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sabato 8 luglio 2017

Da Steyr con furore

Ieri sono andato a mangiare una pizza insieme a una mia amica: un'anziana signora di origine austriaca (da circa mezzo secolo impiantatasi in Italia) dal carattere un po' spigoloso ma dalla mente attivissima, molto colta, senza peli sulla lingua e tuttora impegnata in una miriade di attività: fotografia, studi di storia, svariati corsi in linea sugli argomenti più disparati e abilissima a smanettare col calcolatore.
Nella sua vita ha avuto esperienze altrettanto variegate ed è quindi una persona estremamente piacevole da ascoltare: poi ogni tanto inizia un discorso con la critica “Voi italiani...” che a me dà un po' fastidio non perché non sia d'accordo con la sua osservazione ma in quanto il pronome che usa, il "voi", mi coinvolge direttamente! Beh, in effetti tecnicamente sono italiano, anche se molto atipico e particolare, ma preferire che esordisse con “Gli italiani...” invece che con “Voi italiani...”!

Di seguito un guazzabuglio con i diversi argomenti trattati che mi hanno più colpito. In effetti da questi è impossibile stabilire la logica della discussione però rende bene l'idea del tenore dei nostri voli pindarici. Ecco per certi versi questa sua ricchezza mentale mi ricorda quella di mio zio

- «Harari è bello». Questa mi ha fatto proprio ridere! Come i miei lettori sapranno io sono un'entusiasta del professore (v. ad esempio W Harari!), ho apprezzato tantissimo il suo corso e ho comprato due copie del suo libro (una l'ho regalata e la mia l'ho prestata ad almeno 5 persone!)...
Ma veramente non mi ero mai reso conto che fosse pure così bello! Comunque vedi anche Stupore per lo stupore...
Personalmente, osservandolo seduto sulla poltrona, mi fa venire in mente un ragno attento e calcolatore: invece la mia amica lo ha trovato raffinato e delicato.... bo!

- Allora le ho chiesto di Sandel (il filosofo/professore del corso di filosofia della morale/giustizia a cui proprio lei mi aveva indirizzato, v. ad esempio No, I Kant) «Ma chi è meglio fra Harari è Sandel» e lei «Ah, no! Sandel è di un'altra categoria!». Poi è venuto fuori che la virtù principale di Sandel è l'eleganza: secondo lei i suoi abiti sono firmati o addirittura fatti su misura da un sarto. Io ovviamente non me ne ero accorto: avevo solo notato che non indossava maglietta e jeans...

- Poi, siccome è anche molto attiva su FB, si è interessata alla questione delle panzerdivisionen dell'esercito austriaco “inviate” al confine del Brennero per fermare l'immigrazione illegale. Allora ha studiato la materia e mi ha spiegato che l'esercito austriaco ha dei VTT (Veicoli Trasporto Truppe) che poco hanno a che vedere con i carrarmati: piuttosto sono dei furgoncini corazzati capaci di trasportare 12 persone. E per questo tutte le missioni militari austriache all'estero sono composte da un Pandur (il nome del VTT, sviluppato a Steyr e prodotto dalla Steyer Daimler Puch) e 12 militari. La “notizia” italiana della militarizzazione austriaca del Brennero in verità si basava solo sulla richiesta del ministro degli esteri austriaco (sempre secondo la mia amica anche questo politico è un giovanotto bellissimo, "come un Sigrifido", che probabilmente diverrà il prossimo primo ministro. Da qui probabilmente la sua richiesta aveva il solo scopo di ottenere visibilità per le elezioni accattivandosi il favore degli elettori di destra anti immigrazione) a quello degli interni, a cui spetta la competenza, dell'invio di ben 4 furgoncini Pandur (con i loro 48 uomini di equipaggio) e altri 400 alpini da affiancare agli attuali 350 che abitualmente pattugliano i passi di montagna...

- Artrosi e artrite sono due malattie diverse anche se spesso tali termini sono usati come sinonimi anche dai medici. In comune hanno che non ci si può far niente...

- Nonostante segua quotidianamente il mio viario ella è assolutamente impermeabile alle mie indicazioni: 1. Non gli piace il Bagnai: ne aveva anche iniziato a leggere un articolo (di cui avevo fornito il collegamento) ma ha confuso cambio variabile con inflazione e, contrariata, ha lasciato perdere. 2. Al referendum, nonostante i miei sforzi (v. Perché voterò NO) di convincimento, ha votato “sì”. Eppure mi ha citato anche un paio di passaggi del mio pezzo. È (s)confortante scoprire che non solo mi leggono pochissime persone ma anche quelle che lo fanno finiscono per convincersi del contrario di quel che dico! 3. Ha visto l'intervista di Renzi sul dopo referendum e, nonostante ne avessi scritto male per mesi, le è subito piaciuto! Fortunatamente in questo caso, dopo averlo studiato per bene, ha cambiato idea...

- Io ho pensato che, almeno per il Bagnai, il problema potessero essere le sue lacune matematiche (che lei stessa ammette le causano notevoli problemi nei corsi in linea che le capita di seguire) e così ho investigato. Mi ha raccontato che il suo professore di matematica del liceo era pessimo: non solo era scarsamente preparato (nel dopoguerra chi aveva conoscenze matematiche approfondite trovava facilmente lavori più remunerativi) ma addirittura, come fosse un professore italiano, dava brutti voti alle studentesse in maniera che le loro famiglie le mandassero a ripetizione da lui o gli facessero dei doni. A differenza che in Italia però, quando l'attività del professore fu scoperta, la vicenda ebbe un clamore nazionale, su tutti i quotidiani montò l'indignazione e l'uomo venne prontamente radiato dall'insegnamento.

