Periodicamente mi capita di riflettere con estrema soddisfazione alle epigrafi che ho trovato per la mia Epitome: mi sembra facciano intuire abbastanza chiaramente gli stimoli che hanno suggerito alle mie teorie. Ovviamente non considerando gli aforismi copiati dalla raccolta che, infatti, per me sono solo dei segnaposti in attesa di sostituirli con frammenti tratti da libri effettivamente letti.
In verità, suppongo, la corrispondenza fra i brani e il mio pensiero temo sia pienamente chiara solo al sottoscritto però credo che anche il lettore possa almeno immaginare qualcosa. Vabbè, poi ci può essere qualche epigrafe che mi sembrava divertente oppure che ribadiva il mio pensiero senza avermelo precedentemente ispirato, ma l’idea infatti è che questi frammenti divertano e incuriosiscano il lettore oltre a testimoniare la crescita del mio pensiero.
Perché alcuni libri davvero aiutano a crescere: aprono nuovi orizzonti e permettono associazioni nuove e inedite. Insomma alcuni libri possono realmente contribuire alla formazione dell’individuo: in teoria si tratta di qualcosa che spesso si sente ripetere ma provarlo sulla propria pelle ha un effetto quasi esaltante. Certo non basta la lettura passiva: è importante riflettere autonomamente su quanto letto, bisogna far proprio il pensiero dell’autore senza, ad esempio, prendere per buono ciò che non si capisce…
Ho fatto questa lunga introduzione perché stanotte mi sono reso conto che esistono un paio di libri molto importanti nella mia vita perché hanno influenzato fin da giovanissimo il mio pensiero.
Di uno di questi ho probabilmente più volte accennato: si tratta dell’Interpretazione dei sogni di Freud che lessi (e poi di nuovo anni dopo) quando facevo le elementari.
Credo che questo libro abbia contribuito a convincermi che non ci si debba fermare alla superficie, che ci sia sempre un ulteriore interpretazione che, per quanto nascosta, riesca a spiegare anche le apparenti contraddizioni...
Ma dell’importanza di questo libro (e di altri dello stesso autore letti anni dopo) per il mio modo di pensare sono stato da sempre consapevole: non è una sorpresa.
Eppure, l’ho capito stanotte, c’è un secondo libro a cui da anni non mi capitava di pensare che ha forse avuto un impatto ancor più importante (almeno per la stesura dell’Epitome).
Non si tratta di un’opera ricca di idee diverse: presenta infatti un unico concetto basilare che poi giustifica con dovizia di esempi e argomentazioni.
Il libro in questione è La scimmia nuda di Desmond Morris: il tema del libro è che l’uomo è solo una scimmia senza pelliccia e, per giustificare questa affermazione, ne analizza dettagliatamente il comportamento come fosse uno studio etologico, comparandolo con quello dei nostri “cugini”.
Ricordo che lo lessi alle medie e, considerando che stavo entrando nella prima pubertà, rimasi particolarmente colpito dal capitolo sulla sessualità umana e dalle vivide spiegazioni dell’atto…
Eppure l’idea che l’uomo sia solo una scimmia si radicò profondamente nella mia immaginazione fino a divenirne parte integrante.
Quando sui vent’anni mi imbattei nell’“Uomo” di Nietzsche mi venne naturale costruire le equivalenze in rapporto fra loro di uomo=scimmia e Uomo=divinità (v. commento al 31 gennaio di Dal 1995 #4). È chiaro da dove provenga l’equazione uomo=scimmia…
E alla fine questo concetto, seppure in forma più elaborata, si è ritrasferito nel primo fondamentale capitolo dell’Epitome.
Non avessi letto La scimmia nuda avrei forse avuto più rispetto per l’idea di “uomo” e non mi sarei così convinto che fosse totalmente errata e fuorviante. E senza il primo capitolo sarebbero mancati i presupposti per il resto dell’Epitome!
Insomma alcuni libri ci cambiano dentro: facciamo nostre le loro idee divenendo così capaci di rielaborarle in forme diverse, magari associandole ad altri concetti, per arrivare a teorie inedite.
Da questo punto di vista i libri letti “recentemente” che più mi hanno influenzato per la stesura dell’Epitome (ma anche in generale!) sono Saggio sulla libertà di John Stuart Mill e Da animali a dèi di Yuval Noah Harari. Del primo di questi ho già almeno un’epigrafe nell’Epitome ma del secondo no…
In omaggio a quanto mi hanno insegnato mi do quindi il compito di rileggere le loro opere per trovare un qualche loro frammento adatto a essere inserito nell’Epitome!
Conclusione: è vero: i libri formano. Colpa loro quindi se non riesco a rotolare insieme alle altre sfere che sono i miei simili: mi hanno dato la forma di un cubo!
Il figlio della Concetta
7 ore fa
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