[E] Per la comprensione completa di questo pezzo è necessaria la lettura della mia Epitome (V. 0.3.0). In particolare i capitoli: 2, 4, 6 e 7.
Apparentemente, come del resto spesso accade, sono solo io (o quasi) quello che non conosce qualcuno di famoso. In questo caso mi riferisco a Rudolf Steiner (v. Teosofia e un piccolo mistero) che ben due amiche conoscevano per il suo contributo a campi del sapere molto diversi fra loro: evidentemente un individuo molto eclettico. Ma come al solito aspetto a documentarmi su di lui per non farmi influenzare nei miei giudizi: per lo stesso motivo non ho neppure letto la quarta di copertina del libro che ho iniziato a leggere Nove conferenze pubblicate nelle annate 1946 e 1947 di Rudolf Steiner, Editrice Antroposofica, 1995, trad. Rinaldo Küfferle...
Come spiegato (v. Teosofia e un piccolo mistero) inizialmente la lettura della prima conferenza, I due volti della Germania (1919), mi aveva spiazzato perché mi aspettavo un analisi storica mentre invece vi ho trovato una descrizione mistica. Poi però, proseguendo nella lettura, ne ho apprezzato alcuni pregi pur rimanendo piuttosto scettico e perplesso da molti altri.
Ovviamente tirare conclusioni su un autore dalla lettura di poche pagine è un'operazione rischiosa e molto arbitraria: quindi non scriverò “Rudolf Steiner è un ingenuo” oppure “Rudolf Steiner è un genio” ma mi limiterò a segnalare ciò che mi ha colpito nella prima conferenza che ho letto.
Voglio però prima ribadire un'idea che ho già espresso in Teosofia e un piccolo mistero: ogni interpretazione della realtà può avere un suo valore. Questo perché ogni interpretazione, come se fosse un filtro fotografico di Photoshop, ha la potenzialità di riuscire a evidenziare dei particolari a cui altre visioni non danno abbastanza risalto. Ci possono essere cioè dei filtri (o delle interpretazioni storiche) che complessivamente rendono un'immagine meno definita e comprensibile ma che hanno comunque il merito di esaltarne alcuni particolari facendoli spiccare su tutto il resto. Leggendo la conferenza di Steiner ho avuto ben chiara questa sensazione: la sua visione del mondo mi pare molto meno nitida di quella che presento io nella mia epitome eppure però ne ho apprezzato diverse intuizioni che ne evidenziano degli aspetti che, ai più, sfuggono.
Nelle prime quattro pagine non ho annotato niente (era la fase della mia perplessità!) e in pratica si spiega che:
1. La Germania è lo specchio dell'Europa centrale.
2. L'umanità attraversa fasi successive di un'evoluzione mistica (questo non lo scrive esplicitamente ma l'ho dedotto io dalle sue osservazioni): in particolare in Germania si ha prima la fase dei “Nibelunghi”, ovvero dei guerrieri che vivevano nelle foreste, e successivamente quella della “borghesia” evolutasi dai campi coltivati dal XII secolo in poi (*1).
3. Ma in ogni epoca restano individui con un'anima appartenente alla tipologia comune del periodo precedente: nel caso della Germania tutta l'aristocrazia al comando del paese ha ancora l'animo dei “nibelunghi” diversamente dal resto della popolazione che ha l'animo “borghese”. Questo conflitto spirituale si risolverà nella tragedia della prima guerra mondiale.
Alla quinta pagina c'è la mia prima annotazione: anzi una semplice linea verticale a fianco di un passaggio che ritengo significativo. Questo passaggio, probabilmente per le ragioni sbagliate, mi ha colpito molto e mi ha portato a capire che la visione di Steiner della realtà non è storica ma mistica e che, comunque, anch'essa ha i suoi pregi.
Il passaggio in questione spiega che alcuni individui hanno un'anima che appartiene all'epoca passata: queste persone si trovano fuori dalla loro epoca naturale ed evolvono quindi in maniera disarmonica. Per Steiner anzi il loro carattere “decade” e “degenera”: l'individuo nato nell'epoca sbagliata cresce in maniera “morbosa” e ciò lo conduce alla rovina.
Questa sensazione mi è ben familiare (v. ad esempio FNHM 2/??) e la chiave di lettura che ne dà Steiner è affascinante: ma non mi vedo come un “Nibelungo”, temo che la mia anima appartenga a un'età ancora più antica... magari a quella dei neanderthal! (*2)
E poi mi sono chiesto se in una data epoca possono esistere anime appartenente a fasi precedenti dell'evoluzione spirituale umana non è forse possibile che alcuni abbiano anime appartenenti a epoche future? Sfortunatamente da questa conferenza non è possibile intuire il pensiero di Steiner sull'argomento: fatto sta però che, da questo passaggio in poi, ho iniziato a leggerlo con maggior attenzione e rispetto, ho aperto il cuore per comprendere le idee oltre le sue parole.
Nelle pagine seguenti le mie glosse si moltiplicano. Si ribadisce il concetto che la classe dirigente tedesca aveva un'anima diversa da quella del resto della popolazione, quella dei “nibelunghi”, e che per questo era decadente e ha portato alla rovina la Germania. Ovviamente il legare questa degenerazione spirituale a una sorta di ereditarietà genetica dell'aristocrazia mi è apparso subito errato e semplicistico: le argomentazione con cui lo Steiner spiega perché questa degenerazione non abbia colpito l'Inghilterra sono poi, comprensibilmente (*3), debolissime.