- Grande soddisfazione! Le ho regalato il terribile Fondazione della metafisica dei costumi di Immanuel Kant (v. Tuffo nel passato) visto che ha il testo in tedesco a fronte e che quindi, almeno lei, può apprezzarlo. Le ho così fatto controllare la traduzione per avere il suo parere e, come pensavo, è un disastro. Nel secondo paragrafo ha trovato che la traduzione “principi” era potenzialmente fuorviante (il significato tedesco era molto più ampio). Ma soprattutto nel terzo ha trovato la traduzione “conoscenza della ragione” totalmente insufficiente a far comprendere il testo: il termine tedesco indicava infatti “tutto ciò che è comprensibile col solo uso della ragione”. Questa perifrasi sarebbe chiara ma la traduzione letterale è fuorviante (*1).

- Mi ha poi spiegato l'origine di una presunta “verità alimentare” che in realtà si basava su un errore nella scelta del campione su cui era basata la ricerca. Da tempo si dice, o almeno anch'io l'avevo sentito dire, che bere un buon bicchiere di vino al giorno fa bene. Il problema è che in questa ricerca americana la maggior parte del campione che beveva poco vino di alta qualità era composto da persone dal reddito maggiore della media, che mangiavano e si curavano meglio della media e che, prevedibilmente, erano anche più sane della media: però il vero motivo della loro salute non era il vino buono ma il reddito alto!

- sul problema dell'integrazione degli immigrati musulmani in Italia: “Io è da 50 anni che vivo qui e ancora non mi sono integrata!”. Il problema dell'integrazione degli immigrati austriaci in Italia è assolutamente sottovalutato: vabbè scherzo, però nella sua battuta c'è una verità non banale...

- Interessante anche una sua teoria sui motivi delle differenze fra la poesia tedesca e quella italiana. Mi spiegava che quando insegnava (era professoressa di italiano) era perplessa dallo stile delle poesie di poeti come Carducci o Foscolo per i loro linguaggio ricco di termini letterari e aulici che i suoi studenti facevano fatica a comprendere; al contrario le grandi poesie tedesche adottano uno stile semplice e piano che anche un bimbo può facilmente capire senza dover ricorrere al vocabolario. Il motivo, secondo lei, sta nella formazione delle due lingue nazionali. Quella italiana è nettamente basata sul toscano/fiorentino mentre la tedesca è un miscuglio più omogeneo: non c'è cioè nei paesi di lingua tedesca una zona dove si parla il tedesco “buono” e nelle altre i dialetti. Per questo, in qualche maniera, i poeti italiani avevano difficoltà a scegliere un linguaggio con cui rivolgersi ai lettori e per questo optarono per uno stile dal registro elevato.
Mi pare una teoria interessante: io ipotizzo che potesse anche essere diverso il pubblico di riferimento. Gli italiani scrivevano forse per un pubblico più circoscritto e colto mentre i tedeschi si rivolgevano a una fascia più ampia della popolazione: ovviamente questo presuppone una maggiore diffusione della cultura nei paesi di lingua tedesca, ipotesi che comunque mi pare assolutamente plausibile.

- Infine ho lascito per ultimo l'aneddoto che mi ha più colpito. L'amica mi spiegava che da qualche tempo sta studiando la storia della seconda guerra mondiale e questo le sta facendo riaffiorare dei vecchi ricordi della sua infanzia in Austria. In particolare le sono tornate in mente le visite a casa di un'altra bambina sua coetanea nell'immediato dopoguerra. Dopo la guerra la sua famiglia si era trasferita a Steyr ma spesso la madre la mandava a trovare la nonna rimasta a Linz: così, a 6 anni, prendeva l'autobus per raggiungere la nonna che la portava a casa di un'amica con cui si metteva a chiacchierare mentre lei giocava con una bambina rimasta orfana. La nonna le aveva fatto anche delle allusioni sulla morte del signor Kaltenbrunner ma all'epoca era troppo piccola per capire ed era solo contenta di giocare con questa sua amichetta perché aveva tante bambole...
A settant'anni di distanza ha però alla fine rimesso tutte le tessere del mosaico al loro posto: il signor Kaltenbrunner era in realtà Ernst Kaltenbrunner, il secondo di Himmler a capo delle SS, che fu condannato a morte dal tribunale di Norimberga e impiccato.
La nonna, sfidando l'ostracismo della comunità locale, portava la nipote a casa di questa sua amica per dimostrare che non rinnegava la sua amicizia (di lunga data e antecedente all'ascesa del nazismo) con la madre della moglie di Kaltenbrunner.
Molti aspetti di questo aneddoto mi hanno colpito e non voglio banalizzarli elencandoli: ma il principale è la prospettiva della mia amica/bambina. Per lei la sua coetanea era solo un'altra bambina e, a differenza degli adulti, era obliosa delle gravi responsabilità del padre. C'è in questa innocenza qualcosa di così puro che è toccante.

Conclusione: mentre scrivevo mi sono tornati in mente altri dettagli della serata (le sue esperienze con l'ipnotismo; la fuga dalla casa costantemente bombardata perché vicina all'unico ponte sul Danubio prima di Vienna a una località di campagna ritenuta più sicura: Mauthausen; i bombardamenti che le sembravano fuochi d'artificio...) per non parlare poi degli aneddoti raccontatemi in altre occasioni: ma mi pare di aver già ben reso l'idea della varietà degli argomenti della serata ed è quindi inutile dilungarmi oltre...

Nota (*1): magari chi studia filosofia sa cosa Kant intenda con “conoscenza della ragione” ma per il lettore occasionale come me è solo una locuzione vaga e dal significato indefinito.

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