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sabato 14 settembre 2019

La terza legge della psicologia

Ho finito di “riguardare” il libro di Freud: ho cioè ricontrollato i miei appunti, aggiornata la lista delle potenziali epigrafi, valutato gli spunti per questo ghiribizzo, etc…

Avendone la voglia avrei materiale per scrivere diversi pezzi piuttosto interessanti ma, (s)fortunatamente, non me la sento di sobbarcarmi un compito che ormai, per esperienza, so essere molto faticoso. Mi limiterò quindi a qualche osservazione sparsa…

Sicuramente l’elemento psicoanalitico per me “nuovo” è la pulsione di Morte e le sue molteplici implicazioni.
Per Freud le pulsioni di amore e morte non agiscono da sole ma sempre insieme ma io me ne sono già fatto un’idea leggermente diversa: le vedo in relazione fra loro come le forze nella terza legge della dinamica: ovvero ad ogni forza se ne contrappone un’altra eguale e contraria.
Da una parte mi immagino che il cervello debba avere un suo equilibrio chimico e che l’uso di certe sue funzioni provochi automaticamente l’attivazione di altre; ma anche filosoficamente, come ho già scritto altrove, il bene non può esistere senza il male che faccia da contrasto: per dare quindi senso a una pulsione d’amore ne deve corrispondere una d’odio (*1). Non vi può essere amore senza odio (*2).
Tornando a Freud l’altro elemento interessante di queste due pulsioni è che queste si possono rivolgere non solo verso l’esterno ma anche all’interno, ovvero su noi stessi.
L’uomo che rivolge la propria pulsione sessuale (entrambe le pulsioni vanno intese in senso estremamente ampio) verso se stesso è detto narcisista ed ecco quindi che, per reazione, esercita la sua pulsione distruttiva su chi gli è vicino.
Chi rivolge la pulsione distruttiva verso se stesso è invece vittima del proprio senso di colpa, magari di un’angoscia continua non meglio identificata: in compenso riesce a rivolgere la propria pulsione affettiva verso l’esterno ed è quindi un sostegno e aiuto per chi gli è vicino.

Mi hanno colpito molto delle pagine in cui Freud spiega che se un bambino viene allevato nell’amore egli allora non riuscirà a rivolgere la propria funzione distruttiva verso i genitori ma la riverserà al proprio interno creandosi una coscienza (il super-io) fortissima. Non dovendo ubbidire alle regole dei genitori ecco che il bimbo si creerà le proprie regole che saranno poi per lui una prigione ben più opprimente. Sembra paradossale no? Io addirittura stenterei a crederci se non fosse che io stesso ho provato sulla mia pelle questo fenomeno. Tutta la mia rigidità, i miei principi vengono in effetti dall’interno: me li sono autoimposti. Che poi la ragione sia proprio quella intuita da Freud non posso esserne certo: vero è che la sua teoria è molto credibile…

Conclusione: non ho reso giustizia a Freud: avrei dovuto dedicargli molto più spazio considerato il numero di spunti che mi ha dato. Posso ad esempio dire che, normalmente, da un libro riesco a trarre, al massimo, un paio di frasi adatte per le mie epigrafi: con Freud, complice anche l’argomento dei saggi, ne ho trovate una decina!
Ad esempio non ne ho scritto ma mi ha colpito e divertito l’ateismo di Freud: ci sono diversi passaggi molto ironici e pungenti. Ma, dopotutto, Freud considera la religione una sorte di nevrosi della società!
Non mi credete? Via, vedo di trovare un passaggio significativo… ecco: «Alcune di esse [dottrine religiose; e Freud ha in mente il cristianesimo e il giudaismo] sono a tal punto inverosimili, talmente antitetiche a tutto ciò che faticosamente abbiamo appreso circa la realtà dell’universo, che, tenuto il debito conto delle differenze psicologiche, possono venir paragonate ai deliri.» (*3)

Nota (*1): mi vengono in mente i cosiddetti “buonisti” che, legittimamente preoccupati per la sorte degli immigrati provenienti dall’Africa, si scagliano con furiose parole d’odio contro Salvini: un odio che va oltre la semplice disapprovazione delle sue idee e politiche ma che, evidentemente, deve avere una base psicologica.
Nota (*2): e i santi allora? La loro pulsione distruttrice era tutta rivolta verso se stessi: non è un caso che si imponessero regole e privazioni severissime
Nota (*3): da “L’avvenire di un’illusione” di Freud, trad. Sandro Candreva e E. A. Panaitescu, incluso in “Il disagio della civiltà e altri saggi”, (E.) Bollati Boringhieri, 2012.

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