Avrei un pezzo ormai quasi pronto sulla collezione di saggi di Freud che ho finito di leggere ma ieri sera mi sono imbarcato in una discussione su FB un po’ più attuale: rimanderò quindi il primo per presentare la seconda…
Un paio di amici/conoscenti avevano pubblicato sul proprio profilo, commentando con un “Finalmente!” entusiastico, la notizia che FB aveva rimosso le pagine pubbliche di “Casa Pound” e “Forza Nuova”.
Chi mi segue conosce benissimo la mia posizione sulla censura (ho pure disegnato la vignetta per l'apposito marcatore!) e sa che io sono contro di essa in ogni sua forma, così, un po’ timidamente, aggiunsi su entrambi i profili un commento del tipo “Io comunque sono contro ogni forma di censura...”. Niente di più forte perché è inutile incendiare una discussione con toni troppo decisi…
Su un profilo è nata una bella discussione mentre nel secondo ho avuto solo un breve scambio di opinioni con il suo proprietario ma niente di particolarmente interessante: anzi, diciamo che è venuto fuori una discussione che però era solo un sottoinsieme dell’altra più approfondita.
Mi limiterò quindi a descrivere quella più interessante. Al mio commento aveva inizialmente risposto l’autore stesso chiedendomi con curiosità “Anche quelli che incitano all’odio?”.
Quindi gli avevo risposto:
«Se fosse qualcosa di illegale dovrebbe intervenire la magistratura, non un privato...»
Mi rendo conto che anch’io su FB non mi esprimo benissimo: quello che volevo dire era che se “l’incitamento all’odio” fosse stato reale allora avrebbe dovuto occuparsene la magistratura e che un privato non può sostituirsi a essa. Niente di nuovo: questo concetto l’ho sempre ribadito più e più volte.
A questo punto è intervenuta però una terza persona che mi ha replicato con un lungo commento, educato, ben strutturato e articolato. Siccome non voglio chiedere il permesso di pubblicarlo mi limito a riassumerne il contenuto:
{RIASSUNTO}
1. FB ha tutto il diritto di censurare chi vuole perché l’utente che si iscrivi sulla sua piattaforma ne accetta le condizioni di utilizzo.
2. Esiste una censura del “linguaggio” ovvero dei termini usati, come “caz##” al posto di “pene”, che va interpretata anche dal contesto.
3. Esiste una censura dei “contenuti”, ovvero delle idee che in alcuni casi, come questo di FB con “Casa Pound” e “Forza Nuova”, è giusta.
4. Argomentava col fatto che, delle menti labili e influenzabili, avrebbero potuto essere portate a commettere dei reati in virtù di quanto letto su tali pagine. Era quindi non solo legalmente corretto ma anche moralmente giustificato l’intervento di FB.
{FINE RIASSUNTO}
Spero di aver reso bene le idee del mio interlocutore: a me, ovviamente, pare così ma ancora non mi ha replicato quindi potrebbe essermi sfuggita qualche sfumatura…
Comunque ho preso la palla al balzo e gli ho risposto abbastanza formalmente (cercando di imitare il suo registro educato):
«Prima di tutto la ringrazio per il commento lungo e articolato: per esperienza so bene quanto tempo costi e, di conseguenza, quanto le importi dell’argomento e quanto le stia a cuore segnalarmi il suo punto di vista.
Sicuramente ha ragione scrivendo che FB abbia tutti i diritti di censurare chi gli pare e piace: ma la mia obiezione alla censura non era legale ma morale. Avevo infatti scritto che trovo la censura sempre sbagliata non che FB abbia agito illegalmente.
Sulla censura del linguaggio non ho altro da aggiungere a quanto lei ha ben spiegato: personalmente questo tipo di censura mi pare solo una forma, talvolta ipocrita, di bigottismo.
Invece sulla censura dei contenuti non mi trovo d’accordo con lei. Ora lasciamo per un attimo perdere “Casa Pound” e “Forza Nuova” e le loro idee: ci tornerò poi.
Consideriamo invece la censura di messaggi/opinioni/idee e quali siano i suoi possibili svantaggi.
Lasciamo pure perdere la possibilità, per quanto remota, che alcuni dei messaggi censurati possano avere una loro validità e, quindi, una loro utilità. Mi pare che lei si concentri troppo sul potenziale negativo di un’idea, per quanto errata, e tralasci invece l’utilità che, pur nella sua inesattezza, essa possa comunque avere. Infatti:
1) Il dover confrontare un'opinione vera contro una sbagliata mantiene la prima vitale e non la fa diventare una "superstizione": una verità cioè che si impara a memoria, come fosse un dogma, e che così finisce per divenire un guscio vuoto.
2) Il confronto fra l'opinione vera e quella sbagliata permette di capire veramente l'essenza della prima. È un concetto apparentemente simile al precedente ma comunque distinto da esso: nel primo caso si mantiene “viva” la verità mentre nel secondo la si comprende meglio.
3) I due punti precedenti considerano l'opinione avversa come se fosse totalmente sbagliata: a maggior ragione sono quindi validi se nessuna delle due opinioni a confronto è completamente giusta o errata. In generale la situazione sarà proprio questa: dal confronto fra un'opinione "più giusta" e una "meno giusta" la prima ne verrà comunque arricchita e perfezionata.