Nella mia epitome vedo il conflitto interno che vi è in ogni società umana basato sulla divergenza di obiettivi e interessi fra parapoteri ([E] 2.3) e democratastenia ([E] 4.4): in alcune epoche i parapoteri corrispondevano all'aristocrazia ([E] 7.2) ma nel complesso sono qualcosa di ben distinto: i parapoteri non si sono infatti “estinti” con essa e continuano anzi a esistere ben vivi e vegeti.
La visione di Steiner è quindi priva di valore perché il suo “modello” spiega solo (e a fatica) la situazione sociopolitico di una nazione in un determinato periodo storico?
La risposta per me è “nì”: di certo l'interpretazione più letterale del pensiero di Steiner è fallace visto che pochi decenni dopo (la conferenza è del 1919) la Germania ha vissuto il disastro della seconda guerra mondiale quando alla sua guida non c'era più né imperatore né aristocrazia: di nuovo il mio modello di società, basato sui parapoteri e i limiti dell'uomo, potrebbe spiegare l'intero fenomeno in maniera molto più completa e precisa.
Però se interpretiamo come “anima” il complesso che si ha della propria visione del mondo e della sensibilità con cui si risponde a essa allora la possiamo immaginare come l'insieme degli epomiti ([E] 6.2): ecco quindi che il pensiero di Steiner, proprio come se fosse uno strano filtro fotografico, non si adatta bene a interpretare qualsiasi epoca ma ha comunque la capacità di evidenziare alcuni particolari che, ad esempio, nella mia epitome non sono presenti. Se infatti consideriamo l'“anima” di Steiner con la definizione di “epomiti + sensibilità a essi” ecco che allora parlare di due anime diverse nella stessa società equivale a dividerla in due gruppi con epomiti (e sensibilità/reazioni a essi) diversi e separati: dalla mia prospettiva questo significa che parapoteri e democratastenia hanno degli epomiti diversi e reagiscono a essi con sensibilità diverse. Si tratta di un concetto non secondario che potenzialmente era già presente nella mia epitome (e infatti posso includerlo in essa con poche parole) ma è stata questa lettura di Steiner che mi ha portato a esplicitarlo pienamente.
Nelle pagine seguenti ho notato molte altre ottime intuizioni di Steiner in cui, almeno parzialmente, mi ritrovo. Ad esempio anche Steiner parla di un “velo” che nasconde la vera natura della realtà ma è qualcosa che rimane su un piano mistico: io, più banalmente, ne do invece un'interpretazione più “scientifica” e faccio derivare questo “velo” dalle limitazioni dell'uomo unite alla complessità della società: il “velo” per me è l'insieme dei protomiti e delle distorsioni che si interpongono fra l'uomo e la comprensione della realtà, inintelligibile nella sua interezza.
Potrei fare numerosi altri esempi di questo genere ma non voglio annoiare troppo i miei lettori con piccoli dettagli e la mia analisi arbitraria, e forse superficiale, di poche frasi estratte dal contesto di una singola conferenza.
Aggiungo solo quello che, dalla lettura di due (*4) sue conferenze, mi sembra essere il pensiero fondamentale di Steiner: la tragedia politico sociale del mondo moderno (ma Steiner parlerebbe di anima dell'umanità) è la perdita di spiritualità a vantaggio di un materialismo onnipresente.
Impossibile non essere d'accordo: il materialismo, già insito nel capitalismo, e quindi adesso dilagante in ogni nazione del mondo, con la globalizzazione ha raggiunto un nuovo livello di pervasività: il piegare ogni libertà, ogni principio, ogni diritto al profitto (come fanno i grandi parapoteri economici e i governi da essi pesantemente influenzati) non è altro che il trionfo del materialismo più cieco e sordo alle sofferenze e i dolori del resto dell'umanità (la democratastenia).
Conclusione: probabilmente dovrei leggere qualche altra conferenza di Steiner... ma sarebbero così tante le cose che dovrei fare e che invece non faccio... del resto credo di averne già assimilato l'essenza per quel che più mi interessa: se i parapoteri avessero un'anima questa sarebbe nera e corrotta, appartenente a un'epoca preistorica dove la morale si riduce alla più semplice e brutale lotta per il cibo (ovvero potere/denaro). Vedremo...
Nota (*1): questa è la semplificazione storica che inizialmente non riuscivo a digerire: questo visione che mostra i borghesi sorgere dai campi arati dei contadini come se fossero tanti funghetti indipendenti e indifferenti a una miriade di altre contingenze storiche!
Nota (*2): ironia.
Nota (*3): è infatti difficile giustificare con argomentazioni solide e convincenti un'idea debole e fallace!
Nota (*4): ho letto anche la conferenza Il pensiero di Pasqua (1921): in realtà avevo finito di leggere, seduto sul divano, la prima conferenza e avrei voluto alzarmi per andare a prendere il mio quadernone a quadretti e la calcolatrice per studiare un problema con i semafori che mi era venuto in mente (!), ma avevo Bisba in grembo completamente addormentata e mi dispiaceva svegliarla... per questo ho letto anche questa seconda conferenza! Per la cronaca qui Steiner spiega che il problema della cristianità è la perdita di spiritualità a spese del materialismo. Questo Steiner lo nota nella Pasqua dove, secondo lui, viene troppo esaltato il dolore fisico (e quindi materiale) del Cristo in croce mentre invece nel Natale vede ancora il trionfo dello spirito che si fa corpo: chissà però cosa avrebbe pensato se avesse potuto immaginarsi i natali di questi anni che sembrano festeggiare più che altro la nascita del materialismo consumistico e la sua nuova divinità pagana “Babbo Natale”: divinità in cui, in teoria, solo i bambini credono ma che però anche gli adulti venerano...
alla prima stazione
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