range(1,30): genera() |
E un nuovo esempio di risultato:
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 | PIENA TINA CATO FAELSANZIORENIA CORETONTERTASCAREGGIULIONE DELLADELLA PESOLTELLO CASTIGNA GRO CANO PIO MARINA_DI PESCINA VIANO RASSA POPPISATO OSI CATALDO ROSMAIORNO FIORENTINO SAN GIO CANTECIARRASTO TERME CAMPI BIBONTE ARA GROSENZANO FIORENTINO MONTEDERARBERINO MARITTIMO PANTELLO CASTIA CAMAIANDI FAELLIOREGGIBBONE SCISA PI SCAMASSA |
Decisamente meglio!
Almeno le sequenze illeggibile sono sparite anche se, effettivamente, “CORETONTERTASCAREGGIULIONE DELLADELLA PESOLTELLO” (notare il baco che raddoppia il “DELLA” nel mezzo al nome) non è proprio facile da pronunciare!
Ovviamente restano i nomi cortissimi (adesso il minimo è 2 lettere) ma, come detto, questo non è un problema che mi interessa correggere.
Ah! Dalla linea 85 a 90 mi è rimasta la definizione di una funzione, possibilita(), che ho usato per sbacare il programma ma che nella sua versione finale non è usata...
Conclusione: probabilmente il nome più buffo generato dal mio programma è stato “Ano Fiorentino”: suppongo che i suoi ipotetici abitanti si chiamerebbero “stronzetti”…
Nota (*1): a dire il vero anni fa scrissi un programma ancora diverso per generare nomi casuali basato sulla scomposizione in sillabe. I nomi risultanti erano estremamente realistici e credibili ma, comunque, lo scopo di questo programma è solo prendere familiarità col Python e non che il risultato ottenuto sia particolarmente buono: per questo ho preferito cimentarmi con un metodo completamente nuovo...
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