Se questi argomenti dimostrano che la censura, anche di idee errate, sia sempre sbagliata allora non si dovrebbe censurare neppure “Casa Pound” e “Forza nuova”: le eccezioni infatti non vanno d’accordo con la morale o, volendo, una morale che ammetta eccezioni non è una buona morale!
Che qualcuno possa venire “traviato” da messaggi errati è probabilmente possibile: ma questa è la norma della nostra quotidianità! La pubblicità alla tivvù non ci bombarda continuamente cercando di convincerci a fare acquisti spesso inutili? Oppure gli alcoolici non vengono venduti liberamente? Eppure ci sono persone che ne abusano fino a morirne: se volessimo proteggere i più “deboli” dovremmo vietarne la vendita, no? Oppure perché non si impone un limitatore alla velocità delle auto a 50Km/h? In questa maniera eviteremmo tutti gli incidenti dovuti all’alta velocità…
Potrei fare molti altri esempi di questo tipo ma il punto è che non imponiamo queste cose perché riteniamo la libertà più importante dei rischi che essa, inevitabilmente, comporta. Dopotutto la libertà è anche quella di sbagliare: le risparmio le divagazioni sul libero arbitrio!
Insomma, alla fine ho scritto molto più di quello che volevo e spero, se ha avuto la pazienza di leggermi, di non averla annoiata troppo: il mio punto è che la censura sia un’eccezionale limitazione della libertà d’espressione, un qualcosa di gravissimo e, io personalmente, non me la sentirei mai di censurare qualcuno anche se giudicassi le sue idee completamente sbagliate, fuorvianti e deleterie: a maggior ragione mi piace pochissimo che un privato (in questo caso FB) decida per me cosa io possa leggere (e quindi, indirettamente, pensare) e cosa no. Perché poi, ricordiamocelo, i privati fanno i propri interessi non quelli della comunità...»
Ho scritto la mia risposta abbastanza in automatico: non si trattava infatti di considerazioni per me nuove ma di argomenti che, più o meno, avevo già affrontato da vari punti di vista.
Rileggendo in maniera più distaccata, a freddo, quanto scritto mi accorgo di aver vampirizzato qua e là, dalle mie letture, quanto ho poi argomentato!
- Che la legge non equivalga alla giustizia lo scrivono praticamente tutti: ad esempio recentemente ho riletto lo stesso concetto in Freud (legge = violenza della comunità sul singolo, NON giustizia) ma, insomma, tutti gli autori con un minimo di buon senso sono concordi su questo…
- La divagazione sulla censura del “linguaggio” non mi sembrava pertinente e ho quindi tagliato corto.
- Tutta la parte centrale del mio ragionamento contro la censura, anche di idee ERRATE, proviene ovviamente da John Stuart Mill. Ho pure riadattato la conclusione del mio pezzo Libertà d’opinione (2/2): chiaramente ho dovuto semplificare un po’ ma mi sembra di aver comunque sottolineato le argomentazioni chiave…
- “le eccezioni infatti non vanno d’accordo con la morale o, volendo, una morale che ammetta eccezioni non è una buona morale!” è invece una semplificazione del pensiero di Kant sugli imperativi categorici: se qualcosa è giusto non ammette eccezioni.
- I vari esempi di comportamenti sociali che potrebbero avere conseguenze nefaste ma che comunque sono considerati ammissibili dalla società è invece farina del mio sacco. La conclusione sulla libertà di sbagliare e il libero arbitrio proviene invece dritta dritta da Sant’Agostino…
- Che io non me la sentirei, avendone il potere, di censurare nessuno (compresi Monti o Renzi) è semplicemente vero. Davvero il mio rispetto per le opinioni altrui, anche quando le considero totalmente sbagliate, è assoluto: proprio per questo, e di nuovo sono stato sincero, non mi piace quando qualcuno si arroga il diritto di censurare terzi.
- La conclusione finale, ovvero che il privato fa i propri interessi e non quelli della comunità, riecheggia fortemente Gramsci e il suo attacco ai giornali “borghesi” tutti intenti a dimostrare una realtà contraria agli interessi del proletariato. Sostituendo FB ai giornali e gli utenti al proletariato si ottiene un ragionamento analogo, o almeno affine, al mio…
Ma è poi vero che ho costruito la mia risposta semplicemente appiccicando insieme le idee di questi grandi pensatori?
Non proprio: ormai questi loro pensieri li ho fatti miei, fanno parte di me e del mio modo di pensare. La maniera in cui ho rielaborato queste idee di autori diversi, fondendoli insieme e riadattandoli alle nuove esigenze, dimostra che, nel mio piccolo, non mi sono limitato a ripetere a pappagallo opinioni altrui ma le ho fatte invece divenire parte di me.
Non a caso Plutarco ha scritto che “la conoscenza non un secchio da riempire ma un fuoco da accendere”: e io ho infatti acceso il fuoco delle idee e non riempito il secchio della memoria.
Conclusione: di nuovo è una banalità (v. I libri formano) ma davvero credo che le letture “importanti” ci rendano migliori o, almeno, più consapevoli della realtà che ci circonda...
L'esempio di Benjamin Franklin
8 ore fa
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